In un’affettuosa e accorata biografia Jean Bothorel volle ricordare Louise de Vilmorin, l’amabile e amatissima donna del gran mondo francese scomparsa a Parigi nel 1969 (Jean Bothorel, Louise, ou la Vie de Louise de Vilmorin, Grasset, Parigi, 1989). Una donna meravigliosa, una donna di lettere, una donna di spirito e un’eterna ragazza, a leggere di lei e delle sue tante affettuose amicizie: Jean Cocteau, Orson Welles, gli editori Gaston Gallimard e Pierre Seghers. Malraux, che pure ebbe con lei un forte legame, la paragonò alla Pompadour per tutte le sue irresistibili doti: il fascino, il senso dell’humour, l’intelligenza, la gioia di vivere. Ella fu anche un’estrosa scrittrice, autrice, tra l’altro, de I gioielli di Madame de…, dal quale Max Ophuls trasse l’omonimo film interpretato da Vittorio de Sica.
L’Alphabet des aveux (Louise de Vilmorin, L’Alphabet des aveux, Gallimard, Parigi, 1954) invece, è il titolo di un suo volume pubblicato da Gallimard nel 1954. «È un poema composto, tra l’altro, di lettere maiuscole giustapposte, dove élègie èphémere si scrive semplicemente L E J F M R e dove le fantasie della fonetica raggiungono pure i seri giochi del sentimento …», si legge sulla controcopertina «… e Louise de Vilmorin mostra di saper imprigionare sotto le forme più difficili l’anima squisitamente sfuggente della poesia». È così che le poche maiuscole
ABI ABI
G ACI CD ME OBI
E WQ REV FUI
traducono l’inizio di una delle poesie del volume:
Abbaye, abbaye
j’ai assez cédé, aimé, obéi.
Et double vécu et réve et fui.
Un’originale dedica all’editore, «Je m’éditerai. Tu m’éditeras», dà inizio a tutte le suggestive invenzioni delle pagine successive, come quella, ad esempio, della poesia olorimica, “a tutta rima”, cioè, con due strofe di significato diverso, ma con la stessa lettura fonetica e di cui già si è detto. Un altro virtuosismo contenuto in quell’ormai raro volume anticipa quasi il Petit abécédaire illustré di Georges Perec e il Piccolo sillabario illustrato di Italo Calvino: una sola consonante per tutte le cinque vocali, insieme con gli originali disegni di Jean Hugo. DI-DA-DE-DO-DU, ad esempio, vorrà dire: «dix dadais dodus» cioè «dieci paffuti babbei!… ».
Il disegno in riquadro, di Jean Hugo, è invece un esempio di “sillabario illustrato” tratto dallo stesso volume. I soggetti rappresentati sono: les rats, les raies, le rôts, le ris, les rues.
SEGNALIAMO