La guerra, probabilmente, è stata una scuola terribile per gli attori di quella generazione che abbiamo ricordato all’inizio. Forse la fame, la necessità di sopravvivere, di affermarsi in circostanze così tragiche, ha costituito una spinta alla professionalità, alla duttilità, allo studio, filtrando parecchi talenti. Talenti che si sono affinati nelle esperienze più varie e difficili: dall’avanspettacolo al varietà, dalle code ai cancelli di Cinecittà per ottenere una scrittura da comparse, al teatro di second’ordine.
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