Bruno Somalvico
Direttore editoriale di Democrazia futura
“Lo stesso giorno in cui viene approvata la Legge n. 103, il 14 aprile 1975 l’Escopost, su mandato del pretore di Milano, sequestra gli impianti di Radio Milano International. Dieci giorni dopo lo stesso pretore ordina la restituzione delle attrezzature e dichiara che l’attività dell’emittente radiofonica è legittima. Ciò crea le premesse per il boom della radiofonia privata. Bruno Somalvico in questo secondo contributo, dopo averne esaltato i pregi, si sofferma sui limiti della Legge di riforma della Rai in particolare quelli relativi a La disciplina prevista dalla Legge n. 103 per le trasmissioni via cavo” e a La disciplina per la ripetizione su reti terrestri di programmi esteri e nazionali” prima di ripercorrere i primi passi della nuova Rai ovveri l’approvazione del nuovo Statuto sociale della concessionaria in ottemperanza alla legge che la consegna interamente in mano pubblica e a L’elezione del primo Consiglio d’Amministrazione Rai dopo la Riforma” che vede il spocilaista Beniamino Finocchiaro Presidente e il grand commis democristiano Michele Principe Direttore generale su indicazione dell’IRI che controlla oltre il 99 per cento delle azioni della concessionaria.
Il monopolio è stato riformato. Ora va chiarito come superarlo. Le concessionarie pubblicitarie dei giornali sono pronte a raccogliere la sfida. Molti italiani iniziano a seguire i programmi televisivi esteri diffusi dai cosiddetti ripetitoristi. Capodistria, Montecarlo, Televisione Svizzera trasmettono una parte crescente della loro programmazione a colori mentre in Italia il governo sin dai primi anni Sessanta non riesce a decidere quale standard adottare.
A due mesi da un’importante tornata di elezioni amministrative comprendenti il primo rinnovo dei Consigli Regionali delle Regioni prevista per il 15 giugno, lo stesso giorno in cui viene approvata la Legge n. 103, il 14 aprile 1975 l’Escopost, su mandato del pretore di Milano, sequestra gli impianti di Radio Milano International. Dieci giorni dopo lo stesso pretore ordina la restituzione delle attrezzature e dichiara che l’attività dell’emittente radiofonica è legittima. Ciò crea le premesse per il boom della radiofonia privata.
Si continua a respirare un clima di monopolio senza rendersi pienamente conto che le due Sentenze della Corte Costituzionale sono destinate a superarlo de facto nonostante il tentativo di impedirne il superamento almeno nel breve e medio termine. Basta vedere come la legge 103 affronta la vexata quaestio degli impianti di diffusione sonora e televisiva via cavo e ripetitori via etere privati di programmi sono e televisivi esteri e nazionali.1
La disciplina prevista dalla Legge n. 103 per le trasmissioni via cavo
Il titolo 11 della legge si occupa “Degli impianti di diffusione sonora e televisiva via cavo”.
L’art. 24 afferma:
L’installazione e l’esercizio delle reti e degli impianti di diffusione sonora e/o televisiva monocanali via cavo e la distribuzione di programmi attraverso di essi sono ammessi relativamente al territorio di un singolo comune o relativamente ad aree geografiche, definite preventivamente dalla regione, comprendenti più comuni contigui aventi complessivamente una popolazione non superiore a 150 mila abitanti. Per ogni singola rete di diffusione è stabilita, in base a criteri preventivamente determinati con legge regionale, un’area nella quale sussiste l’obbligo di allacciamento degli utenti che ne facciano richiesta, sino al raggiungimento del 30 per cento del massimo delle utenze consentite. Ciascuna rete può servire non più di 40 mila utenze e può essere utilizzata per diffondere programmi solo di un unico titolare delle autorizzazioni di cui ai successivi articoli 26 e 30.
L’Art. 25 prevede che
Chiunque, ai sensi dell’Art. 24, intenda istallare ed esercitare reti e impianti locali di diffusione sonora e televisiva via cavo, e distribuire, attraverso di essi, i programmi indicati nello stesso articolo, deve chiedere autorizzazione al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni e alla Regione competente per territorio.
L’Art. 30 prevede che
La Regione, nella quale è compreso il territorio nel cui ambito sono istallati gli impianti, rilascia l’autorizzazione per la diffusione di programmi sonori e televisivi sulla rete via cavo locale autorizzata ai sensi dell’articolo 26. […] Nel concedere l’autorizzazione, La Regione deve assicurare il rispetto norme [da parte del titolare dell’autorizzazione medesima] delle seguenti norme:
a) il limite massimo di durata complessiva dei messaggi pubblicitari, che devono essere riservati alla pubblicità locale, non può superare il 5 per cento dei tempi totali di trasmissione, esclusi i tempi utilizzati per le repliche di programmi diffusi nei sei mesi precedenti, con una durata massima di 6 minuti per ciascuna ora di trasmissione;
b) è vietata ogni interconnessione per trasmissione contemporanea con altre reti, anche estere;
c) sul totale delle ore di trasmissioni settimanali di ciascun canale, la quota parte composta da programmi acquistati, noleggiati o scambiati non può superare quella composta da programmi prodotti in proprio.
L’Art. 32 prevede che
Le autorizzazioni […] sono rilasciate per un periodo non superiore a dieci anni e possono essere rinnovate”
La disciplina per la ripetizione su reti terrestri di programmi esteri e nazionali
Il titolo III della legge riguarda gli “Impianti ripetitori via etere privati di programmi sonori e televisivi esteri e nazionali”.
L’art. 38 afferma:
L’installazione e l’esercizio di impianti ripetitori destinati esclusivamente alla ricezione ed alla contemporanea e integrale diffusione via etere nel territorio nazionale dei normali programmi sonori e televisivi irradiati dagli organismi esteri esercenti i servizi pubblici di radiodiffusione nei rispettivi paesi, nonché dagli altri organismi regolarmente autorizzati in base alle leggi vigenti nei rispettivi paesi, che non risultino costituiti allo scopo di diffondere i programmi nel territorio italiano, sono assoggettati a preventiva autorizzazione del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, cui spetta coordinare tutti i sistemi di radiocomunicazioni nel rispetto delle esigenze prioritarie dei servizi pubblici nazionali e del loro sviluppo e in particolare l’assegnazione della frequenza di funzionamento degli impianti. Tali impianti comunque non debbono interferire con le reti del servizio pubblico nazionale di radiodiffusione circolare, né con gli altri servizi di telecomunicazione.
L’autorizzazione viene rilasciata dal ministro delle Poste e Telecomunicazioni, previo parere favorevole dei Ministeri degli Affari Esteri, dell’interno e della Difesa.
L’art. 40 chiarisce che
L’autorizzazione di cui all’Art. 38 obbliga il titolare a eliminare dai programmi esteri tutte le parti aventi, sotto qualsiasi forma, carattere pubblicitario. In caso di inadempimento dell’obbligo indicato nel comma precedente, il titolare degli impianti ripetitori viene diffidato. In caso di recidiva, gli impianti ripetitori sono disattivati e sequestrati, in via amministrativa, con provvedimento del Ministro delle Poste e Telecomunicazioni e l’autorizzazione viene revocata […].
Inutile ricordare che quanto indicato in quest’ultimo comma dell’Art. 40 non verrà mai applicato.
La modifica dello Statuto sociale della Rai in ottemperanza alla Legge di Riforma
Poco più di tre settimane dopo l’approvazione della Legge si riunisce l’Assemblea degli azionisti della Rai determinando il passaggio interamente in mano pubblica della concessionaria2. L’Assemblea degli azionisti della RAI, in ottemperanza alla legge di riforma n. 103, modifica lo Statuto sociale deliberando, con effetto dal 1° dicembre 1974, il trasferimento della totale proprietà delle azioni in mano pubblica. Pertanto la partecipazione azionaria della RAI – prima divisa tra l’IRI (75,45 per cento), la STET (22,90 per cento), la SIAE (0,45 per cento) e altri azionisti (1,20 per cento) – diventa per il 99,55 per cento appartenente all’IRI e per lo 0,45 per cento alla SIAE. Inoltre l’art. 15 del nuovo Statuto modifica i criteri di nomina e di composizione del Consiglio di amministrazione. Il Consiglio è costituito di 16 membri: 6 eletti dall’assemblea dei soci e 10 dalla Commissione parlamentare. Di questi dieci membri, quattro sono eletti sulla base delle designazioni effettuate dai Consigli regionali.
Cinque giorni dopo, il 14 maggio 1975 rinnovata nella composizione e ampliata nei poteri, si insedia la nuova Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, che segna l’estensione del controllo sulla RAI dal Governo al Parlamento. La Commissione si compone di
“40 membri designati pariteticamente dai Presidenti delle due Camere tra i rappresentanti dei gruppi parlamentari”.3
L’elezione del primo Consiglio d’Amministrazione Rai dopo la Riforma
Il 16 maggio 1975 l’Assemblea degli Azionisti, a seguito delle modifiche apportate allo Statuto sociale il 9 maggio, provvede all’elezione del nuovo Consiglio di amministrazione e del nuovo Collegio sindacale. I 16 rappresentanti del consiglio sono così suddivisivi: 7 democristiani, 3 socialisti, 2 socialdemocratici, 2 comunisti, 1 liberale e 1 repubblicano. All’interno del nuovo Consiglio di Amministrazione della RAI spiccano le figure di Leopoldo Elia, Rosa Russo Jervolino, Vittore Branca tra i democristiani, di Massimo Pini – indicato dall’allora vice segretario socialista autonomista Bettino Craxi – di Beniamino Finocchiaro e di Giovanni Ferrara, tra i socialisti, di Giampiero Orsello tra i socialdemocratici, di Vito d’Amico e Luciano Ventura per i comunisti, nonché del liberale Franco Compasso e del repubblicano Nicola Matteucci.
Una settimana dopo il 23 maggio Il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai nomina nel suo seno il socialista manciniano e già responsabile dell’ufficio cultura del PSI Beniamino Finocchiaro Presidente del Consiglio di Amministrazione e il socialdemocratico Gian Piero Orsello Vice Presidente. Finocchiaro si considera il candidato della Regione Puglia e, più in generale, del movimento regionale, alla Presidenza della Rai. Un grand commis democristiano, Michele Principe, già direttore generale delle Poste, sostituisce Ettore Bernabei come direttore generale della Rai. Verrà eletto il 1° giugno dall’Assemblea dei soci come espressione dell’Azionista Iri.
Fra le prime misure introdotte dalla Rai in questa fase di transizione sino all’applicazione completa di quanto previsto dalla nuova Legge e all’insediamento delle nuove Reti e delle nuove Testate radiofoniche e televisive distinte, spiccano le novità prese per Tribuna elettorale a partire dal 27 maggio, che sono essenzialmente tre: 1) distinzione fra radio e TV, che trasmettono ciascuna un proprio programma con protagonisti diversi; 2) allargamento delle forze politiche ammesse (alle trasmissioni in rete nazionale partecipano i partiti rappresentati in Parlamento, ma anche quelli che abbiano presentato liste in almeno due terzi delle Regioni in cui il 15 giugno si eleggeranno i Consigli regionali); 3) alcune trasmissioni autogestite dai partiti.
Il monopolio è stato riformato. Ora va chiarito come superarlo
Se l’attenzione dell’opinione pubblica rimane prevalentemente concentrata sui primi passi della nuova Rai post-riforma, segnali di varia natura rendono palese che gli effetti del nuovo corso sono destinati ad incidere nella direzione del superamento del regime di monopolio al di là di quanto previsto in ambito locale dal legislatore.
Il 1° giugno 1975 Alle ore 19, a Bologna, sul canale inutilizzato da Tele Capodistria, inizia a trasmettere “Video Bologna, edizione locale di Tele Biella”. Un’ora di programma realizzata, in realtà, come scrive l’Espresso.
“dai giornalisti del Nuovo Quotidiano, giornale creato dall’industriale Luciano Conti – in appoggio alla destra DC”.
Ogni giorno dalle 19.00 alle 20.00 l’emittente pirata manda in onda spettacoli di sport, cronaca, folklore.
Un indizio del fermento che investe il mondo delle concessionarie di pubblicità è la decisione presa in questo stesso mese di giugno da parte della concessionaria di pubblicità editoriale, Manzoni, di creare una divisione speciale per l’emittenza radiofonica. Dal settembre 1975, tale divisione avrà la gestione pubblicitaria di 20 emittenti radiofoniche e successivamente, anche di emittenti televisive.
Un altro segno dei nuovi tempi è la decisione del Radiocorriere di pubblicare a partire dal 7 giugno 1975 oltre ai programmi dei canali radiofonici e televisivi della Rai anche quelli delle emittenti estere ritrasmesse attraverso i ripetitoristi, ovvero TeleCapodistria, TeleMontecarlo e la Televisione della Svizzera Italiana, che come già ricordato offrono ormai trasmissioni a colori.
A proposito dell’altra vexata questio rimasta in sospesa, ovvero quella inerente alla scelta dello standard televisivo a colori per il quale l’Italia accusa un grave ritardo.
Lo stesso giorno in cui si svolgono le elezioni amministrative il 15 giugno, Il Ministero delle Poste consegna al CIPE una relazione sulla “scelta del sistema di televisione a colori in Italia”. Alla fine del 1974 il parco tv colori è di 300 mila unità. Oltre 13 milioni di italiani possono potenzialmente ricevere programmi stranieri a colori in PAL e sei milioni con il sistema francese SECAM. Otto milioni possono ricevere la Televisione Svizzera Italiana, 300 mila la televisione pubblica austriaca ORF, 2,8 milioni la televisione jugoslava e Monte Nanos-Radio Capodistria, mentre le trasmissioni provenienti da Albania, Grecia, Malta e Nord Africa, secondo stime, potrebbero in futuro interessare 1,6 milioni di Italiani.
- Si veda l’appendice curata da Gianluca de Matteis Tortora “Principali definizioni e provvedimenti riguardanti l’emittenza radiotelevisiva in ambito locale” al volume della collana di cui sono stato fondatore e primo curatore presso l’Ufficio Studi allora presso la Direzione Marketing della Rai: Flavia Barca (a cura di), Le tv invisibili. Storia ed economia del settore televisivo locale in Italia, Roma, Rai ERI, 2007, XVIII-515 p. [gli estratti qui citati relativi alla Legge 14 aprile n. 103, si trovano alle pp. 253-261]. ↩︎
- Si veda il nuovo “Statuto sociale della RAI”, in RAI-Documentazione e Studi (a cura di), Annuario RAI 1972-75, Torino, ERI, 1977, pp. 49 e sgg. ↩︎
- Rai- Documentazione e Studi, Annuario 1972-75, op. cit. alla nota 8, pp. 9-10. ↩︎
SEGNALIAMO