8 MARZO

No al consumismo dell’8 Marzo, ma ci sono Donne del Bene e della Salute che testimoniano la festa della donna fatta di cose concrete: storie, narrazioni e opere. Tutti i giorni.

Questa giornata è dedicata anche al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche del genere femminile, dunque è più corretto parlare di giornata internazionale della donna. 

I fatti che hanno realmente portato all’istituzione della festa della donna sono in realtà più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto.
Sono molti gli avvenimenti che, dall’inizio del Novecento, hanno portato alla lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne e all’istituzione della Giornata internazionale delle donne. 

A suo tempo avevo intervistato alcune Donne del bene e della Salute, di grande fama e magari di non altrettanta notorietà, che danno senso e operatività al “femminile combattente”.

E’ una specie di “hall of fame “ e “sala d’onore” di alcune donne del Bene e della Salute, famose in modo variegato, ma interpreti di un civismo e di un welfare agìto.

Ecco alcuni cammei:

Maria Vittoria Rava- Fondazione Rava: 

Ma come mai una donna simpatica e bella, in un intorno di quaranta anni, con una voglia di vivere e ‘fare per gli altri’ quasi incontenibile, che esprime femminilità e porta il bikini senza dover fare ‘la prova dello specchio’ ha fatto questa scelta? Lo stereotipo dell’immaginario collettivo spesso  si appiattisce sul luogo comune che le donne che fanno il bene sono un pò insignificanti e un pò sciatte. Così non è e ormai questa idea è superata. Mariavittoria avrebbe potuto fare la ‘signora bene’ o l’avvocato professionalmente di successo e basta; invece, fa un lavoro di missione e amore per i bambini che soffrono  in una dimensione ove la sua femminilità si esprime nella determinazione e raggiunge i risultati che si è prefissata. I bambini sono stati l’’incipit’, ora si applica anche allo sviluppo professionale dei talenti dei ragazzi ed allo start up di imprese sociali. Non si sente nè uomo nè donna, ma tenta di incarnare uno spirito di servizio che supera il genere. 

Mariarosaria Sara Caropreso-manager  in sanità

Per Sara, il lavoro di medico e di manager è sempre stato fonte di gioia e soddisfazione sfidante. Certamente superando i vincoli che, specialmente nella prima parte della carriera, furono una costante: integrare vita famigliare, rapporti personali, rapporto con i figli, bambini piccoli e turni di guardia e sensazione negativa del  distacco. Poi, immersa nell’affascinante impegno per risolvere i problemi di salute dei piccoli pazienti, tutto si relativizzava. 

Serena Maruccia- urologia ed andrologia

E’ ‘medico degli uomini’ “che la scelgono come interlocutore dei loro malanni abbastanza intimi (prostata e così via).” L’accoglienza (è un modo di mettersi in gioco dimostrando che si comprende il problema e si offre una reattività positiva), insieme ad un percorso professionale su tecniche avanzate di chirurgia e sull’uso di tecnologia chirurgica……  

Carla Pizzul-educatrice e mamma 

Serenità e capacità di gestire una vita complessa e organizzata, semplificando gli impegni quotidiani che otto figli pongono come esigenza non solo educativa, ma di espressione di vocazione relazionale. Rendere semplice il complesso e non cadere mai nel complicato. Missionaria? Bacchettona? No, molto sul pezzo quotidiano e quando incomincia qualche cosa lo porta fino in fondo. Realizzare la vita di una famiglia di dieci componenti e nel contempo realizzare se stessa. Carla Pizzul, una dolce signora cinquantenne (“gli anni che passano sono sempre una bella età”), 

Francesca Giubergia- PerMicro 

E la diversità? “E’ arricchente per qualsiasi organizzazione e la diversità di genere spesso si traduce in risultati migliori: donne e uomini insieme creano più valore”. Io dico “moltiplicatore e produttorio” anziché solo come sommatoria. 

Qualsiasi attività di business è basata principalmente sui numeri e non tenere conto di questa evidenza sarebbe quantomeno sciocco. Potrebbe inoltre tradursi in un vantaggio competitivo che, se cavalcato, consentirebbe ad alcuni di emergere rispetto alla concorrenza. Dunque, why not? Credo nella valorizzazione delle differenze, non nell’eliminazione della diversity. Non saremo mai uguali né vogliamo esserlo. C’è valore proprio nell’essere differenti e complementari” . 

Anna Venturino – Thumbs Up 

E’ una missione con responsabilità sociale senza fronzoli la sua ed è soddisfatta sia professionalmente, sia umanamente perché è motivata, fa cose di interesse pubblico ed economico importanti per il sistema. Fa un lavoro con intensità sociale nel quale mette impegno. Usa spesso il termine ‘impegno mostruoso’ per dire grande. Comunque è un lavoro che ha un Roi contabile tradizionale inferiore alle consuetudini del mondo degli investimenti, ma genera sviluppo ed ‘effetto leva’. 

E considerarlo un lavoro non è una ‘deminutio’; hai a che fare con persone e tempi di lavoro diversi e, comunque, se non ci credessi, avrei già lasciato; ma il domani dei giovani è troppo importante e fa parte della mia missionarietà. Non è facile perché ho a che fare con linguaggi diversi e con situazioni complesse e poco permeabili; con persone a cui non puoi raccontare le favole perché sanno che domani devono lavorare per vivere’“. 

Adriana “adri” Albini-   BBC 100 Women of 2020, Board of Directors dell’American Association for Cancer Research

E la diversity? “Non credo che si possa superare la  diversity; perché anche nell’antica Grecia e nella mitologia greca così era; anche Medea era discriminata come straniera e come donna di cultura… Le donne danno il massimo assecondando le debolezze degli uomini e sono abituate a rinunciare”. 

Adri qualche volta pensa come un uomo anche perchè non ha avuto Barbie ed il suo studiare è sempre stato determinato e con utilità maschile anche per riuscire e vincere. Peraltro il cervello non ha sesso; certamente è plastico ed i suoi circuiti neuronali si modificano col tempo e con gli stimoli ricevuti. Le differenze e le regole strutturali definiscono il ‘gioco del merito’ e gli uomini sono gli arbitri. 

Maria Grazia Campese –Spazio Aperto Servizi 

Ma quali sono le parole chiave del dinamismo sociale della Presidente Campese? Solidarietà intesa come costruzione di legami solidi, vocazione imprenditoriale orientata al raggiungimento del bene comune, contribuire – attraverso l’esperienza collettiva della cooperazione sociale – a generare quel cambiamento nelle comunità che non lasci indietro nessuno, dare voce alla passione e per questo sviluppare l’esperienza di educatrice che aveva acquisito all’oratorio.  

Francesca Merzagora- Fondazione ONDA (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna e di Genere)  

La gioia di lavorare (molto ed a volte fin troppo) per la salute delle donne è una costante della sua vita; a volte il tempo libero ha sottotraccia l’attenzione istituzionale utile per fare il bene delle donne. E’ come se avesse applicato un approccio evoluzionista e olistico alle relazioni istituzionali; crede che le Istituzioni abbiano un’anima. Illusione o determinazione nello scovare questa caratteristica? 

Hai avuto ripensamenti? “Mai”. Ma valorizzi la tua femminilità? “Sì certo e devo anche dire che la femminilità mi ha aiutato, ha trasmesso  positività. Non sono una donna in carriera, non credo di essere aggressiva. Ho una bellissima vita di coppia, figli e nipotini a cui dedico energie. Nel lavoro posso anche sbagliare, ma cerco di recuperare riprendendo e rivitalizzando le relazioni 

Viviana Galimberti-chirurga- Senologia Chirurgica

 donna del bene e della saluet; è una protagonista che non vuole essere ammirata, ma gioca il suo ruolo con tenacia ed è  convinta che la ricerca non è fatta solo da scienziati e da medici, ma anche dai pazienti che prestano il loro consenso e da coloro che la organizzano. Approccio non sempre condiviso, ma certamente evoluto.

Thea Scognamiglio-medico- Johns Hopkins Center for Humanitarian Health,

Se si parla di maschile e femminile, Thea crede che si possa fare meglio sugli sterotipi: “io sono una donna e sono dura: questa non è una contraddizione”.
Donne e uomini possono fare tutto ciò che sanno fare al meglio, non necessariamente bisogna credere negli stereotipi di genere, piuttosto è meglio credere nella capacità di raggiungere in modi diversi lo stesso obiettivo e risultato. Si lavora molto nell’emergenza, ma bisogna gestire l’equilibrio senza cadere negli eccessi che solitamente non danno risultati ottimali. Doc sa di esprimere il fascino della donna che unisce una vita avventurosa ed una vita attenta alla bellezza e all’estetica. Non rinuncia alla sua bellezza, alla sua eleganza che mette al servizio dell’azione. Non ha paura di affermare che la donna deve avere il controllo della propria immagine se lo desidera, essere sexy, se vuole esserlo, riappropriandosi attivamente della propria immagine. 

Gabriella Pravettoni-psiconcologa-We will care

 E’ donna che si distingue senza volersi distinguere, ma con la determinazione del proprio valore; anche nei ruoli istituzionali e di donna fra tantissimi uomini -si guardi la foto di DIPO in cui la ‘falange universitaria contro il cancro’ ha la nostra Pravettoni in posizione di leader. E’ donna diretta, che ingaggia il confronto dialettico senza cercare ‘vincitori e vinti’, ma per fare un passo avanti ed arrivare ad un traguardo concreto.

Lucia Ercoli-medico  dei poveri in modo istituzionale

L’algoritmo di Google, processa Lucia Ercoli al top con una curiosa chiosa: la dottoressa dei poveri del Papa. Questo appellativo nasce da un lungo periodo (fino alla fine del 2021) di organizzazione e offerta di servizi sanitari in un ambulatorio sotto il Colonnato del Bernini in piazza S. Pietro . Gli utenti-clienti erano persone di varie nazionalità ed in difficoltà economica e sociale, barboni e “scarto sociale”. La nostra Lucia Ercoli ha gestito per anni questo ambulatorio con spirito missionario laico ed efficiente. E’ credente con una specificità di autonomia. Si potrebbe dire sacro e profano. Raggiungere il bene salute con un approccio laico di filantropia antropologica. La sua esperienza di altruismo e solidarietà agìta nasce da lontano; era molto giovane ed incominciò a dedicarsi alla cura dell’infanzia delle borgate romane.  “La famiglia ed i miei figli (meno di dieci) sono il mio ricordo privato”. Ride su questa affermazione.   

Nomina si nescis, perit et cognitio rerum” («Se non conosci il nome, muore anche la conoscenza delle cose.». Linnaeus ) è una sua massima. 

Lidia Rota Vender-ALT(associazione Lotta alla Trombosi ed alle malattie cardiovascolari)

 Lidia Rota è una donna del bene e della salute perchè ,con professionalità, mette insieme il rigore scientifico con quello altruistico e traformativo. E’ scientifico fare ricerca, ma lo è altrettanto fare in modo di mettere a terra i modelli, i metodi, i protocolli personalizzati perchè la salute sia patrimonio condiviso. Lidia Rota questo lo fa come medico e come presidente di ALT 

(Associazione Lotta alla Trombosi ed alle malattie cardiovascolari-nata nel 1987).  

  La costante, continua e appassionata  attività di prevenzione e cura di alcune patologie offre vantaggi sociali ed economici per il sistema paese.  

E’ una donna che dedica la sua passione e professionalità  per fare e sostenere  la ricerca scientifica nel campo delle malattie cardio e cerebrovascolari da trombosi e poi “disseminare”.  Lidia non crede nel  supermercato della salute e  si è formata anche seguendo alcuni  insegnamenti scientifico-manageriali del prof Nicola Dioguardi, epatologo di fama mondiale.  Segue i pazienti con un approccio “su misura”(tailored),analizzando le sue  caratteristiche per una medicina personalizzata. E’ molto appassionata e continua ad emozionarsi  nel rapporto con il paziente.  

Lidia Rota è per il bene altruistico e per il bene comune di sistema (mettendo insieme il fine pubblico con la sua autonomia personale e la sua “impresa sociale” ALT) nonché donna della salute per il suo fervore scientifico. 

Sono alcune donne dell’8 marzo: vale la pena di onorarle. Ad maiora.


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