LA REDAZIONE
Non capitava da 30 anni a questa parte: “mai una crisi industriale ha avuto questo esito, ed una prospettiva di nuovo lavoro e ripartenza.
La vertenza Whirpool, si è chiusa e si è chiusa bene, per Nicola Ricci, il segretario generale della Cgil di Napoli “sarà ricordata come la vera lotta sindacale delle lavoratrici e dei lavoratori che aggrappati alla storia industriale e di vita personale e di quartiere, sono riusciti a portare fuori dai confini di via Argine la propria battaglia”.
Via Argine è la sede dello stabilimento della Whirlpool, la “fabbrica” che negli ultimi quattro anni è diventato un simbolo di resistenza per il mondo del lavoro e della metalmeccanica ed un teatro di una mobilitazione intelligente che ha messo insieme sindacati, comunità ed istituzioni.
Diversamente da quanto è successo quasi sempre in altri casi, a Napoli ha “vinto” la comunità e lo stato ha avuto un ruolo molto importante. In Italia in questi anni le vertenze sono state decine con migliaia di lavoratori in cassa integrazione e senza propspettiva.
All’inizio dell’anno nella solo metalmeccanica i tavoli di crisi nazionale erano 51 per altrettante aziende con più di 200 dipendenti, GKN ed ex-ILVA, solo per citarne alcune.
Per capire cosa è successo a Napoli serve andare indietro di quattro anni. Il 31 maggio 2019 arriva l’atto che decreta la chiusura dello stabilimento Whirlpool di Napoli, che gode di ottima salute ma che come spesso capita alla manifattura nell’era del mercato e della finanza globale può essere spostato o soppresso per logiche indipendenti dalla produzione.
Gli “effetti collaterali” sono i 312 operai della ex Whirlpool rimasti senza lavoro, in un area in cui la riconversione occupazionale non è semplice. In quattro anni si sono susseguiti gli incontri al Ministero, le assemblee, i presidi in fabbrica. Lo slogan ”Napoli non molla” è diventato il claim della vertenza.
La vicenda si conclude con la “riapertura” della fabbrica e la reindustrializzazione dell’area. Gli operai hanno firmato con la Italian Green Factory del Gruppo Tea Tek, azienda che opera nello sviluppo e nella produzione di tecnologia sulle energie rinnovabili. IGF ha creduto e a scommesso non tanto nello stabilimento ormai vuoto, quanto nella capacità e nelle competenze delle risorse umane, cui offrire un percorso di formazione e di Re Skill e un nuova ripartenza per le persone e per l’intera comunità, con prospettive e opportunità.
Nella vicenda infine ha giocato una parte decisiva la presenza della ZES, la zona economica speciale della Campania, finalizzata a favorire la crescita delle imprese nel Mezzogiorno con agevolazioni fiscali, in particolare un credito di imposta del 35% e altre semplificazioni amministrative. Lo stato dunque, il cui intervento torna ad essere oggi decisivo.
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