Nel 1967 nasce alla Rai di Milano un programma di varietà straordinario. Si chiama Quelli della Domenica e raccoglie quanto di meglio hanno proposto i cabaret di tutta Italia in fatto di comici. Il varietà diventa ben presto il punto di arrivo ed anche il punto di partenza verso una popolarità nazionale. Nelle tre edizioni che si sono susseguite, Quelli della Domenica fa conoscere ai telespettatori Cochi e Renato, Enrico Montesano, Pippo Franco, Pino Caruso, Ric e Gian e, soprattutto, Paolo Villaggio, a cui viene affidata la conduzione del programma.
Paolo Villaggio, prima di approdare in televisione, aveva lavorato per alcuni anni in un ufficio di una società siderurgica, dove aveva conosciuto e sperimentato quel mondo impiegatizio che diventerà la scena in cui vivono i suoi personaggi: Fantozzi; Fracchia ma anche la signora Pina, la moglie; Mariangela, la figlia che tutti scambiano per una bertuccia; Filini; la signorina Silvani; il direttore megagalattico che siede su poltrone di pelle umane; la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mar e tanti altri.
Villaggio ribaltò subito la figura del presentatore e instaurò – soprattutto attraverso il personaggio di Kranz, un prestigiatore tedesco, pasticcione ed anche un po’ sadico, a cui non riesce nessun esperimento – un rapporto conflittuale con il pubblico.
Il ragionier Ugo Fantozzi, prima di diventare uno straordinario personaggio della comicità slapstick moderna – quella della cadute e delle torte in faccia, per intenderci – sarà negli anni Settanta, una maschera italiana. Negli anni del boom e della grande trasformazione la maschera che ci aveva meglio rappresentato era stata quella di Alberto Sordi, dell’Italiano medio che si adatta ai tempi nuovi e cerca di sopravvivere. Fantozzi invece è l’individuo, il lavoratore medio (cioè l’impiegato), che viene stritolato dalla macchina burocratica, nel lavoro ma anche nella vita privata.
Questo personaggio nasce prima come personaggio letterario dalla penna di Paolo Villaggio e poi, prima di chiamarsi definitivamente Fantozzi per il cinema, in televisione si farà le ossa con il nome di Giandomenico Fracchia. Ma il carattere è lo stesso: pavido e vigliacco, letteralmente colto da paralisi di fronte ad un capoufficio dispotico – mirabilmente interpretato da Gianni Agus – scalognato e maldestro. La vittima designata del capitalismo imperante e delle sue logiche di potere.
Tutto il mondo di Fantozzi-Fracchia è costruito sull’iperbole. E come l’iperbole rappresenta la realtà in maniera esagerata e paradossale ma è proprio questa esagerazione che lo rende ridicolo e quindi comico. La vigliaccheria di Fracchia, l’incapacità di contraddire il capoufficio, viene giocata da Villaggio fino alle estreme conseguenze del paradosso, fino a far entrare il suo personaggio in una spirale autolesionistica da cui esce fuori sistematicamente distrutto.
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