Il Natale è una magia che fa sognare: desideri, propositi, cibo speciale, pensamenti e ripensamenti, natività,ritorni e incontri,parenti e famiglia,amici ritrovati.. Il Natale ha anche una funzione “catartica” perché ci fa vivere le esperienze belle e brutte nell’oblio della festa.
Il Natale scalda sempre il cuore. E ci offre opportunità di dono e di consumismo solidale:un “ismo” doveroso. Vogliamo essere più buoni e altruisti.
Magari con qualche inciampo.
Il caso Ferragni,con la gestione opaca della comunicazione di panettoni e uova di Pasqua a “marker sociale, ha “messo sugli scudi” il tema dell’ambiguità di alcune comunicazioni sociali che ti fanno percepire “altro dal vero” con un finalismo puramente commerciale.
Oppure contraddizioni che sfuggono:Luca Cordero di Montezemolo ,presidente di Telethon che chiede donazioni per fare ricerca genetica e medica con grande successo,è anche presidente della Manifattura Sigari Toscani che,per definizione, vende,con grande successo, prodotti che sviluppano patologie oncologiche.E’ “washing” anche questo?.
Si può sbagliare e riparare:vedremo se “errare humanum est,perseverare autem diabolicum”(S. Agostino d’Ippona,Sermones)
Sono inciampi e contraddizioni che invitano i donatori a fare attenzione sulla veridicità dei fini e sulle contraddizioni di ruolo per esempio nelle persone delle organizzazioni che noi finanziamo con donazioni.E’ necessario ormai fare una “due diligence” sui finalismi valoriali e attivare la tracciabilità della donazione:prima,durante e dopo.
E’ un tema che offre spunti di riflessioni e contraddizioni e non bisogna “fare di tutta l’erba un fascio”!.
Anche quest’anno i mercatini delle Associazioni della “porta accanto”,delle fondazioni,degli atelier solidali,dei presepi e degli alberi di Natale inducono a consumare acquistando per guadagnare un po’ di valore solidale che non si limita a farci essere ‘un po’ più buoni a Natale’, ma costruisce un futuro di impatti sociali positivi e di solidarietà,di salute e ricerca .Tutto questo però deve essere attendibile e certificato ex post da una rendicontazione e da una valutazione d’impatto.
Quindi, il consumismo considerato giustamente e tradizionalmente, come una propensione negativa al grande consumo , paradossalmente,a Natale, può diventare un fenomeno positivo e da incentivare qualora sia collegato alla solidarietà in modo diretto e con la trasparenza spiegata.
Se leggete un po’ di cronaca , le occasioni di ‘consumismo solidale’ sono numerose, legate a marchi storici della solidarietà laica e cattolica, della ricerca scientifica e sanitaria.Da esse si traggono finanziamenti per obiettivi di solidarietà , di merito,di ricerca.Certamente con le dovute cautele di verifica.
Ci attende un futuro dove verrà rivalutato il “buonismo” che fino ad ora è stato considerato un surrogato della bontà.
Benvenga il “buonismo” dove il le donazioni saranno riparative e “rimediali”(famiglie con stipendi ridimensionati ed alla “terza settimana”) ,affronteranno la domanda inevasa di servizi sanitari(si vedano i dati dell’incremento dei tumori nel 2023 )per i quali gli appuntamenti sono “senza fine”,aiuteranno i “senza tetto”,si farà ricerca scientifica e medica.
Il consumismo solidale di prodotti e di servizi ,il cui acquisto crea le condizioni per mantenere l’attività di non profit che per tutto l’anno continuano a svolgere la propria attività a favore di fasce deboli della popolazione è una virtu’,non è un “ismo”.
Anzi bisognerebbe che il consumismo solidale diventasse una costante e rientrasse nelle abitudini di consumerismo(consumo razionale)in modo da dare una continuità al finanziamento dei progetti in essere.
Da eventi speciali di consumismo solidale Natalizio ad una attività di consumo solidale costante , per esempio tramite spazi dedicati solo a questo tipo di attività, al “cause related marketing” ove le imprese profit offrono una quota dei loro ricavi per i progetti sociali certificati nonché attivare delle sedute di”borsa della solidarietà” ove si crea “un recinto delle grida” in cui si espongono i progetti sociali da finanziare.
Creare nelle città spazi per il business solidale;come abbiamo dato il permesso per spazi gratuiti davanti ai ristoranti così dovremmo avere spazi gratuiti per il business. sociale.
E’ l’offerta di “prodotti progetto” che hanno un doppio valore:quello intrinseco del prodotto(che deve essere di qualità) e quello di “valore aggiunto sociale ” ,di sviluppo del progetto di solidarietà che si traduce nell’assistenza agli anziani ed ai bambini in difficoltà,ai malati con patologie diffuse o rare,ai clochard ed ai disoccupati,alle imprese in crisi.Presupposto è che le imprese sociali non profit o le imprese sociali profit (corporate social responsability agìta e misurata)devono far percepire ai consumatori il progetto che “sta dietro” al prezzo-donazione pagato per il prodotto e devono dimostrare i risultati ottenuti tramite le vendite di solidarietà.Oggi tutta questa attività deve essere misurata e valutata e tutte le imprese devono essere ad impatto sociale positivo.
Il consumismo solidale aumenta la corretta fiducia del cliente nei confronti del fornitore e quindi si raggiungono obiettivi di sviluppo economico e sociale che incrementano il “capitale sociale” di un territorio, presupposto per mantenere un livello di welfare accettabile ed essere competitivi.
Certo bisogna vigilare affinchè queste attività commerciali non sottendano speculazioni o opportunismi e quindi si deve chiedere trasparenza e responsabilità di gestione.
In termini aziendali vuol dire sviluppare l’”accountability” nel non profit e nelle imprese sociali profit.In questa dimensione il consumismo assume “valore sociale e di solidarietà” offrendo un “supplemento d’anima” anche a prodotti di consumo “routinario”.Ancora una volta torniamo ad un nuovo concetto di impresa sociale e ad impatto sociale misurato e valutato.Per questo il consumismo solidale di Natale è una virtu’.
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