I Papi, la guerra e la pace: Pio XI e l’enciclica del 19 marzo 1937
Achille Ambrogio Ratti, asceso al soglio pontificio col nome di Pio XI, è stato il 259° papa della Chiesa Cattolica Romana.
Nato a Desio, il 31 maggio 1854, fu eletto papa nel 1922. Normalizzò i rapporti con lo Stato Italiano, con la firma, nel 1929, dei Patti Lateranensi. Nelle sue encicliche, trattò grandi problemi di ordine morale e sociale.
Morì il 10 febbraio 1939.
Questa enciclica, nota anche con l’espressione Sul comunismo ateo, è ricca di citazioni dal Nuovo Testamento e da precedenti documenti del Magistero pontificio (enciclica Quadragesimo Anno) e di riferimenti a encicliche di altri papi (Rerum Novarum di Leone XIII).
La dura critica e la inappellabile condanna non riguardarono soltanto la dottrina del socialismo, ma anche l’Unione Sovietica, cioè il comunismo fattosi Stato, con grandi apparati di dominio e consolidati legami internazionali. Il documento si collocò nell’inedito contesto di un comunismo che esercitava una forte attrazione sul mondo operaio e intellettuale, ma anche all’interno stesso di ambienti progressisti cristiani, come nel caso della Francia del Fronte popolare.
Le valutazioni di Pio XI sul comunismo non potevano che essere negative e rispecchiavano la coerenza della Chiesa Cattolica, che aveva sempre valutato l’ideologia comunista come antitetica al messaggio cristiano.
Il papa emise questa enciclica nel 1937, anche in seguito alla vittoria delle sinistre in Francia, guidate dal socialista Leon Blum, ma, soprattutto, perché preoccupato per quanto stava accadendo in Russia, dopo essere stato informato dall’amministratore apostolico di Mosca, Pie Eugéne Neveu, delle purghe staliniane.
Il comunismo bolscevico e ateo, argomentò il pontefice, rappresentava un pericolo, mirante a capovolgere l’ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà, di fronte alla cui minaccia la Chiesa non poteva tacere, perché difendere la verità, la giustizia e tutti quei beni eterni che il comunismo misconosceva e combatteva, rappresentava la sua missione peculiare.
Dopo tutti gli appelli, le encicliche (Miserentissimus Redemptor, Quadragesimo anno, Charitate Christi, Acerba Animi, Dilectissima Nobis) e le allocuzioni, il papa ritenne necessario alzare nuovamente la voce con un documento ancora più solenne. La dottrina del comunismo, secondo Pio XI, contemplava un falso ideale di giustizia, di eguaglianza e di fraternità.
Uno pseudo-ideale di giustizia, di eguaglianza e di fraternità nel lavoro, pervadeva tutta la sua dottrina e tutta la sua attività di un falso misticismo, che comunicava uno slancio e un entusiasmo contagioso alle folle adescate da false promesse.+
Questa dottrina, nascosta sotto apparenze spesso seducenti, si fondava sui principi del materialismo dialettico e storico, predicati da Karl Marx, di cui i teorici del bolscevismo pretendevano di possedere l’unica genuina interpretazione. Il comunismo, inoltre, spogliava l’uomo della sua libertà, principio spirituale della sua condotta morale, togliendo ogni dignità alla persona umana. All’uomo individuo non era riconosciuto, di fronte alla collettività, alcun diritto naturale della personalità umana, essendo esso, nel comunismo, semplice ruota e ingranaggio del sistema. Nelle relazioni tra gli uomini, poi, era sostenuto il principio dell’assoluta uguaglianza, rinnegando ogni gerarchia e autorità stabilite da Dio.
Neppure il diritto di proprietà è accordato agli uomini. Rifiutando ogni carattere sacro e spirituale, una tale dottrina faceva del matrimonio e della famiglia istituzioni puramente artificiali, cioè il frutto di un determinato sistema economico. Ai genitori era negato il diritto di educazione, essendo questo concepito come un diritto esclusivo della comunità. La società umana, basata su questi fondamenti materialistici, sarebbe stata soltanto una collettività senza altra gerarchia se non quella del sistema economico.
Il comunismo riconosce alla collettività il diritto di soggiogare gli individui al lavoro collettivo, senza riguardo al loro benessere personale, anche contro la loro volontà e persino con la violenza.
Per chiarire come il comunismo fosse riuscito a farsi accettare senza esame da tante masse di operai, Pio XI ricordò che questi vi erano già preparati dall’abbandono religioso e morale nel quale erano stati lasciati dall’economia liberale.
Inoltre, la diffusione così rapida delle idee comuniste si spiegava con una propaganda veramente diabolica: propaganda diretta da un solo centro che si adattava abilmente alle condizioni dei diversi popoli, disponeva di grandi mezzi finanziari, di organizzazioni e di congressi internazionali.
In più, era aiutata dalla congiura del silenzio da parte della grande stampa mondiale non cattolica, la quale taceva sugli orrori commessi in Russia, in Messico, in Spagna e in altre parti del mondo. Dove il comunismo aveva potuto affermarsi e dominare si era sforzato di distruggere, con ogni mezzo, la civiltà e la religione cristiana. Vescovi e sacerdoti erano stati banditi, condannati ai lavori forzati e messi a morte; semplici laici, per aver difeso la religione, erano stati sospettati, vessati, perseguitati e imprigionati.
Le persecuzioni e le violenze rappresentavano i frutti naturali del sistema comunista. Esso aveva imposto la schiavitù a milioni di uomini ma non avrebbe potuto calpestare la legge naturale e Dio, il suo autore. Per quanto riguardava la società civile, secondo il pontefice, essa, nei piani del Creatore, mostrava un mezzo naturale di cui l’uomo potesse e dovesse servirsi per raggiungere il suo fine, essendo la società umana per l’uomo e non viceversa. La società non poteva frodare l’uomo dei suoi diritti personali, dati da Dio, e l’uomo non poteva esimersi dai doveri verso la società.
La dottrina cattolica rivendicava allo Stato la dignità e l’autorità di difensore previdente e vigilante dei diritti divini e umani. La spoliazione dei diritti e l’asservimento dell’uomo, il rinnegamento dell’origine prima e trascendente dello Stato e del potere statale, l’abuso orribile del potere pubblico a servizio del terrorismo collettivista, rappresentavano l’esatto contrario di ciò che corrispondeva all’etica naturale e alla volontà del Creatore. Se coloro che governano i popoli, tuonò Pio XI, non avessero disprezzato gli insegnamenti della Chiesa, non ci sarebbero stati né socialismo, né comunismo: essi, invece, fabbricarono altri edifici sociali, sulle basi del liberalismo e del laicismo, i quali, all’inizio, sembravano potenti e grandiosi, ma poi, crollarono miseramente.
Era necessario correre ai ripari, di fronte all’ideologia comunista, e tutti i cristiani avrebbero dovuto impegnarsi in questa lotta.
Il rinnovamento della vita cristiana rappresentava il rimedio fondamentale che avrebbe preservato dal comunismo, che, all’inizio, si era mostrato in tutta la sua perversità, ma, accortosi che ciò allontanava da sé i popoli, aveva cambiato tattica e cominciato ad attirare le folle con vari inganni, nascondendo i propri disegni dietro idee, in sé buone e attraenti. Vedendo il comune desiderio di pace, i capi del comunismo fingevano di essere i più zelanti fautori e propagatori del movimento per la pace mondiale. Sotto vari nomi, che neppure alludono al comunismo, fondavano associazioni e periodici, che servivano soltanto a far penetrare le loro idee in ambienti altrimenti non facilmente accessibili.
Si infiltravano, con perfidia, in associazioni cattoliche e religiose, invitando i cattolici a collaborare con loro nel campo umanitario e caritativo, proponendo spesso cose del tutto conformi allo spirito cristiano e alla dottrina della Chiesa. Il papa non ammetteva alcuna collaborazione con il comunismo. Anche i laici furono chiamati all’opera di apostolato sociale, specialmente i membri dell’Azione Cattolica, così ben preparati e addestrati, così come le organizzazioni di lavoratori. Lo Stato cristiano doveva aiutare la Chiesa ad opporsi al comunismo con i suoi mezzi i quali, benché fossero mezzi esterni, miravano anch’essi al bene delle anime. Negli Stati cristiani doveva essere impedita la propaganda atea, che sconvolgeva tutti i fondamenti dell’ordine e doveva essere posta ogni cura affinché fossero create quelle condizioni materiali di vita, senza cui un’ordinata società non poteva sussistere.
Lo Stato, allo stesso tempo, doveva lasciare alla Chiesa la libertà di compiere la sua missione del tutto spirituale, perché, operando soltanto con mezzi economici e politici, lo Stato non raggiungeva lo scopo del bene comune. L’appello del pontefice si rivolse, infine, ai fratelli già intaccati dal male comunista: che ascoltassero la voce del Padre. Il Signore li avrebbe illuminati, affinché abbandonassero quella via, che avrebbe travolto tutti in una immensa rovina, e riconoscessero anch’essi che l’unico Salvatore fosse Cristo.
SEGNALIAMO
-
ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II. LA PISTA BULGARA
Roma, 13 maggio 1981, Piazza San Pietro: Papa Giovanni Paolo 11° esce sulla piazza a bordo della sua auto scoperta, la “papamobile”, come viene di solito indicata. Sono le 17.05, il ‘Papa è in piedi, accanto a lui è il suo segretario, Mons. Dziwisz. Un giovane uomo, bruno, emerge dalla folla. Ha in mano una…
-
LA MATURAZIONE POLITICA DI GIORGIO GABER
GIANCARLO GOVERNI La maturazione politica di Giorgio Gaber. Dalla Milano del rock ‘n roll, potremmo dire alla disperazione consumata dell’isolamento e del rifiuto.Sono Quaranta anni di lavoro e di ricerca che hanno prodotto più di 250 brani musicali e 24 spettacoli teatrali e che documentano l’evoluzione culturale di un grande personaggio che seppe andare molto…
-
EDGARDO SOGNO
MARIO PACELLI 23 agosto 1974: il sostituto procuratore della Repubblica di Torino Luciano Violante emette un ordine di cattura a carico del Conte Edgardo Sogno dei Rata del Vallino e di Luigi Cavallo: l’accusa è di aver tramato “al fine di mutare la Costituzione dello Stato e la forma di Governo con mezzi non consentiti…
-
OMBRE NERE SU OMBRE ROSSE
ANTONIO FERRARO E’ molto interessante la scelta fatta da Mario Pizzuto, in questo piccolo ma esaustivo saggio, sostanzialmente incentrato sul primo doppiaggio di “Ombre rosse” di John Ford distribuito in Italia a pochi mesi dalla uscita americana del ’39. Fa un po’ sorridere notare che già allora gli intellettuali di cinema – Chiarini ed Antonioni…
-
PIETRO GERMI: HA RACCONTATO L’ITALIA CHE I COMUNISTI VOLEVANO NASCONDERE
GIANCARLO GOVERNI Pietro Germi è senz’altro uno dei grandissimi del cinema italiano, eppure nessuno lo cita mai come tale. Il suo era un cinema per il pubblico al quale raccontava storie che dovevano divertirlo. E divertire al cinema, diceva, significa non soltanto far ridere ma anche emozionare, commuovere, piangere ed anche mettere a nudo la…
-
IL SOL (DELL’AVVENIRE) CHE NON È UNA NOTA MUSICALE
Le cose non sono molto cambiate nel senso che il suo modo di affabulare lo spettatore è sempre lo stesso, i tempi però sono cambiati, infatti, in Italia non c’è più il comunismo, non ci sono più i valori che avevano infiammato i cuori degli italiani, né le teorie dettate dall’influenza russa, quelle che rasentavano…
-
IL PREDOMINIO DELL’OSSESSIONE
L’antifascismo era il peggior lascito del Fascismo, ma il paradosso fu che a tenerlo in vita furono anche coloro che avrebbero dovuto essere più interessati a liberarsene.
-
INDRO MONTANELLI
Montanelli restò a San Vittore tre mesi, durante i quali conobbe Mike Buongiorno, anche lui internato, e Giovanni Bertoni, un uomo arrestato per borsa nera e con alcuni precedenti penali, che affermava di essere il generale Fortebraccio della Rovere per cercare di carpire ai reclusi informazioni da passare ai tedeschi, che poco dopo (1944) lo…