Parere in dissenso
Tredici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Cecilia Clementel-Jones
Medico psichiatrico e saggista
Come avvenuto in numeri precedenti, anche questa volta Democrazia futura ospita con piacere un ‘Parere in dissenso‘ di Cecilia Clementel-Jones, medico psichiatrico e saggista. Nel saggio La fine dell’inizio sul fronte russo-ucraino”, l’autrice dopo una ricostruzione di questi due anni di conflitto in cui individua una prima fase con “l’attacco all’Ucraina in funzione delle trattative politiche” e una seconda fase segnata da un “fronte stazionario e conflitto militare di crescente intensità” seguita dal “Contrattacco ucraino iniziato il 4 giugno 2023“, in quella che l’autrice definisce una “fase di ‘difesa attiva’ russa” e, in questo inverno 2023-2024 da “L’assalto ad Avdiïvka“, analizza le tre cause delle attuali difficoltà che vive l’Ucraina, ovvero: “1. insufficienti rifornimenti di munizioni, missili anti-aerei e artiglieria; 2. esaurimento delle truppe di riserva e quindi necessità di avere nuovi soldati addestrati che possano usare le armi fornite, 3. collasso economico: il primo ministro ucraino ha affermato di aver perso un terzo del PIL, chiedendosi infine – nella “Nuova fase dopo la caduta di Avdiïvka“: dove attaccherà l’esercito russo e come reagirà la NATO? In questo contesto bellico Cecilia Clementel giudica che ” Il panico nelle cancellerie europee è cattivo consigliere” e definisce “La Nato […] una mina vagante, non un garante della sicurezza europea“. In un clima in cui da una parte e dall’altra “Le colombe non sono gradite“, l’autrice perora la ricerca non tanto di una pace giusta (“Trovatemela una pace giusta nelle pieghe della storia“) quanto di una pace possibile, come era possibile un accordo con la NATO e un trattato fra Kiev e Mosca nell’inverno 2022.
20 marzo 2024
Le guerre finiranno e i leader si stringeranno la mano,
e quella vecchia donna resterà ad aspettare il figlio martire,
e quella ragazza aspetterà il suo amato marito,
e i bambini aspetteranno il loro padre eroico,
Non so chi abbia venduto la patria
ma so chi ha pagato il prezzo.
Mahmoud Darwish, poeta palestinese1
La guerra si inizia quando si vuole e si conclude quando si può. La guerra iniziata cambia di fisionomia, ne è un esempio la seconda guerra mondiale. Dopo la vittoria di El Alamein il premier britannico Winston Churchill fece suonare a stormo le campane e disse che non si trattava dell’inizio della fine, ma soltanto della fine dell’inizio. Intendeva che la prima fase della guerra era conclusa ma ne sarebbero seguite altre: chi poteva prevedere gli accordi di Yalta nel 1945, tre anni dopo?
Prima fase: l’attacco all’Ucraina in funzione delle trattative politiche
La prima fase, che dura dal febbraio al settembre 2022 si spiega come il tentativo ‘militare’ russo di portare la Nato e l’Ucraina al tavolo delle trattative: ve ne furono per tutto marzo e sembravano concluse (a Istanbul) con un accordo che avrebbe assicurato la neutralità dell’Ucraina (senza cambiamento di regime) e l’autonomia del Donbass all’interno dell’Ucraina.
I russi quindi accettarono di ritirare le loro truppe (in numero inferiore a quelle dell’agguerrito esercito ucraino) dal territorio acquisito nel nord del paese (attorno a Kiev e Kharkiv).
Volodymyr Zelenskyj, minacciato e/o blandito da Boris Johnson, messo dell’occidente, chiuse bruscamente le trattative, dopo aver firmato la bozza di accordo.
In questa fase i russi si adoperano, col sostegno della Cina, per contrastare le sanzioni economiche2 e l’isolamento politico ma non sembravano certi di riuscire, iniziano ad incrementare la produzione di armi, carri armati, droni3 e aerei. Per completare il corridoio terrestre tra Russia e Crimea viene liberata/occupata la città di Mariupol’ nel maggio del 2022. Mosca procede con una prudenza che i nazionalisti russi tacciano di debolezza.
Questa fase si chiude con l’offensiva ucraina (l’unica ad avere successo fino ad ora) che travolse truppe russe ad Izyum e fu fermata sul fiume Oskol, dopo giorni di resistenza russa a Kupiansk4 nel settembre 2022.
Seconda fase: fronte stazionario e conflitto militare di crescente intensità
Noto che nessuno dei due paesi ha ancora dichiarato guerra all’altro, penso che questa fase apra l’evento bellico che ha diversi attori (la Turchia ad esempio fa affari con entrambi i contendenti, fornisce i droni bayraktar all’Ucraina). Il 26 settembre 2022 vengono fatti esplodere tre delle quattro condotte dei gasdotti NorthStream 1 e 2. Le indagini svedesi e ora tedesche sulle cause del sabotaggio restano segrete, la Russia ne viene accusata ma non è invitata a partecipare all’indagine5. I tubi erano pieni e l’enorme quantità di metano uscitone costituisce un disastro ecologico, essendo il metano un gas serra fino a trenta volte più efficace del biossido di carbonio (CO2)6 nel trattenere calore nell’atmosfera7.
Nel settembre 2022 si tengono i referendum in quattro regioni (Oblast, a tutt’ora solo parzialmente occupate/liberate) con successiva annessione alla Federazione russa8. Per parte sua Zelenskyj decreta che sono proibiti negoziati con la Russia di Vladimir Putin.
Mosca dichiara una mobilitazione dei riservisti che a fine 2022 ingaggia 300 mila riservisti9, la maggior parte a contratto. A Kherson il generale russo Sergej Surovikin compie una ritirata strategica alla riva est del Dnepr, abbandonando territorio ad ovest del fiume. A fine 2022 inizia l’attacco a Bakhmut che in teoria si conclude il 10 maggio 2023 con il controllo russo della cittadina. In realtà nei villaggi vicini a nord e sud della città sono continuati forti combattimenti (e relative perdite) con i reparti guidati dal generale ucraino Oleksandr Syrs’kyj che aveva condotto la difesa di Kiev nel 2022 ed è ora, dopo il licenziamento a inizio febbraio 2024 del generale Valerij Zalužnyj, il capo di stato maggiore. La sua famiglia di origine è russa e risiede in Russia; il generale ha studiato all’Accademia militare di Mosca e combattuto con l’armata rossa; il suo soprannome (macellaio di Bakhmut) suggerisce che non è popolare, ma è vicino a Zelenskyj.
Contrattacco ucraino iniziato il 4 giugno 2023, fase di ‘difesa attiva’ russa
I russi con una strategia definita ‘difesa attiva’ per tutto il 2023 avanzano molto lentamente su tutto il fronte, contrastati da puntuali contrattacchi ucraini. I russi stanno ora bombardando (ad ovest di Bakhmut) Ivanivske Chasiv Yar e Costantinovka, oltre questo villaggio strategicamente importante la meta è Kramators’k, un nodo ferroviario e poi Sloviansk. La cittadina di Vuhledar sta per essere interamente conquistata, Marinka (un impressionante cumulo di macerie) è liberata/occupata nel dicembre 2023, i russi procedono con combattimenti a Krasnohorivka a nord di Marinka e Georgievka ad est. Caduta Avdiïvka, (dopo mesi di violenti combattimenti vedi oltre) sono caduti i vicini villaggi Orlovka, Tonenke e Berdych, una prima linea di difesa con trincee, i russi si avvicinano ora alla seconda linea10. La città di Donetsk, caposaldo dei separatisti, sarà di conseguenza, per la prima volta dal 2014, al riparo da attacchi quasi quotidiani di artiglieria, spesso con proiettili a frammentazione e droni11.
Fu il forte aumento di tali attacchi e la denuncia degli accordi di Minsk da parte di Zelenskyj che fecero temere un massiccio attacco ucraino sulla linea del fronte di Donetsk e spinsero i russi a intervenire militarmente il 24 febbraio 2022, due anni fa.
L’occupazione – liberazione di tutto il Donbass è ora questione di pochi mesi e l’esercito ucraino farebbe bene a ritirarsi verso o anche oltre il fiume Dnepr, anche se esso costituisce una debole linea difensiva. Il rischio di collasso del fronte ucraino spiega bene il panico che ha preso gli alleati europei (vedi oltre).
In vista di una ventilata massiccia offensiva ucraina12 il generale russo Surovikin passò l’inverno del 2023 a costruire massicce difese nel ponte terreste dove corrono i rifornimenti per la Crimea. Un’offensiva ucraina (preparata e probabilmente guidata da un centro strategico della Nato in Polonia che coordina informazioni di intelligence da droni, satellite, aerei spia sul Mar Nero ed altro ancora) condotta da reparti ben addestrati dalla Nato13 e forniti di armi, missili, mezzi corazzati e droni (parte armamento sovietico, parte costruito in Ucraina, molto fornito dagli arsenali Nato, che oggi si scoprono sguarniti) dal 4 giugno 2023 si dirige verso il mare di Azov dal fronte sud di Zaporizhzhia con il compito di tagliare il collegamento via terra russo con la Crimea, ma viene fermata quasi subito e il villaggio di Rabotino (Robotyne) è tuttora conteso, occupato e poi lasciato da entrambi.
Due attacchi tentano di sabotare il ponte di Kirč’ che congiunge la Russia con la Crimea a oriente. Gli ucraini, numericamente superiori per uomini e mezzi, abbandonano tale offensiva dopo quattro mesi di massicce perdite in uomini e materiali con scarsi risultati14. Regolari pesanti attacchi missilistici quasi settimanali sulle città ucraine, notevolmente aumentati dal dicembre 2023, hanno permesso ai russi di attaccare depositi e fabbriche militari, e concentramenti di truppe ma soprattutto di indebolire le postazioni contraeree, i cui costosi missili Patriot vengono usati a contrastare droni che si comprano per poche centinaia di dollari15.
Al momento (marzo 2024) gli ucraini affermano di abbattere la metà dei droni o missili in arrivo. Da mesi (oltre ad occasionali assassinii o sabotaggi in territorio russo ad opera dell’intelligence militare ucraina diretta da Kyrylo Budanov16) pesanti e ripetuti attacchi ucraini con droni e artiglieria mirano alle regioni e città russe (Bryansk, Belgorov, Rostov) oltre il confine sud-est con l’Ucraina.
I russi riferiscono di abbattere o bloccare elettronicamente quasi tutti i droni o missili. Inevitabilmente, da una parte e dall’altra, si contano alcune vittime civili. Quanto agli aerei F16, il cui arrivo è previsto in giugno 2024, sono troppo pochi per mutare i rapporti di forza perché l’aviazione russa ha preso controllo del cielo e pare in grado di colpire aerei o lanciare bombe guidate da lunga distanza, dove aerei e missili ucraini non possono colpire. Gli ucraini affermano di avere distrutto diversi aerei russi e alcune navi17 ma la produzione bellica permetterà di rimpiazzarli, le postazioni contraeree ucraine sono molto indebolite e necessitano rifornimenti di missili antiaerei dalla NATO.
L’assalto ad Avdiïvka
La strategia russa per attacchi a città fortificate si è consolidata dopo la caduta di Bakhmut, in cui i mercenari del Gruppo Wagner ebbero un ruolo importante. Gli stessi hanno partecipato anche alla battaglia di Avdiïvka, ribattezzati ‘compagnia di veterani’. Anche il battaglione Azov (ricostituito come ‘terza compagnia d’assalto’) che aveva resistito sino all’ultimo a Mariupol’, è stato inviato con altre riserve in aiuto delle truppe ucraine esauste. Si dice che in città ve ne fossero 7 mila, e molte di più nei villaggi che ora i russi cercano di conquistare e si ritiene che i russi vi abbiano messo in campo 40 mila uomini.
L’attacco inizia solitamente con costanti e pesanti bombardamenti, sia da terra che con bombe (fino a 1500 chilogrammi) di precisione18 lanciate da bombardieri, i droni usati sia per sorvegliare il terreno sia come bombe kamikaze hanno un ruolo importante e i loro operatori vengono uccisi in misura maggiore della media, dopo che il punto di partenza del drone è stato localizzato.
A seguire vediamo un attacco di fanteria e blindati da almeno due direzioni (nord-sud) che fanno tenaglia (la città in questo caso fu divisa in due) mentre vengono tagliate le strade che permettono ai rifornimenti ucraini di arrivare. In questo caso si assiste alla conquista della ferrovia e a un attacco di sorpresa alle spalle della prima linea ucraina da parte di truppe speciali e veterani del Gruppo Wagner che, strisciando tre chilometri lungo una tubatura larga poco più di un metro, sono poi emersi e si sono trincerati in attesa dell’arrivo di rinforzi, rivelandosi determinanti per la velocità della vittoria. In molti ucraini si sono trovati circondati: si parla di più di mille prigionieri.
Nel corso del mese di febbraio 2024 le stime delle perdite ucraine (da parte russa) variavano da mille a 1500 al giorno (si intende morti e feriti gravi). Le uniche cifre di cui possiamo essere certi per i due anni della guerra sono circa 10 mila civili ucraini morti e 20 mila feriti19. La BBC20 ha verificato (necrologi, foto di cimiteri) circa 45 mila morti (solo morti) russi nei due anni, il ministero della difesa inglese parla di 60 mila morti ma non abbiamo i dati per i mercenari del Gruppo Wagner nella battaglia per Bakhmut.
Le cifre sulle perdite di soldati che leggo nei mezzi d’informazione sembrano un esercizio ‘di dare i numeri al lotto’ e spesso confondono ‘morti’ e ‘morti e feriti gravi’ ma non vi è dubbio che, essendo sottoposti a bombardamenti costanti, i soldati ucraini abbiano avuto perdite pesantissime.
Sommando le perdite (morti e feriti) di entrambe le parti siamo certamente sopra il mezzo milione di morti e feriti gravi per questi due anni. Perché questo massacro si fermi (visto che L’Unione europea e gli Stati Uniti d’America non intendono trattare ‘con Putin’) sarà necessario che vi sia un cambiamento a Kiev che permetta trattative dirette con il Cremlino. I cinesi si stanno adoperando come mediatori.
Arruolamenti e risorse economiche
L’Ucraina al momento ha tre gravi problemi:
- insufficienti rifornimenti di munizioni, missili anti-aerei e artiglieria;21
- esaurimento delle truppe di riserva e quindi necessità di avere nuovi soldati addestrati che possano usare le armi fornite;
- collasso economico: il primo ministro ucraino ha affermato di aver perso un terzo del PIL22.
Senza il sostegno occidentale il paese non potrebbe nemmeno pagare i soldati e necessita di 5 miliardi di dollari al mese. L’Europa ha recentemente votato un contributo di 50 miliardi di euro, però spalmato su quattro anni e la richiesta per 61 miliardi di dollari di Biden è bloccata dal presidente della Camera (House of Representatives) seguace di Donald Trump, Mike Johnson. Fosse anche votato domani il contributo per l’Ucraina, i rifornimenti non arriveranno prima della fine di aprile 2024, nel frattempo i russi cercheranno di approfittare del vantaggio che hanno acquisito.
Per fare la guerra, diceva Napoleone, occorrono tre cose: soldi, soldi e soldi. Gli Stati Uniti fanno pressione sull’Europa per una confisca dei 300 miliardi di dollari di proprietà della Banca Centrale russa immobilizzati dalle sanzioni, quasi tutti in Belgio, più pochi miliardi negli Stati Uniti e in Canada. Legalmente è una mossa che si configura come furto e può danneggiare l’euro, ma fino ad ora non si è riusciti a trovare pareri legali favorevoli al furto, anzi la Banca Centrale Europea, Euroclear (gruppo privato, con sede a Bruxelles, che detiene i 260 miliardi della Banca Centrale russa) e la Banca Federale americana (FED) si dichiarano contrarie a causa del rischio che può comportare per l’euro come moneta di riserva e per ottenere investimenti dall’estero destinati all’Unione europea.
Già alcuni miliardi di interessi generati da detti depositi sono stati incamerati dalla Commissione europea per sostenere l’Ucraina. Il problema è che Mosca minaccia azioni legali e ancor più che può metter le mani su filiali di aziende occidentali23 in Russia per un valore equivalente, visto che non ha più nulla da perdere e che la vasta maggioranza delle imprese occidentali non ha cessato di operare in Russia.
Abc news afferma il 22 gennaio 2024:
“a primavera l’Ucraina potrebbe trovarsi con una catastrofica carenza di munizioni e di difese antiaeree che potrebbe cambiare le sorti della guerra”
Il fatto è che, anche confiscando questi soldi necessari non solo al rifornimento dell’esercito ma anche alla ricostruzione del paese, non si risolve il problema, se le munizioni (il cui costo si è nel frattempo moltiplicato) semplicemente non si trovano, o sono inviate a Israele. Sarà necessario costruire nuove fabbriche militari, addestrare tecnici e per ottenere le materie prime, occorreranno anni, non mesi.
Prima del 2022 l’Europa produceva 230 mila proiettili da 155 millimetri per l’artiglieria, nell’articolo in nota si citano stime della produzione europea attuale (in Francia, Regno Unito, Belgio, Germania e Scandinavia) varianti tra i 300 mila e i 400 mila.24 L’Europa nel 2023 ha consegnato all’Ucraina poco più di 300 mila proiettili, ne aveva promessi un milione e ha ripetuto tale promessa per fine 2024.25
Il problema è che i proiettili bisogna farli e le ditte private che li fanno in Europa (si sta organizzando la produzione in Israele e Ucraina) non comprano macchinari o aumentano i turni prima di essersi assicurati i contratti. La Repubblica Ceca vuole comprarne sul mercato internazionale, ma non è impresa facile. Gli ucraini usano i droni e le preziose batterie antiaeree per difendere i loro soldati dai pesanti bombardamenti russi, che, dal canto loro, usano fino a 10 mila proiettili al giorno e dichiarano di produrne 4.5 milioni all’anno.
Nel corso del 2023 entrambe le parti hanno continuato ad arruolare. I russi dicono di aver ingaggiato, fra reclute e volontari, quasi mezzo milione di uomini e affermano di volere un esercito di un milione e mezzo di persone. Ovviamente tenendo conto di tecnici, servizi e logistica il numero dei combattenti si riduce, inoltre il territorio russo è vastissimo e l’esercito deve coprire anche l’Artico e i confini sul Baltico.
Si è detto che l’aumento del PIL russo nel 2023 di più del 3 per cento sia dovuto solo all’aumento della produzione nel comparto militare industriale, ma questo viene contestato dai russi che ritengono tale aumento sia responsabile solo dell’1 per cento26. Le sanzioni, che continuano ad aumentare da parte di Biden e della Commissione europea, nel breve periodo hanno avuto soprattutto il risultato di far andare in recessione nell’ultimo trimestre del 2023 la Germania (seguirà l’Europa). Per parte loro, gli Stati Uniti mantengono una buona crescita economica27 ma sembrano in una situazione caotica politicamente e mancano ancora otto lunghi mesi alle elezioni presidenziali statunitensi…
Sul lungo periodo non sappiamo quanto tali sanzioni (anche secondarie, cioè che dovrebbero impedire a Paesi terzi di aiutare la Russia) avranno effetti negativi su un Paese il cui PIL è circa quello dell’Italia: molto dipende dal sostegno che la Russia avrà dalla Cina e dai paesi BRICS. Le sanzioni non hanno distolto Putin dal suo proposito, che non è quello di invadere l’Europa ma di ottenere un nuovo assetto securitario per essa che riconosca le preoccupazioni strategiche russe, dopo aver neutralizzato l’esercito ucraino e impedito alla Nato di estendersi ulteriormente.
Le guerre non si fanno, disse Clausewitz, per conquistare le città ma per neutralizzare gli eserciti avversari: questa lenta avanzata russa vuole indebolire l’esercito ucraino fino al collasso, che un comandante ceceno prevede per il settembre 2024. A questo scopo la collaborazione di Zelenskyj, che insiste per costanti contrattacchi ucraini anche quando una ritirata strategica è indicata, è stata preziosa.
Conflitti sulla legge per una leva generale (non ancora votata) continuano a Kiev nella Duma e potrebbero aver causato il licenziamento di Zalužhnyi che aveva richiesto mezzo milione di uomini (vista la crisi demografica 250 mila è una cifra più realistica) e che non si è lasciato allontanare facilmente. Egli ha l’appoggio dell’ex-presidente Petro Porošenko, del sindaco di Kiev e dei militari nazionalisti che secondo alcuni rappresenterebbero il 25 per cento dell’esercito.
La posizione di Zelenskyj, il cui mandato scadrebbe a maggio, si è molto indebolita, la sua popolarità è in caduta libera e un ‘cambio di regime’ a Kiev appare possibile.
La leva ucraina ora viene fatta a forza, ‘catturando’ uomini, soprattutto nei villaggi, e la corruzione (per evitare l’ingaggio) continua, accentuando lo scontento della popolazione, in particolare dei parenti dei soldati. Inoltre sia leva sia equipaggiamento e addestramento sono operazioni costose.
Nuova fase dopo la caduta di Avdiïvka: dove attaccherà l’esercito russo e come reagirà la NATO?
Uno dei motivi dei recenti successi militari russi è che gli ucraini sono costretti a spostare truppe e riserve nei punti di maggior pressione: al momento si dice che in direzione di Kupiansk siano arrivati più di 100 mila (?) soldati russi, ma potrebbe trattarsi di una finta e l’imminente attacco russo potrebbe avvenire in altre direzioni. Per fare un esempio, da Sumi, alla frontiera nord-est, i russi potrebbero nascondere nella foresta oltre il confine forze importanti. Certamente vi è una forte pressione russa in direzione di Liman, non distante da Kupiansk.
La storiella che la linea del fronte è stabile è una bugia: i russi continuano ad avanzare (vedi sopra) e l’esercito ucraino ha dato segni di cedimento: ha iniziato una ritirata disordinata da Avdiïvka a almeno un giorno prima dell’ordine di ritirata ufficiale quando ha compreso che la città era perduta (inclusi i soldati del reparto speciale terza divisione d’assalto, ex-Azov). Un maggiore controllo sulla rete ferroviaria e una migliore logistica permettono ai russi rotazioni di truppe e spostamenti rapidi sul lungo fronte di mille chilometri. Il controllo del cielo dell’aviazione russa cambia significativamente l’equilibrio delle forze, permettendo indisturbati lanci di missili e bombardamenti mirati. Il ministero della difesa russo non comunica i suoi piani ma sappiamo che la stagione del ‘mare di fango’ di primavera è alle porte e non pare il momento giusto per una grande offensiva, comunque non prima delle elezioni presidenziali russe a metà marzo. Le comunicazioni di Putin, Dmitrij Medvedev e di altri protagonisti fanno pensare ad un attacco in direzione di Kharkiv e Kiev, tanto più che vi sono truppe disponibili schierate sul confine bielorusso (creare una tenaglia nord-sud?), ripetutamente Odessa viene definita una città russa e questo suggerisce che ci potrebbe essere un attacco da terra e da mare sulla costa del mar Nero.
Si ritiene la Russia non abbia interesse ad entrare nella zona ovest, dove si trova l’antica L’viv (Leopoli) che ha forte identità ucraina e storicamente è culturalmente affine alla Polonia, Romania e Ungheria, salvo che truppe Nato, non passino la frontiera per un conflitto aperto con i russi. Le affermazioni di Jens Stoltenberg che gli aerei F16 (in arrivo a giugno 2024? O già pervenuti?) hanno il diritto di attaccare bersagli oltre la frontiera ucraina, insieme al fatto che dovranno per motivi tecnici28 partire da e atterrare in aeroporti Nato nei paesi vicini, Polonia a Romania, portano il russo Medvedev a dire che in tal caso i luoghi da cui partono gli F16 (in grado di portare ordigni atomici) che bombardano suolo russo saranno ritenuti dai russi bersagli legittimi. Le conseguenze potete immaginarle da soli.
Il panico nelle cancellerie europee è cattivo consigliere
Sorvoliamo per carità di patria sull’incontro dell’Unione Europea a Kiev, nell’anniversario del 24 febbraio 2022, con l’inizio della presidenza italiana, quando si doveva concretizzare il furto dei 260 miliardi della Banca Centrale russa immobilizzati in Europa (gli Stati Uniti d’America manderanno prima o poi avanti l’Europa per questo atto coraggioso) ma la resistenza della Banca Centrale Europea (BCE) lo ha dilazionato. Fermiamoci sull’affaire Taurus che sta diventando un serial appassionante. La mia fonte è il blog di Alexander Mercouris sul sito The Duran, dove alcune delle cose riportate sono supposizioni sulla base di indizi.
Primo atto: nel febbraio 2024 il parlamento tedesco ha votato contro l’invio all’Ucraina29 di missili a lunga gittata (Taurus, gittata superiore a 500 chilometri) che avrebbero permesso attacchi più in profondità nel territorio russo, pare molto probabile che gli ucraini ricevano presto missili a lunga gittata attacms. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è fortemente contrario all’invio dei Taurus perché questo richiederebbe la presenza di militari tedeschi in Ucraina, non essendo gli ucraini in grado di programmare e puntare tali missili. Implicitamente Scholz rivela che i missili a lunga gittata storm shadow inglesi e gli scalp-eg francesi (lancio da aerei) usati soprattutto contro la Crimea, richiedono la presenza in Ucraina di militari dei rispettivi paesi, il cui governo è furibondo per la rivelazione.
Secondo atto: Macron in una riunione europea convocata d’urgenza (a Parigi il 27 febbraio 2024) mette sul tavolo l’ipotesi di presenza ufficiale30 di truppe Nato in Ucraina per coprire il confine con la Bielorussia o fare scudo a Odessa. Scholz, il cui governo continua a rifornire per quel che può l’Ucraina, si dice assolutamente contrario ed esorta la Francia a mandare maggiori rifornimenti. Si dice che la relazione franco-tedesca stia peggiorando rapidamente.
Colpo di scena: viene pubblicato (3 marzo 2024) il testo di una conversazione telefonica (l’autenticità è confermata) fra alti ufficiali tedeschi (che dovrebbero intendersi di cybersecurity)31 che discutevano quante decine di missili Taurus fossero necessari per distruggere il ben difeso ponte di Kerč’ che unisce Russia e Crimea. Scholz, in visita a Roma, è apparso sorpreso. Il ministro della difesa Boris Pistorius (che si ritiene possa sostituirlo) potrebbe aver agito in autonomia in collusione con la Bundeswehr: non solo è probabile che vi siano ‘consiglieri’ Nato tedeschi in Ucraina ma forse potrebbero esserci anche missili Taurus. La coalizione del governo tedesco è indebolita e sempre più sotto attacco. La distruzione del ponte non avrebbe valore strategico poiché la Crimea è rifornita dal ponte di terra ma farebbe certamente imbestialire il Cremlino. La presenza di truppe Nato in Ucraina non farebbe gran differenza militarmente ma costituisce un’azione di guerra che ci fa precipitare verso una terza guerra mondiale. L’importante per gli Stati Uniti d’America è che l’Europa non cerchi di mediare con Putin: per farlo vi sono ancora canali diplomatici sottotraccia (detti ‘backchannels’).
La Nato è una mina vagante, non un garante della sicurezza europea
La Nato sta conducendo da febbraio, in tutti i paesi del nord Europa ad ovest dell’Ucraina e nell’Atlantico, una massiccia esercitazione con un totale di 90.000 uomini (Stead fast Defender 24) che finirà a maggio 2024, intesa a difendere l’Europa da un eventuale, molto improbabile attacco da est. Negli ultimi trecento anni la Russia ha subito numerosi tentativi di invasione, che iniziano con la confederazione polacco-lituana (fermata da Pietro il Grande a Poltava, Ucraina), continuano con la Francia di Napoleone e finiscono con Hitler: se ne deduce che attaccare militarmente la Russia, anche quando è debole, è una pessima idea. Idea che tuttavia circola e potrebbe essere attuata se vi fosse un collasso ucraino, economico e militare, che lasci il più vasto paese europeo alla mercè del Cremlino. Il problema che abbiamo (di cui i commentatori su internet parlano da due anni, ma solo oggi viene scoperto dai media ufficiali) a inviare forniture militari all’Ucraina32 è il risultato della pericolosa deindustrializzazione degli ultimi trent’anni e la conseguenza del fatto che il complesso militare industriale, che in Russia è statale, da noi si intreccia con i potentati della finanza e bada solo a far soldi a palate. L’Europa produce (forse) in un mese 33 mila proiettili, quanti gli ucraini usano (duemila al giorno) in 14 giorni, mentre i russi possono andare oltre i 10 mila proiettili al giorno. Gli Stati Uniti d’America hanno potuto raddoppiare la loro produzione mensile da 14 mila a 28 mila proiettili al mese33 perché la fabbrica statunitense è di proprietà statale, noi no. Nessuno si aspettava un lungo conflitto ma i russi avevano fabbriche che prevedevano la possibilità di aumentare in fretta la produzione34. Con arsenali svuotati ed eserciti inconsistenti (qualcuno già parla di ristabilire il servizio di leva) di certo l’Europa non si aspetta un attacco da est. Non siamo mai stati in grado, nel dopoguerra, di fare più che ritardare il progresso di un esercito russo, nell’attesa del Settimo Cavalleggeri, che cominciamo a sospettare sia stato smobilitato.35
Diceva Goebbels: basta convincere la gente che siamo sotto attacco e sarà disposta a fare la guerra. Per rilanciare una inutile e pericolosa corsa agli armamenti l’Europa deve mandare al macero quel poco di socialdemocrazia e stato sociale che sono sopravvissuti al neoliberismo. I risultati del riarmo36, se avremo le risorse necessarie, si vedranno solo fra diversi anni.
Le colombe non sono gradite (non mi riferisco al dolce pasquale)
Premetto che Putin potrebbe anche essere brutto, cattivo, sanguinario eccetera, eccetera, la Federazione russa nostalgica dell’impero zarista, tuttavia per amor dell’Europa e della ‘civiltà occidentale minacciata’ (da chi?) ci dovremmo sforzare di ristabilire un contatto con la realtà, a dispetto dei tentativi mediatici di creare un’illusione confortante.
La Russia non è governata da Putin singolarmente ma, come noi, da una vasta burocrazia. In Russia le forze dell’opposizione sono più nazionaliste e intransigenti di Putin, che molto a lungo ha cercato un accordo con l’Europa.
Sfortunatamente l’Ucraina non è un faro di democrazia e libertà37 ma, a questo punto, uno dei paesi più corrotti e pericolosamente nazionalisti in Europa. Questo gigante agricolo si è trovato alle frontiere i blocchi dei trattori dei paesi vicini (Polonia, Romania, Slovacchia), dove gli agricoltori rischiano di esser rovinati dal grano ucraino sottocosto, importato senza dazi nell’Unione Europea. In verità buona parte di questo grano (anche OGM) è prodotto da agribusiness degli oligarchi ucraini (il 10 per cento) e un altro 10 per cento dalle multinazionali che hanno affittato per cinquant’anni (arraffato) parte delle fertilissime terre ucraine e rischiano di rovinare i piccoli coltivatori ucraini.38
La realtà ha molte facce, sorprendenti e spesso sgradevoli. Il blog che cito alla nota 37 spiega in divertenti e terrificanti dettagli come l’Europa sia inerme militarmente e totalmente impreparata (in paragone con la situazione durante la guerra fredda) a entrare in un conflitto NATO-Federazione russa. La guerra, quella vera, ce la siamo proprio dimenticata, ma possiamo fare un ripasso guardando le ultime notizie.
Spendiamo collettivamente in Europa per i nostri eserciti da parata quasi quanto spendono gli Stati Uniti per il loro possente apparato militare. Sarebbe certamente sensato unire le risorse e coordinarci in un esercito europeo che sia in grado di proteggerci, si fa per dire, da un attacco tunisino Siamo manipolati invece da una campagna terroristica39 (Financial Times in testa) tesa a trascinare l’Europa in una guerra con la Russia senza motivi ed interessi reali se non la sopravvivenza delle attuali élites dominanti europee ed americane.
La parola pace o trattative di pace, persino la parola tregua sono diventate sospette, il massimo che gli Stati Uniti d’America propongono per il massacro in Gaza è
‘una pausa umanitaria al momento opportuno’,
a costo di essere oggetto di vilipendio globale. Non vi sono solo gli ostaggi di Hamas, anche il popolo ucraino è ostaggio dei suoi alleati, lo sono anche il governo di Kiev e i suoi militari.
Una leva generale in Ucraina è imminente40, ma in assenza delle necessarie forniture belliche, che non riusciamo a produrre o comprare, recluta solo futuri cadaveri.
Una pace giusta? Trovatemela una pace giusta nelle pieghe della storia. Facciano una pace possibile, come era possibile un accordo con la NATO e un trattato fra Kiev e Mosca nell’inverno 2022.
Ci mettiamo invece d’accordo fra di noi e offriamo un documento all’avversario indicandogli il posto dove firmare: guardi signor Putin, basta solo che firmi qui, una resa incondizionata e un ritiro ai confini del 199141. Come, risponde di no? Putin afferma dal 2007 che la Russia non può accettare che l’Ucraina entri nella NATO (anche se ora vi è dentro fino al collo!) ritenendo che ciò pregiudichi la sicurezza del suo paese, né ha motivo per acconsentire ad un cessate il fuoco, ma ripete di essere disponibile a negoziati ‘realistici’.
Le condizioni messe dalla Russia saranno dure (con o senza Putin), a Kiev, dove ci sono persone che rischiano la pelle, lo sanno bene. Più durerà la guerra, più dure saranno queste condizioni.
Ricordo che nel 2022 Scott Ritter, ex-marine e analista militare, argomentava che la Russia doveva con decisione impadronirsi di una parte significativa dell’Ucraina o avrebbe vinto la guerra ma strategicamente la avrebbe persa: doveva avere sicurezza sul confine bielorusso (a rischio di attacco polacco), assicurarsi un’Ucraina neutrale e controllare l’intera costa del mar Nero se voleva proteggere la sua flotta. Disse in aggiunta che avrebbe bisogno di un buffer (uno spazio di protezione) per la frontiera russo-ucraina a oriente tanto largo quanto era la gittata dei missili in possesso dell’Ucraina! Prima o poi ci si siederà a trattare e si vedrà che la controparte ha perso la fiducia nelle nostre affermazioni e ritiene, non a torto in base alla sua esperienza con gli accordi di Minsk e le promesse NATO, che i trattati che firmiamo non valgono la carta su cui sono scritti. Perciò i negoziati saranno ancora più difficili, mentre altri milioni di profughi ucraini si riverseranno in Europa!
Altri ritengono che il conflitto, dopo il cessate il fuoco, resterà congelato, covando sotto le ceneri.
Le classi dirigenti dei nostri Paesi, per loro gravi limiti e per trovarsi nell’occhio del ciclone della storia, sono prese dal panico, potrebbero scivolare giù dal burrone che si rifiutano di vedere e noi con loro.
Le mie fonti
Le principali fonti che io leggo sulla guerra in Ucraina sono le seguenti. QuotidianI: Le Monde, South China Morning Post, The Telegraph, The Financial Times, The Washington Post. Global Times, pubblicazione semiufficiale del partito comunista cinese, è utile per capire la posizione cinese, seguo inoltre l’emittente tedesca (in inglese) Deutsche Welle (DW) e l’agenzia di notizie russa Tass. Siti di analisi militare: Military Summary (Dima, filo russo), institute for the study of war(ISW): fonte USA, neoconservatori, Alexander Mercouris (the Duran, sito britannico alternativo) e l’italiano Analisi difesa. Su YouTube: Scott Ritter e Colonel McGregor (analisi militare), Michael Hudson e Jeffrey Sachs (economisti), Prof. Glenn Diesen, che ha recentemente pubblicato il libro The Ucraine War and the Eurasian World Order, Clarity Press, 2024. Blogs in substack.com: Roberto Iannuzzi, Seymour Hersh, Aurelien, Trying to understand the World (alcuni testi sono tradotti in italiano) e Simplicius the Thinker. Seguo il mensile italiano di geopolitica Limes e il blog americano alternativo di economia e politica Naked Capitalism (Yves Smith).
- Tradotto dall’inglese dell’autrice dal sito https://www.goodreads.com/quotes/11615596-the-wars-will-end-and-the-leaders-will-shake-hands ↩︎
- La Russia, sottoposta a sanzioni economiche statunitensi fin dall’annessione della Crimea nel 2014, aveva potuto mitigarne le conseguenze: uscendo da swift per gli scambi con l’Iran, Rosneft adottando l’euro come valuta di riferimento per la vendita del petrolio a fine 2019 e la Banca Centrale russa riducendo le sue riserve di dollari. ↩︎
- Viene acquistato dall’Iran il diritto di fabbricare, in Kazakstan, droni chiamati Geran 2, simili agli shahid136 iraniani. ↩︎
- La cittadina (che insieme a Kramatorsk e Slaviansk vide nel 2014 l’inizio della secessione armata del Donbass, non è molto fortificata in confronto alle massicce difese di (andando da nord a sud sul fronte di Donetsk) di Bakhmut (Artemivsk per i russi), Avdiïvka, Marinka e Vugladar. A volte anche piccoli villaggi strategici sono stati fortificati. ↩︎
- Ritengo che chi ha minacciato di farlo (Joe Biden) di fronte a un attonito Olaf Scholz sia il responsabile di questo attacco. Non era mai accaduto prima e questo evento ha sdoganato attacchi a infrastrutture sottomarine. ↩︎
- Il sabotaggio della diga ucraina di Nova Kakhovka nel giugno 2023 ha avuto come conseguenza un disastro ecologico per il mar Nero, dove sbocca il fiume Dnepr. Ritengo che il crollo sia stato conseguenza, diretta o indiretta, dei ripetuti bombardamenti della diga da parte ucraina. ↩︎
- Nessuno parla dei gravi danni ecologici che le numerose guerre in corso causano necessariamente. ↩︎
- Per il Cremlino esse ora sono territori russi a tutti gli effetti. ↩︎
- La legge russa proibisce l’uso di coscritti al fronte se non vi sia una guerra dichiarata. ↩︎
- www.youtube.com/@DavideMontigelli. ↩︎
- Le cifre ufficiali delle vittime di entrambe le parti nel conflitto del Donbass (2014-2022) danno 14 mila morti, di cui 3.400 civili.(fonte wikipedia War in Donbass). ↩︎
- Fu gentile da parte degli ucraini informare i russi con anticipo di mesi sulla direttrice dell’offensiva, cui poterono prepararsi… ↩︎
- Spesso con militari dei paesi (vestiti da mercenari) Nato ai pezzi di artiglieria più complessi, alle postazioni contraeree e ai reparti d’assalto. I veri volontari sono tornati a casa dopo aver sperimentato le dure condizioni di una guerra di droni e artiglieria pesante. Nel Donbass si contano volontari italiani da entrambe le parti. ↩︎
- Per mesi, gli ucraini di stanza a Kherson hanno mantenuto un avamposto a Klinky, sulla riva est del Dnepr, utilizzando come basi le isole nel fiume (dove troviamo circa 200 ucraini) nonostante le difficoltà per portare rifornimenti e i massicci bombardamenti dei russi. A fine febbraio 2024 i russi hanno eliminato la testa di ponte ucraina di Klinky, e ritengono che gli ucraini abbiano perso per questa operazione 3.400 uomini. ↩︎
- Modalità analoghe sono usate dagli ucraini quando attaccano la Crimea a partire da Odessa, con iniziale ‘finta’ a base di droni che impegnano i radar e la contraerea russi, seguiti da ben più pericolosi missili. ↩︎
- A volte attribuiti a fantomatici gruppi russi di resistenza armata al regime di Putin. ↩︎
- Solitamente queste notizie vengono confermate con foto o video, i russi hanno smentito perdite di alcuni aerei. ↩︎
- Si tratta di bombe ordinarie munite di strumento che le fa giungere precisamente al bersaglio. Su Avdiïvka sono state così utilizzate 200 tonnellate di tritolo. ↩︎
- I russi affermano di ricavare tali numeri da comunicazioni ucraine intercettate. ↩︎
- Insieme con l’agenzia di stampa MediaZona, che ha lasciato la Russia e si è rifugiata in un Paese baltico. ↩︎
- Voglio sperare che le voci circolanti sulla stampa ufficiale statunitense secondo cui l’Ucraina avrebbe scorte di munizioni solo fino a fine marzo 2024 siano un tentativo di far pressione sui repubblicani perché rendano disponibili detti 61 miliardi di dollari, per un anno. I repubblicani hanno la maggioranza alla Camera. ↩︎
- Il 20 per cento del territorio ora annesso alla Russia era la fonte del 40 per cento del PIL ucraino. ↩︎
- Lo stesso Euroclear belga (ente bancario privato) che custodisce gli asset della banca centrale russa ha considerevoli somme depositate nella sua filiale in Russia, che potrebbero essere espropriate, causandone la bancarotta, si veda Julia Payne e Jan Strupczewski “EU unlikely to confiscate Russian central bank assets-officials”, Reuters 23 gennaio 2024. Vero è che gli Stati Uniti hanno confiscato ‘per scopi umanitari’ diversi miliardi dell’Afghanistan ‘custoditi’ negli Stati Uniti d’America. ↩︎
- Sam Skove, “In race to make artillery shells, US, EU see different results”, in defenseone.com, 27 novembre 2023. ↩︎
- Star Magazine, “Chi produce munizioni in Europa”, The Economist 28 febbraio 2024. ↩︎
- L’aumento della domanda ha causato in Russia un’inflazione attualmente sopra il 7 per cento. Si veda anche la programmazione economica russa descritta nel discorso di Putin del 7 marzo 2024 nella piattaforma The Duran a firma Eric Zuesse. ↩︎
- I ‘soldi lanciati dall’elicottero’ (helicopter money) dell’amministrazione Biden con l’Inflation Reduction Act (IRA), potrebbero cessare improvvisamente se fosse eletto Donald Trump. ↩︎
- Hanno bisogno di piste intatte, non possono decollare o atterrare da piste bombardate. L’aviazione russa con il controllo dello spazio aereo che ha può bombardare le piste in Ucraina, e, a pensarci bene, anche nei paesi vicini. ↩︎
- Stranamente su proposta della CDU oggi all’opposizione, i partiti di governo hanno votato contro. ↩︎
- In maniera non ufficiale truppe francesi e della Nato stanno combattendo, e morendo, sul fronte e nel paese. ↩︎
- Non è chiaro come sia caduta in mano ai russi che la hanno pubblicata, forse gliela hanno data i cinesi. ↩︎
- Stati Uniti d’America, Germania (forse anche Italia) non esitano a fornire armi all’esercito israeliano. ↩︎
- Federico Petroni, Giacomo Mariotta ‘L’impero senza proiettili’ su Limes, 18 maggio 2023. ↩︎
- Dopo aver promesso un milione di cartucce l’Europa ha consegnato all’Ucraina meno della metà. ↩︎
- Aurelien, substack blog, ‘You and whose Army? NATO would do well to stay out of Ucraine’ in data 1 marzo 2023’. ↩︎
- I proclami di Scholz sul riarmo tedesco, molto tedesco, sono restati lettera morta. ↩︎
- Mascia Gessen, ’La democrazia muore in guerra’, traduzione su Internazionale del 23 febbraio 2025 (1551/31) dell’articolo ‘Ukraine’s democracy in darkness’ apparso sul New Yorker 29 gennaio 2024. ↩︎
- Una legge del marzo 2020 permette vendite della terra (proibite dall’anno dell’indipendenza, 1991) agricola, permette a stranieri di comperare solo terreni edificabili, ma le società potrebbero essere in grado di comprare terreni agricoli dal 2024. La cancellazione del divieto di vendere la terra era uno dei requisiti per ricevere un prestito dallo IMF. Lunga vita al Fondo Monetario Internazionale! ↩︎
- Simplicius the thinker in substack ‘New War Drums Chill Europe with renewed “Putin’s Invasion” Fears’. 16 gennaio 2024. ↩︎
- Si intende chiamare alle armi anche uomini ucraini rifugiati all’estero, la proposta di reclutare donne è stata bocciata; in realtà combattono già battaglioni di donne. ↩︎
- Il cosiddetto piano di pace di Zelens’kyj. ↩︎
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