POLIS, AGRIGENTO – PORTO EMPEDOCLE
Preoccupato ma combattivo e tutt’altro che scoraggiato, il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè, si dichiara “pronto a rinunciare al titolo di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025 se la città dovesse essere ancora irrimediabilmente attanagliata dalla crisi idrica”. Lo fa in occasione dell’assemblea dei sindaci dei comuni che fanno parte di AICA l’Azienda idrica dei comuni agrigentini, convocata “con urgenza” per discutere le possibili soluzioni da adottare per contrastare quella che ormai in tutta la Sicilia è una vera e propria emergenza. Nell’Isola manca l’acqua, non piove più e siamo ad Aprile.
L’anno si preannuncia caldissimo, il più caldo di sempre e il meno caldo dei prossimi anni. Mentre dI fronte all’emergenza il Prefetto Filippo Romano avanza l’ipotesi di requisire i pozzi privati il sindaco Miccichè pensa al mare, e a come “rendere utilizzabile il bacino d’acqua più ampio a nostra disposizione. Quindi a come ripristinare i dissalatori lungo la costa, Porto Empedocle ad esempio”. Sulla stessa linea la Regione Sicilia, con la dovuta prudenza e tenendo conto che ripristinare i dissalatori e potenziare gli impianti esistenti necessita di tanti soldi e ha tempi di realizzazione lunghi vista l’emergenza. Quindi nell’immediato serve razionalizzare le risorse, partendo dai pozzi, come dice il prefetto. E risparmiare acqua più che si può.
L’intervento di Miccichè spiazza e riporta il tema alla sua urgenza: la situazione è critica per davvero: da Palermo il governo regionale chiede al Consiglio dei ministri lo stato di emergenza nazionale per la crisi idrica in Sicilia, non solo ad Agrigento, storicamente abituata a combattere con la mancanza di acqua, tra cisterne sui tetti, corsa alle fontane e razionamenti vari.
La siccità di quest’anno e dell’anno appena passato, con punte di 52 gradi da record assoluto ha radicalmente peggiorato una situazione che era già precaria. Nonostante i tentativi, gli investimenti e gli sforzi fatti negli ultimi decenni. A Porto Empedocle, ad esempio c’è un dissalatore costato milioni di euro e fermo da dodici anni. L’impianto si può riattivare, tra l’altro con una tecnologia disponibile molto differente, dopo la scelta di abbandonarlo per gli alti costi di produzione di acqua e di gestione.
Settimio Cantone presidente di AICA, in prima linea sul fronte dell’emergenza, prova a guardare oltre: “serve dare risposte ora e subito ai cittadini, alle imprese e al territorio, ma serve lavorare per una fase nuova, usando la tecnologia che c’è e cogliendo le opportunità offerte dalla innovazione digitale. Penso alla desalinizzazione dell’acqua del mare, combinata con gli strumenti per produrre energia pulita e a basso costo. E penso alle tecnologie che consentono di risparmiare acqua in agricoltura o nell’uso domestico. Dobbiamo agire nel presente guardando al futuro. Gli strumenti ci sono.”
Gli interventi urgenti sulle reti di distribuzione e sui sistemi di approvvigionamento idrico partire dall’ammodernamento degli impianti di dissalazione dismessi, Porto Empedocle, Trapani e Gela valgono secondo la Regione 130 milioni di euro più altri 590 milioni di euro per le attivita a medio termine.
“Oggi l’Italia” ci dice Cantone, “ricava solo lo 0,1% dei suoi prelievi idrici dalla desalinizzazione. Il surriscaldamento del Pianeta, al di là del dibattito sulle cause, è un dato, soprattutto nella nostra Isola ma in generale in tutta l’Italia ogni estate si ha un nuovo record di temperatura massime. Se contestualmente diminuiscono le precipitazioni nei mesi più freddi allora la capacita di produrre acqua dolce è fondamentale ed utile per qualsiasi scopo. Si può ridurre il consumo dell’acqua che viene usata in Italia per fini agricoli ed irrigare i campi con il precision farming o il recupero delle acque reflue, ma la produzione, la tecnologia e il risparmio di acqua stanno assieme. Occorre certamente implementare il servizio di manutenzione delle reti idriche, ma occorre preparasi al fatto che la desalinizzazione è ormai necessaria, esattamente come fanno in Spagna, in Australia, in California o a Dubai. Oppure a Taranto”, Tanto per dire.
PS: I dissalatori di ultima generazione utilizzano la tecnica dell’osmosi inversa che consiste nel passaggio dell’acqua salata in filtri che ne trattengono le molecole saline e le impurità. Questi nuovi dispositivi consumano un decimo dell’energia dei vecchi impianti.
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