“Dobbiamo stare seduti” … “Dobbiamo stare seduti” … Questo lo slogan che ha caratterizzato lo spettacolo ancora in corso al teatro Argentina di Roma “COSÌ È SE VI PARE” di Luigi Pirandello con la regia di Luca de Fusco quasi a voler sottolineare l’assetto giudicante che il regista ha voluto dare agli attori dell’opera teatrale.
Pirandello non ha bisogno di spiegazioni in modo particolare per questo tipo di performance laddove si lascia allo spettatore la piena libertà di interpretazione a cominciare dal titolo stesso dell’opera.
Il regista, in sintonia con l’autore e rispettando i suoi principi riguardo alla rappresentazione del teatro nel teatro, ha inscenato, grazie anche alla scenografia, una sorta di processo nel quale gli attori seduti in poltrone simili a quelle di una tribuna, appunto teatrale, si assumono il compito di giudicare, in base alle loro sensazioni, i soggetti in questione quali la signora Frola e il signor Ponza, rispettivamente suocera e genero. Il loro comportamento si addice più ad una sitcom che non ad una seduta processuale; infatti, personaggi della vicenda appartengono allo stesso complesso abitativo il loro comportamento piuttosto ambiguo induce i giudicanti a scoprire la verità circa il rapporto che intercorre tra di loro.
La vicenda, in breve, racconta di una famiglia da poco trasferitasi che vive un ménage piuttosto insolito. Infatti la signora Frola, la madre, non può vedere la figlia se non dalla finestra dal momento che il marito, e quindi il genero, non vuole che madre e figlia si incontrino di persona. L’una, interrogata dai condomini, sostiene che il genero è pazzo perché pensa che la moglie, quindi la figlia, sia morta ed è convinto di avere sposato un’altra donna; in risposta e a sua volta, il genero sostiene che la suocera è pazza, dal momento che la figlia, e quindi la prima moglie morta, è ancora viva. Chi dei due è pazzo? La sete di verità, o meglio la necessità di dare una svolta definitiva alla vicenda, fa da catalizzatore: Essi non avranno scrupoli di nessun genere e ricorreranno a qualsiasi stratagemma pur di quietare la loro curiosità, ammantata di falsa solidarietà. In tutta franchezza credo che dietro questa apparenza di voler a tutti i costi arrivare alla verità si nasconda piuttosto una forma di pettegolezzo, un atto di prevaricazione e di invadenza nella vita degli altri, violentando così la loro privacy e calpestando i loro sentimenti per guardare dal buco della serratura. Il pettegolezzo una volta aveva un altro senso. Quando vi erano i cortili e si viveva una vita di gruppo il vituperato pettegolezzo faceva parte del quotidiano; ci si informava della condizione del dirimpettaio, si condivideva il bene e il male, in una parola si parlava o si sparlava ma in fondo ci si aiutava. Oggi con la vita frenetica tra lavoro, casa, figli ed altro non vi è più la possibilità di condividere parte del proprio tempo con gli altri cosicché abbiamo sostituito il sano pettegolare con il gossip che in parte soddisfa il nostro desiderio innato di condividere qualcosa con qualcuno con la differenza che detta condivisione ora è virtuale. Infatti noi gossipiamo (perdonatemi questo neologismo) argomentando le vicende dei vari personaggi delle nostre beneamate fiction che le TV elargiscono, per cui non sappiamo nulla del nostro vicino ma tutto o quasi dei vari personaggi virtuali che sono entrati a far parte della nostra vita. Assurdo ma vero! Come siamo lontani da quell’immagine che ci ha accompagnato durante i nostri studi scolastici e che mi piace ricordare: “siede con le vicine sulla scala a filar la vecchierella incontro là dove si perde il giorno e novellando vien …..” non vi è rammarico nel ricordare ma consapevolezza che il tempo passa e con esso cambiano le nostre abitudini, restano però nel nostro inconscio determinate esigenze che in qualche modo trovano poi la loro soluzione!
Il processo va avanti per novanta minuti senza tregua ma il finale a sorpresa non risolve il problema, pertanto, il quesito rimane irrisolto lasciando il pubblico nell’eterno sconcerto.
Qual è la verità? Così è se vi pare.
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