Ma Israele scalpita nonostante il coro di inviti alla moderazione 1
Tredici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Giampiero Gramaglia
Giornalista,
co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles
Giampiero Gramaglia a cinque giorni dal massiccio attacco iraniano respinto dalla contra-aerei israeliana fa il punto sulla situazione dopo le intense attività diplomatiche di questi giorni. Nell’articolo “Botta e risposta fra Israele e Iran: il Mondo chiede che ci si fermi qui. Ma Israele scalpita nonostante il coro di inviti alla moderazione”, l’ex direttore dell’Ansa riferisce di quella che definisce “La diplomazia dei consulti un po’ sterili e ripetitivi” e della “massima l’allerta anti-terrorismo” in tutte le grandi capitali non solo occidentali “mentre – ricorda Gramaglia – l’esercito russo continua ad avanzare sul fronte ucraino” prima di interrogarsi e fare alcune supposizioni in merito alla risposta di Israele all’attacco iraniano, invitando altresì i nostri lettori a non dimenticare che a Gaza […] le operazioni militari israeliane continuano, mentre la tensione si alza in Cisgiordania”, prima di ricordare in conclusione che “Le forze armate israeliane preparano l’operazione militare a Rafah, nonostante l’ostilità americana. Per Netanyahu, squadre di fondamentalisti sono in quella zona e non dare loro battaglia vanificherebbe la campagna nella Striscia. Per Biden, l’approccio del premier “è un errore”: ‘Non sono d’accordo con quello che fa‘”.
19 aprile 2024
Una mappa dell’attacco a Israele della notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile 2024 e gli spazi aerei chiusi (Fonte: Il Messaggero)
Quasi 500 camion di aiuti umanitari, viveri, medicinali, generi di prima necessità, sono transitati, mercoledì 17 aprile, dai valichi tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, a Rafah e a Kerem Shalom, e altri aiuti sono stati paracadutati, in coordinamento tra Egitto, Giordania e Stati Uniti. Ma, avverte la Mezzaluna Rossa, che fa il punto dell’assistenza umanitaria ai civili palestinesi, è ancora poco per assicurare condizioni di vita accettabili alla gente di Gaza, circa due milioni di persone che ora rischiano d’essere lasciata al proprio destino perché il Mondo si distrae da loro e guarda a Iran e Israele, paventando nuove tensioni su quel fronte.
Onu, Stati Uniti d’America, Unione europea, il Papa: gli inviti alla moderazione sono un coro, perché Israele e Iran si fermino qui, dopo la provocazione israeliana e la reazione iraniana. Risultato: il botta e risposta tra Israele e Iran non sembra destinato ad avere seguiti immediati; ma nessuno abbassa la guardia, anche se nessuno intende rilanciare subito l’escalation.
Israele morde il freno. Il governo dice:
“Faremo loro pagare un prezzo come e quando ci conviene”.
I militari confermano: una risposta ci sarà, ma
“per il momento non intendiamo estendere le nostre operazioni militari”
– parole del portavoce dell’Esercito Daniel Hagari -. E, dentro il governo e nell’opposizione, ci sono differenze su come rispondere all’Iran senza innescare l’escalation.
Quanto ai responsabili iraniani, dichiarano chiuso il conto, almeno a questo stadio. La ritorsione della notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile era puntata solo su obiettivi militari israeliani, senza coinvolgere interessi statunitensi e/o occidentali. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani dice:
“Le forze armate iraniane hanno agito in modo responsabile e professionale e hanno colpito solo obiettivi militari israeliani: i nostri attacchi aerei contro Israele si basavano sullo Statuto dell’Onu; erano necessari, legittimi e proporzionati al recente attacco israeliano al nostro consolato in Siria”.
Gli alleati di Israele si sforzano di allontanare la Regione dal baratro d’un allargamento del conflitto ad altri attori, dopo oltre sei mesi di guerra fra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, innescata dalle incursioni terroristiche di Hamas in territorio israeliano il 7 ottobre. Alle circa 1200 vittime, più quasi 300 ostaggi, di quel giorno d’indicibile orrore, se ne sono aggiunte 34 mila palestinesi, secondo i responsabili della Sanità a Gaza. E le preoccupazioni di ulteriori escalation sono grandi.
Israele – Iran: la diplomazia dei consulti un po’ sterili e ripetitivi
L’attacco dell’Iran a Israele, diretta e scontata conseguenza del bombardamento israeliano, il 1° aprile, del consolato iraniano di Damasco – 14 le vittime -, rimette in moto la diplomazia un po’ sterile e ripetitiva dei consulti al massimo livello. Domenica 14 aprile, ci sono state una riunione d’urgenza del G7, suggerita dagli Stati Uniti d’America e convocata dall’Italia, che ha la presidenza di turno del Gruppo dei Grandi, e una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La delegazione iraniana ha chiarito che Teheran non vuole “impegnarsi in un conflitto” con gli Stati Uniti, ma si riserva di “rispondere” a eventuali operazioni militari americane. Quella israeliana ha chiesto “tutte le sanzioni possibili” contro l’Iran: difficile che ne decida l’Onu, probabile che ne adottino il G7 e l’Unione europea. L’Onu discute l’ammissione della Palestina come Stato membro a parte intera – attualmente, è osservatore -. I ministri degli Esteri dei 27 hanno fatto martedì 16 aprile un consulto straordinario. Il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha pubblicato una dichiarazione di condanna dell’attacco iraniano. E il tema è sull’agenda dai Capi di Stato e/o di governo dei 27, che si sono incontrati a Bruxelles il 17 e 18 aprile e che dovrebbero concordare un appello a Israele perché mostri moderazione. Per un analista del think tank Usa Council on Foreign Relations, Ray Takeyh, questo è il momento di maggiore rischio di allargamento regionale del conflitto dallo scoppio delle ostilità. Maria Luisa Fantappié, dell’Istituto Affari Internazionali, nota:
“Israele e Iran non vogliono entrare in un conflitto aperto. Tuttavia, gli scambi di fuoco potrebbero condurci a questo sviluppo. L’Unione europea deve guardare agli Stati arabi della Regione, in particolare ai membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, come alleati per aiutare a sventare questa possibilità”.
Ma la diplomazia occidentale nella Regione è più americana che europea.
C’è chi pensa che la reazione iraniana all’attacco israeliano abbia rafforzato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, messo sotto pressione dal presidente statunitense Joe Biden e da molti altri leader occidentali per la guerra a Gaza e cui ora è più difficile rifiutare aiuti. Il Washington Post osserva che il confronto Iran-Israele “allontana l’attenzione da Gaza”. Per Stefano Feltri, l’azione iraniana è “una prova di debolezza” del regime di Teheran:
“La pioggia di missili su Israele è il prezzo pagato dagli ayatollah ai pasdaran per mantenere il potere, nonostante lo scontento verso il regime”.
Chiaro ed esplicito il cancelliere tedesco Olaf Scholz:
“L’Iran deve archiviare questa aggressione… Il nostro consiglio è che anche Israele partecipi alla de-escalation”.
Ma, naturalmente, vi sono pure prese di posizione più bellicose di quelle dilatorie. L’ambasciatore d’Israele a Roma Alon Bar avverte:
“Finché non troveremo un modo di fermare l’Iran il rischio d’escalation esisterà”.
“Se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto forte”
– fa sapere il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian –.
Le alternative d’azione israeliane possono essere: un attacco sull’Iran, colpendo, ad esempio, installazioni nucleari; un attacco su milizie sostenute dall’Iran nella Regione; operazioni mirate contro interessi e/o personalità iraniani nel Mondo. Teheran minaccia, come risposta, di usare “un’arma mai vista”.
Israele – Iran: massima l’allerta anti-terrorismo mentre l’esercito russo continua ad avanzare sul fronte ucraino
Innescata dalla guerra a Gaza e innalzata dopo l’attentato dell’Isis a Mosca del 23 marzo, resta massima l’allerta anti-terrorismo, anche in Italia, con un aggiornamento degli obiettivi sensibili tenuti sotto controllo. Si riunisce al Viminale il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, presenti i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence; e si riuniscono le commissioni Esteri di Camera e Senato, con i ministri degli Esteri e della Difesa Antonio Tajani e Guido Crosetto.
A Parigi, si preparano piani alternativi per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, se i rischi fossero eccessivi per la sfilata sulla Senna di barconi con atleti e delegazioni prevista il 26 luglio: una cerimonia “limitata al Trocadéro” o “riportata all’interno dello Stade de France”. Dei “piani B e C”, parla il presidente francese Emmanuel Macron, che chiede aiuto al presidente cinese Xi Jinping “per avere una tregua olimpica” durante i Giochi – Mosca è fredda in merito -; e giudica, come molti, “sproporzionata” la risposta dell’Iran a Israele.
Contro l’Iran, nella percezione dell’Occidente, gioca l’appoggio del regime di Teheran alla Russia nell’invasione dell’Ucraina: quelli lanciati su Israele e intercettati sono gli stessi droni che ogni notte la Russia lancia sulle città ucraine, danneggiando le infrastrutture energetiche e uccidendo civili. E’ quello che il Washington Post considera
“il drammatico allineamento di Russia, Cina, Iran e Corea del Nord”.
Kiev ammette che la situazione è “tesa” sul fronte orientale: l’esercito russo, in superiorità numerica, continua ad avanzare. Gli aiuti militari statunitensi all’Ucraina sono tuttora bloccati, mentre Mosca continua ad avere accesso a “componenti critici necessari per produrre missili e droni”, da parte dell’Iran e della Cina, constata il presidente Volodymyr Zelens’kyj. La Germania manda Patriots; Stati Uniti e Regno Unito colpiscono la Russia con ulteriori sanzioni; ma non basta.
Israele – Iran: le conseguenze di quanto accaduto nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile
Abbiamo ricordato nell’ultima corrispondenza come l’ondata di missili e droni iraniani abbia tenuto il mondo intero con il piatto sospeso nonostante le efficaci difese antiaeree israeliane. Nel corso dell’attacco gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia hanno contribuito a intercettare gli ordigni iraniani; e anche la Giordania ha protetto il proprio spazio aereo. A conti fatti, l’impatto dell’attacco è minimo. […] Prima dell’attacco, sempre sabato, i pasdaran iraniani avevano sequestrato nello stretto di Hormuz una nave container: il mercantile Msc Aries batte bandiera portoghese, ma è legato, dice l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, alla compagnia Zodiac Maritime, sede a Londra e proprietà israeliana. Sulla Aries, ci sono 25 marinai, 17 sono indiani: un’ennesima azione contro la libertà di navigazione diretta conseguenza della situazione a Gaza. Dove le operazioni militari israeliane continuano, mentre la tensione si alza in Cisgiordania.
Netanyahu promette di vendicare l’uccisione di un ragazzo israeliano di 14 anni, durante scontri tra palestinesi e coloni, sostenuti dall’esercito, nel villaggio di al-Mughayyir. Dal 7 ottobre, oltre 460 palestinesi sono stati uccisi da fuoco israeliano nei Territori, la maggior parte in scontri aperti da incursioni dell’esercito o da provocazioni di coloni. Dal Libano, Hezbollah continua a lanciare razzi sul Nord di Israele.
Le forse armate israeliane preparano l’operazione militare a Rafah, nonostante l’ostilità americana. Per Netanyahu, squadre di fondamentalisti sono in quella zona e non dare loro battaglia vanificherebbe la campagna nella Striscia. Per Biden, l’approccio del premier “è un errore”:
“Non sono d’accordo con quello che fa”,
aveva detto prima dell’attacco iraniano. Le trattative per una tregua e per la liberazione degli ostaggi paiono adesso “a un punto morto”: i familiari degli ostaggi accusano il governo di non fare abbastanza per salvarli; e Hamas sostiene di non sapere dove siano e se siano ancora vivi tutti gli ostaggi che dovrebbero ancora essere in suo possesso, un centinaio.
La guerra ha sempre episodi atroci. Nella seconda settimana di aprile, tre figli e quattro nipoti del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh sono stati uccisi in un raid aereo israeliano mirato, che ha ulteriormente complicato i negoziati: i tre stavano celebrando, come da tradizione, la fine del Ramadan. Haniyeh dice che l’uccisione dei suoi figli renderà Hamas “più ferma nei suoi principi”.
E il Washington Post ricostruisce la sorte di un team di paramedici palestinesi che avevano avuto via libera dall’esercito israeliano per salvare una bambina di 6 anni ferita a Gaza: il loro convoglio – un veicolo e un’ambulanza – viene colpito e loro muoiono tutti. La ricostruzione del giornale smentisce la versione ufficiale israeliana, che nega responsabilità dei militari israeliani.
- Scritto tra il 16 e il 17 aprile 2024 per The Watcher Post, https://www.giampierogramaglia.eu/2024/04/18/israele-iran-botta-e-risposta/ ↩︎
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