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Turati, Gramsci, e la “dittatura proletaria senza quasi proletariato”

Un contenzioso infinito

Prendendo spunto dalla pubblicazione recente di una tesi discussa quasi sessant’anni or sono nel 1966 da Orazio Niceforo dedicata a I Socialisti e la rivoluzione bolscevica (1917-1919) Salvatore Sechi nel saggio “Turati, Gramsci, e la “dittatura proletaria senza quasi proletariato” ripercorre quello che nell’occhiello definisce “un contenzioso infinito”, sia politico sia storiografico, fra i riformisti e le altre correnti, in primis massimalisti e ordinovisti, in seno al socialismo italiano, in merito alla percezione della rivoluzione russa, che porterà alle due scissioni e la nascita a Livorno nel gennaio 1921 del Partito Comunista d’Italia e nell’ottobre 1922 del Partito socialista Unitario. Sechi, dopo aver rievocato il clima all’interno del quale si svolse la discussione della tesi di laurea di Niceforo, rievoca le varie posizioni assunte via via dai protagonisti in sei corposi paragrafi dedicati a “Il fatalismo e la violenza a carico del Psi”, “Il dissenso dei socialisti”, “Turati e la Russia”, “Rodolfo Mondolfo la testa teorica del riformismo socialista”, “Gramsci volta le spalle a Marx”, “Gramsci e il giacobinismo dei bolscevichi” e “Dopo il delitto Matteotti, anche Piero Sraffa contrasta Gramsci”.

  1.  Cfr. Brigitte Studer, The Transnational World of the Cominternians, Basingstoke-New York, Palgrave Macmillan, 2015, 236 p. Puntualizzazioni opportune sul rapporto centro-periferia nel funzionamento del Comintern, sul dibattito interno fino a Stalin, sulle articolazioni statuali  e la loro relativa autonomia sono state fatte in primo luogo da Aldo Agosti e di recente in maniera quasi esaustiva  da Leonardo Pompeo D’Alessandro, Il Comintern, pp. 35-54, nel volume a più voci curato da Silvio Pons, Il comunismo italiano nella storia del Novecento, Roma, Viella, 2021, 664 p.   ↩︎
  2.  Rimando al saggio di uno studioso senza patemi d’animo politici quando scrive di storia: Andrea Graziosi, “Vittorio Foa e la sinistra italiana 1933-2008”, Il mestiere di storico, IV (1), gennaio-marzo 2012, pp. 7-34. ↩︎
  3.  Si veda un testo del quale mi sono ampiamente avvalso (e quindi mi preme ingraziare) anche in parte nella bibliografia, Francesco Giasi, “Da socialisti a comunisti”, in Silvio Pons (a cura di), Il comunismo italiano nella storia del Novecento, Roma, Viella, 2021, pp. 13-34. ↩︎
  4. Giovanna Savant, “La rivoluzione russa e i socialisti italiani nel 1917-1918”, Diacronie, (32) ottobre-dicembre 2017. Cf. https://journals.openedition.org/diacronie/6619. Sull’argomento si veda il saggio di Leonardo Pompeo D’Alessandro, “La Rivoluzione in tempo reale. Il 1917 nel socialismo italiano tra rappresentazione, mito e realtà”, in Marco Di Maggio (a cura di), Sfumature di rosso. La rivoluzione russa nella politica italiana del Novecento, Torino, Accademia University Press, 2017, 353 p. [il saggio si trova alle pp. 3.26]. Cf. https://books.openedition.org/aaccademia/2294?lang=it. Si veda anche Serge Noiret, “Il partito di massa massimalista dal PSI al PCd’I, 1917-1924 : la scalata alle istituzioni democratiche”, in Fabio Grassi Orsini e Gaetano Quagliariello (a cura di), Il Partito politico dalla grande guerra al fascismo. Crisi della rappresentanza e riforma dello Stato nell’età dei sistemi politici di massa (1918-1925), Bologna, Il Mulino, 1996, 1034 p. [il testo si trova alle pp. 909-965]. ↩︎
  5. Francesco Giasi, “Da socialisti a comunisti”, in Silvio Pons (a cura di), Il comunismo italiano nella storia del Novecento, loc. cit. alla nota 3, pp. 14-15. ↩︎
  6.  Secondo congresso dell’Internazionale Comunista. 4. Discorso sulle condizioni di ammissione all’Internazionale Comunista” in Lenin, Opere scelte, vol. XXXI. aprile-dicembre 1920, Roma, Editori Riuniti, 1967, 551 p. [pp. 234-239. La citazione è a p. 239]. Ora disponibile online: https://www.marxists.org/italiano/lenin/lenin-opere/lenin_opere_31.pdf. ↩︎
  7.  Orazio Niceforo, I socialisti italiani e la rivoluzione bolscevica (1917-1919), Milano, Biblion edizioni, 2023,176 p. [si vedano in particolare le pp. 134-135]. ↩︎
  8.  Viene esaltata la teoria come asse di una soggettività capace di forzare il tempo essendo però aliena a ogni forma di romanticismo. Questa è, in estrema sintesi, la quintessenza della teoria del partito immortalata nel Che fare? e posta alla base del movimento mondiale della terza internazionale.” Siamo un po’ di anni luce distanti dalle analisi di Vittorio Strada e di Andrea Graziosi, ma più in sintonia con quelle, anche più recenti, di Toni Negri. Poco a che fare ha, altresì, con lo stesso Gramsci quanto segue:


    “La coscienza di classe non può che venire dall’esterno, superando la spontaneità, per opera di una avanguardia di rivoluzionari di professione. rivoluzionari di professione”.


    Ad avviso di Fusto Anderlini saremmo in presenza di un rovesciamento del Beruf weberiano e ad un’incorporazione del “pensiero élitista di Mosca, Pareto, Michels e Ostrogorski. Un rovesciamento dialettico di assoluta genialità” fino all’elaborazione della teoria dell’imperialismo. Essa sarebbe  


    “servita di base per un movimento di emancipazione anti-coloniale che è per durato almeno sino ai ’70 del secolo scorso.”


    Si veda il blog di Fausto Anderlini, Onore a Vladimir Il’ic Ul’janov, 22 gennaio 2024. Non troverete mai in questo genere di comunisti irreprensibili quanto la storiografia da decenni ha evidenziato, vale a dire lo sterminio pianificato di milioni di contadini (come in Russia, in Ucraina e nelle regioni vicine), la creazione di campi di concentramento per le minoranze e per i dissidenti, l’assenza di ogni diritto e garanzia per i cittadini, un ossessivo massiccio investimento nella produzione bellica invece che in welfare, il modello del “partito fortezza” che degrada in quelli ancora peggiore di partito-Stato che è stato esportato in Europa orientale e nei regimi africani post-coloniali. In altre parole tutto l’armamentario ideologico e militare del dispotismo sovietico trova un accreditamento e una valorizzazione negati, invece, a dittature forse meno feroci come quelle del nazismo e del fascismo. Non si vede come questa paccottiglia propagandistica possa avere a che fare con la più elementare ricerca storica. E si capisce perfettamente come Putin, per tenersi in sella come uno zar e conquistare un enorme consenso in elezioni-truffa, si limiti a non derogare dalla continuità col comunismo di Lenin e Stalin. Mi pare ancora in qualche spericolata e avventurosa auge negli studiosi della Fondazione Gramsci bolognese. Come antidoto, sempre rilassante, si può consigliare l’articolo di David Bidussa, “Il silenzio su Lenin a cent’anni dalla sua morte, fondazionefeltrinelli.it, 19 gennaio 2024 e il suo invito a rendersi conto che “Lenin ci aiuta per gli errori, per la insistenza, più che sulla ricetta. Quella va tutta riscritta”. Cf. https://fondazionefeltrinelli.it/scopri/il-silenzio-sulla-morte-di-lenin/. ↩︎
  9.  Si veda Gaetano Arfè, Storia del socialismo italiano, 1892-1926, Einaudi, Torino 1963, 387 p. [si vedano in particolare le pp. 288-289]. ↩︎
  10.  Aldo Agosti, “The Weak Link in the Cast-Iron Chain: Relations between the Comintern and the Italian Communist Party (1921-1940)”, in Michail Narinsky, Juergen Rojahn (a cura di), Centre and Periphery, The History of the Comintern in the Light of the New Documents, Amsterdam, International History of Social History, 1996, 267 p. [il saggio di Agosti si trova alle pp. 178-179]. ↩︎
  11.  Si veda la rilettura critica dell’Internazionale comunista ad opera di Leonardo Pompeo D’Alessandro, “Il Comintern”, in Marco Di Maggio (a cura di), Sfumature di rosso …, loc. cit. alla nota 4. ↩︎
  12.  Orazio Niceforo, I socialisti italiani e la rivoluzione bolscevica (1917-1919), op. cit. alla nota 7, p. 122. ↩︎
  13.  Ibidem, p. 123. ↩︎
  14.  David Bidussa, “Il silenzio su Lenin a cent’anni dalla sua morte”, loc. cit alla nota 8. ↩︎
  15.  Il comunismo in una regione sola? Prospettive di storia del PCI in Emilia Romagna, a cura di Luca Baldissara e Paolo Capuzzo, Bologna il Mulino, 2023, 520 p.  ↩︎
  16.  “La mozione votata al Convegno di concentrazione di Reggio Emilia”, Avanti!  13 ottobre 1920. ↩︎
  17.  Il socialismo e l’Italia”, Il Grido del popolo, 22 settembre 1917 Ora in Antonio Gramsci, Scritti dalla libertà (1910-1926), a cura di Angelo d’Orsi, Francesca Chiarotto, Roma, Editori Riuniti, 2012, pp. 229-232. Più in generale, si veda l’esame più ravvicinato in Leonardo Rapone, Cinque anni che paiono secoli. Antonio Gramsci dal socialismo al comunismo (1914-1919), Roma, Carocci,2011, 421 p. ↩︎
  18. Angelo Tasca, Storia del Pci e storia d’Italia. Seguito da testi di Giorgio Amendola, Camilla Ravera e Giacinto Menotti Serrati, a cura di David Bidussa, Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2021, 222 p. Questo volume può essere consultato on line https://fondazionefeltrinelli.it/app/uploads/2021/01/storia-del-PCI.pdf. ↩︎
  19. Resoconto stenografico del XVII Congresso nazionale del Partito socialista italiano: Livorno 15-20 gennaio 1921: con l’aggiunta dei documenti sulla fondazione del Partito Comunista d’Italia, Milano, Edizioni Avanti! 1962, 484 p. [si vedano p. 131 e le pp. 240-242].  ↩︎
  20. Palmiro Togliatti, “Baronie rosse”, L’Ordine Nuovo, 5 giugno 1921. Poi in Opere.1 (1917-1926), a cura di Ernesto Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1967. ↩︎
  21.  Si vedano Mario Missiroli, Il fascismo e la crisi italiana, Bologna Licinio Cappelli, 1921, 60 p. e l’esame un po’ più ravvicinato in Salvatore Sechi, Compagno cittadino. Il Pci tra via parlamentare e lotta armata, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, 509 p. [in particolare le pp. 80-83]. ↩︎
  22. Si veda Serge Noiret, Massimalismo e crisi dello Stato liberale. Nicola Bombacci (1879-1924), Milano, Franco Angeli, 1992, 608 p. ↩︎
  23.  Arturo Labriola, “Leninismo e marxismo”, Critica Sociale, XXIX (2), 16-31 gennaio 1919, pp. 19-23. ↩︎
  24.  Filippo Turati, Le vie maestre del socialismo, a cura di Rodolfo Mondolfo, Bologna, Licinio Cappelli, 1921, 318 p. https://core.ac.uk/download/pdf/212098729.pdf. Consultato nella seconda edizione riveduta e ampliata a cura di Rodolfo Mondolfo e Geetano Arfè: Napoli, Morano, 1964, 492 p. [si vedano le pp. 336-337]. ↩︎
  25.  Filippo Turati, Le vie maestre del socialismo. Seconda edizione, op. cit alla nota 24, pp. 336-337. ↩︎
  26.  Ibidem, pp. 340-342. ↩︎
  27.  Norberto Bobbio, “Introduzione” a Rodolfo Mondolfo. Umanismo di Marx. Studi filosofici, 1908-1966, Torino, Einaudi, 1968, XLVIII-419 p. ↩︎
  28.  Fabio Frosini, “Rodolfo Mondolfo” in Enciclopedia Treccani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, anno, p. XIX. ↩︎
  29.  Fabio Frosini, “Rodolfo Mondolfo” in Enciclopedia Treccani, loc. cit. alla nota 27, p. XXXVIII. ↩︎
  30.  Rodolfo Mondolfo, Il materialismo storico in Federico Engels, Firenze La Nuova Italia, 1952, XXII-408 p.  Ristampa anastatica: 1973 ↩︎
  31.  Si veda Fabio Frosini, “Rodolfo Mondolfo”, in Enciclopedia Treccani, loc. cit. alla nota 27. https://www.treccani.it/enciclopedia/rodolfo-mondolfo_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/. ↩︎
  32.  Si veda Rodolfo Mondolfo, “Leninismo e marxismo”, Critica sociale, XXIX, 4, 16-18 febbraio 1919, pp. 44-46. Poi in Rodolfo Mondolfo, Studi sulla rivoluzione russa, Napoli, Morano Editore, 1968 e in Rodolfo Mondolfo, Umanismo di Marx. Studi filosofici, 1908-1966, op. cit. alla nota 27, pp. 145-151. ↩︎
  33.  Si veda il saggio di Rodolfo Mondolfo, “Il problema sociale contemporaneo, relazione al IV congresso italiano di filosofia, Rivista di filosofia, III (4), ottobre-dicembre 1920, pp. 303-324. Poi ripubblicato nella raccolta di scritti Studi filosofici, 1908-1966, op. cit. alla nota 27, p. 201. ↩︎
  34.  Giacomo Marramao ha sottolineato l’assenza di ogni convergenza tra il socialista tedesco e quello italiano sul piano teorico. Cfr. Marxismo e revisionismo in Italia dalla «Critica sociale» al dibattito sul leninismo, Bari, De Donato, 1971, 442 p. [si vedano le pp. 217-218]. ↩︎
  35.  Sergio Panunzio, Diritto, forza e violenza. Lineamenti di una teoria della violenza. Con prefazione di Rodolfo Mondolfo, Bologna, Cappelli, 1921, XXVIII-216 p. ↩︎
  36.  Rodolfo Mondolfo, “Forza e violenza nella storia”, Prefazione a Sergio Panunzio, Diritto, forza e violenza. Lineamenti di una teoria della violenza. op. cit. alla nota 35., p. XXVIII. ↩︎
  37.  Rodolfo Mondolfo “Der Faschismus in Italien”, In Carl Landauer, Hans Honegger (a cura di), Internationaler Faschismus, Beiträge über Wesen und Stand der faschistischen Bewegung und über den Ursprung ihrer leitenden Ideen und Triebkräfte, Karlsruhe, G. Braun Verlag, 1928, 163 p. [pp. 19-39. Il passo citato è a p. 29]. ↩︎
  38.  Rodolfo Mondolfo “Der Faschismus in Italien”, loc. cit alla nota 37, p. 30. ↩︎
  39.  Eodem loco, p. 29. ↩︎
  40.  Rodolfo Mondolfo, Il materialismo storico in Federico Engels, op. cit. alla nota 30, p. 358. ↩︎
  41.  Ibidem, p. 357. ↩︎
  42.  Ibidem, p. 378. ↩︎
  43.  Si veda Si veda Rodolfo Mondolfo, “Leninismo e marxismo”, Critica sociale, loc. cit. alla nota 32. Poi in Umanismo di Marx. Studi filosofici, 1908-1966, op. cit. alla nota 32, pp. 147-48. ↩︎
  44. Rodolfo Mondolfo, “Leninismo e marxismo”, in Umanismo di Marx …,  Ibidem, p. 151.  ↩︎
  45.  Si veda Franco Pedone, a cura di, Il Partito Socialista Italiano nei suoi Congressi. Volume terzo: dal 1917 al 1926, Milano, Edizioni Avanti, 1963, 341 p. ↩︎
  46.  Si veda Julij Martov, Bolscevismo mondiale. La prima critica marxista del leninismo al potere, Einaudi, Torino 1980, 120 p. ↩︎
  47.  Antonio Gramsci, “La rivoluzione contro Il Capitale”, Avanti! 24 novembre 1917. Poi nel settimanale di area socialista Il Grido del Popolo, 5 gennaio 1918. Ora in La Città futura, 1917-1918, a cura di Sergio Caprioglio, Torino, Einaudi, 1982, 1032 p. [l’articolo si trova alle pp. 513-517]. ↩︎
  48.  Very-Well  … [Claudio Treves] “Lenin, Martoff e… noi!”, Critica sociale, XXVIII (1), 1-15 gennaio 1918, pp. 4-5. Riprendo da Leonardo Pompeo D’Alessandro, “La Rivoluzione in tempo reale. Il 1917 nel socialismo italiano tra rappresentazione, mito e realtà”, in Marco Di Maggio (a cura di), Sfumature di rosso. La rivoluzione russa nella politica italiana del Novecento, op. cit. alla nota 4. ↩︎
  49.  Mi riferisco allo sviluppo e alla maggiore documentazione di una proposta interpretativa di Giuseppe Vacca da parte di Silvio Pons, “Gramsci e la Rivoluzione russa: una riconsiderazione (1917-1935)”, Studi Storici, LVIII (4), ottobre-dicembre 2017, pp.  883-928. ↩︎
  50.  Silvio Pons, “L’affare Gramsci-Togliatti’ a Mosca (1938-1941)”, Studi storici, XLV (1) gennaio-marzo 2004, pp. 83-117. ↩︎
  51.  Cfr. Il Grido del Popolo, 22 giugno 1918. Poi ripreso dall’Avanti!  25 luglio 1918. ↩︎
  52.  Rimando alla ricostruzione critica che ne ha fatto Massimo L. Salvadori, Gramsci e il problema storico della democrazia, con un saggio introduttivo di Angelo d’Orsi Roma, Viella, 2007, 416 p. ↩︎
  53.  Sull’organizzazione internazionale del lavoro tra il 1919 e il 1939 si veda, Renzo De Felice. Sapere e politica, Milano, Franco Angeli, 1988 e per la Francia Georges Lefranc, Visage du mouvement ouvrier français. Jadis. Naguère. Aujourd’hui, Paris, Presses Universitaires de France, 1982, 264 p.   ↩︎
  54. Si veda Antonio Gramsci, “Note sulla rivoluzione russa”, Il Grido del Popolo, 29 aprile 1917. ora in La Città futura, 1917-1918, a cura di Sergio Caprioglio, op. cit. alla nota 47, pp. 138-141. ↩︎
  55. Rimando all’accurata ricostruzione di Leonardo Rapone, “Crisi, guerra e rivoluzione”, in Crisi e rivoluzione passiva. Gramsci interprete del Novecento, a cura di Giuseppe Cospito, Gianni Francioni e Fabio Frosini, Como, Ibis, 2021, 442 p. [il testo si trova alle pp. 40-42]. ↩︎
  56. Antonio Gramsci, “La rivoluzione contro Il Capitale”, loc. cit. alla nota 47. ↩︎
  57.  Costituente e Soviety, 26 gennaio 1918, ora in La città futura, (1917-1918), op. cit. alla nota 55, p. 602.  ↩︎
  58. “Utopia”, L’Avanti! 25 luglio 1918, ora in Il nostro Marx (1918-1919), a cura di Sergio Caprioglio, Torino, Einaudi, 1984, p. 210. ↩︎
  59. Leonardo Rapone, “Crisi, guerra e rivoluzione”, in Crisi e rivoluzione passiva. Gramsci interprete del Novecento, loc.cit alla nota 57, p. 42.    ↩︎
  60.  In questa sezione riprendo e amplia problemi e aspetti affrontatati inizialmente in Salvatore Sechi, “Delitto Matteotti. Contro Gramsci, Piero Sraffa sceglie Turati e Rosselli, L’Avanti! 20 maggio 2022. Sull’argomento, rimando alla ricostruzione e all’analisi critica, oltreché di Nerio Naldi, in particolare di Giancarlo de Vivo, Nella bufera del Novecento. Antonio Gramsci e Piero Sraffa tra lotta politica e teoria critica, Roma, Castelvecchi, 2017. ↩︎
  61. S, “Problemi di oggi e di domani”, L’Ordine nuovo, 1-15 aprile 1924, ora in Antonio Gramsci, La costruzione del Partito comunista Italiano, 1923-1926, Torino, Einaudi, 1971, pp. 175.181. ↩︎
  62. S, “Problemi di oggi e di domani”, L’Ordine nuovo, loc. cit. alla nota 63. ↩︎
  63.  In un volume curato da Palmiro Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del partito comunista nel 1923-1924, Editori Riuniti, Roma 1962, 380 p. Oggi con il sottotitolo Pensiero e azione socialista, Sesto San Giovanni, PGreco, 2021, 324 p. ↩︎
  64.  Rimando alla ricostruzione delle diverse vicende e dei settori produttivi, al centro di un’analisi storica rimasta ineguagliata, ad opera di Pierluigi Ciocca, Ricchi per sempre? Una storia economica d’Italia (1796-2005), Bollati Boringhieri, Torino, 2007, 388 p. ↩︎
  65.  Angus Maddison, The World Economy. Historical Statistics, Paris, OCDE, 2003, 274 p.  t 1b, p. 51 e tab 1c, p. 63.  ↩︎
  66.  Pierluigi Ciocca, Ricchi per sempre? …, op. cit. alla nota 64, p. 185. ↩︎
  67. Ibidem, p. 220. ↩︎

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