Un commento a caldo prima delle scuse ufficiali1
Quattordici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Guido Barlozzetti
Conduttore televisivo, critico cinematografico, esperto dei media e scrittore
Il nostro collaboratore Guido Barlozzetti ci segnala un suo commento a caldo pubblicato su Il Corriere dell’Umbria del 28 maggio che volentieri riprendiamo.
29 maggio 2024
Impossibile resistere, la battuta esce da un convegno pubblico ma riservato con i vescovi italiani e, mettiamoci un pare perché non si sa mai, ma pare che Bergoglio abbia proprio detto
“c’è già troppa frociaggine”
e quindi meglio
“mettere fuori dalla Chiesa tutte le checche e anche quelle semi orientate”.
Papa Bergoglio ci ha abituato spesso a uscite pane al pane e vino al vino, con il suo istinto da catechista familiare e conversevole, si è proposto con un linguaggio semplice e immediato, ma certo questa espressione così diretta non può non sorprendere e comunque rivela qualcosa che avevamo forse sempre sospettato, una sorta di double face. Tra un aspetto pubblico e uno “privato”.
Il primo aperto alla misericordia, alla comprensione, a un ecumenismo che non taglia fuori nessuno, divorziati e divorziate, separati e separate, e perché no omosessuali, rispetto ai quali si può anche alleggerire la rigidità dogmatica e ricordare che anche per loro vale la condizione di creature di Dio. E adesso, invece, arriva questa battuta che dice un paio di cose. Intanto, ricorda un contesto che è anche una delle questioni più drammatiche di fronte alle quali si trova la Chiesa oggi e cioè il degrado della condizione sacerdotale e la diffusione di comportamenti che rischiano di comprometterne la credibilità e la forza di un sentimento religioso che resiste da più di duemila anni.
Stiamo parlando di un vulnus d’immagine e di sostanza su cui si sono confrontati Papati diversi, chi con il silenzio e la rimozione, chi cominciando ad ammettere, chi guardando dentro un back indicibile. Bergoglio lo ha fatto in un esercizio di equilibrismo, cercando di non compromettere il quadro dei principi su cui la Chiesa ha costruito la sua organizzazione e dunque anche la precettistica quotidiana sui comportamenti dei buoni cristiani, E però anche con una disponibilità diciamo affettuosa a comprendere i comportamenti devianti rispetto alla moralità ufficiale, quella dei comandamenti di per sé indiscutibili.
In questo avendo il senso di una società che nella modernità è profondamente cambiata mettendo in discussione tradizioni, ruoli, rapporti, istituzioni e dunque aprendo a una percezione larga, complessa, ricca, multiforme delle relazioni e delle identità.
Sta in questo uno dei problemi che riguardano la sopravvivenza stessa della Chiesa, il Papa Francesco lo ha affrontato con una sorta di sociologia paterna, aperta ai migranti, ai poveri, alle vittime di ogni guerra, a tutte le marginalità della ricchezza opulenta del nostro mondo, affrontando in questo anche la differenza sessuale e la multiformità con cui si presenta, mai però pronunciando una parola di accettazione, semmai appunto diluendola in una sorta di benedizione misericordiosa a tempo limitato. Dunque, per un verso concedendo per l’altro togliendo e comunque, questo la battuta ci dice, con un senso della drammaticità di una situazione che lo ha portato a dire con un’espressività sconcertante e paradossale quella battuta di fronte ai vescovi riuniti.
Ha parlato di “frociaggine”, come farebbe il più istintivo e per certi versi becero passante pronto a inveire contro le diversità, e lo ha fatto forse per tenere lontano un fantasma in cui si materializza quella che è percepita come una minaccia irreversibile rispetto all’avvenire stesso della Chiesa.
Forse, dal suo punto di vista, può avere anche ragione, “i froci” non devono stare dentro la Chiesa (e non devono entrare nei seminari) che d’altronde è una società maschile visto e considerato che l’ha fondata uno che si chiamava Cristo ed era circondato da dodici apostoli. Il che non vuole dire nulla sulle loro relazioni, tutt’altro, e però spiega anche perché, nel momento in cui la Chiesa si è istituzionalizzata, il celibato dei sacerdoti sia diventato un pilastro della sua organizzazione, un pilastro da cui sono anche discese tutte le aberrazioni e le deviazioni che le cronache, le testimonianze, i processi ci hanno raccontato in questi anni. Credo che quella battuta sia nata da un turbamento profondo, in un momento in cui si sente di dover esprimere senza mediazioni una preoccupazione profonda, radicale, rispetto alla quale il Papa sentito che non ci possano essere mezze misure. Lo ha detto in un modo che forse ci sconcerta ma che dice anche della sostanza di cui ogni potere si alimenta e che lo fa essere tale e dunque anche di quella realpolitik rispetto alla quale nemmeno il Papa può fare un passo indietro.
- Corriere dell’Umbria, 28 maggio 2024 ↩︎
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