HARLEY DAVIDSON: “SOUND-POTATO/POTATO” E SOLIDARIETÀ

Il sound delle Harley Davidson  è una icona simbolo della libertà:nel bene e nel male.

Una felice definizione di “sound”è “l’inconfondibile borbottio “dei motori, che ha affascinato  fedeli  bikers in tutto il mondo .

Riconoscono sempre il timbro  dei loro “cavalli stradali” con “sbarra e scudo alato ”(“bar and shield” illogo a disegno)

In USA esiste un sito dove vi offrono (pagando dai 3 ai 6 $ e più)il “sound” delle marmitte dell’Harley Davidson(Harley Davidson Royalty- Sound Effects-Pond5). In USA lo hanno addirittura soprannominato “potato-potato”, a sottolineare   la cadenza con il doppio “pop” seguito da una breve pausa che  si sente quando il  motore al minimo.E questo è il bene.

Per altri è il male quando  si adotta la diffusa pratica di sostituire gli scarichi originali con scarichi aftermarket  e secondo alcune delle più stringenti legislazioni europee in materia di inquinamento acustico quel “sound” è musica nociva. Solitamente  i motori  bicilindrici di Milwaukee  arrivano in media a 80 dB, ma  la sostituzione  dei tubi di scarico può far salire il dato fino a 100 dB e tutto questo è proibito.

La libertà è interpretata come l’adozione di scarichi aperti e questo vale anche  per altre marche di moto.Il “sogno americano” dell’Harley Davidson  diventa inciampo per il welfare e per la quiete pubblica.

Queste motociclette ,comunque,evocano un’immagine romantica della libertà:  strade infinite da percorrere senza meta, vivendo il  fascino delle  due ruote “ in re ipsa”.

Harley Davidson è una bike icona che ha una lunga tradizione che risale al prototipo del 1901 per consolidarsi,in seguito,nella fondazione dell’impresa Harley Davidson nel 1903 negli Usa.Sono ormai più di 120 anni.

Oggi Harley Davidson vuol dire tradizione e innovazione ed è entrato sul mercato  l’elettrica LiveWire, modello arrivato nelle concessionarie nel 2020 che è diventato marchio a sé stante.  —  

Comunque è  sempre oggetto di attenzione e curiosità,ma  in evoluzione continua ed  è uno stile di vita.

 I bikers  harleysti hanno,spesso, molti tratti caratteristici:i capelli raccolti in una piccola crocchia,gli stivaletti con la punta arrotondata di fattura resistente e consistente ed a prova di intemperie  ed antiurto,rigorosamente non lucidi ed  il loro inconfondibile giubbotto. 

In Italia Harley Davidson è anche solidarietà e negli ultimi giorni di Agosto si svolge la 27^ FESTA BiKERS  nell’area industriale di Cologno al Serio in un’area di ca 50.000 mq con una ristorazione di 2500 posti a sedere ed al coperto.

Il tutto gestito dai volontari dell’Associazione Bikers Cologno al Serio ETS pronta  ad accogliere oltre 6000 motociclisti da tutta Italia ed Europa .

E’ un villaggio.

C’è la presenza di MotoEBike Bergamo con demo area di 4000 mq che promuove la mobilità sostenibile avvicinando al motociclismo anche i più piccoli.

Ed inoltre un  documentario motoristico girato da Davide Aresi sulla partecipazione di Patina Garage (unico team italiano) alla US Motorcycle Cannonball: la transamericana più dura al mondo dedicata a motociclette antiche.

Ma a noi interessa la solidarietà concreta generata :infatti la Festa Bikers è puramente benefica ed i ricavi al netto delle spese saranno devoluti ad associazioni non profit territoriali, in primis Ass. Cure Palliative Onlus Bergamo, con la quale si è consolidato negli anni un legame indissolubile

L’anno scorso,raggiunto il break even ( nonostante il maltempo  di alcuni giorni) si sono generati  donazioni benefiche pari  a  € 35.300/00.

Riprendendo un mio commento precedente si può dire che:

Anche “Festa Bikers” è fare impresa sociale non profit, perché solo tramite una capacità organizzativa  e professionalizzata si possono gestire migliaia di persone che si vogliono divertire, che sviluppano la cultura Harley Davidson e finalizzano il proprio operare al bene comune ed alla assistenza dei  cittadini.

Sono imprese sociali di entertainment che, spesso, creano un valore aggiunto sociale. In alcuni casi ed in apparenza sembra un ossimoro fra motociclette e sociale, ma è invece una continuità positiva se gestita in modo equilibrato.

A tutto questo aggiungiamo l’extraprofitto generato dai Volontari e dalle Imprese Sociali non profit che, anche in questa occasione di FESTA BiKERS, non sono  uno slogan  di fantasia per narrare, ma un’opzione operativa di fatti reali che accadono e che si finalizzano al sociale.

La parola extraprofitto economico richiama il sovraprofitto opportunistico delle imprese energetiche e dagli importatori   di gas in crisi imperante e in tempi di guerra.

Il termine extraprofitto, però, può essere anche sociale, virtuoso e positivo quando per esempio una organizzazione di volontariato ed una impresa sociale genera un  valore aggiunto di merito sociale e per il bene comune.”

A noi interessa anche  il fatto che tutto questo è organizzato da una associazione non profit- Associazione Bikers Cologno al Serio -ETS(oggi riconosciuta come Ente del Terzo Settore),con circa 300 volontari e ,udite,udite, l’intento di questa manifestazione è benefico.  

In queste 26 edizioni sono state donati oltre  500.000 euro a varie associazioni

Anche questo è fare impresa sociale non profit,perché solo tramite una capacità organizzativa  e professionalizzata si possono gestire migliaia di persone che si vogliono divertire,che sviluppano la cultura(quella “potato-potato”) Harley Davidson e finalizzano il proprio operare al bene comune ed alla assistenza dei  cittadini.  

Sono imprese sociali di entertainment che ,spesso,creano un valore aggiunto sociale.In alcuni casi ed in apparenza sembra un ossimoro fra bike e sociale,ma è invece una continuità positiva.

 Questa associazione  che gestisce FESTA BiKERS è un esempio di imprenditorialità sociale(da 25 anni).  

Questo nuovo approccio crea  extraprofitto  sociale ed economico. 

Questo è  anche l’extraprofitto  virtuoso sociale,economico e di servizio generato da FESTA BiKERS  e dagli harleysti in questi giorni. 

Un calcolo dell’impatto generato da FESTA BiKERS in logica ambientale,sociale e di coinvolgimento degli stakeholders.

E il sound?

Sarebbe  miope non adeguarsi alle regole acustiche in vigore  e in evoluzione.

E’ giusto e necessario essere ribelli andando controcorrente rispetto ai benpensanti e dimostrare loro che gli harleisty giocano un ruolo di welfare(si veda donazioni)senza forzare il “sound”.

La tesi per cui il mito del “Loud pipes save lives” (“Gli scarichi rumorosi salvano vite” cioè capacità di farsi sentire dagli utenti della strada circostanti, ipotesi per altro smantellata da recenti studi) sta perdendo terreno e  la sensibilità generale sull’argomento è decisamente diversa. Grazie harleisty se coniugate “potato-potato” con il vostro essere sociali.


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