Questo testo è il risultato dell’eposizione ‘Welcome to Educene’ presentata a Milano Invisibile Sabato 12 Ottobre 2024, presso Parco Center Milano per Aleotti Lab.
Siamo entrati in una nuova epoca, chiamata Educene. Non si tratta semplicemente di un passaggio successivo all’Antropocene, dove l’uomo ha dominato la terra con mano ferma. Ora la trama si complica, si fa più sottile: non è più solo il predominio umano in gioco, ma il nostro legame con l’intelligenza artificiale, che insinua una trasformazione lenta e inesorabile. Apprendere e insegnare non sono più atti semplici, diretti. Questa relazione con l’IA scardina il vecchio ordine, costringendoci a ripensare la natura stessa del sapere. Cosa significa ora educare, costruire e trasmettere la conoscenza? In questa transizione, la sensazione è che non ci siano risposte, solo una crescente incertezza. Eppure, proprio dentro questa incertezza, forse, si nasconde la chiave.
La Tecnologizzazione del Sapere e i Grandi Investimenti Globali
I recenti accordi di ottobre 2024 CDP Venture Capital e OpenAI (1 miliardo di euro), così come gli investimenti in Italia di Microsoft e BlackRock (4.2 miliardi di euro), non si limitano a essere un semplice afflusso di denaro, come il vecchio piano Marshall. C’è qualcosa di più profondo in gioco. Si tratta di una svolta che ridefinirà le fondamenta stesse della nostra civiltà. L’espansione dell’infrastruttura cloud e dell’intelligenza artificiale, non solo in Italia ma a livello globale, non è un gesto tecnico, né puramente economico. È un atto che rimodella la struttura stessa della società, qualcosa che penetra fino ai suoi nervi più scoperti. Stiamo assistendo a una trasformazione sistemica, un cambiamento che andrà ben oltre l’economia o la tecnologia, fino a influenzare ciò che consideriamo la casa del vivere collettivo: l’educazione. Come impariamo, come insegniamo, come immaginiamo il sapere: tutto sarà permeato da questa nuova logica tecnologica. L’educazione stessa, nel moderno considerata ‘l’entrata nella casa’ dell’umano, non sarà più al riparo. Forse non ci sarà più spazio per l’insegnamento come l’abbiamo conosciuto.
L’Aporia dell’Intelligenza Artificiale
L’intelligenza artificiale rappresenta un paradosso irrisolvibile. Da un lato, essa promette di risolvere i problemi energetici e ambientali, dall’altro rischia di esserne la principale rovina. L’ex CEO di Google, Eric Schmidt, ha evidenziato questo dilemma: l’IA ha un potenziale enorme per migliorare l’efficienza energetica, ma il suo stesso funzionamento richiede enormi quantità di energia. In altre parole, l’IA potrebbe essere la chiave per risolvere il problema, ma solo a costo della rovina della terra a causa di un consumo energetico insostenibile. A esempio le simulazioni su larga scala del cervello umano richiedono enormi quantità di potenza computazionale; il progetto Human Brain Project richiede 100 milioni di watt e il calcolo computazioneale della città di Milano consuma 5000 megawat di energia baseload, equivalenti a 5 centrali nucleari di modello francese (Pressurized Water Reactor, capacità media che varia tra i 900 MW e 1.600 MW).
Questa aporia non ha una soluzione e, in un certo senso, non deve averla. È proprio questa contraddizione che ci spinge a recuperare e mettere al centro il pensiero critico: di fronte a problemi irrisolvibili, la speculazione diventa lo strumento principale. Il paradosso dell’IA ci obbliga, dunque, a pensare in modo divergente, a costruire un percorso di apprendimento basato su una retorica critica. Vale qui il vecchio adagio: stiamo correndo in curva se freniamo adesso usciamo, perché è nella curva che si trova la soluzione.
Nel dubbio accelera
Ci troviamo nel bel mezzo di una curva tecnologica esponenziale che però è anche esistenziale. L’intelligenza artificiale, l’automazione, l’inarrestabile flusso delle innovazioni digitali accelerano a una velocità che sembra sfuggirci di mano, portandoci in una corsa senza respiro. Il ritmo è tale da dare l’impressione che ogni decisione sia una questione di istanti, e che ogni istante ci esponga al rischio di rimanere indietro, fuori dal percorso tracciato da questa spinta inarrestabile.
C’è un punto oltre il quale frenare, rallentare troppo bruscamente può essere fatale. Il rischio è di perdere il controllo, uscire di strada. Mantenere la traiettoria diventa questione di equilibrio. Un equilibrio fragile tra innovazione e controllo, tra il desiderio di progresso e la necessità di responsabilità. È in questo equilibrio che si gioca il nostro futuro: nella nostra capacità di adattarci, di reagire con lucidità e riflessione mentre il mondo intorno a noi si incurva sempre più rapidamente.
Il Pluriverso delle Verità
Nell’era dell’Educene, l’idea di una sola verità è ormai relegata ai ricordi di un passato remoto, quasi una curiosità archeologica. Non esiste più una via privilegiata verso il sapere, ma un caleidoscopio di mondi paralleli in cui le verità coabitano, spesso in tensione, talvolta in un fragile dialogo. Se un tempo questa pluralità sarebbe stata considerata un sintomo di decadenza, un segnale di smarrimento, oggi rappresenta il nostro tesoro più prezioso. La conoscenza non è più una struttura monolitica che si erge a dominare il panorama, un sentiero che si dipana in una sola direzione. Troppo frammentaria, troppo intricata è la realtà che ci avvolge per essere compressa in una narrazione unica. Non è nella coesione forzata delle idee che troveremo la salvezza, ma nell’accettazione della loro dispersione. L’educazione non può più essere un processo che cerca risposte definitive, una casa solida. Piuttosto, è un esercizio di navigazione, un nomadismo culturale, un’infinita possibilità di scelte che ci portano attraverso una molteplicità di visioni del mondo, ciascuna con le sue verità. Il pensiero speculativo, un tempo strumento periferico, diventa ora il cuore stesso dell’impresa educativa. Non aspiriamo più certezze assolute, ma impariamo a gestire l’incertezza, a convivere con la complessità dell’esplorazione di un territorio senza confini. Il mondo non ci offre più una mappa, ma ci invita a essere cartografi della nostra esplorazione, a restare curiosi, consapevoli che la verità, se mai c’è, non sarà mai una conquista definitiva, ma una rivelazione fugace, sfuggente, che si intravede solo nei momenti di massimo abbandono alla meraviglia.
La Fine del Moderno e la Nascita della Speculative Education
Il XX secolo, con la sua ossessione per la verità assoluta e i sistemi chiusi, appartiene al passato. Oggi, l’Educene richiede un approccio radicalmente nuovo all’educazione, che possiamo chiamare Speculative Education. In questo modello, l’educazione non è più un percorso lineare verso una meta predefinita, ma un processo aperto e sistemico, un vero e proprio nomadismo culturale dove la speculazione e l’immaginazione giocano un ruolo centrale. La Speculative Education non fornisce risposte definitive, ma invita a interrogarsi continuamente sulle implicazioni culturali, sociali ed etiche della conoscenza. È un modello che incoraggia la creatività e il pensiero critico, spingendo studenti e docenti a esplorare nuovi orizzonti e a immaginare in maniera anarchica possibili futuri.
Il Nuovo Ruolo del Docente e dello Studente: l’adolescenza culturale come conoscenza
Nell’Educene, il ruolo del docente cambia radicalmente. Non è più il detentore della conoscenza, ma un custode critico del sapere passato, il custode delle rovine. Gli studenti, invece, non sono più semplici recettori di informazioni, ma diventano creatori di nuove narrative. In questo nuovo paradigma educativo, il processo di apprendimento è un dialogo aperto e continuo, in cui docenti e studenti collaborano per costruire insieme nuove forme di conoscenza. Il docente è il guardiano delle rovine del passato, l’adulto, mentre lo studente è colui che costruisce il futuro, l’adolescente, il farsi dell’adulto. Questo rapporto dinamico e fluido permette di affrontare la complessità del mondo contemporaneo, in cui la conoscenza non è mai fissa, ma in costante evoluzione.
Pragmatica dell’educazione umana – ipotesi di un modello retorico interattivo
Nell’era dell’Educene, gli studenti hanno accesso a strumenti avanzati di intelligenza artificiale, con i LLM, il che ci obbliga a vederli, almeno in apparenza, come utenti passivi. Tuttavia, questa passività non è realmente inattiva, ma anzi genera un’intensa reazione critica retorica. Se, come docente, assegno un compito che potrei definire trinamico — ovvero la ricerca di un significato e, contemporaneamente, del suo opposto o della sua endiade — la passività iniziale si trasforma in un processo attivo e retoricamente dialettico. Nel momento della lettura, della ricezione mentale e infine dell’esposizione del compito, l’output generato dall’IA diventa un compiuto catalizzatore critico per il pensiero dello studente. Nel momento in cui il ‘guardiano delle rovine’ richiede il confronto tra tesi endiadiche e/o opposte, che l’intelligenza artificiale pone grazie alla doppia ricerca proposta, si produce una controreazione nello studente-narratore che è obbligato ad assumere una postura critica. Pragmaticamente anche il non prendere posizione rappresenta, di fatto, una scelta, che genera una riflessione obbligata. Questo processo, lungi dall’essere sterile, attiva un circuito di partecipazione cognitiva e critica. La macchina suggerisce, l’umano risponde. Ogni iterazione porta lo studente a elaborare una sintesi personale, una riflessione che non esisteva prima. In questo modo, la tanto temuta passività si rivela uno strumento inaspettato: un grimaldello per scardinare vecchie abitudini mentali e creare nuove narrazioni. L’educazione, allora, non è più un semplice processo di trasmissione, una via a senso unico, ma diventa un percorso di costruzione attiva. L’interazione con l’intelligenza artificiale, apparentemente meccanica e impersonale, offre invece lo spunto per un’esplorazione più profonda, per una scoperta che è personale e intellettualmente vivificante.
Il contributo critico come compito imprescindibile
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In conclusione, l’Educene non è solo una nuova era tecnologica, ma un nuovo modo di pensare e praticare l’educazione. In questo contesto, la retorica critica diventa l’unico vero spazio di libertà per gli studenti, un’abilità essenziale per navigare nel complesso pluriverso delle verità contemporanee. Il nostro compito, come educatori e cittadini, è quello di abbracciare questa disorientante criticità.
iQuesto testo è il risultato dell’eposizione ‘Welcome to Educene’ presentata a Milano Invisibile Sabato 12 Ottobre 2024, presso Parco Center Milano per Aleotti Lab.
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