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Dall’Europa una spinta a coltivare il sentimento della nostra comune cittadinanza, di Celestino Spada

Celestino Spada affronta analiticamente e con la solita ironia che lo contraddistingue la disamina delle recenti vicende che hanno caratterizzato il mondo dell’informazione e della comunicazione in Italia sino alla nomina a fine settembre del nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai a fronte di quanto avvenuto in sede europea con l’approvazione della European Media Freedom Act. Secondo Spada “Le scelte del 26 settembre 2024 certificano l’alto grado di entropia della Rai attuale” mentre  a suo parere “La costituzione materiale del servizio pubblico [deriverebbe da] intrecci e scambi fra pubblico e privato”. Prova ne siano “Le risorse da canone sottratte alla Rai nel silenzio dell’azienda, dei sindacati e della Commissione Parlamentare di Vigilanza”. Da qui quello che il Vice direttore di Economia della cultura chiama “Il Kombinat della fragilità dell’industria e della professione giornalistica in Italia” seguendo alchimie che ricordano “il sobrio e distaccato profilo di una tarda filiale di Piazzetta Cuccia”. L’articolo si conclude spiegando “Che cosa ci dice l’approvazione unanime dell’European Media Freedom Act da parte dell’Unione europea”: “Come mai – si chiede Spada – l’Unione “liberista”, “mercatista”, dei decenni trascorsi – e ancora oggi così chiamata dai sovranisti – cambia ora “casacca” in questo campo e si mette a “disciplinare, sorvegliare e punire” in un settore che attiene ai profili più intimi della sovranità di ciascun popolo, all’espressione e alla identità culturale, alla informazione e agli scambi comunicativi della radiotelevisione e della multimedialità?”  Da questo interrogativo Spada tra la conclusione che “Di fatto, è come se l’Unione Europea dichiari il “fallimento del mercato” in questo settore”.  Si potrebbe dire che “Bruxelles”, con l’EMFA […] affida “lo sviluppo di questi comparti, valido oggi e proiettato nel futuro, non alla creazione di uno o più “campioni” europei (come il Rapporto Draghi propone per altri settori e attività economiche), ma a quella che il generale De Gaulle ha chiamato a suo tempo “l’Europa delle Patrie”.


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