È stato spesso e variamente ricordato che nel percorso che chiamiamo storico (vale a dire quello particolare della specie umana sulla Terra e ormai nell’Universo) niente scompare e cessa di agire.
Ciò anche quando, almeno in apparenza, quel singolo fatto o quella particolare condizione sembrano essere stati rimossi e cancellati o dimenticati.
In realtà il principio della assoluta continuità nel tempo e nello spazio non riguarda solo la parte “cosciente” dell’Universo Mondo ma anche quella che tradizionalmente ci appare come non consapevole in quanto determinata soltanto da leggi chimico – fisiche direttamente riscontrabili.
Insomma, nulla va mai perduto e tutto continua ad agire anche nel mondo inconsapevole che ci circonda.
E questo non soltanto a causa della natura ereditaria del patrimonio genetico di ogni essere vivente che giustifica e spiega, per esempio, i comportamenti del nostro amato cane o la capacità dei tonni di risalire, a scopo di riproduzione, percorsi quasi inconcepibili.
Lo chiamiamo istinto ma è consapevolezza depositata all’interno di ogni membro della specie.
Circa novant’anni fa emerse il concetto di entanglement che incominciò a segnalare la capacità delle particelle (di carattere vegetale come animale) di dialogare fra loro anche a distanza.
Per citare la sempre mitica Treccani:
“Tale legame, implicito nella funzione d’onda del sistema, si mantiene anche quando le particelle sono a distanze molto grandi, e ha conseguenze sorprendenti e non intuitive, sperimentalmente verificate.”
Per dirla da povero ignorante, è stata finalmente accertata scientificamente la natura unitaria e totale della vita sulla Terra.
Quel principio teorico che era stato sinora colto ed espresso soltanto da dottrine religiose, esoteriche e mistiche è diventato così presupposto fondante di qualunque ulteriore ricerca di carattere scientifico.
Ma, contemporaneamente, ha anche sottratto alla coscienza umana il ruolo di unico contenitore della memoria e della continuità dei percorsi storici.
Si apre così un cambiamento di prospettiva sul quale occorrerebbe soffermarsi, anche per come sta cambiando l’esercizio della memoria, sia consapevole che inconscia.
Sinora gli appartenenti alla specie umana si sono considerati l’unico e privilegiato “luogo” dove si depositava e si organizzava la conoscenza che, unita alla memoria, costruiva infine una visione organica del mondo.
Anzi, tante diverse visioni del mondo che si scontravano tra loro in un percorso oggettivo e reale che abbiamo sempre chiamato Storia.
Non vi è dubbio che questa convinzione non soltanto ha il suo fascino, ma anche una certa qualità operativa.
L’Occidente europeo ha ritenuto di avere risolto la “questione islamica” con la gloriosa resistenza durante l’assedio di Vienna nel 1683 che fermò l’espansione dell’Impero Ottomano.
Si ritenne allora che quella vittoriosa battaglia sancisse per sempre un diritto – dovere alla pace fra le due religioni impegnate e che quella pace avrebbe potuto essere applicata anche alle reciproche concezioni della vita e del mondo.
Appare oggi con chiarezza come quei sentimenti e quelle idee fermamente collocati nel cuore e nella mente di molti milioni di esseri umani abbiano continuato ad esistere e ad agire anche in senso militare.
Nulla va perduto, dunque, e non ci può ipocritamente stupire se le prime SS non tedesche furono quelle musulmane.
Nel paganeggiante nazismo trovavano l’alleato perfetto per una guerra che avevano solo momentaneamente perduto e che oggi continuano con coraggio e determinazione.
Ovviamente non solo quel che a noi appare come il Male si trasmette e non si perde. Anche i valori e i significati che a noi paiono come il Bene seguono lo stesso percorso.
Dalla compresenza di milioni di fattori che sono radicati nel passato derivano i fatti storici, piccoli o grandi che siano o che tali ci appaiono.
Alla luce di questa consapevolezza sgomenta ancor più la riduzione estrema all’oggi compiuta dalle forze politiche che dovrebbero interpretare e governare l’Italia.
Rinunciare alla dignità di un percorso compiuto sin qui. Dimenticare (o fingere di) i valori e le istanze che, magari sbagliando, quel percorso comprendeva e attirava. Restringere tutto al “qui ed ora” e alla polemica immediata.
Si tratta di modalità operative non soltanto sbagliate e poco dignitose, ma soprattutto non funzionali.
Il singolo essere umano può dimenticare o tristemente adeguarsi ai fatti avvenuti.
Ma gli effetti disastrosi del golpe giudiziario del ‘92\’93 continueranno ad operare, sedimentandosi, sia pur inconsapevolmente, nella profondità della società italiana.
Per governare le cose e le situazioni occorre conoscerle ed accettarle e non pensare che sia acqua passata.
Oggi anche la ricerca scientifica ci fa capire quanto inestricabile ed efficace sia il groviglio di contatti e interazioni che sta alla base della vita e dei percorsi che vengono compiuti.
Ci fa capire, magari spaventandoci un poco, che nulla è lontano.
Forse sarebbe utile che ci riflettessimo.
Che, mentre beviamo allegramente da una simpatica bottiglietta con il tappo anti spreco, ci cogliesse talvolta il pensiero che in quella stessa acqua magari ha nuotato, altrettanto allegramente, un meraviglioso Diplodoco.
E soprattutto che, anche se lo ha fatto 150 milioni di anni fa, nulla di ciò che esso ha lasciato in quell’acqua è andato davvero perduto.
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