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Stanco o non serve più?

Sulla Fondazione Gramsci e l’intellettuale secondo David Bidussa

In un articolo che parte da un commento secondo il quale, a causa della crescita dell’astensionismo, “Le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria lasciano debole la sinistra”, Salvatore Sechi prende spunto dal saggio di David Bidussa Pensare stanca. Passato, presente e futuro dell’intellettuale, per constatare come sia “venuta meno l’idea […] che gli intellettuali servano a qualcosa. Gli esponenti politici (da Giorgia Meloni a Matteo Salvini, con qualche signorile riserbo da parte di Antonio Tajani, per non parlare dell’opposizione mattacchiona e perennemente icona dell’antifascismo-che-non-passa) non se ne servono”. L’articolo “Stanco o non serve più?” analizza quello che lo storico sardo definisce “Il rifugio degli intellettuali nelle fondazioni” invitando nella fattispecie quelli dell’Istituto Gramsci: “fate i conti con la storia tragica del vostro partito”, da un lato e dall’altro fate i conti storicamente “con il tentativo di immissione nella cultura della sinistra italiana  dello zdanovismo”  e, infine,  sul piano pratico, denunciando l’operato delle fondazioni, con “la riduzione della cultura a moneta di scambio per azioni, non di rado manifestazioni plateali di conformismo, incentivi e compensazioni per carriere”. 
   


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