FORZA, FLESSIBILITA’ E RESILIENZA DELLA DEMOCRAZIA “FORMATO ITALIA”

Uno degli obiettivi – anzi la vera e fondamentale ragione – che viene avanzata a sostegno della proposta di “premierato” e’ la “governabilità” del nostro sistema politico-istituzionale.

Essendo fondato sulla centralità del Parlamento e della democrazia rappresentativa, sarebbe costretto a pagare dazio alla dialettica tra forze politiche irrevocabilmente orientate a perseguire – ciascuna per sé – le loro particolari convenienze elettorali e, dunque, di fatto, indisponibili a convergere verso l’ interesse generale del Paese.

Insomma non garantirebbero ne’ la continuità, ne’ l’ efficacia e soprattutto la tempestività necessarie a domare la complessità del nostro tempo ed imbrigliare – orientandole verso finalità valoriali condivise – le forze telluriche che scuotono un mondo in trasformazione.

Senonche’ la politica, per quanto appaia confusa, rissosa ed inconcludente, osservata senza pregiudizi e per il verso giusto, mostra, piu’ di quanto siamo disposti ad ammettere, una sua ordinata geometria, una “necessità” intrinseca inappellabile che, ad un certo punto irrompe e si impone, di fatto, all’ evidenza.

Detto altrimenti e per venire ai giorni nostri, accade a Giorgia Meloni che, nel mentre lancia – rivendicando le finalità di cui sopra – il “premierato” venga ad essere contraddetta  da eventi – in particolare il caso francese e, almeno in parte, quello tedesco – che la pongono nella felice condizione di poter reclamare la maggior coesione, forza e stabilità del suo governo, per quanto l’ ordinamento istituzionale su cui e’ fondato rappresenti il bersaglio della riforma costituzionale che propone.

In altri termini, rischia di apparire affaccendata a segare il ramo su cui siede.

Succede, in buona sostanza, che quel tanto di accentramento del potere in capo al Presidente della Repubblica del sistema istituzionale francese si stia – e non da oggi – rivelando, piuttosto che un fattore di elasticità capace di assorbire i sommovimenti del sistema politico e, nella misura del possibile, armonizzarli, riavviando una corretta dinamica del processo politico, un elemento  di rigidità che, in particolari condizioni, come sta succedendo in questa contingenza, ingessa il complessivo assetto politico-istituzionale e lo paralizza, secondo una postura che sembra non mostrare vie d’ uscita, se non invocando una sorta di stato d’ emergenza.

Su queste pagine, tali osservazioni sono state esplicitate gia’ da tempi non sospetti e cosi’ per quanto concerne la capacita’ del nostro Paese di ricondurre dentro l’ alveo parlamentare fenomeni di contestazione e di protesta che altrove scoppiano nelle piazze, vedi ancora, ad esempio, i “gilet gialli” dei nostri cugini d’ oltralpe.

Non e’ successo per caso che la Lega a suo tempo e, in anni piu’ recenti, il Movimento5Stelle, anziche’ dilagare nelle piazze, abbiano cercato la via parlamentare.

Evidentemente il confronto democratico, spesso aspro, ma pur sempre leale alla regola costituzionale, ha fatto scuola e gli italiani hanno giudicato la dialettica parlamentare inclusiva e percorribile anche quando hanno inteso dare voce a sentimenti e rivendicazioni che, di per sé, apparivano antitetiche al sistema in cui pur trovavano la grammatica ed il lessico appropriato secondo cui dirsi nel discorso pubblico.

Insomma, “calma e gesso” prima di precipitarsi a mettere a ferro e fuoco un sistema che dimostra di essere, per taluni inaspettatamente, ben piu’ robusto di quanto comunemente si creda.


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