Negli ultimi giorni si è parlato e scritto molto sul rischio dei “batteri specchio” e dell’appello di un gruppo di scienziati a bloccare le ricerche nel settore. Ciò è stato spesso fatto in modo incompleto e alquanto confuso.
In natura le molecole hanno una conformazione spaziale determinata dagli atomi di carbonio e possono essere “girate” verso destra (destrogire dal latino dexter destra) oppure verso sinistra (levogire da laevus sinistra). Ad esempio i nucleotidi che compongono il DNA e l’RNA delle nostre cellule sono destrogiri, gli aminoacidi che compongono le proteine sono levogiri. In termini scientifici si parla di molecole omochirali, o sono destrogire o levogire. Il termine chirale deriva dal greco χείρ, “mano” e indica la proprietà di una molecola, ma anche di un oggetto, di non essere sovrapponibile alla sua immagine speculare. Le mani sono le strutture chirali a noi più famigliari.
Invece, una molecola o un oggetto che è sovrapponibile alla sua immagine speculare è detta achirale. Esempi sono il metano, il diossido di carbonio, l’etano.
Vari gruppi di ricercatori in molti paesi del mondo stanno, da tempo, sintetizzando chimicamente molecole biologiche speculari (“specchio”) rispetto a quelle naturali. Da destrogire a levogire e viceversa.
Perché? Non si tratta solamente di curiosità scientifica.
Il concetto di molecole specchio è fondamentale nel capire come la struttura e la conformazione di una molecola influenza la sua funzione e può portare allo sviluppo di farmaci più attivi e più efficaci.
Nei sistemi biologici, infatti, la distinzione tra le molecole destrogire e levogire può avere implicazioni significative. Per esempio una molecola può essere terapeuticamente attiva mentre la sua speculare che è identica dal punto di vista della sua composizione chimica, non lo è e può essere addirittura dannosa.
Ad esempio farmaci a tutti come l’ibuprofene e l’omeoprazolo hanno le loro versioni specchio con proprietà completamente diverse.
Le molecole specchio sono un argomento affascinante che unisce chimica, biologia e medicina con implicazioni significative per lo sviluppo di nuovi farmaci e l’ottimizzazione di quelli esistenti.
Perché si è creato un grande allarme e alcuni ricercatori hanno fatto un appello pubblico affinché le ricerche sui “batteri specchio” vengano fermate?
Innanzi tutto, cosa si intende per batteri specchio?
Il termine non è scientifico, ma mediatico e si riferisce al fatto che alcuni batteri appositamente costruiti potrebbero essere utilizzati per produrre farmaci chirali specifici in modo più semplice e sostenibile rispetto alla sintesi chimica. Ovviamente perché ciò possa essere possibile i batteri dovrebbero riconoscere molecole con struttura speculare rispetto a quella naturale.
Questi sarebbero i batteri specchio, che non esistono e servirebbero almeno dieci anni di ricerche intense e costose per poter avere i primi prototipi. Servirebbero anche innovazioni tecnologiche molto complesse. Ma -fortunatamente- la ricerca procede a passi veloci e quindi ciò che sembra lontanissimo oggi potrebbe non esserlo tra pochi giorni.
E’ però opportuno cercare alternative all’ utilizzo di batteri specchio per la produzione semplice e sostenibile di molecole specchio.
In uno studio pubblicato in Ottobre di quest’ anno ricercatori americani e francesi hanno descritto per la prima volta come riuscire in modo rapido ed efficiente a sintetizzare chimicamente molecole specchio di quelle naturali. Questo risultato, che ha creato entusiasmo nel mondo della ricerca farmacologica e industriale, rappresenta una delle strade percorribili per evitare l’uso dei batteri specchio.
Del lungo e dettagliato appello degli scienziati è stato dato particolare se non esclusivo risalto alla richiesta di fermare le ricerche che potrebbero portare alla creazione di batteri specchio mentre si è data poca o nulla rilevanza al fatto che gli stessi ricercatori non richiedano nessuna restrizione a tutte le ricerche sulle molecole specchio, sulla loro sintesi chimica e sulla loro sperimentazione anzi ne riconoscono la grande potenzialità.
Indubbiamente l’eventuale diffusione nell’ ambiente di batteri specchio creerebbe enormi difficoltà di biocontenimento e totale incertezza su ciò che potrebbe succedere. Da condividere, quindi, la preoccupazione e la constatazione che la bilancia tra ricerca forse “pericolosa” e ricerca “utile”sembra, ancora una volta, piuttosto labile.
In un mondo così diviso come quello attuale purtroppo sembra abbastanza improbabile che tutti i Paesi si attengano a direttive internazionali sulla limitazione delle ricerche che possono portare verso la creazione di batteri specchio.
Nella attività genetica nota con il nome di “gain of function” gli accordi di contenimento sono stati firmati solo da Stati Uniti ed Europa. Nulla ci impedisce di pensare che eventuali accordi per i batteri specchio facciano la stessa fine.
Ecco, quindi che, molto opportunamente, il gruppo di scienziati non solo fa un appello a fermare quelle ricerche ma ritiene importante che il mondo sia preparato all’eventualità che qualche gruppo di ricerca continui verso l’ignoto e ci si trovi, quindi, ad affrontare la possibile propagazione di batteri difficilmente biocontenibili perché non riconoscibili.
Quindi sembra opportuno continuare le attività di ricerca nel settore ampliandole alle strategie di contenimento dei futuri batteri specchio.
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