Rimettere la parola “rispetto” al centro di ogni progetto pedagogico
Sedici/B Techné Storie di media e società
Associazione Infocivica – Gruppo di Amalfi
Democrazia futura
Combattere il Brain Rot, putrefazione cerebrale dei nostri tempi”. Rimettere la parola “rispetto” al centro di ogni progetto pedagogico”. Queste le parole dell’anno secondo rispettivamente l’Oxford University Press e del Vocabolario Treccani rievocate in un editoriale a firma dell’Associazione Infocivica-Gruppo di Amalfi e Democrazia futura che evidenzia anche la riflessione del Presidente Mattarella in occasione degli Stati Generale sui media di servizio pubblico e quella sul rapporto tra tecnoscienza, società e democrazia nell cerimonia di auguri con istituzioni, forze politiche e società civile.
24 dicembre 2024
Le parole dell’anno: putrefazione cerebrale versus rispetto
La “parola dell’anno” è la parola che intende riassumere, più di altre, l’anno che si conclude. Oxford University Press e Treccani hanno scelto, per il 2024, parole che riguardano diritti e prassi di comunicazione, conoscenza e cittadinanza, che sono il centro dell’interesse e dell’azione di Infocivica e di Democrazia futura.
Basandosi sui pareri espressi da 37mila persone, gli esperti di Oxford Dictionary hanno scelto la locuzione “brain rot”, piuttosto spiacevole per chi avesse sperato che più comunicazione comportasse più consapevolezza, conoscenza e partecipazione. “Brain rot” significa infatti, letteralmente, “putrefazione cerebrale” e indica
“il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, visto specialmente come risultato del consumo eccessivo di materiale – in particolare contenuti digitali online – considerato banale o poco stimolante”[1].
Il Dizionario Treccani, pedagogicamente, ha invece scelto “rispetto”. Secondo Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani
“Questa parola dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui. […] Una parola citata milioni di volte, ora a proposito ora a sproposito. La scelta dell’Osservatorio della Lingua Italiana Treccani di indicarla come parola dell’anno intende sottolineare da una parte la necessità di un suo uso semanticamente e civilmente corretto, dall’altra la sua funzione indicatrice di un valore da condividere nella società civile: per rispetto delle persone, delle istituzioni, delle diverse culture, dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi.”
Si tratta di temi e concetti che sono già oggetto di discussione sulla stampa e in rete e che richiedono certamente un approfondimento.
La riflessione del Presidente Mattarella sui media di servizio pubblico
In vista del 2025, anno di piena applicazione di European Media Freedom Act, particolarmente importanti sono le parole di indirizzo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dedicato, il 6 novembre 2024 in occasione degli “Stati generali”, ai media di servizio pubblico:
«[…] Nella diversità delle singole esperienze nazionali, i media del servizio pubblico contribuiscono ad animare la vivacità del pluralismo, con l’autorevolezza che deriva dal proposito di essere riconosciuti dai cittadini come fonte ispirata da valori di indipendenza, autonomia, libertà e molteplicità di voci.
Principi che il nuovo Regolamento dell’Unione Europea per la libertà dei media intende tutelare anche nel cambio d’epoca determinato dalle trasformazioni tecnologiche, per far sì che i media dei servizi pubblici possano continuare a svolgere la loro missione nel nuovo contesto.
Mai nel passato la potenza della techné ha investito nei termini odierni l’intero sistema dell’informazione e la dimensione sociale e, dunque, democratica, di ogni cittadino. In un tempo in cui la definizione del nostro orizzonte quotidiano passa attraverso algoritmi, per loro natura riduttivi della realtà a visioni conflittuali, il servizio pubblico di informazione ha il dovere di proporsi come strumento che ritrae e interpreta criticamente la complessità della realtà autentica, essenziale per percorsi di partecipazione democratica. Il servizio pubblico vede rinnovata la straordinaria missione di essere riconosciuto fonte affidabile per i cittadini che con il pagamento del canone lo sostengono, permanendo intatta la sua responsabilità soltanto verso di loro, per essere cornice di libertà e spazio di inclusione, dove originalità, professionalità, innovazione, pluralismo e non spartizione, possano continuare a dispiegarsi senza abusi […] nella coscienza piena del valore che l’informazione riveste nella democrazia declinata dalla nostra Costituzione»[2].
Ugualmente chiare le parole che Sergio Mattarella ha dedicato, nella cerimonia degli auguri con istituzioni, forze politiche e società civile del 17 dicembre 2024, al rapporto tra tecnoscienza, società e democrazia:
«Quando si innescano conflitti che feriscono e lacerano una società; quando si cerca di sostituire alla forza della ragione la violenza o la prepotenza del più forte; quando si alimentano e si giustificano diseguaglianze crescenti e insopportabili occorre riflettere per riprendere un percorso costruttivo. Si rischia che non esistano ambiti tenuti al riparo da questa tendenza alla divaricazione incomponibile delle opinioni. Sul cambiamento climatico e le politiche ambientali necessarie a contenerlo e a tutelare il pianeta. Sul valore della scienza, della ricerca, sull’efficacia dei numerosi vaccini che hanno salvato milioni di vite umane da malattie mortali o invalidanti. Temi così delicati e decisivi per il futuro che richiederebbero seria e serena riflessione comune, aperta alla comprensione di ogni aspetto, sono divenuti veri e propri terreni di scontro. E perfino motivo di violenza.
Conflitti alimentati e amplificati da un uso distorto e irresponsabile dei social media che, talvolta, divengono strumenti perversi di divisione, di condizionamento acritico, di deliberato travisamento della realtà, contraddicendo il loro autentico ruolo. Le faglie di rottura sono molteplici, diffuse. E toccano, come ho ricordato, ambiti diversi. La concentrazione in pochissime mani di enormi capitali e del potere tecnologico, così come il controllo accentrato dei dati – definibili come il nuovo petrolio dell’era digitale – determinano una condizione di grave rischio. Gli effetti sono evidenti. […] Grandi società che dettano le loro condizioni ai mercati e – al di sopra dei confini e della autorità degli Stati e delle Organizzazioni internazionali – tendono a sottrarsi a qualsiasi regolamentazione, a cominciare dagli obblighi fiscali. Sembra che – come in una dimensione separata e parallela rispetto alla generalità dell’umanità – si persegua la ricchezza come fine a sé stessa; in realtà come strumento di potere molto più che in passato perché consente di essere svincolati da qualunque effettiva autorità pubblica»[3].
Da entrambe queste sollecitazioni cercheremo di trarre spunti utili per organizzare nel 2025 seminari della nostra Associazione e dossier di approfondimento della nostra rivista.
[1] in inglese: “the supposed deterioration of a person’s mental or intellectual state, especially viewed as the result of overconsumption of material – now particularly online content – considered to be trivial or unchallenging”.
[2] Messaggio del Presidente Mattarella in occasione degli Stati Generali del Servizio Pubblico. Il testo completo può essere consultato nel sito del Quirinale. Cfr. https://www.quirinale.it/elementi/122641.
[3] Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Testo completo: https://www.quirinale.it/elementi/123499
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