UCRAINA: CHI VUOLE LA PACE?

Il piano di pace cinese è stato per così dire la cartina di tornasole tra guerrafondai e pacifisti ed ha rivelato l’amara realtà della larga maggioranza dei guerrafondai tra gli uomini e le donne di potere.

La proposta cinese in dodici punti era suggestiva e provocatoria, lasciava i Russi sul bagnasciuga di una invasione inutile e dolorosa, senza guadagno territoriale e migliaia di morti, e per contro poneva alla Nato il niet per ora e per sempre a piazzare armi offensive in Ucraina. Poi imponeva la salvaguardia delle centrali nucleari esistenti nell’area e la rinunzia a impiegare armi atomiche. C’era anche l’impegno sociale: protezione dei civili e dei prigionieri, corridoi umanitari per l’evacuazione delle popolazioni inermi dalle zone del conflitto, stop alle sanzioni economiche unilaterali, garanzia per l’esportazione del grano ucraino attraverso il Mar Nero, infine l’impegno alla ripresa dell’attività industriale post bellica e la promozione della ricostruzione. Ma i punti fondamentale erano il terzo ed il quarto: cessare il fuoco e avvio dei colloqui di pace perché il dialogo e il negoziato sono l’unica via d’uscita praticabile per risolvere le crisi, con la disponibilità cinese a gestire il riavvicinamento delle parti in conflitto.

I cinesi con la proposta di pace così articolata forse non avevano ne’lo scopo ne’la speranza di arrivare in porto, ma erano certi di guadagnare il centro del campo politico di questo feroce gioco al massacro. Probabilmente avevano preliminarmente contattato il Cremlino dove devono avere intuito che la proposta, pur per loro dannosa, sarebbe stata respinta da altri. E così è stato.

Negli USA tutti si sono schierati contro: Casa Bianca, Segreteria di Stato, Campidoglio, Pentagono, C.I.A., mass-media di ogni tipo e parte, forse anche prima di legger il testo, così mostrando la scarsa affidabilità politica di quella dirigenza che con gli stessi criteri dalla fine della seconda guerra mondiale è riuscita, come massima potenza mondiale, di fatto a perdere tutte le guerre, Corea, Vietnam, Afganistan, Irak, Siria, Libia e a mandare al massacro in più sedi “la meglio gioventù” come a piazza Tienanmen a Pechino nel 1989, a piazza Tahrir al Cairo nel 2011, a Hong Kong nel 2019 eccetera.

Così la trappola cinese o russo-cinese è scattata nell’universomondo: è vero che i russi hanno invaso uno Stato sovrano dando l’avvio alla guerra, ma è anche vero che gli americani rifuggono ogni prospettiva di pace: calcisticamente si direbbe uno a uno e palla al centro.

L’Europa conseguentemente, tanto per variare, non si è pronunciata, con tanti Leader in punta di piedi, ossia con pallide proposte, per farsi vedere, da Macron a Scholz, da Orban a Duda, alla pallida Von der Leyen, al commissario Borell ed anche alla Meloni che, perdonate l’ardire, da donna di bassa statura in punta di piedi ci vive!

Neanche gli inglesi travolti dalle loro crisi politica ed economica conseguente alla Brexit sono riusciti a mettere bocca. Avrebbe potuto parlare il turco Erdogan che a parole aveva cercato, all’inizio della guerra, di proporsi come mediatore, anche per fare dimenticare la questione curda e la democrazia dimenticata in quel grande Paese.

L’occasione è sembrata ghiotta a Zelensky che , seppure ponendo inaccettabili condizioni, si era contraddittoriamente dichiarato interessato.

Neanche il Papa di Roma ha voluto e saputo cogliere l’occasione seguitando solo ad invitare alla preghiera per quello sventurato Paese ogni domenica dal suo balcone in Piazza San Pietro. È vero come diceva Stalin che lui non ha Divisioni nè carri armati, ma tanti Nunzi e Cardinali cattolici anche in quei Paesi in guerra oltre che in Vaticano , i quali oltre a a presiedere funzioni religiose avrebbero potuto cercare l’accordo almeno col feroce Patriarca ortodosso di Mosca guerrafondaio e putiniano.

Chi vuole dunque la pace se la dirigenza politica mondiale è sorda a questo nobile richiamo, cercando ognuno il proprio particolare tornaconto? E poi ci sono altri guerrafondai minori ma non meno pericolosi, i produttori di armi, i mercenari da entrambe le parti, i Generali, gli speculatori finanziari, ed anche i Media che raccontano ciascuno la propria verità utile a fare audience e a raccogliere pubblicità.

Così il mondo attonito affronta il secondo anno della guerra russo-ucraina con sempre minore attenzione, sapendo che sul campo c’è un sanguinoso stallo fatto di missili e di droni e nel futuro chissà anche di scontri aerei, con gli eserciti impantanati nella neve, nel fango e, perché no, nella paura dello scontro fisico ravvicinato ossia delle mortali offensive e controffensive sul terreno.

E il popolo, anzi i popoli, che pensano e che dicono? C’è poco da illudersi: i russi seguono Putin perché da secoli, dal tempo degli Zar prima e dei leader comunisti poi, sono abituati a obbedire a padroni vecchi e nuovi. Rivoluzioni in Russia ce n’è stata una sola nel lontano 1917 con la prima guerra mondiale in corso che copriva ogni altro fragore.

Al di là dell’Atlantico Biden ha mano libera perché gli americani sono poco appassionati di politica estera e considerano l’Europa molto lontana geograficamente e dai loro quotidiani interessi. Lo stesso vale per altre grandi nazioni: Cina, India, Brasile, Giappone, eccetera. Ci sarebbe l’Europa, cosa diversa dagli Europei che ancora sofferenti per la seconda guerra mondiale sono sinceramente dalla parte della pace con qualche distinguo che blocca ogni iniziativa e quindi ogni speranza.

Chi dunque vuole la pace in Ucraina?


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