In questo momento di difficoltà per l’Europa, determinata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ci troviamo davanti ad una emergenza energetica senza precedenti cui, con il passare dei mesi, si sta aggiungendo anche un’emergenza alimentare. Mi riferisco alla crisi del grano per la mancata esportazione di questo prodotto dall’Ucraina verso i Paesi europei.
Immediatamente il mio pensiero è andato ad un italiano tanto illustre quanto dimenticato e che mi piacerebbe far conoscere ai più.
Sto parlando di Nazareno Strampelli, protagonista assoluto del miglioramento genetico del grano italiano nei primi decenni del ’900. Egli anticipò sperimentalmente le leggi di Mendel prima ancora che fossero pubblicate in Italia e con i suoi studi sul miglioramento genetico del frumento ottenne risultati scientifici incredibili.
Senz’altro un ruolo importante in questa “dimenticanza” fu la sua reticenza a scrivere. Nel 1919, quando vinse il prestigioso premio Santoro dell’Accademia dei Lincei, l’Institut International d’Agricolture nel congratularsi con lui chiese un saggio sul suo lavoro da pubblicare anche in lingua francese e inglese sulla rivista dell’Ente. Nella sua risposta tra le altre cose Strampelli scrisse:
… E il tempo è a me mancato di fare tante cose che pure avrei desiderato veder compiute… Le mie pubblicazioni migliori, quelle a cui tengo veramente, sono i miei grani: non conta se essi non portano il mio nome; ma ad essi è stata affidata la modesta opera mia, svolta nell’interesse della granicoltura e del mio Paese. 1
Tornando ai giorni nostri e all’Italia, l’ultima grande occasione per ricordare questo grande scienziato italiano si è presentata con l’EXPO 2015 di Milano il cui tema era: Nutrire Il Pianeta.
Nessuno ha nutrito il pianeta come Strampelli negli anni 30 e 40 grazie alle sue ricerche che hanno migliorato geneticamente la qualità, la produttività e la resistenza a malattie del nutrimento per eccellenza: il grano. Purtroppo ancora una volta è stato dimenticato.
Partendo dalla sua modesta Cattedra ambulante di granicoltura di Rieti2 e lavorando sul Rieti originario, varietà di grano molto apprezzata per la sua resistenza alla ruggine ma, purtroppo, poco resistente all’allettamento, Strampelli lo migliorò attraverso ibridazione e selezione arrivando alla produzione e commercializzazione di grani che trasformarono, da quel momento in poi, il panorama agricolo italiano.
Alle forti resistenze dei colleghi italiani, soprattutto di Francesco Todaro che rappresentava la tradizione scientifica italiana, S. risponse con la pubblicazione sul “Bollettino degli agricoltori italiani” dell’articolo “Breve riassunto dei lavori della R Stazione di granicoltura sperimentale a Rieti” in cui, tra l’altro, si legge:
Fra il semplice ricercatore o selezionatore genealogico e colui che esegue ibridazioni e ne segue i tipi che ne conseguono, scegliendone e fissandone quelli che corrispondono ai suoi fini, corre la differenza che passa tra colui che esegue scavi per rintracciare opere e l’artista che tali opere d’arte crea3.
Al contrario, il capo del governo del tempo, Benito Mussolini, comprese immediatamente l’importanza che il lavoro di S. poteva rappresentare per vincere la sua “battaglia del grano” che perseguiva lo stesso obiettivo: far diventare il Paese autonomo rispetto a questa coltura aumentandone la produzione e la superficie coltivabile.
E fu proprio questa sua partecipazione al programma politico di Mussolini a danneggiarlo. Infatti, pur con tutti i suoi eccellenti risultati e dimostrazioni della giustezza delle sue teorie, l’aver abbracciato il programma del governo fascista ne ha, di fatto, decretato la damnatio memoriae scientifica, che tenacemente resiste.
Sin dal 1900 S. incrociò il Rieti con il Noè ed ottenne la prima generazione (F1) che, come aveva intuito, sommava i caratteri di entrambi. Nella generazione successiva (F2) i caratteri si separano e S. intuisce che questo non avveniva in modo casuale ed empiricamente comprese, senza conoscere ancora le leggi mendeliane sull’ereditarietà, che ubbidiva a regole precise. Le leggi di Mendel, infatti, erano state pubblicate nel 1865 ma erano rimaste sconosciute in Italia fino al 19034.
Nel 1907 a Rieti S. ottiene i primi risultati che confermavano l’intuizione alla base del suo lavoro di miglioramento genetico tramite incroci e selezione e nel 1914, con la commercializzazione del frumento Carlotta Strampelli portò la produzione da 14 quintali a più di 20 quintali per ettaro.
Il Carlotta era stato intitolato a sua moglie Carlotta Parisani Strampelli, sempre al suo fianco per sostenerlo anche attivamente mettendo a punto una tecnica di incrocio manuale molto efficace.
S. avvia così un percorso che lo porterà alla selezione di molti altri frumenti tra cui l’Ardito che, maturando tre settimane prima degli altri, evitava il pericolo della cosiddetta “stretta” e dava la possibilità agli agricoltori di alternare colture diverse, con grande vantaggio per le aziende agricole. Un bel passo avanti per l’agricoltura e l’economia del Paese.
I grani di S. negli anni ’40 erano arrivati a coprire oltre il 66% della superficie coltivata a frumento con un incremento della produzione di quasi 20 milioni di quintali annui. In particolare più del 50% in Piemonte e Lombardia e fino al 90% in Friuli Venezia Giulia.
Come si può capire da questi dati si è trattato di una vera e propria rivoluzione, unica in campo agricolo per portata e importanza. Ma allora perché dimenticarsi sistematicamente di questo grande scienziato?
Se S. fu fortunato per il suo lavoro di ricerca sul frumento trovandosi al posto giusto al momento giusto, la battaglia del grano portata avanti dal governo fascista, altrettanto non si può dire per il suo posto nella storia della scienza.
Nessuno metterebbe in dubbio le opere d’arte di grandi pittori o scultori solo perché commissionate da un tiranno, perché questo non dovrebbe valere anche per le attività scientifiche?
A tal proposito è interessante uno scritto del 1937: “Agricoltura e battaglia del grano” edito dalla Reale Accademia dei Lincei nel quale S. chiarì il suo ruolo nella così detta battaglia del grano5.
Vale la pena sottolineare che il valore delle sue ricerche non è stato esclusivamente scientifico ma anche economico e civile. Egli lavorò sempre per il bene del Paese, non solo per migliorare la produzione agricola ma anche per modernizzarlo, già allora, infatti, il confronto tra istituti italiani ed europei era scoraggiante.
In quegli anni, grazie ai numerosi interventi di S., nacquero le Stazioni sperimentali di Conegliano per la viticoltura, di Torino per la zootecnia, di Roma per la frutticoltura, in Sicilia per la cerealicoltura, di san Remo per la floricoltura etc.6 e fu sempre lui a suggerire al governo l’istituzione dell’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura.
Inoltre, già nel 1905 S. intuisce l’importanza del controllo delle qualità merceologiche e della commercializzazione dei grani e si attiva per promuovere l’Associazione Reatina Sementi (ARS) fondata nel1926.
S. ebbe anche una parentesi estera, i suoi grani sono stati coltivati anche in Argentina, terra verso cui egli nutriva un grande interesse7per due ordini di motivi. Il primo di quali era avere la conferma della qualità dei suoi grani se coltivati estensivamente in quella terra così grande. Il secondo, per assicurarsi accordi economici vantaggiosi per l’Italia nel caso i suoi grani non avessero dato i risultati sperati nella penisola.
Nazareno Strampelli, ragionando con lungimiranza e ancora una volta nell’interesse del suo Paese, chiese al governo argentino, nel caso i grani italiani avessero offerto una produttività molto più alta, di esportare in Italia ad un prezzo dimezzato.
Il governo argentino, dal canto suo, ci guadagnava in produttività e non era cosa da poco per un Paese esportatore. La bassa produttività, infatti, significava aumentare il costo del prodotto e di conseguenza essere meno competitivi rispetto alla concorrenza.
Si era creata una strana situazione in cui, Italia e Argentina, avevano entrambe necessità di aumentare la produzione, ma per ragioni completamente diverse.
Sull’affare Argentina abbiamo ipotesi speculative e pochi riscontri diretti, ma una cosa è certa: l’operato dello scienziato italiano prescindeva dall’obiettivo fascista ed era finalizzato esclusivamente alla ricerca.
Non aver appoggiato il lavoro scientifico del grande genetista italiano ha avuto anche delle ricadute negative sul prestigio della ricerca italiana, ha permesso, infatti, quasi 20 anni più tardi, allo
scienziato francese Norman Ernest Borlaug di replicare il lavoro di S. con la stessa strategia di incroci tra genotipi deversi che ha permesso di aumentare la produttività di migliaia di volte in Asia, Cina, Messico intestandosi il merito della cosiddetta “Rivoluzione verde”8 e di ottenne nel 1970 il Premio Nobel per la pace per il suo impegno nella lotta contro la fame nel mondo.
Come ho detto l’immenso lavoro di Nazareno Strampelli, di cui l’Italia ha beneficiato fino ad oggi, non merita di rimanere nell’ombra e mi auguro che, quando si presenterà un’altra occasione per celebrare i grandi scienziati italiani, verrà ricordato come merita.
- AASSGRI, APS, b.25, f.1, “Premio Santoro” 1919. Lettere, telegrammi, biglietti di auguri per il premio Santoro. Lettera del presidente dell’Institut International d’Agricolture a Nazareno Strampelli, febbraio 1919.
- R.Lorenzetti, Storia sociale ed economica della Sabina. Rieti 1989. Capitplo: La cattedra ambulante di graicoltura e l’opera di Nazareno Strampelli.
- N. Strampelli, Breve riassunto dei lavori della R Stazione di granicoltura sperimentale a Rieti, in BAI, n. 10-11, 1918
- VII Congresso internazionale di agricoltura, che si tenne in quell’anno a Roma (Di Trocchio 1989, pp. 157-58).
- 1937: “Agricoltura e battaglia del grano” per il volume “Dal regno all’Impero – 17 marzo 1861-9 maggio 1936” edito dalla Reale Accademia dei Lincei
- M.Casalini Le istituzioni create dallo Stato per l’agricoltura, Roma 1937
- Lassù a Campomoro a rubar segreti alla natura. Scritti editi e inediti di Nazareno Strampelli a cura di Roberto Lorenzetti. 2017 Archivio di Stato di Rieti Associazione Storica per la Sabina
- Benito Giorgi Le due rivoluzioni verdi del XX secolo. Libri a stampa, italiano e stampa 2014.
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