“BASTA CHE CI SIA LA SALUTE!”:

sì, ma bisogna avere le condizioni di servizio

Il DIRITTO ALLA SALUTE evoca un diritto fra i più importanti nell’immaginario collettivo, anzi anche nelle esclamazioni popolari si dice”basta che ci sia la salute.

La Costituzione italiana (articolo 32) riserva l’aggettivo di “fondamentale “ al diritto alla salute :”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. …………”

Ormai gli italiani hanno compreso che per fruire di un diritto ci devono essere le condizioni per esercitare tale diritto.

Un esempio è la protesta di questi ultimi mesi che concerne il bisogno di avere un posto per dormire, muoversi, mangiare e “vivere” per poter studiare. Cioè le condizioni gestibili anche economicamente. Questo ,a maggior ragione è condizione ,anche per curarsi.

Il diritto alla salute è giuridicamente inalienabile, intrasmissibile, indisponibile e irrinunciabile ed è un valore che vale per tutti.

Ovviamente si potrebbe discutere se ed in quanto questo diritto può essere gestito con risorse adeguate in modo universale, non selettivo, per segmenti tramite, per esempio, la medicina di precisione, per età e così via. Cioè abbiamo risorse sufficienti? Alcuni dicono di no considerando la % della spesa sanitaria italiana sul PIL (6.3%) che, in confronto con altri paesi, è decisamente inferiore.

Dobbiamo anche affermare che il diritto alla salute deve godere di tutte le condizioni perché il cittadino possa sostanzialmente e ineluttabilmente curarsi: in primis perché esista una offerta di “prestazioni sanitarie “coerenti con la specificità delle patologie (per esempio anche tramite la medicina di precisione),ma anche con le condizioni per poterne fruire.

Infatti questa è la differenza fra l’offerta di “prestazioni sanitarie” (condizione necessaria) rispetto all’offerta di “servizi sanitari” che offrono maggiore capacità di essere efficienti, efficaci, economicamente sostenibili riuscendo a “vestire” le prestazioni con tutte le condizioni di fruibilità e “d’uso” delle prestazioni stesse (condizioni di fruizione delle prestazioni sanitarie e socio assistenziali).

Ma quali sono alcune di queste condizioni?

1-mobilità:il cittadino che deve accedere alle strutture sanitarie deve anche avere delle condizioni di mobilità sopportabili sia in termini di costi, di accessibilità temporale e con mezzi di mobilità che gli facilitino la fruizione del servizio sanitario di cui ha bisogno.

Questo vuol dire che si devono creare le condizioni di mobilità (automobile, treno, aereo, bus, nave) che siano accessibili al paziente in termini di costo, di tempi di percorrenza, di accesso, di comfort. Quanti sono i cittadini che rinunciano a fruire di certi servizi sanitari (cioè curarsi)perché il costo dei trasporti è particolarmente elevato a fronte delle loro condizioni economiche?.

Quanti sono i cittadini che non hanno la possibilità di avere chi li accompagna presso la struttura sanitaria se non a costi particolarmente elevati che in alcuni casi non sono sopportabili ( si veda tutto il problema degli anziani, dei segmenti deboli e vulnerabili, della barriera della lingua e della comprensione delle opportunità che ci possono essere anche in termini di mobilità?).

La maggior parte delle istituzioni sanitarie non assiste i cittadini nelle modalità di accesso.

Tutto questo avviene perchè l’offerta sanitaria è prevalentemente autoreferenziale in termini organizzativi e non adotta il concetto di “servizio sanitario” da offrire.

La sanità è “autoreferenziale” quando:

-affronta un cambiamento quando sorge un problema, altrimenti vanno avanti per inerzia e consuetudine (“problematistic searcher”)

-non ricercano il miglioramento continuo e si accontentano(“satisficing”)

-si ritagliano un “confort bunker” composto da prassi, consuetudini, da “abbiamo sempre fatto così”

-non adottano il “benchmarking” come prassi per capire se altri hanno già fatto e quindi imitare; per “non inventare l’acqua calda”

Inoltre le strutture sanitarie creano barriere digitali autoreferenziali tali per cui, per esempio l’anziano, non è in grado di accedere se non aiutato da altri.

Il cittadino, spesso, non ha hardware adeguato per poter accedere. La fascia dei vulnerabili non ha conoscenze per accedere analogamente al caregiver.

Tutto questo è scandalosamente una barriera che non offre le condizioni per il diritto alla salute.

La comunicazione è considerata un fatto estetico ed è invece necessario che le strutture sanitarie si attrezzino perché su determinati segmenti -fasce deboli e comunque “sempre e comunque”clienti,possano dare loro tutta l’assistenza di accessibilità ,di linguaggio, di simmetria comunicativa tale per cui i cittadini possano fruire dei servizi sanitari come diritto alla salute.

Mi sembra evidente che l’universalismo del diritto alla salute diventa un optional del sistema stesso se non gestito come servizio.

Altro elemento è la comprensione e orientamento sulle procedure.

Infatti un’ulteriore barriera al diritto alla salute riguarda l’iter procedurale ed amministrativo perché si possa fruire dei servizi sanitari offerti.

Anche questo , come per la mobilità e la comunicazione,sarebbe risolvibile se per segmenti di popolazione che devono fruire di certi servizi sanitari ci possa essere un affiancamento di associazioni di volontariato che aiutano a comprendere le procedure ed i processi amministrativi, nonché possano dare orientamenti non di merito medico-sanitario rispetto all’elemento prestazionale sanitario ,ma rispetto a quali sono i riferimenti istituzionali per poter avere informazioni utili per gestire le procedure e i processi amministrativi.

Quanti sono gli anziani, gli immigrati, le fasce culturalmente deboli che non accedono ai servizi perché non hanno lo Spid oppure non l’hanno rinnovato, non riescono ad avere i sussidi perché non sanno compilare l’ISEE, perché non conoscono le opportunità di sussidio che la normativa offre(che è patrimonio soltanto dei consulenti e dei benemeriti CAF che sono insufficienti e che comunque sono tali che per cui, per accedere,è necessario almeno corrispondere un rimborso spese ).In sintesi si potrebbe benissimo offrire tutta una serie di elementi e di condizioni che ti permettono di fruire della scientificità e del valore delle prestazioni sanitarie con delle modalità utili ai pazienti,che “in fin della fiera e in fin dei conti” ,sono i clienti delle organizzazioni sanitarie.Infatti la medicina è una scienza che deve passare il vaglio della realtà. Tutto questo sarebbe un modo per poter rendere concreto il diritto alla salute dell’art.32 della Costituzione italiana .


SEGNALIAMO


NUOVE USCITE HERAION

IN LIBRERIA

E-BOOKS


TAGS DEL MAGAZINE

alimentazione (31) ambiente (34) arte (69) cinema (51) civismo (53) comunismo (27) cultura (404) democrazia (44) economia (122) elezioni (71) europa (87) fascismo (36) filosofia (37) formazione (36) giorgia meloni (28) giovani (34) guerra (113) intelligenza artificiale (39) israele (29) italia (64) lavoro (44) letteratura (58) mario pacelli (32) media (74) medio oriente (29) memoria (31) milano (25) musica (136) napoli (25) politica (519) potere (262) rai (26) religione (30) roma (25) russia (30) salute (74) scienza (25) scuola (36) seconda guerra mondiale (59) sinistra (29) società (524) stefano rolando (32) storia (58) teatro (38) tecnologia (27) televisione (49) tradizione (32) trump (26) ucraina (41) violenza (27)



ULTIMI ARTICOLI PUBBLICATI