Per semplificare (si fa per dire): la Lega fa parte della alleanza “Identità e democrazia”,
con Marine Le Pen e l’estrema destra tedesca di “alternative fur Deutschland”.
Fratelli d’Italia aderisce a ECR il gruppo europeo dei conservatori (paesi dell’est) di cui Meloni è presidente.
Infine Forza Italia è nel PPE, partito popolare europeo.
Non sono tutti schieramenti di destra. Il PPE è un gruppo di centro.
Infatti Von der Leyen (sua candidata) è stata eletta da una maggioranza di centro sinistra.
Questa è la formazione in cui – al momento – si presenterebbe la maggioranza di governo alle elezioni europee del prossimo giugno.
E infatti l’altro giorno, nel salutarsi per le vacanze, i capigruppo di maggioranza hanno promesso alla premier lealtà’ e hanno giurato di proteggere la stabilità dell’esecutivo.
Già, perché saranno elezioni di tipo proporzionale, senza premi e con sbarramento al 4%. Contano solo i voti che prendi con il tuo nome, sotto il simbolo del tuo partito.
E per raccogliere più consensi è inevitabile sottolineare la propria diversità e originalità.
Bisogna garantire più aiuti alle categorie “amiche” e assicurare di accelerare le riforme (su cui ogni partito ha idee diversissime).
Credo che sarà una tornata elettorale molto diversa dalle precedenti, dove gli Italiani si pronunciavano solo pensando alle questioni interne.
Due vicende “internazionali”, il Covid e l’invasione russa, hanno mostrato a milioni di europei come i grandi problemi del continente siano del tutto interconnessi.
E di come la Commissione Europea sia ormai un efficace e produttivo organo di coordinamento di un sistema integrato di 27 paesi.
Abbiamo capito che persino per poterci curare e difendere, in modi sicuri e adeguati, dobbiamo adottare politiche comuni.
Perché di fronte alla complessità del mondo, nessuno da solo possiede le risorse e le competenze necessarie.
Curioso il rapporto di Meloni con le istituzioni europee.
Io sostengo, contro ogni logica, che nella vita convenga essere preceduti da una pessima fama. Non potranno che trovarti migliore del previsto.
Così per Meloni, considerata la nemica dell’Europa. La passionaria del sovranismo.
Lei è arrivata quando c’erano da incassare 200 miliardi. Ha pensato bene di aderire, pretendendo pure di cambiarne la destinazione, con il rischio -tuttora vigente- di perderne una parte.
Avrebbe dovuto essere tenuta ai margini ed invece sta lavorando apertamente per creare Un alternativa alla maggioranza che governa Bruxelles, nell’ipotesi che i partiti di estrema destra guadagnino ulteriori consensi.
E pensare che tutto è cominciato “solo” nel ‘51, quando Monnet, Schuman, Adenauer e De Gasperi diedero vita alla CECA (comunità europea del carbone e dell’acciaio). Oggi già solo il nome sarebbe fuori luogo, politicamente scorretto.
Furono uomini eccezionali che di solito vengono fuori solo nei momenti eccezionali quando i mediocri non sanno più cosa dire e fare.
L’uomo più ricco d’Europa era allora il Commissario all’agricoltura, il garante di uno strano equilibrio: da una parte finanziava la nuova politica agricola europea, più meccanizzata, più aperta alla scienza e quindi più produttiva e, al contempo, risarciva i mancati raccolti, rinviati per non abbattere i prezzi a causa della sovrapproduzione.
Oggi i nostri ministri (che sulla carta sono i ministri del governo italiano più sovranista di sempre) passano le giornate a Bruxelles per risolvere i loro problemi domestici.
Sono là non perché vincolati da una ottusa burocrazia sovranazionale ma semplicemente perché bisognosi di sempre più soldi.
SEGNALIAMO