A FUOCO A FUOCO

Accorrete, accorrete, brucia, si la “Venere degli Stracci” è in fiamme, l’hanno forse incendiata e, se è vero, chi può aver commesso un tale oltraggio?

È la domanda che tutti si sono posti in questi giorni dopo che l’opera di “Michelangelo Pistoletto” o meglio la copia dell’opera perché quella originale è ben custodita presso il castello di Rivoli, è stata distrutta. Lla “Venere” ingrandita, era stata posta a Piazza Municipio a Napoli, ben visibile dal Palazzo del Comune, di essa è rimasta dopo l’incendio soltanto la struttura metallica che reggeva gli stracci annessi facenti parte dell’istallazione. Intanto tanti soldi sono andati letteralmente in fumo; il Sindaco di Napoli subito è intervenuto per rassicurare la cittadinanza e ha dichiarato, al più presto, il pieno ripristino dell’opera anche per placare il malcontento del suddetto Pistoletto che ha fatto notare che l’opera (ribadisco la copia) non era stata abbastanza protetta e che quindi chiunque avrebbe potuto violentarla. Del resto come dargli torto visto che a Napoli succedono le cose più incredibili a causa dei cosiddetti “giovani teppisti” che invadono la città mettendola spesso e questo è il caso: a ferro e al fuoco.

Questa volta però i teppisti non sono colpevoli. Infatti, dopo varie indagini si è scoperto il colpevole di tale atto. Trattasi di un disadattato che, in preda ad un raptus, ha inteso dare sfogo alla sua protesta nei riguardi della società in un modo eclatante, sicuro di suscitare lo sgomento generale. Indubbiamente l’azione è esecrabile a prescindere dalle ragioni che la hanno indotta. Ma ciò fa riflettere sulla “parte malata” della bella Napoli, parte trascurata e abbandonata a se stessa senza lavoro e priva di valori in cui credere pertanto capace di ricorrere a simili misfatti pur di essere considerata. L’uomo è un animale sociale, sosteneva Aristotele, l’importante è essere accettato nella società essere partecipe attivo della “res publica” in una parola esserci.

Come nascondere l’ennesima vergogna napoletana testimonianza di disinteresse di ignoranza e mal costume? Certo la cosa è imbarazzante, il problema però sta nel fatto che ce ne ricordiamo o meglio coloro che dovrebbero sovrintendere al ménage cittadino ne prendano atto almeno quando bisogna salvare la faccia perché il mondo ci guarda. Sarebbe opportuno intervenire al momento giusto per evitare tale situazione di imbarazzo, in fondo, si sa che prevenire è meglio che curare!

Ma finché si può si tira a campare sperando che il tempo o San Gennaro faccia il miracolo togliendo così la patata bollente dal piatto di chi gestisce il potere. “Omnia Munda Mundis” diceva il buon Manzoni tutto è puro secondo coscienza, ma il fatto è che ciò che davvero è morta è proprio la coscienza individuale e, quindi di conseguenza quella collettiva, per cui ognuno non agisce più con consapevolezza e dignità in base ai compianti valori che vengono usati quali temi di conversazioni nei salotti bene dopo aver mangiato e bevuto. La situazione è abbastanza seria. Piangere lacrime di coccodrillo non giova a nessuno; i problemi dei giovani e dei meno abbienti dovrebbero essere al centro delle problematiche da risolvere da parte dei grandi del potere soprattutto in una Capitale europea quale Napoli è stata, con la sua cultura, la sua gente e le sue bellezze naturali.

Non è vero che non si può far niente, bisogna riappropriarsi della coscienza e far sì che da parte della famiglia, della scuola e di tutta la società ci si impegni affinché le nuove generazioni possano sentirsi parte integrante della vita sociale orgogliosi di essere cittadini napoletani in grado di amare la propria città e di custodirla.

Comunque la cosa è molto grave e va condannata, in quanto simbolo di scarsa sensibilità verso tutto ciò che è cultura e rispetto per le opere d’arte. L’indignazione è giustificata ebbene porsi la domanda: Perché ciò è accaduto?


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