UNA BATTAGLIA DI LIBERTÀ E DI CIVILTÀ
Il diritto più rilevante per il funzionamento di una democrazia nel bilanciamento della triade dei suoi poteri costitutivi-fondativi è il diritto all’informazione come fondamento della libertà e che per esempio le vicende russe dell’assassinio in carcere di Aleksej Navalny disvelano tragicamente sul piano globale a tagliare nettamente il confine di separazione tra democrazie parlamentari e autocrazie dittatoriali.
Dove per informazione si intende l’insieme di tutti quei contenuti prodotti da molteplici soggetti come giornali, TV, radio, siti giornalistici, editori, ecc. Soggetti che fanno da interfaccia intelligente con tanti altri soggetti-autori che producono direttamente quei contenuti e che dai primi vengono pagati proprio per questa funzione di produzione: fotografi, scrittori, giornalisti, free lance, compositori, docenti, analisti e poi anche influencer ecc.
Insomma tutti coloro che costituiscono quell’eco-sistema complesso che produce i contenuti dell’informazione di cui noi utenti ci alimentiamo quotidianamente per prendere le nostre decisioni quotidiane (banali e complesse): scegliere un titolo di investimento o un candidato alle elezioni, un partito politico, un titolo di un libro o un film, un esame clinico, fino al cibo o ai vestiti o ad uno spettacolo.
Le grandi piattaforme social sono un veicolo per “muovere” ulteriormente la diffusione di quei contenuti e farli conoscere che tuttavia non possono pretendere di usarli in forma gratuita adducendo il “compenso veicolare”.
La domanda infatti è allora: perché dovrebbero farlo gratuitamente e non versare un “giusto compenso” agli autori (primari e secondari) di quei contenuti?
Fondamentale “pertugio” perché quegli autori (originari o indiretti come gli editori) possano continuare a svolgere quella fondamentale funzione di produzione e che se bloccata (o distorta in forme spesso arbitrarie) costituirebbe un grave vulnus per la libertà di informazione e per la circolazione delle idee e dunque per la democrazia.
Come per tutti i casi di salvaguardia e difesa del Diritto d’Autore. Motivo per il quale l’Italia ha recepito le norme europee incorporandole nel nostro ordinamento nel 2021 e trasformate in un regolamento specifico di applicazione dall’AgCom nel 2023 che dovrebbe regolare il “conflitto” tra le società di Internet (come Meta o Google) e gli editori sulla base di informazioni ormai molto dettagliate per potere determinare in modo corretto, trasparente e confrontabile i confini del “giusto compenso”.
Dispositivo impugnato dall’AgCom contro Meta ma bloccata dal Tar del Lazio (accogliendo il ricorso di quest’ultima) e rimessa al giudizio del Consiglio di Stato e che prenderà tempo purtroppo con effetti devastanti su molteplici editori- testate a rischio di estinzione come avvenne per i dinosauri. Ma in questo caso sono proprio questi ultimi a mangiarsi le prede e a crescere con dimensioni e concentrazioni monopolistiche che significa il virus letale per la democrazia.
Tuttavia, nel merito, non si contesta più tanto l’attribuzione di un “giusto compenso” (il principio) ma il suo importo quale strumento per proteggere il diritto ad esistere di quell’ecosistema dell’informazione (giornali, TV, radio, siti qualificati, podcast, editori) che è alla base di una società non solo democratica, ma anche pluralista, aperta e inclusiva salvaguardando la sua socio-diversità (di idee e comportamenti, di rappresentazioni del mondo) e difesa nei – recenti e meno recenti – Trattati dell’Unione Europea.
Infatti, stiamo assistendo alla continua crescita abnorme dei pachidermi social ai quali non abbiamo saputo (o voluto) dare limiti portandoli a stati di controllo monopolistico e alla “morte per asfissia” dei canali di produzione dei contenuti dell’informazione (giornali, radio, TV, siti qualificati, editori) mettendo a rischio i capisaldi della società democratica e pluralista a partire dalla protezione della privacy e del copyright come dei soggetti deboli (minori, minoranze, diversità et al.).
Nota infatti la contestazione recente del Garante della Privacy ad Open AI per mancata verifica età degli utenti e assenza di filtri per minori di 13 anni a protezione del loro sviluppo e autoconsapevolezza. Concentrazione della crescita dei social che ha nel tempo ridotto il tasso di innovazione in questo campo data la potenza economica di queste piattaforme Internet tese a “mangiarsi” i potenziali concorrenti disponendo di montagne di denaro e riducendo gli accessi.
Basti pensare che la sola capitalizzazione di borsa dei 7 maggiori attori di internet (Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet-Google, Nvidia, Tesla e Meta) copre oltre il 30% della capitalizzazione del S&P500 mentre era solo il 7% nel 2015 e che crescerà ulteriormente con la spinta degli investimenti in AI.
Dove la sola Meta (ultima dei 7) raggiunge il livello enorme di 1190 miliardi di dollari che per questa abnorme dimensione certo il “giusto compenso” non scalfirebbe che in minima parte, rappresentando invece un atto di equità e giustizia a favore di una civiltà e democrazia condivise perché l’informazione è il “bene comune” fondamentale che dobbiamo proteggere con libertà, pluralismo, tolleranza e inclusione evitando la concentrazione di controllo e consolidamenti di “posizioni dominanti”.
Un potere economico enorme derivante dal controllo di capacità elaborativa con piattaforme globali, di reti satellitari, di Big Data incentrati sugli account personali di miliardi di persone, di autostrade digitali e ora anche da Ai con ChatGPT o Bard.
Perché sia detto con chiarezza che ciò è stato possibile attraverso errori di sottovalutazione delle piattaforme Internet anche (e forse soprattutto) da parte dell’editoria negli anni ’90 e che non possono più essere commessi come ben espresso di recente anche dallo stesso Fnsi (sindacato dei giornalisti) visto il processo di manipolazione e marginalizzazione che hanno subito in questi 30 anni con l’originaria cessione gratuita di contenuti (notizie) attraverso semplici “copia e incolla”.
Così come non accettabile eticamente oltre che economicamente e professionalmente il processo di desertificazione conseguente alla mancata regolazione politica della crescita monopolistica di questi pachidermi Internet in molteplici settori della comunicazione a partire dalla raccolta pubblicitaria.
E tuttavia in questo caso non per sottovalutazione ma per un volontario disconoscimento di una macroscopica faglia di conflitto di interesse tra editori, politica e affari in particolare nella governance delle piattaforme Internet e della loro crescita abnorme della quale quel conflitto è chiave interpretativa fondamentale.
Con la conseguenza fondamentale di eserciti di giovani giornalisti precari che vivono ormai largamente sotto la soglia di povertà e spesso ricattati, ma dai quali dipende il sacrosanto diritto costituzionale ad una informazione libera e aperta.
Nonostante i tanti errori certo gli editori non possono oggi accettare in Italia la cancellazione della pubblicità legale dai quotidiani da parte del Governo, perché sarebbe un ulteriore colpo mortale all’editoria con la sottrazione di risorse pari ad oltre 45 milioni/euro, essenziali soprattutto per le piccole testate e i piccoli editori.
Ecco perché i Giganti della Rete vanno vincolati a trattare con gli editori sull’”equo compenso” nel rispetto del diritto d’autore” e in linea con la direttiva europea, a rappresentare l’ultima barriera (con i giornalisti/e) difensiva della libertà di informazione a garanzia del lettore-user finale per contenuti corretti, verificati e di qualità e vero alimento di civiltà democratica.
Motivo per cui gli editori vanno aiutati a crescere nei nuovi mondi dell’informazione digitalizzata, dei Big Data e dell’AI con una nuova Legge sull’Editoria che accolga queste sfide, così come vanno rinforzate indipendenza e autonomia dei giornalisti dalle proprietà e dagli editori (valorizzando quella del 1981) all’insegna dell’articolo 21 della Costituzione.
Quindi non sussidi ma incentivi all’innovazione nell’editoria perché vincano i migliori o più adatti nella salvaguardia di una sostanziale socio-diversità dell’eco-sistema delle idee, dei comportamenti e delle azioni nella libertà.
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