La spedizione punitiva contro i tifosi del Maccabi Tel Aviv nel contesto delle guerre in corso
Sedici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Stefano Rolando
Docente universitario di storia contemporanea
Caccia all’ebreo nella città di Anna Frank. Fermare il cortocircuito globale senza omettere le critiche per le disumanità a Gaza.1
13 novembre 2024
Alla fine, ci siamo arrivati. La violenza verbale e teppistica che avvolge ormai gli stadi di calcio dappertutto è diventata la cornice che poteva ben nascondere un piano premeditato per regolare conti connessi con una delle guerre in corso. Quella che contiene probabilmente più violenza e più disumanità. Cominciata con la carneficina del 7 ottobre 2023 provocata da Hamas (con l’intenzione di arrivare al peggiore degli scontri) fino a perpetrare, per ostinazione di Benjamin Netanyahu e del governo israeliano, una strage continuata di civili e bambini palestinesi dietro la copertura (non riconosciuta dalle Nazioni Unite e dagli osservatori) della certezza dei nascondigli dei terroristi, facendosi scudo di civili e bambini. Fenomeno che certo ha una sua evidenza, ma che ormai è cavalcato al di là di ogni ragionevolezza.
Ci siamo insomma arrivati. Contesto, una partita di calcio. Tra Maccabi Tel Aviv in trasferta e l’Aiax di Amsterdam, una delle squadre star del calcio europeo, che fu anche la squadra dell’ebreo Johann Crujff, chiamato l’ebreo onorario tanto che in Israele dicevano del campione scomparso che se avesse creato un partito
“alla Knesset avrebbe preso almeno tre deputati senza neanche fare campagna elettorale”.
Una partita che ha rappresentato giovedì 7 novembre l’occasione per una organizzata spedizione punitiva articolata in tre luoghi della città a danno indistinto dei tifosi della squadra ospite.
Dieci feriti importanti, cinque ospedalizzati, 63 arrestati dalla polizia olandese, inseguimenti persona per persona fino a dentro gli hotel, centinaia di aggrediti con lo stile della caccia all’uomo, polemiche in corso sugli indizi che vi erano circa questo rischio, probabilmente sottovalutato, tanto che il re d’Olanda, Willem-Alexander, della Casa Orange Nassau, ha ritenuto di scusarsi con gli israeliani.
nazionalista in Israel
Inquadrare questo episodio di fronte all’escalation del conflitto e ai due oltranzismi rappresentati da Hamas e dall’ultradestra nazionalista in Israele
Naturalmente insieme alla violenza si registrano le tracce sonore dello squadrismo che invocava punizione per le violenze perpetrate dall’esercito israeliano a Gaza.
Perché ne parliamo al di là della vicenda di cronaca che è sui media da due giorni e su cui è difficile, almeno in occidente, non avere chiare le idee?
Perché l’episodio si iscrive in un’altra storia: quella che riguarda le nuove generazioni di tutto il mondo, Italia compresa, che di fronte all’escalation delle violenze a Gaza, non accetta più la spiegazione per altro fortissima della provocazione del 7 ottobre; non accetta più la copertura storica degli ebrei vittime della shoah nazista; non accetta più la condizione accerchiata di Israele dalla sua fondazione con le guerre dichiarate dagli Stati arabi confinanti e la condizione di permanente minaccia malgrado la legittimità sancita dalle Nazioni Unite di istituire due Stati distinti a confinanti in pace.
Per altro condizione fin dall’inizio non accettata dai palestinesi e dagli Stati arabi confinanti e poi in tempo successivo divenuta solo un obiettivo delle due componenti pacifiste palestinese e israeliana ma non dei due reciproci oltranzismi che ora comandano i due fronti, Hamas da una parte e l’ultradestra nazionalista dall’altra.
Il discredito della politica di Israele nell’opinione soprattutto fra i giovani e il parallelismo di Netanyahu con la Notte dei cristalli
Mescolandosi idealismo e manipolazione, sdegno e provocazione, senso umanitario e politica teleguidata in senso antioccidentale, è cresciuto enormemente il discredito di Israele nell’opinione soprattutto dei giovani (nel senso di chi sente meno l’influenza storica e crede soprattutto a ciò che vede) che vede aumentare il suo spirito di protesta anche quando gli attuali leader di Israele invocano parallelismi tra le violenze perpetrate contro Israele e soprattutto contro gli ebrei in quanto tali, richiamando la gigantesca macchina di sterminio antiebraico organizzata dal Terzo Reich. Per esempio, in questo caso di Amsterdam, il parallelo che il premier israeliano Netanyahu ha fatto immediatamente con la Notte dei Cristalli, una svolta di 86 anni fa nella immensa repressione antiebraica.
La Notte dei cristalli (nella storiografia tedesca detta Novemberpogrome) fu l’ondata dei pogrom antisemiti, divampati su scala nazionale nella Germania nazista tra il 9 e il 10 novembre 1938 (ecco, dunque, il cuore del parallelismo). Il pretesto scatenante fu l’attentato condotto proprio il 7 novembre a Parigi dal diciassettenne ebreo polacco Herschel Grynszpan ai danni del diplomatico tedesco Ernst Eduard von Rath.
Ha detto al Corriere della Sera il corrispondente del quotidiano olandese Telegraaf dall’Italia e già presidente della Stampa Estera in Italia Maarten Van Halden:
“Sì, anche in questo caso si può parlare di una caccia all’ebreo ma allora l’antisemitismo era al potere e morirono più di 400 ebrei. Adesso per fortuna no. Rimane da condannare nel modo più assoluto l’atmosfera terrificante che si è creata dopo la partita e bisogna vigilare affinché episodi del genere non si verifichino più”.
Mantenere fiducia nelle possibilità di cambiamento evitando di trascinarci tutti nel disastro
Mantenere fiducia nelle possibilità di cambiamento evitando di trascinarci tutti nel disastro
Non è certo con un articolo che si regolano le implicazioni e i contorcimenti del conflitto politico mondiale che questa ulteriore violenza in Medioriente ha scatenato. Qui mi limito a dire che anche partendo da questo episodio dobbiamo riprendere assolutamente con la nostra gioventù un dialogo ragionevole su posizionamenti, dichiarazioni e implicazioni. È legittimo implicarsi, non è legittimo tagliare la realtà con un’ascia in cui le ragioni di una parte offuschino le ragioni dell’altra parte.
Ricordo di avere fatto due viaggi – non per turismo ma in missione per responsabilità assunte al tempo – in Israele e in Palestina. Più una terza occasione in cui assolsi ad una richiesta di consulenza e di marketing strategico dell’associazione degli imprenditori palestinesi, di cui parlerò un’altra volta. Per i miei principi, la mia formazione e il vissuto delle guerre in Medioriente degli anni Sessanta, nutrivo speranze per la pacificazione e per il radicamento dei due Stati con sostegno etico-civile alla causa di legittimazione dell’esistenza di Israele. Vidi di persona in quel periodo i primi insediamenti dei coloni in Cisgiordania voluti da Netanyahu. E non potevo far finta di niente assistendo all’impari condizione che avrebbe travolto gli accordi di Oslo. Ho anche il ricordo dei nostri diplomatici – non posso far nomi – che erano irritati, come quasi tutta la diplomazia europea, dal comportamento dell’allora premier per la prima volta Bibi Netanyahu.
Imparai a concepire che per Israele vale la regola democratica dell’alternanza di potere. E dunque a non cedere all’idea di trasferire un disappunto su Israele nel suo complesso o, peggio che mai, sugli ebrei nel loro complesso. Si può criticare aspramente una politica, un governo, una componente. Ma mantenere fiducia nelle potenzialità di cambiamento. E la stessa cosa mi capitò di vedere a contatto con palestinesi responsabili rispetto al quadro irresponsabile che a un certo punto (con gravi implicazioni internazionali) ha preso in mano parte della questione (Gaza centralmente). Questa distinzione nel giudizio nostro di fronte a una delle crisi più difficili del mondo deve restare vigile e deve ispirare il nostro dialogo con i nostri giovani. I 63 arrestati di Amsterdam non vengono da Marte. Sono un segmento della nostra gioventù. Quel dialogo oggi è difficile perché la loro impazienza e la loro a volte sommaria disponibilità all’esame della storia è piuttosto evidente. Ma non dobbiamo cedere. Né criticando ciecamente, né rifiutandoci di esporci come testimoni di una storia che contiene regole di equilibrio diverse da quelle che stanno prendendo il sopravvento, trascinando tutti – ma proprio tutti – nel disastro.
Il Maccabi di Tel Aviv
- Scritto per https://www.giampierogramaglia.eu/2024/11/13/amsterdam-e-i-ricorsi-storici/ ↩︎
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