inefficaci e inefficienti per “effetti spiazzamento” ed “effetti farfalla”‘ che impongono alta scala di prevenzione e unica authority di bacino idrografico multiregionale.
La misura proposta dal Ministro della Protezione Civile Musumeci contro i danni da “effetti climatici” con assicurazione privata obbligatoria prima di essere politicamente sbagliata è inefficiente, inefficace generando il collassamento tra “effetti di spiazzamento” ed “effetti farfalla” da renderla costosissima senza alcun effetto sulle cause intervenendo solo ex-post e agendo a macchia di leopardo su territori vastissimi con rischi elevatissimi di desertificazione (territoriale, residenziale e industriale).
Intanto, andrebbe definito il perimetro dei territori coinvolti ossia a rischio idrogeologico che è largamente multiregionale e inoltre quale tipo e il livello di rischio assicurabile che è di non facile valutazione essendo di grado differenziato soprattutto per impatti eco-sistemici imprevedibili nelle forme e dimensioni. Infatti un grande evento piovoso alle fonti del Pò ha evidenti e (non completamente) certificabili effetti devastanti a centinaia di km, crescenti al crescere della distanza se la sua forza non viene “mitigata” con “opere a ombrello reticolare” di contenimento lungo il suo corso e delle aree degli affluenti che sono migliaia (“effetti farfalla”).
Tra queste opere le note vasche di laminazione, aree golenali manutenute e rinforzate da argini scalari, pulizia sistematica dei corsi di fiumi e canali entro amplissimi e diversissimi bacini idrografici per controllarne gli effetti essendo un sistema di vasi comunicanti entro migliaia di kmq e che impone una regia unica di azione-intervento.
Va comunque detto che l’eventuale obbligatorietà della misura a carico di privati (inoltre abitazioni e aziende spesso non separabili) spingerebbe a comportamenti collusivi delle assicurazioni con blocco della concorrenza e conseguente effetto di innalzamento delle tariffe in modo ingiustificato come peraltro avvenuto negli ultimi due anni.
Un primo “effetto di spiazzamento” sarebbe sul valore di questi asset immediatamente spinti al ribasso sia per le abitazioni che per i terreni data l’incertezza sul valore delle polizze del bene assicurabile che certo non è tale all’infinito ma con un limite.
Solo nell’ultimo mese abbiamo registrato incrementi sulle polizze assicurative delle abitazioni del 12% ( e + 21% in tre anni visti gli incrementi degli eventi estremi diffusi). Questo “limite” quanto è compatibile con l’economicità e la gestione del bene e la sua messa in sicurezza? Perché le compagnie assicurative dovrebbero farsi carico di polizze sui territori e sui beni a maggior rischio idrogeologico peraltro in violazione del principio di sussidiarietà orizzontale e in assenza di opere serie di contenimento contro la cui assenza potrebbero rivalersi?
Un secondo “effetto spiazzamento” sarebbe poi dovuto alla “leva annuncio” da incertezza sugli investimenti di prevenzione e protezione strutturali che potrebbe spingere i proprietari a lasciare quei beni e probabilmente a “svenderli” su mercati improbabili per valori incerti con effetti distorsivi su valori immobiliari e non minori effetti sui prezzi dei beni che derivano da quei terreni (ancora “effetti farfalla” come reti a strascico). Un terzo “effetto di spiazzamento” è derivante dall’abbandono di quei beni e a ridosso della mancata sicurezza manutentiva diffusa (pulizia canali, monitoraggio dei flussi, ecc.) indotta da spopolamento che moltiplicherebbe il valore degli interventi pubblici previsti di prevenzione, protezione e manutenzione riducendo la produttività eco-sistemica.
Dunque ha molte ragioni il Presidente di Confindustria Orsini nel sostenere l’inefficacia e inefficienza di queste polizze assicurative assunte dai privati perché produrrebbero pericolosissimi “effetti di desertificazione” dei territori che vanno invece protetti essendo la nostra ricchezza primaria e non un “option value”. Infatti, è innanzitutto l’eco-sistema nel suo complesso che va messo in sicurezza per contenerne gli effetti più devastanti di intreccio tra “effetti spiazzamento ed effetti farfalla” e dunque ridurre i costi degli eventuali danni eco-sistemici che conosciamo da oltre mezzo secolo. Coordinando in primo luogo in modo più efficace e rapido le misure strategiche statuali infrastrutturali di stanziamento con le procedure attuative regionali con un rubinetto burocratico centrale più ampio e selettivo sulla scala, lasciando flessibilità all’attuazione a valle (livello regionale).
Connettendo, in secondo luogo, le misure di emergenza con i programmi di prevenzione dell’equilibrio idrogeologico distinguendo le scale e i tempi di azione-intervento. In terzo luogo, allora, differenziando nettamente pur integrandole nell’impianto attuativo regionale la scala dell’intervento pluriennale per le opere di prevenzione dalla scala degli interventi emergenziali e manutentivi. Infine e in quarto luogo, guardando ad un equilibrio idrogeologico che ha dimensione sovraregionale e non ha confini amministrativi nè comunali, né provinciali ne’ regionali e che impone allora una unica e integrata authority di bacino e delle acque con una regia di azione e intervento autonoma e indipendente su base multiregionale.
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