Bill Viola, il pioniere della tecnologia applicata all’arte, un romantico innamorato dell’arte italiana e dell’Italia anche per motivi biografici (il padre era nativo di Pavia), ha ridato vigore ad opere rinascimentali tanto da essere soprannominato il Caravaggio dell’arte rinascimentale.
Nato a New York subì le influenze di molti artisti quali: Andy Warhol e Bruce Nauman.
Si formò presso gli Experimental Studies of Syracuse University, di seguito venne in Italia, a Firenze, dove osservò da vicino i grandi della nostra cultura. Se ne innamorò al punto che, grazie a sperimentazioni tecnologiche basate sullo studio della diagnostica per immagini del corpo umano, animò le loro opere per coglierne i dettagli essenziali della loro grandezza.
Il mio incontro con questo gigante dell’arte avvenne nel ‘95 in occasione della sua partecipazione alla quarantaseiesima Biennale di Venezia dove per l’occasione presentò 5 installazioni dal titolo: Buried Secrets create site specific. Fino ad allora non avevo mai visto Viola ma entrando in uno dei box dove si proiettavano i suoi video mi imbattei in una visione davvero insolita e singolare al punto che ne fui rapita dalla eleganza stilistica e soprattutto dalla familiarità che rimandava, come in un corto circuito, alle opere originali a me note.
Da allora ho cercato di seguire i lavori di questo straordinario artista prendendone visione anche attraverso mostre; infatti, nel 2022 ho avuto modo di osservare una mostra a Palazzo Bonaparte a Roma “Icons of light” che raccoglieva opere dal 1970 ad oggi con la collaborazione di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola studio. Una mostra bellissima fatta di emozioni, sensazioni che toccano l’intimo di ognuno e che, grazie ai mezzi elettronici, conducono lo spettatore ad una meditazione e ad una introspezione, ad un viaggio intimo e spirituale ove ritrovare l’essenza dell’essere. Tale mostra era composta da 15 opere in un percorso che iniziava dal 1977 con “Reflex Pool” e terminava con la serie “Martyrs 2014”. Non saprei definire l’opera più bella e interessante di quella mostra, ma volendone segnalare una in particolare direi che quella che mi ha maggiormente colpita è stata “The Greeting” in riferimento all’opera La Visitazione di Pontormo laddove tre donne si incontrano e si scambiano il saluto. Una scena di pochi secondi viene dilatata con un rallentamento estremo, grazie all’utilizzo di una telecamera in grado di ottenere 300 fotogrammi al secondo; l’intento dell’artista era quello di catturare un momento preciso: quello dell’incontro fra le donne, per mostrare le dinamiche interiori di un fatto così quotidiano.
La Visitazione, che si ispira al Vangelo di Luca, è un dipinto ad olio databile 1528/1530 del Pontormo conservato nella propositura dei Santi Michele e Francesco a Carmignano (Prato) immortala l’incontro di Maria con Elisabetta che era in prossimità di partorire nonostante l’età avanzata in quell’occasione Elisabetta si rivolge a Maria consacrandola come la madre del Signore. I colori caldi e corposi delle loro vesti dal verde petrolio al rosa e all’arancione, il loro movimento che abbraccia i corpi sinuosi delle donne gonfiandoli creano un’atmosfera surreale e mistica.
Quel movimento tanto corrispondente ai canoni quattrocenteschi gli stessi, in base ai quali il Botticelli faceva ondeggiare le chiome e i pepli delle sue donne ancelle o dee nelle sue opere quali: la Primavera e la Nascita di Venere, altro non era che l’espressione, grazie all’intervento del “mancato vento”, dei sentimenti dell’animo.
Il Viola venne a contatto con quel quadro per caso e subito ne fu folgorato ne seguì una mostra a Palazzo Strozzi a Firenze nel 2014; durante il restauro del 2013 del suddetto quadro il Viola lasciò sul quaderno all’entrata della mostra un pensiero per il Pontormo: for master Pontormo thank you for you inspiration and your Spirit …..
Oserei appellare questo grande artista quale nuovo traghettatore di anime condotte per mezzo tecnologico a compiere la discesa in noi stessi per meglio comprendere i misteri della vita e della morte; in fondo non è assurdo, vista l’influenza della nostra cultura sulla formazione di questo poliedrico e moderno artista, paragonarlo ad un Virgilio dantesco che con grazia e con eleganza formale ci addentra nei meandri più nascosti dell’anima.
La sua dipartita, l’improvvisa inversione della sua vita ci lascia attoniti.
Una cosa è certa egli vivrà finché le sue opere continueranno a stupirci come bambini di fronte alle meraviglie di un gioco che, di volta in volta, si svela dinanzi ai loro occhi.
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