Ucraina resta priorità
Sedici/A Hermes Storie di geopolitica – Europa
Giampiero Gramaglia
Giornalista,
co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles
Giampiero Gramaglia riferisce del passaggio delle consegne alla guida dell’Alleanza atlantica. Nel suo pezzo “Cambio della guardia al Vertice della Nato: da Stoltenberg a Rutte. L’Ucraina resta la priorità”1 scrive: “Da un laburista a un liberale, ma, alla Nato, la differenza neppure si nota, perché la linea politica che conta è una sola: l’atlantismo. In questo, Jens Stoltenberg, ex premier norvegese, da dieci anni segretario generale dell’Alleanza atlantica, e Mark Rutte, il suo successore, ex premier olandese, sono in assoluta continuità e sintonia” rispettando il motto “Si vis pacem, para bellum”. Dopo aver ricordato “i percorsi di Stoltenberg e Rutte”, il giornalista di Saluzzo riassume “il lascito di Stoltenberg a Rutte [ovvero] Le cinque lezioni del segretario generale uscente”.
13 ottobre 2024
Da un laburista a un liberale, ma, alla Nato, la differenza neppure si nota, perché la linea politica che conta è una sola: l’atlantismo. In questo, Jens Stoltenberg, ex premier norvegese, da dieci anni segretario generale dell’Alleanza atlantica, e Mark Rutte, il suo successore, ex premier olandese, sono in assoluta continuità e sintonia.
Per Stoltenberg, sono stati dieci anni punteggiati dalla recrudescenza della guerra al terrorismo, non più contro al Qaida, ma contro l’Isis; dalla missione in Afghanistan, ingloriosamente conclusasi; dall’accidentato quadriennio di Donald Trump alla Casa Bianca; dalle tensioni con la Russia culminate nell’invasione dell’Ucraina e che hanno innescato un imprevisto allargamento della Nato, con l’adesione di Svezia e Finlandia; infine, dalla guerra fra Israele e Hamas, che sta incendiando tutto il Medio Oriente.
Il passaggio di consegne a Rutte, deciso da tempo e sancito al Vertice dell’Alleanza, a Washington, in luglio, avviene in un momento di estrema tensione internazionale, con conflitti aperti di cui non s’intravvede l’epilogo, e di grandi interrogativi atlantici: le elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 5 novembre 2024 diranno se gli Stati Uniti e i Paesi europei potranno portare avanti la loro alleanza senza troppi sussulti – nel caso di vittoria di Kamala Harris – o se dovranno metaforicamente ‘allacciare le cinture di sicurezza’, in caso di vittoria di Donald Trump.
Nato: i percorsi di Stoltenberg e Rutte
Rutte è il quarto segretario generale Nato olandese – la Gran Bretagna ne ha avuti tre, il Belgio due -, dopo il recordman Joseph Luns, alla guida dell’Alleanza per 13 anni, dal 1971 al 1984, passando attraverso quattro presidenti degli Stati Uniti, Dirk Stikker e Jaap de Hoop Scheffer. Stoltemberg se ne va con un’anzianità di servizio seconda solo a quella di Luns, dieci anni esatti e tre presidenti degli Stati Uniti.
Per tutto il tempo che Stoltenberg è stato alla Nato, Rutte è stato premier olandese: quasi 14 anni d’ininterrotto servizio, dall’autunno 2010 all’estate 2024, ‘pilotando’ il suo Paese fuori dalla crisi del 2008-2009, attraverso la stagione degli attacchi terroristi integralisti, dentro e fuori la pandemia, con posizione non sempre ortodosse in Europa – l’Olanda era ed è il Paese ‘frugale’ per eccellenza, il più restio ad allargare i cordoni della borsa -, ma sempre filoatlantiche.
Mark Rutte in bicicletta per le vie dell’Aja (Fonte: Euronews)
Il ricambio quasi generazionale tra Stoltenberg, 65 anni, e Rutte, 57 anni, avviene senza fanfare, perché, per la sicurezza dei Paesi della Nato e del Mondo, c’è più da avere paura che da celebrare. Nell’occasione, però, Stoltenberg ha offerto ai governi alleati ed al suo successore cinque ‘chiavi’ per un futuro di successo e – è l’auspicio – di concordia.
Nato: il lascito di Stoltenberg a Rutte. Le cinque lezioni del segretario generale uscente
“La prima lezione è che la nostra sicurezza non è gratuita: dobbiamo essere pronti a pagare il prezzo della pace”,
dice, sottolineando che in prospettiva gli alleati dovranno spendere per la difesa ben più del 2 peer cento del Pil, l’attuale impegno.
La seconda lezione è che “la libertà è più preziosa del libero scambio”: si è visto con il gas russo e ora con la Cina.
“Dobbiamo proteggere meglio le infrastrutture critiche – dice il segretario generale uscente – evitare di esportare tecnologie che possono essere usate contro di noi e ridurre la nostra dipendenza da materiali critici provenienti da concorrenti strategici”.
La terza lezione è che
“la forza militare è un pre-requisito per il dialogo, come dimostra chiaramente la guerra in Ucraina”.
In pratica, l’antica saggezza: se vuoi la pace, prepara la guerra.
“Non credo che possiamo fare cambiare idea al presidente Putin su un’Ucraina libera e indipendente, ma credo che possiamo cambiare i suoi calcoli. Dando all’Ucraina più armi, possiamo far capire al regime di Mosca che non può vincere sul campo di battaglia e che l’unica opzione è venire al tavolo dei negoziati”,
spiega Stoltenberg.
La quarta lezione è che
“il potere militare ha i suoi limiti”: “L’Afghanistan ne è un esempio. Potremmo ancora dovere intervenire militarmente oltre i nostri confini. Ma qualsiasi operazione deve avere obiettivi chiaramente definiti: dobbiamo essere chiari su ciò che la capacità militare della Nato può – e non può – raggiungere”.
L’ultima lezione è d’estrema attualità.
“Non dobbiamo mai dare per scontato il legame tra Europa e Nord America. Su entrambe le sponde dell’Atlantico, dobbiamo riconoscere il valore dell’Alleanza e investire in essa. Gli europei devono capire che senza la Nato non c’è sicurezza in Europa”.
Parole che pesano, nel passaggio di consegne a Rutte. Su cui, la scelta è caduta anche perché ha già avuto a che fare con Trump, se dovesse essere lui il prossimo presidente degli Stati Uniti, e se la cavò piuttosto bene. Il suo insediamento è stato salutato con speranza a Kiev –
“Lavoriamo insieme per portare l’Ucraina nella Nato”,
gli ha scritto il presidente Volodymyr Zelen’skyj – e con distacco a Mosca –
“Non cambia nulla” -.
Non sappiamo se a Bruxelles Rutte andrà a lavorare in bicicletta, come faceva all’Aja, Ma i suoi primi messaggi sono chiari e concreti: bisogna essere forti e, per farlo, servono investimenti; spendere di più per la difesa è difficile per alcuni, ma è necessario; l’Ucraina resta una priorità, ma sull’suo delle armi ogni Paese decide per quelle da lui fornite.
Un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca?
“Non mi spaventa”.
Piovono le congratulazioni, da Washington e da Berlino, da Londra e da Roma: il primo giorno, è sempre così.
- Scritto il 1 ottobre 2024 per The Watcher Post . Cfr. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/10/01/rutte-stoltenberg-cambio-nato/ ↩︎
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