Cara Amica, non concordo …

Questa volta ti scrivo per dirti che non concordo proprio per nulla con la tua idea di non comprare una Tesla per fare dispetto a Musk, compra l’auto che vuoi e che ti conviene di più, il mercato offre scelte ampie e articolate proprio per questo. Ho capito che la tua reazione deriva dai fatti di questi giorni ossia dalla presa di posizione di Musk contro i giudici di Roma dalla sua reazione, ancora peggiore del primo intervento contro il Presidente della Repubblica Mattarella al quale il padrone della Tesla e di X ricorda i principi della libertà di espressione.

I giudici di Roma, come quelli di Catania qualche settimana prima, hanno applicato una legge europea che, come insigni giuristi avevano fatto sapere al governo durante le settimane precedenti, prevale su quella italiana. I cittadini italiani in grado di leggere lo sanno benissimo, quelli solamente in grado di guardare la Tv un po’ meno. Se ti scrivo è perché di questi argomenti non parlo mai volentieri con gli amici e con i conoscenti a cena, tutto finisce in una lotteria: la destra o la sinistra, le categorie storico filosofiche di cui oggi si perde completamente il significato e la storia, ridotte a sterili tifoserie o a serbatoi di privilegi.

La destra e la sinistra, nella realtà industriale del capitalismo del novecento, nascono intorno alla proprietà dei mezzi di produzione, come concepita da Marx nel capitale, e proseguono in una continua ricerca di equilibrio tra i contrasti delle parti in gioco, fino a pochi anni fa, quando le tifoserie hanno ceduto alle ragioni della storia del pensiero per diventare puro marketing politico. Da questo devi fuggire, il marketing funziona per l’automobile che vuoi comprare ma non per organizzare una stato di diritto. Pensa solo alla frattura del 1929, anno in cui sembrava che il giocattolo capitalista e l’industria conseguente dovesse rompersi con conseguenze catastrofiche, per crisi di sovrapproduzione.

Il motivo per cui non me la prendo con Musk come fai tu, te lo vorrei spiegare per gradi. Il rischio di semplificazione, destra sinistra è un esempio classico di chi abbia poca dimestichezza con la storia delle idee, non aiuta a comprendere il grado di complessità del problema e nemmeno la drammaticità dei fatti che il problema nasconde.

Negli stessi anni in cui Watt elabora la sua macchina a vapore, siamo alla fine del 1700, il barone di Montesquieu elabora i principi generali dello stato di diritto e della democrazia liberale, quella che ancora oggi guida le nostre scelte e la nostra vita: “la separazione dei poteri”. In poche parole afferma che per evitare possibili distorsioni all’interno delle democrazie, è necessario che il potere Legislativo, Giudiziario, Esecutivo, siano separati e indipendenti. Lo stesso Montesquieu afferma nei suoi scritti di essersi ispirato alle teorie di Newton, corpi distanti possono interagire creando un equilibrio pur rimanendo separati, proprio come i pianeti di un sistema solare. I poteri di uno stato di diritto a democrazia liberale sono un sistema solare in miniatura dove l’assolutismo è impedito da contrappesi istituzionali. È dentro questa cornice di diritti e di lotte che nasce la democrazia e lo stato di diritto all’interno del quale conviveva il pensiero di Gobetti, Vittorio Emanuele Orlando, De Gasperi, Fanfani, Mario Draghi e Marx, Engels, Nenni, Berlinguer. Da una parte la destra, quella ostile alle interferenze dello Stato nel mercato, a quella che dopo la crisi del 1929 ha rivisto le proprie posizioni, dall’altra la sinistra che dal materialismo storico di Marx in poi propone l’intreccio propulsivo tra forze di produzione e mezzi di produzione come spinta di civiltà, entrambe convivono nel perimetro della legge e della democrazia e insieme hanno scritto la nostra Costituzione dopo la guerra. Dalla fine dell’ottocento in poi e con la rinascita del dopoguerra, in tutti i paesi europei l’equilibrio tra le due visioni ha creato welfare, ricchezza, progresso tecnologico, scienza.

Ti chiederai perché ti ho annoiato con la destra e la sinistra e che c’entra questo con Musk. Perché oltre la destra e la sinistra di cui ti ho evidenziato la storia c’è il fascismo in tutte le sue manifestazioni esteriori e convinzioni interiori. Il fascismo come prototipo di assolutismo imposto con la propaganda priva di idee. Non è successo solo in Italia, ma in Spagna, nella Russia di Stalin, l’assolutismo è nemico della democrazia e non c’entra con la destra e la sinistra di cui la storia ci insegna. L’idea che i giudici debbano sottostare al governo è un’idea profondamente fascista che non ha nulla a che vedere con la storia della destra e della sinistra. Il Problema tutto nostro è che è una idea di Meloni, di Salvini e di Nordio, Ministro della Giustizia. Ma non è un problema loro, è un problema nostro visto che li abbiamo votati credendo alla propaganda e non alle idee.

L’idea che l’eletto dal popolo sia unto dal signore e possa operare contro la legge non ha antecedente nella storia della destra liberale e della sinistra, ma solo nelle dittature che comunque si colorino sempre dittature restano. Se un imprenditore americano tuona contro il potere giudiziario italiano reo di aver applicato una legge sovrana il nostro presidente del consiglio tace, il presidente del senato tace, il vicepresidente del consiglio esulta e deve intervenire Sergio Mattarella custode e interprete della nostra Costituzione. Questo è il problema, non Musk.

Buona parte del nostro governo nasce e cresce in organizzazioni che affondano le loro radici nella repubblica di Salò, Il loro slogan, teorizzato dal fondatore e leader indiscusso “Giorgio Almirante” spiega molto bene le loro posizioni di oggi, te lo rammento:

Il 25 aprile è nata una puttana e gli hanno messo nome Repubblica Italiana

Che c’entra Musk, fa solo il suo mestiere, vorrebbe vendere il suo sistema satellitare in Italia e lo fa entrando a gamba tesa.

Guarda le azioni di governo che maggiormente interessano il futuro della nazione: Autonomia differenziata, cosa altro è se non un tentativo di rompere l’unità nazionale come scritta sulla Costituzione? E la Corte costituzionale italiana, supremo organo di garanzia costituzionale che ha il compito di verificare che le leggi promulgate dai governi siano conformi e non in contrasto con la Costituzione ( vedi i contrappesi della democrazia?) che ha bocciato la legge in diversi punti rendendola inapplicabile sarebbe un complotto contro chi? Cosa altro è il presidenzialismo come è stato proposto, se non un sistema per smontare l’autonomia del parlamento e dare un colpo mortale a quella comunità libera, operosa e democratica nata dalla lotta di liberazione che ancora considerano essere una puttana?

I rigurgiti di fascismo, la voglia di dittature non è solo nel DNA di chi sia nato e cresciuto in quegli ambienti, “Umberto Eco” che ha studiato il problema, individuava alcune caratteristiche che permettono di riconoscere il fascismo. Te ne cito due soltanto. Il culto della tradizione come rifiuto dell’avanzamento del sapere e l’esaltazione della volontà popolare, che nel suo saggio (1995) vedeva televisione e internet come protagonisti del populismo emotivo, la stessa volontà popolare che si vorrebbe utilizzare contro i giudici che “non sono eletti dal popolo”

Il vero problema siamo noi. Quando Musk con una protervia mai vista ricorda a Mattarella che la Costituzione Italiana difende la libertà di espressione che significherebbe che lui può dire quello che vuole, confonde le acque per ignoranza o in mala fede non lo so. In un programma televisivo il ministro Salvini ha affermato che tutto sommato tutti hanno diritto di dire quello che vogliono specialmente chi paga 200.000 stipendi e lancia 6000 satelliti in orbita.

La Repubblica a cui crede Salvini è evidentemente fondata sul censo non sul lavoro. Entrambi, ripeto per ignoranza o mala fede non lo so, hanno una idea distorta di quanto è scritto sulla Costituzione che è vero, difende la libertà di espressione, ma come ogni diritto pone limiti precisi, gli articoli andrebbero letti insieme. Facciamolo da persone di media cultura.

L’articolo 21, della nostra Costituzione, al primo comma recita:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

L’avverbio su cui, come direbbe Totò: “casca l’asino” è Liberamente, si perché la libertà è un concetto praticato dalla filosofia negli ultimi 2500 anni.

La libertà non deve diventare prevaricazione e deve trovare nella coscienza individuale il proprio limite, non voglio annoiarti con Hegel, ma la libertà è uno spazio di azione il cui confine è la responsabilità. La libertà di espressione è un diritto il cui dovere corrispondente è tutto scritto nell’articolo 3 della stessa Costituzione.

Ma all’articolo 3, e 3 viene prima di 21, spero che Musk e Salvini lo sappiano, recita:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Spero salti agli occhi, come alla libertà di espressione sia chiesto di fermarsi prima di interferire con la dignità di qualsiasi altra persona, uomo o donna che sia, sia bianca sia nera, sia cristiana sia musulmana, sia liberale sia socialista, sia ricca sia povera. Grandiosa la nostra Costituzione, indica la responsabilità della propria coscienza (bisognerebbe averla) come limite alla libertà di espressione prima che possa ledere la dignità di alcuno. Ma le dittature e le autocrazie come i fascismi di ogni razza non conoscono limiti perchè non conoscono diritti e qualche volta li sostituiscono con le concessioni di un miliardario.

Un fatto è che il capitalismo di cui ti parlavo prima, quello delle lotte e delle merci, quello che produce per vendere e che regola attraverso il salario la vita di chi lavora sta lasciando il passo ad altro modo di fare e di pensare a regole che non esistono più. L’economia è fatta di equazioni che nei limiti di un sistema possono regolare e prevedere l’andamento del mercato. Leggo su AI Work, La digitalizzazione del Lavoro di Sergio Bellucci che What’s App, al momento della cessione, fatturava 358 milioni di dollari per ogni dipendente. Di quale capitalismo parliamo, a quali equazioni può corrispondere una industria con questi numeri?

Non abbiamo regole non abbiamo leggi che corrispondano a quanto sta succedendo e questa potrebbe essere la ragione di molte crisi, politica compresa. Io credo che il nuovo capitalismo non sia in grado di garantire il welfare, quello che il vecchio capitalismo industriale aveva creato con l’equilibrio tra destra e sinistra e credo anche che il welfare sia il cardine centrale della nostra democrazia. Senza welfare la democrazia non potrà sopravvivere e potrebbe essere sotto attacco anche per questo. Credo anche che lentamente si stia costruendo un sistema sconosciuto nel quale la forza regolatrice degli stati venga meno in favore di istanze private non meglio identificate. Le istanze private potrebbero essere imprese con una forte componente etico sociale tipo Olivetti, tanto per capisci, o imprese puramente orientate al profitto oppure anche organizzazioni criminali, per ora non ci è dato di saperlo, ma stare in guardia conviene.

Occorre reagire, forse rinascere, se hai fede: risorgere dall’incenerimento della storia delle idee quando è confusa con le chiacchiere bar dello sport. Solo la cultura, la bellezza, la gioia che si prova a comprendere togliendo il velo che copre un libro sconosciuto, un quadro mai visto, il film di domani può farlo. Questo potrà salvarci: la scuola, lo sforzo individuale e collettivo che garantisce lo sviluppo.

La mia preoccupazione è proprio la coesione sociale: che la forza di un popolo che ha saputo costruire una Repubblica democratica dalle ceneri di una dittatura e di una guerra, possa disgregarsi di fronte alla mediocrità dei nostri mezzi di comunicazione e di fronte ad una capacità di astrazione e di critica sempre meno insegnata nelle istituzioni scolastiche. Perdere la forza delle mutue relazioni disgrega il popolo e lo fa diventare folla, la stessa folla che quel giorno a Gerusalemme gridò “Barabba libero”.


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