Inverno 2024-2025, per le risorse energetiche l’Europa naviga a vista
Sedici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Cecilia Clementel-Jones
Medico psichiatrico e saggista
Nel lungo articolo “Carbone, petrolio e gas: il genio della lampada industriale”, Cecilia Clementel, in previsione dell’inverno 2024-2025 dopo aver denunciato “I risultati deludenti della ricerca di fonti energetiche alternative”, osserva come “per le risorse energetiche l’Europa naviga a vista”.
Winston Churchill, a 36 anni un giovane primo lord dell’ammiragliato (Ministro della Marina britannica) decide nel 1911 di mettere a petrolio la flotta britannica. Germania, Inghilterra e Francia si stanno già spartendo, in conflitto o in alleanza, le zone d’influenza nel territorio mediorientale, scavalcando il corpo dell’agonizzante impero ottomano poiché il territorio è ricco in petrolio[1].
Napoleone, nel suo fallito blitz dall’Egitto verso la Siria, già vagheggiava una Palestina abitata da ebrei europei e questa idea viene ripresa dai britannici, che nel 1875 acquisteranno dal pascià egiziano[2] il canale di Suez (costruito da una compagnia francese), passaggio che porta ai cinque settimi del loro impero.
Si comprende meglio la traiettoria storica dello Stato d’Israele se si ricorda che dalla metà dell’Ottocento
“uno stato ebraico clientelare in Palestina è vitale per gli interessi coloniali britannici”[3].
Oggi continua ad essere vitale per l’energia[4] ma soprattutto per i collegamenti via terra Europa-Asia[5]. Oggi per l’Europa storia, conflitti e forniture energetiche continuano ad intrecciarsi, si è persino affermato che l’energia È l’economia. Carbone e petrolio, conosciuti e usati da secoli, sono il motore della rivoluzione industriale degli ultimi due secoli, tuttora il carbone resta molto importante. L’elettricità non è sorgente di energia: viene generata da fonti primarie di energia quali carbone, petrolio, gas, biomassa, nucleare e sole, vento (energie rinnovabili). Da sempre l’economia è cresciuta e calata in relazione al prezzo e alla disponibilità di fonti energetiche, questa relazione non è casuale, è la causa dell’andamento economico[6].
In particolare, il petrolio a bassissimo costo fino al 1973 (prima crisi energetica e prezzo del petrolio quadruplicato) è il motore dello sviluppo industriale nei trent’anni che seguono la Seconda guerra mondiale e dell’aumentato benessere di tutta la popolazione occidentale che lo hanno accompagnato. Ora da decine di anni tale benessere è in una curva decrescente che potrebbe diventare più ripida se le forniture di gas (e petrolio) fossero ulteriormente intralciate da sanzioni (relative al conflitto ucraino) e conflitti in corso.
Il petrolio è più facile da trasportare che non il gas e in un solo barile racchiude un’energia equivalente a 24 mila ore di lavoro umano. Nel 2022 usavamo circa 100 barili di petrolio al giorno. Le fonti fossili provvedono, in modo quasi miracoloso, l’80 per cento[7] dell’energia che sottende alla società dei consumi del mondo industrializzato. Tale ‘miracolo’ ha una data di scadenza: il picco del petrolio globale è già passato[8] e siamo nella parte discendente della curva di Hubbert.
I risultati deludenti della ricerca di fonti energetiche alternative
L’Europa, presa coscienza del legame fra uso dei combustibili fossili, in particolare carbone e petrolio e crisi climatica ha fatto enormi sforzi per usare in alternativa fonti rinnovabili.[9]
I risultati di tale sforzo a livello globale sono però deludenti: al 22 novembre 2023 i governi dei maggiori Paesi produttori di combustibili fossili anticipavano di produrre nel 2030 più del doppio della quantità di combustibili fossili rispetto a quanto sarebbe compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C. Tali previsioni sono nettamente superiori ai limiti stabiliti dall’accordo di Parigi e del 69 per cento oltre il limite per un riscaldamento di 2°C[10].
Chi scrive ritiene che l’uso di rinnovabile non possa (tecnicamente, salvo sviluppi scientifici imprevisti) sostituire l’uso di combustibili fossili in tempo utile per evitare aumenti medi di temperatura di almeno tre gradi entro la fine del secolo presente ma possa mitigare gli effetti imprevedibili del cambiamento climatico. Previsioni ufficiali qui sotto riportate mostrano che a fronte di un forte aumento d richiesta di energia (nella logica industriale di incrementi illimitati) scenderà al 60 per cento la percentuale di combustibile fossile richiesto (oggi all’80 per cento) ma in quantità assoluta l’uso di energia fossile aumenterà del 25 per cento!
Rifornimento europeo di prodotti petroliferi
L’Europa inizia a rifornirsi (con gasdotti ed oleodotti) di combustibile fossile russo fin dai tempi della guerra fredda, negli anni Sessanta. Sono ancora attivi oleodotti dalla Russia verso l’Europa: il più lungo oleodotto del mondo (‘amicizia’ o Druzba, avviato nel 1964) trasporta oggi petrolio russo e kazako a Ungheria, Austria Slovacchia e Repubblica Ceca (in passato anche a Ucraina, Germania e Polonia) che dipendono fortemente dal suo apporto e hanno ottenuto dall’Unione Europea una deroga di alcuni anni alla sanzione (embargo petrolifero) del 2022 che proibisce importazione di petrolio russo via nave[11]. Mentre all’inizio del 2022 la Russia rappresentava ancora il 31 per cento delle importazioni di petroli per l’Unione Europea, un anno dopo era scesa al 3 per cento, avendolo sostituito con petrolio statunitense (11 per cento), da Norvegia, Arabia Saudita, Angola, Brasile, Iraq, ma non è stato ridotto il consumo di petrolio.
Petrolio e sanzioni legate al conflitto ucraino
Sanzioni all’acquisto di petrolio russo hanno avuto conseguenze globali: il loro impatto[12] si voleva mitigato dal permesso di vendere petrolio ad un prezzo massimo di 60 dollari, che non è mai stato efficace, avendo la Russia (come già in passato l’Iran in situazione simile) fatto uso di assicuratori nella Penisola araba e di flotte di petroliere ‘fantasma’. Di ciò si sono avvantaggiare le raffinerie, in India soprattutto, per comprare petrolio russo a prezzi di favore e rivenderlo con profitti considerevoli ai paesi industrializzati. In particolare, per ottenere petrolio ‘diesel’ sono necessari tipi di petrolio ‘pesante’ che il buon Dio ha conferito soprattutto alla Russia e al Venezuela. Vi sono voci di ‘trasferimenti’ in mare di carichi provenienti dalla Russia che vengono così ribattezzati. I carichi mescolati, con meno del 50 per cento di petrolio russo non sono colpiti dalle sanzioni, così, tra una cosa e l’altra, la percentuale di petrolio russo che arriva in Europa ha iniziato a risalire. Nel 2022 il 19 per cento del greggio importato dall’Italia era russo, contro il 13 per cento nel 2021.
Nel lontano ottobre del 2001 il prezzo del gas stava salendo: perché?
Riassumo qui il testo di un video (10 ottobre 2021) di Alexander Mercouris intitolato (in inglese)
“Putin furibondo censura le politiche dell’Unione Europea che creano la crisi del gas, segnala la fine del transito del gas attraverso l’Ucraina“
che riporta la riunione del presidente russo con responsabili di Gazprom e altre industrie affini il 6. novembre 2021[13].
Afferma Mercouris: i prezzi del petrolio sono saliti, la crisi energetica europea riflette una crisi globale, con difficoltà di India e Cina a rifornirsi di energia. La causa principale è il surriscaldamento dell’economia americana dovuto alle politiche di ‘overspending’ [spendere oltremisura] dell’amministrazione Biden alle soglie delle votazioni di midterm[14].
Tale straordinaria emissione di moneta è alla base dell’iperinflazione corrente [2021]. Nel corso dei primi anni Venti molti paesi hanno cercato di sostituire combustibili fossili [causa della crisi climatica] con rinnovabili, soprattutto gas e energia eolica. Tuttavia, dopo l’incidente nel reattore nucleare di Fukushima tutti coloro che usavano centrali nucleari hanno rallentato o fermato (Germania) l’uso di tale fonte di energia[15]. In Europa si è fatto minor uso di centrali elettriche a petrolio e teso ad eliminare il carbone. Il gas è fonte energetica efficiente sia per uso domestico che industriale[16].
Quando nell’estate del 2021 l’Europa aveva bisogno di scorte di gas navi cariche di LNG da Russia, Arabia e Stati Uniti si affollavano davanti alle coste della Cina che era disposta a pagare il maggior prezzo (spot).
Mercouris spiega che all’inizio del XXI° secolo vediamo un conflitto[17] fra la Russia e l’Unione Europea attorno alla direttiva ‘Third energy package’ (2007-2009 approvato) che ha richiesto alle ditte operanti in Europa[18] una separazione (spesso solo formale) fra agenti che forniscono energia e agenti che la distribuiscono al consumatore. L’agenda nascosta dietro la promozione di liberalizzazione e privatizzazione[19] rispetto alle fonti energetiche russe prevedeva che le ditte occidentali fossero coinvolte nelle esplorazioni, estrazioni, trasporto e distribuzione delle risorse energetiche. Questo piano era stato approvato da Borís El’cin [20], negato dal voto della Duma russa e decisamente fermato da Vladimir Putin, solo alcune ditte europee e giapponesi erano coinvolte nei progetti per LNG nell’Artico russo e ne sono uscite all’inizio del conflitto militare ucraino con perdite finanziarie considerevoli.
L’agenda di una gestione coloniale delle riserve energetiche sul territorio russo[21] sarà applicata all’Ucraina, paese potenzialmente ricchissimo, dal 2014 in poi: anche qui si avranno alla fine di questa guerra ingenti perdite finanziarie. Il proseguimento del conflitto in Ucraina da parte NATO, anche a fronte del rischio di una sconfitta strategica, l’ostinazione di alcune nazioni dell’Unione Europea. In tale direzione[22] almeno tre istanze si possono solamente spiegare [secondo me] con questo disegno sottotraccia di sfruttamento neocoloniale delle risorse energetiche dell’area russa ed euroasiatica, se esso fallisce il progetto politico e la prosperità economica dell’Unione Europea saranno minati. Per gli Stati Uniti d’America, che per ora hanno autonomia di fonti energetiche, tale progetto è di secondaria importanza.
Tornando al video dell’ottobre 2021cui faccio riferimento Putin negava di aver causato per l’Europa una situazione di penuria di gas, adducendo la necessità di riempire i propri stoccaggi per l’inverno, sosteneva che poi, nel dicembre 2021, vi sarebbe stato abbastanza gas via gasdotto per l’Europa e affermava che nonostante economicamente gli convenisse pagare la penale all’Ucraina per poi convogliare il gas che passa attraverso il territorio ucraino via gasdotti North Stream 1 e 2 la Russia avrebbe mantenuto l’impegno preso con i contatti a lungo termine fino alla fine del 2024. Per quel che vale sottolineo che il coro multimediale e dei politici europei che afferma avere la Russia approfittato della sua posizione di fornitore primario di energia per ‘ricattare’ politicamente l’Europa è totalmente privo di fondamento.
Nella peggiore ipotesi si tratta di proiezione (sulla Russia) delle intenzioni dei nostri nuovi fornitori. Putin ritiene che il passaggio dai contratti a lungo termine a contatti spot per il gas da parte degli europei sia responsabile delle tensioni dei prezzi e afferma che gli ‘esperti inglesi’ hanno convinto l’Unione Europea a fare questo cambiamento, che la danneggia.
Nonostante tutte le sanzioni europee gli acquisti di LNG russo ricominciarono a salire: nel mese di maggio del 2024 il Financial Times denunciava che le importazioni europee dello LNG russo erano superiori a quelle americane. Se consideriamo che solo nel 2016 il presidente Barack Obama rescinde il divieto di vendere all’estero il gas e petrolio statunitense e se abbiamo presente il fatto che gas e petrolio esportati vengono principalmente da fracking[23] e sabbie di scisto (estrazioni costose e inquinanti), produzioni che potrebbero a breve ridursi, vediamo come sia fragile l’affidamento che l’Europa fa a Norvegia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Qatar per le sue forniture di gas LNG, che andranno comunque al miglior offerente, favorendo la speculazione finanziaria.
I pagamenti alla Russia per acquisti di gas e petrolio avvenivano attraverso la Gazprombank, che era stata risparmiata dalle sanzioni (che colpivano quasi tutte le banche russe) che l’avrebbero esclusa dal circuito SWIFT. Washington ha sanzionato il 22 novembre 2024[24] Gazprombank[25] rendendo più difficili per l’Europa i pagamenti (in rubli) per petrolio e gas russi (gli Stati Uniti d’America ci minacciano persino di sanzioni secondarie), il che comporta ulteriori aumenti dei costi: già negli ultimi mesi del 2024 il prezzo del gas è salito ed è vicino a 50 euro a Megawatt/ora, il doppio rispetto alla media storica del prezzo pre-febbraio 2022. I flussi dei gasdotti russi continuano a coprire il 14 per cento del fabbisogno dell’Unione Europea, dove nel primo trimestre 2024 l’importazione di LNG russo aumenta dell’11 per cento su base annua[26].
Intanto Ursula von der Biden (pardon, Ursula von der Leyen) dichiara a Monaco di Baviera il 13 settembre 2024 che
“L’era dei combustibili fossili dalla Russia che dominano in Europa è finita per sempre”!
Il deterioramento dell’economia tedesca è inevitabile?
Quel che si definisce il miracolo tedesco era fondato su forniture energetiche sicure e a basso costo, che riceveva dall’Unione Sovietica in piena guerra fredda senza alcun timore di ricatti o pressioni. Il fatto che esse siano mancate improvvisamente ha avuto conseguenze pesanti. Forse a fine 2022 la Germania aveva pensato di riattivare il gasdotto North Stream, come reclamavano dei manifestanti tedeschi, ma un ‘ignoto’ sabotatore glielo ha impedito[27].
Nei settori industriali che consumano molta energia (acciaierie, fertilizzanti, industria chimica e vetro) in molti casi le spese sono divenute insostenibili e alcune fabbriche hanno dovuto chiudere o trasferirsi al di fuori dei confini tedeschi. Recentemente la Volkswagen è stata indotta a fare migliaia di licenziamenti e chiudere tre fabbriche.
La competizione delle auto elettriche cinesi è divenuta insostenibile. I manifestanti tedeschi hanno gridato ‘traditore’ al primo ministro e si sono messi a votare l’estrema destra o l’estrema sinistra ma a tutto c’è rimedio: in democrazia tali formazioni possono essere messe fuori legge prima delle imminenti elezioni politiche tedesche. Evidentemente alcuni partiti sono più democratici degli altri.
Se vogliamo poi parlare delle dipendenze esterne in tema di sicurezza dell’economia europea (e tedesca), l’Unione Europea dipende per il 90 per cento da paesi terzi per le terre rare e per il 98 per cento del magnesio, entrambi elementi cruciali per industrie high-tech. Uno spiraglio si è aperto per le forniture di litio di cui abbiamo riserve sia in Serbia che in Portogallo (vi è però resistenza della popolazione essendo l’estrazione di litio un processo con forte impatto ambientale), una grossa riserva di terre rare esiste in Svezia e l’European Chip act mira a ridurre la dipendenza europea dai produttori asiatici. Per invertire il processo di deindustrializzazione dei paesi del G7 sarà necessario uno sforzo non solo d’investimento: occorre attrarre tecnici specializzati, fabbriche e maestranze verso l’Unione Europea provenienti da Paesi in cui le fonti energetiche e le materie prime sono molto più economiche e disponibili che non in Europa.
Le medie e piccole industrie italiane già risentono del rallentamento dell’economia tedesca. In tutta Europa inflazione e de-industrializzazione vanno a braccetto, ritorna la temibile stagflazione (stagnazione + inflazione) degli anni Ottanta? L’elettorato francese e quello tedesco paiono sul piede di guerra: quello italiano potrebbe miracolosamente emergere dalla rassegnazione in cui è sprofondato. Come dicono gli americani:
“it is the economy, stupid”, ovvero “così funziona l’economia, bellezza!”.
Quasi tutta l’evoluzione politica si spiega con la congiuntura economica. Il costo delle difficoltà anche economiche degli Stati Uniti d’America sarà pagato dai suoi fedeli alleati. Quanto ad assicurare militarmente la sicurezza a tali alleati, ne riparleremo. Quelli di cui assolutamente non si deve parlare sono i progressi dei BRICS per l’integrazione finanziaria che crea attraverso canali di pagamento indipendenti dal sistema del dollaro (in dollari si fanno il 40 per cento dei pagamenti del commercio globale e la moneta americana costituisce tuttora il 59 per cento delle riserve valutarie internazionali[28].
Dubbi sulla sostenibilità del gas LNG.
Noi diamo un ruolo importante all’elettricità, ma solo il 20 per cento della energia usata in totale globalmente vien fornita sotto forma di elettricità, ma solo il 30 per cento di tale elettricità viene prodotta da fonti rinnovabili. Il gas non è una fonte rinnovabile ma produce meno CO₂ di petrolio e carbone. Studi recenti, tuttavia, mettono in dubbio che l’emissione totale di gas che sostengono l’effetto serra (metano e CO₂ in primis) a carico del GNL sia inferiore ad altri combustibili fossili, suggeriscono anzi che sia superiore a quella del carbone[29]. Washington ha reagito con una struttura che certifica gas ESG (ambiente, sociale, governance)[30]. La produzione del gas da schisti o fracking e soprattutto il trasporto e la liquefazione aumentano sensibilmente la quantità di gas metano emessa, il metano ha un effetto per vent’anni, mentre il CO₂ resta attivo per secoli; perciò, lo LNG ha un’impronta di gas serra alta per i prossimi 20 anni, ma più bassa per il prossimo secolo.
Attenzione alle distrazioni. Il problema è l’aumento dell’impiego di energia fossile.
Alla complessità del problema sul rifornimento energetico sostenibile si aggiungono informazioni (come quest’ultima) che distraggono dal problema centrale: anche se aumentano le energie rinnovabili continuiamo a consumare più combustibile fossile (la riduzione di tale consumo in Europa è dovuta purtroppo a chiusura di fabbriche= deindustrializzazione). L’impronta di gas continua ad aumentare (maggiormente in India e Cina): nel 2023 è aumentata dell’1,3 per cento rispetto ai livelli del 2022[31]. Questo è anche il motivo per cui l’esportazione di fonti fossili dalla Russia aumenta nonostante le sanzioni. Parte dell’aumentata richiesta energetica (con relativo aumento dei gas serra) è dovuto alle enormi richieste di energia e distruzioni ambientali causate dalle guerre, i centri dati delle aziende informatiche richiedono alte quote di energia e usano molta acqua per il raffreddamento. Il limite delle rinnovabili eolico e solare è la loro intermittenza[32], quanto al nucleare e all’idroelettrico hanno bisogno di quantità d’acqua (nel nucleare per raffreddamento).
È necessario cambiare ideologia: le risorse della natura non sono né gratis né inesauribili, lo sviluppo industriale non può essere infinito, i rifiuti che ne derivano divengono incontenibili…
L’ Agenzia Internazionale per l’energia (AIE) afferma che la richiesta di gas [se questo quadro di riferimento non cambia] salirà in futuro più del previsto, secondo loro a causa di insufficienti investimenti nella produzione[33]. Per fare tali investimenti, però le aziende hanno bisogno di contratti a lungo termine, che le assicurino di recuperare le ingenti spese iniziali, al contrario si favoriscono contratti spot, sensibili a eventi come incendi in luoghi di produzione, evoluzioni belliche impreviste, aumenti accidentali della domanda e vendita al miglior offerente. Al limite il rischio è che l’offerta venga del tutto a mancare, qual che sia il prezzo stabilito.
Aumenti dei prezzi dell’energia faranno crescere l’inflazione e la pressione a spostare le fabbriche in America dove il costo al metro cubo è molto più basso.
A differenza del petrolio, che ha due prezzi di riferimento globali, i prezzi del gas sono determinati soprattutto da movimenti speculativi in decine di hub in vari paesi, per l’Europa il TTF in Olanda, tale prezzo si riflette ovviamente sul costo dell’elettricità prodotta con esso (è anomalo che anche l’elettricità prodotta con rinnovabili si paghi allo stesso prezzo). Nella crisi del 2022 il gas LNG è arrivato a costare 220 euro quando negli Stati Uniti d’America ne costava 15 (mentre l’inflazione si avviava al 20 per cento).
Alla fine del 2024, mentre scriviamo queste note, il quadro è migliorato:[34]Analisi difesa, citando Davide Tabarelli (di Nomisma) scrive il 16 agosto 2024 che l’Italia paga 40 euro a MWh (megawatt/ora) di elettricità, gli Stati Uniti ne pagano 7. E ancora, riferendosi alla depressione economica e deindustrializzazione dell’Unione Europea, attribuibile al contraccolpo delle sanzioni alla Russia, afferma Tabarelli
“da un lato la domanda si è ridotta in modo pesante[35] a causa del processo di deindustrializzazione che sta colpendo soprattutto Italia e Germania, e dall’altro il grande sforzo delle [energie] rinnovabili ha portato in dote l’equivalente di appena 3 miliardi di metri cubi” [36].
L’impegno del G20, come si è visto all’incontro COP29 di Baku tenutosi dall’11 al 22 novembre 2024, si sta raffreddando, i progressi nella lotta al cambiamento climatico rallentano, la prospettiva di un aumento di tre gradi per la fine del Ventunesimo Secolo, con conseguenze imprevedibili, diventa credibile. Il bersaglio ‘net zero’ per il 2050 e la possibilità di limitare la crescita globale della temperatura a 1.5 gradi si allontanano.
Il costo che pagheremo per usare gas e petrolio sarà dunque molto più alto del loro prezzo.
Appendice Quali compagnie petrolifere americane sono presenti e operano in Ucraina?
Le società statunitensi di combustibili fossili come ExxonMobil, Chevron e Halliburton il 28 aprile 2023 avevano partecipato alle discussioni per rilevare l’industria petrolifera e del gas della nazione dell’Europa orientale, mentre Kiev spingeva per aumentare la produzione allo scopo di sostituire le esportazioni di energia russe. Ciò avveniva subito dopo che il leader ucraino sostenuto dall’Occidente, Volodymyr Zelens’kyj, aveva inviato un videomessaggio amichevole a un gruppo di lobby aziendali statunitensi, ringraziando aziende come BlackRock, JP Morgan, Goldman Sachs e Starlink, e promettendo “grandi affari” per altri[37].
[1] Gli ottomani firmano la loro eliminazione nel corso della Prima guerra mondiale avvicinandosi alla Germania invece che agli alleati anglofrancesi.
[2] Interessante operazione finanziario-coloniale: Il Premier britannico Benjamin Disraeli (ebreo convertito) con il contributo finanziario della banca Rothschild, ‘soccorre’ il Pascià sull’orlo della bancarotta a causa dei debiti contratti con i francesi per pagare la costruzione del canale, che nel 1885 diverrà zona neutrale sotto protezione britannica.
[3] Ereditati dagli Stati Uniti d’0America Vedi Lorenzo Kamel, Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia, Roma, Carocci editore, 2023, 340 p. [la citazione è a p.23].
[4] Giacimenti di gas recentemente scoperti presso le coste da Egitto fino alla Turchia.
[5] Corridoio India-Medioriente-Europa IMEC presentato al G20 del 2023, progetto che fa da contraltare alla via della seta russo-cinese.
[6] Per questo motivo il discorso della curva di Hubbert e del picco di disponibilità per ciascun metallo o fonte di energia è importante.
[7] Tale quota si trova da decenni a questa cifra.
[8] Affermazione controversa, è certo che alla fine del secolo tale picco sarà passato, se ne parla dagli anni Settanta.
[9] Sull’energia del nucleare come fonte rinnovabile vi è un conflitto fra Germania- che la ripudia- e Francia/Inghilterra che la usano. L’argomento è troppo vasto e controverso per essere qui esaminato. In ogni caso l’uso di acqua per il raffreddamento delle centrali nucleari lega il nucleare al discorso della crisi climatica.
[10] Secondo i dati rilasciati dall’Agenzia Onu per l’Ambiente, la produzione di petrolio eccede del 29 per cento il massimo consentito per evitare il surriscaldamento del pianeta, mentre quella di gas e carbone lo supera rispettivamente dell’82 per cento e del 460 per cento.
[11] L’Unione Europea era il primo cliente petrolifero della Russia con un commercio prebellico di circa 3.5 milioni di barili al giorno, per un valore di 74 miliardi di euro nel 2021.
[12] Sarebbe del tutto impossibile dal punto di vista dell’economia globale impedire la vendita dei prodotti petroliferi russi: il prezzo si alzerebbe notevolmente poiché di tale petrolio l’economia ha bisogno.
[13] Video a https://yandex.ru video spiegabilmente scomparso da YouTube.
[14] Le votazioni che, dopo due anni dall’elezione del Presidente, rinnovano parte dei seggi al Senato e alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America.
[15] Fino a quel punto.
[16] L’inverno del 2021 fu più rigido e in estate l’energia del vento in Europa fu inferiore a quanto era stato previsto. L’inverno russo fu egualmente rigido e tutta l’Europa arrivò all’autunno 2021 con scarse riserve.
[17] Alcuni dei campi russi di estrazione di gas si stavano esaurendo, vecchi gasdotti non funzionavano bene, altri gasdotti erano stati costruiti in direzione della Cina e la Russia, che stava riempiendo le proprie riserve, fu accusata nel 2021 di non rifornire (con contratti swap) l’Europa.
[18] Quindi questa misura valeva anche per Gazprom, quando con il North Stream 1 e 2 forniva direttamente il gas alla Germania bypassando l’Ucraina.
[19] Il primo Progetto di questo genere, che ben conosco avendo vissuto all’epoca in Gran Bretagna, avvenne negli anni Ottanta sotto i governi di Margareth Thatcher. Non ho qui spazio per discuterlo ma si veda “The United Kingdom going from failed energy privatisation to partial renationalisation” in TNI (energy democracy, democratic public services), 12 ottobre 2023. Il Regno Unito da una fallita privatizzazione dell’energia ad una parziale rinazionalizzazione: tale sarebbe il proposito del primo ministro Keir Starmer come vedremo più avanti
.[20] La Russia avrebbe avuto un ruolo equivalente a quello della Nigeria come fornitrice di energia controllata dagli acquirenti.
[21] Agenda messa in atto sul territorio ucraino per agricoltura, risorse minerali ed energetiche [Exxon mobile, Halliburton, Chevron] comunicazioni da ditte e strutture finanziarie come BlackRock, JP Morgan, Goldman Sachs, and Starlink
[22] Osservo che le nazioni est europee meno entusiaste del ‘progetto Ucraina’ provengono dall’area austro-ungarica.
[23] Fracking. Nella tecnica estrattiva di petrolio e gas naturali, operazione consistente nel provocare la formazione di fratture nelle pareti di pozzi immettendo potenti getti di acqua e sostanze chimiche che spezzano le rocce, in modo da creare una zona permeabile che consenta più facilmente l’afflusso dei materiali liquidi e gassosi.
[24] Mauro Del Corno ha scritto il 22 novembre su Il Fatto Quotidiano:
Gli Stati Uniti sanzionano anche Gazprombank, il conto lo paga l’Europa. Prezzi del gas sui massimi e riserve in calo. Fatto interessante (nonostante le riserve siano a buon livello) le cause sono simili a quelle del 2021: periodo freddo e con scarso vento. Il rischio è uscire dall’inverno 2025 con basse riserve di gas.
[25] Il portavoce del Cremlino ha detto che si troverà un’altra soluzione per i pagamenti: le sanzioni finanziarie incoraggiano la creazione di una rete alternativa (già in parte funzionante) al Swift (che è un sistema di comunicazione, non di trasferimento della moneta) per gli scambi dei BRICS. Forse il desiderato aumento delle vendite di gas dagli Stati Uniti all’Europa non si materializzerà. Vedi anche
[26] Redazione di Analisi Difesa: ‘Più GNL russo all’Europa. Ritorna il petrolio di Lukoil in Ungheria e Slovacchia’ 14 settembre 2024. Cfr. https://www.analisidifesa.it/2024/09/piu-gnl-russo-alleuropa-ritorna-il-petrolio-di-lukoil-in-ungheria-e-slovacchia/.
[27] Per quel che vale: un tubo del North Stream sarebbe ancora agibile e Putin afferma di essere disponibile. La struttura è di proprietà di Gazprom ed è stata completata nonostante la feroce e persistente opposizione del Dipartimento di Stato americano.
[28] Il Progetto è di usare le monete digitali delle banche centrali per fare scambi commerciali importanti usando un sistema di comunicazione come quello russo-cinese, non di creare scambi di valute per clienti individuali. Nessun paese fra i BRICS desidera sostituire il dollaro con un sistema analogo basato sulla propria moneta, che dovrebbe offrire liquidità, convertibilità e complesse possibilità di investimento. Trump ritiene di scoraggiare la de dollarizzazione con delle tariffe, sarebbe più efficace cessare l’uso e l’abuso per decenni delle sanzioni inclusi sequestri di oro e depositi da parte del G7.
[29] Howarth, Robert W., The greenhouse gas footprint of liquefied natural gas, LNG, exported from the United States, 3 ottobre 2024. Secondo l’articolo sul breve periodo il gas LNG sarebbe del 33 per cento più inquinante del carbone a causa del metano emesso. Cfr, Robert W. Howarth, “The greenhouse gas footprint of liquefied natural gas (LNG) exported from the United States”, SCI. Where science meets business, 3 ottobre 2024.
Cfr https://scijournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ese3.1934.
[30] Questo aumenterà il costo di gas esg, ma vi saranno anche quote non esg.
[31] Ovviamente abbiamo grande disparità geografica: le emissioni di gas serra per persona sono 7.3 nella Unione Europea, 19 in Russia, 18 negli Stati Uniti d’America e 11 in Cina. Solo nell’Unione Europea tali emissioni sono diminuite rispetto al 2022. Cfr. https://www.unep.org/resources/emissions-gap-report-2024.
[32] Come ho notato più volte il vento ha soffiato meno del previsto in Nord Europa negli ultimi anni.
[33] Smith, Yves, “Gas crunch looms as demand outpaces supply growth”, NakedCapitalism, 12 ottobre 2024.
[34] Redazione Analisi Difesa, 16 agosto 2024 https://www.analisidifesa.it/2024/08/tabarelli-nomisma-litalia-paga-il-gas-40-euro-a-megawattora-gli-usa-7/
[35] E continuano a calare sia importazioni che esportazioni.
[36] Nel 2023 fabbisogno di gas annuale dell’Italia 63 miliardi di mc di cui importati dalla Russia 3miliardi [presumo per gasdotto, importazioni non al momento sanzionate, ma che sarà difficile pagare quando la banca Gazprom è sanzionata].
[37] Vedi alla nota 31.
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