CHE STA SUCCEDENDO IN TEXAS

Genesi di una notizia che sta passando molto in sordina in Italia e nel resto dei paesi occidentali e che apre degli scenari rischiosi per quanto riguarda la tenuta costituzionale degli Stati Uniti, andando a minare secolari e fragili punti di saldatura all’interno della società americana.

Partiamo dall’inizio. Da alcuni anni gli Stati Uniti, quasi specularmente ai paesi Europei, si trovano a fare i conti con una grave crisi migratoria. Parliamo di milioni di attraversamenti ogni anno principalmente dai paesi sud americani quali Venezuela, Messico, Brasile e Nicaragua. Il trend degli ultimi anni ha visto una crescita costante, passando da 1,7 milioni di arrivi nel 2020, fino ai 2,8 milioni del 2023 e si prevede che il numero crescerà ancora nei prossimi anni.

Analogamente alla situazione europea, ciò che spinge questi milioni di cittadini sud americani a fuggire dai propri paesi di origine è la ricerca di condizioni di vita migliori e di stabilità politica, considerando che buona parte di questi migranti provengono dal Venezuela, che sembra non voler retrocedere per quanto riguarda le posizioni autoritarie di Maduro e del suo regime e che da alcuni anni si ritrova a far fronte ad una grave crisi alimentare, esacerbata dalle sanzioni occidentali nei suoi confronti nella speranza che possano indebolire l’autocrate venezuelano.

Le ondate migratorie hanno avuto effetti sgradevoli nelle società occidentali, una tra tutte la xenofobia e il razzismo.

I fattori che alimentano questa xenofobia collettiva americana e occidentale sono molteplici, ne vengono inquadrati principalmente due; una componente di paura ingiustificata nei confronti dei migranti come portatori di criminalità (violenza, droga ecc) e un altro fattore che riguarda la competizione economica, cioè il fatto che sul mercato del lavoro assumere un migrante apre delle prospettive di sfruttamento più allettanti rispetto a un connazionale statunitense. Insomma, principi che conosciamo bene in Italia, essendo che il fenomeno va avanti da un tempo più o meno simile sia negli Stati Uniti, che appunto in Europa.

La crisi migratoria, del resto, è stato uno degli argomenti alla base della campagna elettorale di Donald Trump del 2016, il famoso “muro” del Messico (parzialmente realizzato) che doveva stroncare gli arrivi e in una logica populista che conosciamo bene, “preservare” lo stato americano dalle violenze che questi arrivi si portano con sé. Il tema della migrazione è anche alla base della campagna elettorale che si concluderà con il voto nel Novembre del 2024 e sembra che i toni di Trump sull’argomento siano tutt’altro che scemati, anzi, proprio qualche settimana fa, il candidato repubblicano rilasciava alcune dichiarazioni a detta di molti scioccanti sul fatto che i migranti “avvelenano” il sangue statunitense e che mai come prima si sente la necessità di rinforzare il muro col Messico.

Parole che a molti commentatori hanno ricordato quelle usate da Adolf Hitler durante i suoi discorsi contro gli ebrei tedeschi, e i risultati purtroppo li conosciamo.

Perché allora parlare di “tenuta costituzionale”?

Preso atto di quelle che sono le paure più o meno giustificate degli statunitensi, le soluzioni su come affrontare questa crisi non sono omogeneamente distribuite sul territorio nazionale. Come prevedibile, infatti, agli stati di frontiera spettano degli oneri di gestione maggiori che devono affrontare con le relative Guardie nazionali. Per chi non fosse avvezzo al tema, ogni stato federativo possiede una propria guardia nazionale che spesso agisce in collaborazione con la polizia federale che agisce in modo omogeneo in tutti i 54 stati venendo coordinata da Washington. Altre volte però come il caso in questione posso nascere dei conflitti, specialmente se ad amministrare lo Stato federativo e il governo centrale ci sono schieramenti politici diversi che hanno opinioni opposte su come debba essere gestita la crisi migratoria.

Nel caso del Texas, parliamo dello stato con il tratto di confine più lungo di tutti gli Stati Uniti con oltre 3000 km di confine che lambiscono le rive del fiume Rio Grande. Data questa importante caratteristica vien da se che lo stato texano si senta più legittimato dello stesso governo centrale a gestire la crisi, per esempio nel luglio del 2023, quando per volere del governatore Repubblicano Greg Abott, si decise di installare una barriera di galleggianti lunga 300 metri nel mezzo del fiume Rio Grande per impedire ai migranti di attraversarlo. Questa decisione scatenò la disapprovazione del presidente Biden e del suo entourage, comprese ONG che si occupano del tema migrazione, le associazioni in questione facevano notare il rischio corso da coloro che cercano di attraversare il confine a nuoto, con la quasi certezza di rimanere impigliati nella rete sottostante le boe, con la conseguenza di avere molte persone morte annegate. Ma come evidente che sia questo non rientra tra le preoccupazioni di Abott, che anzi ha proseguito con il suo piano. Per chiarezza va detto che il progetto dei galleggianti è stato bloccato da un provvedimento di un giudice federale.

Come si può vedere la tensione tra istituzioni federali e nazionali è palpabile e va avanti da alcuni mesi, almeno da quando è stato approvato il programma dell’operazione “Lone Star” un’operazione militare avviata nel 2021 dal dipartimento di pubblica sicurezza e il dipartimento militare del Texas lungo il confine con il Messico, finora costata 4 miliardi di dollari.

Venendo ai nostri giorni, nell’Ottobre del 2023 la guardia nazionale Texana (TNG) aveva posizionato circa 70.000 rotoli di filo spinato lungo il confine presso la contea di Eagle Pass, come per il caso dei galleggianti, l’obbiettivo era impedire che i migranti valicassero il confine, andando allo stesso tempo però ad intralciare le operazioni di soccorso che la polizia federale (ricordiamo coordinata da Washington) intraprende. Si sono così iniziati a verificare dei frequenti tagli di questo filo spinato da parte della polizia federale di frontiera non condivisi dalla guardia nazionale.

Questo ha portato lo stato del Texas a sporgere una causa presso la corte federale nei confronti della polizia di frontiera per impedire il taglio del filo spinato. Da questo ne è scaturita una controversia legale lunga e farraginosa che possiamo riassumere così:

“Tre giorni dopo, il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha presentato una mozione di emergenza per un ordine restrittivo temporaneo per impedire alla polizia di frontiera di rimuovere il filo spinato. Il tribunale ha emesso un’ordinanza restrittiva temporanea il 30 ottobre per impedire alla polizia di frontiera di rimuovere ulteriormente il filo spinato. Il 29 novembre la corte distrettuale federale si è pronunciata contro la richiesta del Texas di un’ingiunzione temporanea in attesa del processo. Il giorno successivo il Texas ha presentato ricorso alla Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Quinto Circuito. Il tribunale ha concesso una sospensione d’emergenza su ordine del tribunale distrettuale e il 19 dicembre il tribunale ha impedito alla polizia di frontiera di effettuare ulteriori distruzioni del filo spinato , tranne in casi di emergenza medica. Il 2 gennaio 2024, il procuratore generale degli Stati Uniti Elizabeth Prelogar ha presentato alla Corte Suprema un’istanza per annullare l’ingiunzione pendente in appello” . (Cato)

Il tutto è proseguito con abbastanza “serenità” fino al 10 Gennaio scorso, quando la guardia nazionale texana su ordine del governatore Abott ha sequestrato la zona di Shelby park, nella contea sopraccitata di Eagle Pass. La Guardia nazionale inizia così a costruire una recinzione di filo spinato lungo in confine con il Messico NEGANDO alla polizia di frontiera federale l’accesso all’area.

A questo punto la tensione accumulata nei messi precedenti esplode, rappresentando un fatto inedito sotto molti punti di vista, una disobbedienza di uno stato federativo dei confronti dello stato centrale che riporta alla mente i fatti precedenti alla guerra di secessione del 1861. In questo caso però le differenze non sono tra chi vuole la schiavitù e chi no, bensì tra chi ritiene sostenibile la situazione migratoria e chi invece vi si oppone.

Il governatore Abott ha giustificato l’azione di sequestro sostenendo che “il Texas sta mantenendo la linea al nostro confine meridionale con chilometri di filo spinato aggiuntivo e barriere anti-scavalcamento per scoraggiare e respingere i livelli record di immigrazione illegale invitati dal presidente Biden politiche sconsiderate di apertura delle frontiere… l’amministrazione Biden consente ai cartelli messicani un accesso illimitato per introdurre clandestinamente persone nel nostro Paese”.

L’azione di negare l’accesso alla polizia di frontiera ha causato la morte di una donna messicana e dei suoi due figli che l’11 gennaio cercavano di attraversare il fiume. Il sequestro di Shelby park che si affaccia proprio sulle sponde del Rio Grande ha negato la possibilità di utilizzare le barche di soccorso ormeggiate al relativo molo.

Il 22 gennaio, la Corte Suprema ha annullato la sentenza del Quinto Circuito che vietava alla polizia di frontiera di rimuovere i cavi e concedeva loro l’accesso a tutte le aree del confine. Il giorno successivo, il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) ha chiesto che alla polizia di frontiera fosse consentito l’accesso a Shelby Park entro il 26 gennaio. Quel giorno, il Texas ha negato la richiesta del DHS di “trasformare ancora una volta Shelby Park in” un porto non ufficiale e illegale. di ingresso.’” Il Texas discuterà il suo caso davanti al quinto circuito il 7 febbraio. Aspettatevi un altro appello indipendentemente dalla sentenza.

*nel lessico giudiziario anglosassone i “circuits” o “circuiti” sono un tipo di tribunale circoscrizionali presenti nel sistema giudiziario della common law.

L’annullamento della sentenza circoscrizionale da parte della corte suprema ha innescato la risposta quasi tombale e inedita del governatore Abott:

“James Madison, Alexander Hamilton e gli altri visionari che scrissero la Costituzione degli Stati Uniti prevedevano che gli Stati non dovevano essere lasciati alla mercé di un presidente senza legge che non fa nulla per fermare le minacce esterne come i cartelli che contrabbandano milioni di immigrati clandestini attraverso il confine. Questo è il motivo per cui i Padri hanno incluso sia l’Articolo IV, § 4, che promette che il governo federale “proteggerà ciascuno [Stato] contro l’invasione”, sia l’Articolo I, § 10, Clausola 3, che riconosce “l’interesse sovrano degli Stati nel proteggere i loro confini”. Arizona c. Stati Uniti, 567 US 387, 419 (2012) (Scalia, J., dissenziente).

Il mancato adempimento da parte dell’amministrazione Biden dei doveri imposti dall’Articolo IV, § 4 ha attivato l’Articolo I, § 10, Clausola 3, che riserva a questo Stato il diritto di legittima difesa. Per queste ragioni, ho già dichiarato un’invasione ai sensi dell’Articolo I, § 10, Clausola 3 per invocare l’autorità costituzionale del Texas a difendersi e proteggersi. Tale autorità è la legge suprema del paese e sostituisce qualsiasi statuto federale contrario. La Guardia Nazionale del Texas, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Texas e altro personale del Texas agiscono in base a tale autorità, così come alla legge statale, per proteggere il confine del Texas.”

Un chiaro riferimento alla sovranità dello stato Texano rivendicata in questa situazione di scontro con il governo federale e che, appunto, rappresenta una situazione inedita e rischiosa per la tenuta del sistema statunitense, e non solo per l’iniziativa intrapresa dal singolo governatore del Texas, ma anche perché poche ore dopo la diffusione della notizia relativa alla dichiarazione di Abott è stata rilasciata un’altra dichiarazione, questa volta congiunta, che portava la firma di ben venticinque (25) governatori repubblicani, i quali appoggiano in pieno la decisione del Texas di difendere i propri confini e di distaccarsi dalle scelte a loro dire scellerate della presidenza Biden in merito alla gestione della crisi migratoria. Nella lettera riportata sul sito del governo dell’Iowa si legge che il Texas è “ invaso da immigrati illegali, droghe mortali come il fentanil e terroristi”

La lettera integrale può essere trovata “qui”, mentre la lista dei firmatari include: il governatore Kay Ivey (AL), il governatore Mike Dunleavy (AK), il governatore Sarah Sanders (AR), il governatore Ron DeSantis (FL), il governatore Brian Kemp (GA), il governatore Brad Little (ID), il governatore Eric Holcomb ( IN), Governatore Jeff Landry (LA), Governatore Tate Reeves (MS), Governatore Mike Parson (MO), Governatore Greg Gianforte (MT), Governatore Jim Pillen (NE), Governatore Joe Lombardo (NV), Governatore Chris Sununu (NH ), Governatore Doug Burgum (ND), Governatore Mike DeWine (OH), Governatore Kevin Stitt (OK), Governatore Henry McMaster (SC), Governatore Kristi Noem (SD), Governatore Bill Lee (TN), Governatore Spencer Cox (UT) , il governatore Glenn Youngkin (VA), il governatore Jim Justice (WV) e il governatore Mark Gordon (WY).

Mentre la clausola evocata dal governatore Abott dice:

“Nessuno Stato potrà, senza il consenso del Congresso, imporre dazi sul tonnellaggio, trattenere truppe o navi da guerra in tempo di pace, stipulare accordi o patti con un altro Stato o con una potenza straniera, o impegnarsi in guerra, a meno che effettivamente invaso, o in pericolo così imminente da non ammettere ritardi.”

In sostanza il governatore Abott evocando questa clausola fa intendere che il governo centrale si sta comportando come uno “stato straniero” e come tale il Texas ha il diritto di far valere i suoi interessi sovrani, specie alla luce di quella che loro considerano un “invasione”, parola che ormai conosciamo bene e che riecheggia come uno spettro in tutto l’occidente, portata in seno dalle peggiori destre reazionarie e demagogiche.

La situazione, quindi, è davvero delicata e il fronte degli stati repubblicani può rappresentare un grosso grattacapo per il governo di Biden che ormai si appresta verso la sua conclusione e in più incalzato dall’ex presidente Trump che, come ovvio che fosse, si schiera dalla parte del fronte secessionista, raccogliendo molti consensi. Basti pensare infatti che circa i 2/3 dell’elettorato repubblicano è dichiaratamente a favore di una possibile secessione, con la creazione di una grande coalizione di stati del sud autonomi e a tutti gli effetti separati da uno stato settentrionale a guida democratica.

Inutile (per usare un eufemismo) dire che un eventuale spaccatura dello stato americano sarebbe di magnitudine pari o superiore al crollo dell’Unione Sovietica, rappresentando la fine o quanto meno un forte indebolimento del blocco occidentale a fronte di un forte rinvigorimento del blocco BRICS+. Sembrerà assurdo ma questa notizia come detto in apertura del pezzo non sta ricevendo il dovuto risalto nei mass media (non so se all’uscita di questo pezzo cambierà, per ora poche testate ne stanno parlando e siamo al 28 Gennaio), proprio analogamente a quanto accaduto nel periodo finale dell’URSS, mentre si dissolveva le televisioni controllate dal governo trasmettevano lo spettacolo teatrale del “lago dei cigni” di Čajkovskij.

Ecco forse in modo simile sta andando in onda un colossale lago dei cigni, ma questa è una sensazione e perciò nonostante le fonti, è d’obbligo prendere il tutto con cautela, considerando che proprio per via degli effetti nefasti una secessione è un evento altamente improbabile seppur NON impossibile. Va anche aggiunto che queste tensioni si inseriscono in uno scenario già di per se estremamente teso all’interno della società americana. È dal 2021 infatti, quando accaddero i fatti di Capitol Hill e l’assalto al congresso che sta montando una polarizzazione preoccupante negli Stati Uniti ma non solo, si pensi anche in Europa e in Italia alle recenti proteste degli agricoltori che con le loro manifestazioni (legittime per carità) stanno bloccando intere capitali Europee (penso a Berlino e Bruxelles) segno di un malcontento che sta montando e che sembra non fermarsi.

In tutto ciò c’è anche il già citato il problema “dell’internazionale sovranista” , una vittoria di Trump fomentata dai recenti avvenimenti dell’immigrazione rafforzerebbe tutto il fronte conservatrice occidentale, si pensi a Vox in Spagna, il Front National di Marine Lepen e in Germania l’ascesa dei Neonazisti di Alternative für Deutschland (AfD) che raccoglie il 22% dei consensi, un inedito per una formazione politica di quel tipo, tanto dal sollevare nelle scorse settimane proteste oceaniche con milioni di cittadini tedeschi scesi in piazza per chiedere la messa al bando del partito.

Come intitola il libro di Slavoj Zizek “Benvenuti in tempi interessanti”. Staremo a vedere come si evolverà la situazione sul fronte americano.


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