Poor things, povere cose, povere creature, poverette queste anime ingabbiate.
Seduti di fronte al grande schermo, mentre ci scorrono davanti agli occhi le immagini espressionistiche dell’ultimo film di Yorgos Lanthimos, la nostra mente viene puntellata da quesiti esistenziali.

Inquadratura da “Poor Things!”, Yorgos Lanthimos, 2024
Of what a strange nature is knowledge! It clings to the mind, when it has once seized on it, like a lichen on the rock. I wished sometimes to shake off all thought and feeling; but I learned that there was but one means to overcome the sensation of pain, and that was death – a state which I feared yet did not understand.1
Il film, adattamento dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray, affonda le sue radici nella storia gotica di Frankenstein, ma propone un racconto nuovo di zecca con un forte taglio femminista.
Attraverso la storia della protagonista, Bella Baxter, corpo di donna al cui interno è stato impiantato il cervello dell’infante che portava in grembo, il genere femminile si riappropria del proprio corpo, della propria sessualità, del proprio carattere e della propria personalità.
Ma chi sono davvero le povere creature di cui parla Lanthimos? Sono forse i corpi delle donne o tutte le creature modificate e modellate da Godwin, padre di Bella e Dio Padre?
È forse l’umanità intera, ingabbiata tra le sbarre che si è creata da sola, cercando di rispondere ad aspettative che si è autoimposta? Oppure sono gli uomini, nel senso di appartenenti al genere maschile, che in questo film rappresentano il potere di controllo e la conquista? Uomini che, immersi in un costante delirio di onnipotenza, tentano di definire Bella in quanto donna-oggetto e donna-territorio, quando, in realtà, è sempre Bella ad autodefinirsi e a decidere per se stessa le esperienze attraverso cui formare la propria vita.
L’esperienza, infatti, è al centro di tutto: è ciò che permette all’umanità di conoscere, andare avanti ed evolversi.
I am Bella Baxter. I am a flawed, experimenting person. I seek outings and adventures. Bella’s so much to discover. And there is a world to enjoy, circumnavigate. It is the goal of all to progress, grow.2
L’esperienza permette a Bella di autodeterminarsi, mentre l’ignoranza e la chiusura mentale portano alcuni dei personaggi maschili a restare esattamente dove sono, a non evolversi e, anzi, a marcire nelle loro piccole convinzioni di piccoli uomini.
Duncan Wedderburn, il casanova che promette a Bella una vita di piaceri dissoluti e divertimento e che l’avvisa di non innamorarsi di lui, come hanno fatto tutte le sue altre conquiste passate, resta vittima del proprio desiderio di proprietà che, sul finale, sfocia in vera e propria follia.
Alfie Blessington, marito di Veronica Blessington, la donna che Bella era prima di essere Bella, nonché padre della creatura di cui ora Bella ha il cervello, viene raffigurato, non a caso, come un generale militare con una forte spinta verso la conquista del suo territorio, la sua Bella.
Max, invece, giovane studioso di medicina che aiuta Godwin nelle prime fasi dell’educazione di Bella, si innamora di lei e, se all’inizio anche lui vuole mettere in atto una qualche forma di possessione, sul finale si evolve. Di conseguenza, l’evoluzione di Bella non lo fa sentire minacciato ma, al contrario, egli ammira la sua sete di vita e conoscenza.
L’obiettivo del film è risvegliare le coscienze degli spettatori, far sì che, una volta usciti dalla bolla magica che si è creata in quella sala del cinema, essi riflettano sulle domande poste dal film. Quel che è sicuro, però, è che è impossibile darsi delle risposte certe: l’umanità nasce buona o cattiva? Forse nasciamo tutti delle povere creature, animali istintivi, e cos’è il bene e cos’è il male siamo noi a doverlo decidere.
1 Shelley, Mary Wollstonecraft. Frankenstein, or the Modern Prometheus: The 1818 Text. University of Chicago Press, 2019.
2 Yorgos Lanthimos. Poor Things!, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti, 2024.
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