Tutti gli scrittori di questo magazine salutano Piero Montanari che qualche giorno fa ha deciso di prendere il biglietto per il suo ultimo viaggio. alcuni amici, che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui o con lui passare ore liete, gli hanno scritto una personale lettera che noi volentieri pubblichiamo nella sua rubrica.
Caro Piero, la nostra collaborazione, che si trasformò ben presto in amicizia, nacque nel 1977 quando, insieme a Guido De Maria, iniziavamo a fare Supergulp e avevamo bisogno di realizzare le musiche per L’Uomo Ragno. Le affidammo a te, caro Piero. In quel periodo sapevo che eri un jazzista famoso, e nell’ambiente eri conosciuto come Pierino, perché avevi cominciato a suonare, ad alti livelli, poco più che adolescente, e venivi considerato il migliore basso elettrico del panorama italiano.
Avevi suonato con tutti. Con Romano Mussolini avevi fatto perfino il giro del mondo un paio di volte, poi eri passato con Baglioni, con Little Tony, con Rino Gaetano, con Antonello Venditti, con Renato Zero. Insomma i tuoi racconti straordinari, pieni di citazioni, riguardavano mezzo secolo di musica italiana. Ultimamente ti eri stancato di girare il mondo e desideravi fare un lavoro più tranquillo. Ben presto Piero, anzi Pierino, sei diventato il mio musicista preferito, soprattutto per le sigle dei miei programmi su Totò, per i quali hai arrangiato una formidabile Malafemmina che abbiamo fatto cantare a Fausto Leali, e un Totò Rap con cui ha ballato mezza Italia, Stanlio e Ollio, di cui hai musicato tutti i film, ma anche il bellissimo C’era una volta…io, nel quale Renato Rascel raccontava la sua straordinaria storia e cantava tutte le sue canzoni più famose in un concerto messo in piedi proprio da te. E poi hai musicato quasi tutti i miei programmi dell’ultima fase della mia vita, I Ritratti, le biografie di personaggi dello spettacolo italiano e sportivi, collaborando insieme a me, Leoncarlo e Silvio.
Insomma, col tempo, ci siamo conosciuti meglio e siamo diventati amici. Il nostro sodalizio professionale ha visto anche momenti di forti contrasti che credo ti abbiano fatto bene, perché ti smuovevano dalle tue insicurezze e ti facevano prendere coscienza delle tue straordinarie qualità. Insomma, abbiamo lavorato, ci siamo divertiti, abbiamo litigato da buoni amici fraterni e ci siamo riappacificati. Ci siamo sempre voluti bene e, cosa più importante, abbiamo vissuto appieno la nostra amicizia, facendo un lavoro che amavamo. E questo, sicuramente, ci ha fatto sentire dei privilegiati.
Pierino, hai vissuto dentro la musica e per la musica e, all’ultimo, eri diventato, da jazzista radicale, uno che aveva fatta sua la lezione di Luciano Pavarotti, che sosteneva che non esistono i generi musicali, ma soltanto la musica buona e la musica cattiva.
L’ultima volta che abbiamo parlato di musica mi hai confessato che un jazzista dalla “cultura in levare” come te, aveva iniziato a commuoversi, fino alle lacrime, quando sentiva il Va pensiero o il coro a bocca chiusa della Butterfly e persino l’ouverture della Cavalleria rusticana.
Piero, ora mi piace immaginarti lassù dove meriti di stare, insieme a Tony Scott, Romano Mussolini, Little Tony, Rino Gaetano, il Principe De Curtis, Bonvi, Renato Rascel e tutti i grandi che hanno ispirato la tua musica.
Noi ti abbracciamo forte insieme a Rossella, ai tuoi figli Matteo e Luca, alle tue sorelle, e ai tantissimi amici che continueranno ad amarti, e ti diciamo, con le parole del Principe… c’è a chi piace e a chi non piace. A noi la tua vita, tranne il finale, è piaciuta! Tanto.
Tuo fratello maggiore, Giancarlo.
Eccoci qua, due amici che stanno bene insieme.
Molto ci piaceva scherzare, brindare, cazzeggiare, mettere in burletta tutto, specialmente le cose più serie.
Quelle del lavoro, invece, le facevamo seriamente perché quando sei dentro quello che tutti considerano un gioco come la musica, proprio su quel gioco non si scherza.
Poi succede un fatto ingiusto, immorale come la morte che butta all’aria tutto, e ci si trova addolorati ma, ancora di più, offesi e ci viene da chiedere cosa abbiamo fatto di male per farci strappare questa presenza così importante per tutti noi.
E la risposta naturalmente non c’è perché il fato non considera i sentimenti né di chi va né di chi resta.
Bisogna accettare e basta, ma quanto è dura.
Stefano Torossi
MARIANO PERRELLA
L’incontro con Pierino è stato fondamentale per la mia attività artistica. artistica. Nel 1971 ero “emigrato” da Napoli a Roma pur continuando a suonare in giro per l’Italia. Verso la fine di quell’anno mi contattò un “tale” Piero Montanari, bassista dei Vianella, (Edoardo Vianello e Wilma Goich agli esordi come duo) il quale mi chiese se ero disponibile a sostituirlo per 4/5 serate con i Vianella, in quanto gli si erano accavallate serate con Romano Mussolini a cui teneva particolarmente essendo lui appassionato di jazz.
Fatto sta che quelle 4/5 serate si trasformarono in 5 anni di serate, perché subito dopo la mia entrata nella band, i Vianella fecero “Semo gente de borgata” ottenendo un grande successo e di conseguenza uscirono centinaia di “serate”. Da allora, visto che lui non mi ha mai richiesto “il posto” il nostro rapporto, tra battute ironiche (sue) “nei loro dischi il bassista ufficiale sono sempre io” e sfottò (mio) “si, ma quello dei soldi dei concerti sono io”, divenne molto amichevole. Frequentavamo feste di amici diventati comuni, nel frattempo.
Le stesse sale di registrazioni, la RCA in primis, lo invitavo agli spettacoli del mio nuovo gruppo “I Pandemonium”. Insomma, in un modo o nell’altro siamo sempre stati in contatto. Per cui quando la Siae ebbe l’infelice idea di cancellare l’assegno di professionalità ai Soci, decidemmo di combattere assieme.
Creammo immediatamente un gruppo facebook “Comitato dei Mille Soci” (efficacemente gestito da Piero) e tra riunioni, ricorsi al Tar, azioni legali e trattative varie, alla fine, grazie, anche, ad una sentenza a noi favorevole, siamo riusciti a spuntarla costringendo la Siae a scendere a compromesso.
Questa è, in breve, la mia storia con il M° Piero Montanari.
SEGNALIAMO