GIORGIO FIORENTINI
“Civismo”, “civico”, “civile” sono tre parole che hanno la stessa radice letterale latina in “civis” (cittadino).
Nella vulgata spesso queste parole vengono usate con lo stesso significato anche se c’è qualche differenza.
Oltre all’interpretazione giuridica, sociologica, antropologica il “civismo” offre un profilo economico-aziendale e sociale cioè è un modello gestionale. Non è una forzatura né una “deminutio” concettuale, ma un valore aggiunto operativo ed una opzione attiva del sistema per soddisfare le esigenze del cittadino-cliente. E’ una scelta di gestione che deriva dal basso e non è una teoria, ma una prassi di servizio che pone al centro il cittadino-cliente.
Uno spazio per la rete ed un insieme di processi gestiti da persone e da imprese sociali civiche.
Tutto questo porta ad un senso della comunità agìta e non come stereotipo sociale.
Il “civismo” sviluppa “focus” sul cittadino che significa appartenere a una comunità, con diritti e doveri il cui esercizio contribuisce a “formare il cittadino”. Ha un ruolo sussidiario quando svolge azioni dinamiche ed oltre a partecipare ai processi decisionali pubblici attraverso le procedure della democrazia partecipativa e deliberativa, è artefice della cura dei beni comuni applicando il modello dello scambio con lo Stato.
Sono i diritti ed i doveri sociali del cittadino che diventano il contenuto dei servizi civici.
Ogni territorio/comunità mette a reddito il senso “civico” anche come differenziale competitivo e concorrenziale con altri territori ed aree amministrative (per esempio comuni con comuni, regioni con regioni e così via).
Il concetto di capitale sociale è utilizzato in accezioni molto differenziate e può essere inteso, in effetti, come sinonimo di civicness (Putnam), di “fiducia” (Granovetter), di “regole culturali non scritte a chiare lettere” (Fukuyama).
Tutti i cittadini sono persone con un senso “civico” potenziale che promuove il capitale sociale ed integra lo sviluppo di capitale umano, il capitale di fiducia, il capitale di sicurezza, il capitale di attrattività.
La fiducia e la partecipazione sono un ibrido fra forme irrituali di partecipazione caratterizzate dalla fiducia generalizzata negli altri.
Tra gli studiosi più importanti di “civismo” abbiamo
Robert Putnam: noto per il suo lavoro sulla tradizione civica regionale in Italia, evidenziando differenze significative tra Nord e Sud.
Secondo Putnam, la civicness è fondamentale per una società democratica avanzata, poiché promuove un elevato senso di corresponsabilità interpersonale, rispetto delle norme e identificazione con l’assetto istituzionale.
In Italia, Putnam ha analizzato come la mancanza di civicness nel Sud abbia influenzato negativamente lo sviluppo economico e politico della regione
Il “civismo” non è solo un insieme di comportamenti come il rispetto delle regole sociali, della Costituzione e della morale collettiva. Esso include la solidarietà verso l’ambiente e gli altri, nonché il senso di responsabilità e appartenenza alla comunità. Quando si parla di “civismo”, le qualità associate sono di solito formulate in termini di virtù e maniere degli individui: tolleranza, autocontrollo, rispetto reciproco, impegno verso gli altri, preoccupazione sociale, coinvolgimento e responsabilità
È anche non residuale, ma sostanziale aspetto funzionale e operativo come insieme di servizi civici ad impatto reale come la tutela della sicurezza, lo sviluppo di servizi sociali, l’arte e la cultura presidiate con eventi, lo sport agìto, la mobilità e la viabilità funzionale ai segmenti di popolazione, l’efficienza dei servizi, la tutela ambientale, la sanità affidabile, il lavoro tutelato.
È un insieme di azioni/servizi che promuovono la convivenza all’interno di una società non filantropica, ma operativamente solidale
Contrariamente alla tesi che ammanta il “civismo” come un insieme di aspetti metareali e un po’ metafisici, esso è insieme funzionalista delle attività che avvengono per il tramite delle imprese sociali civiche che hanno il minimo comun denominatore nell’essere “aziende” sociali cioè organizzazioni ad impatto sociale
Esse sviluppano comportamenti che rispettano le regole sociali e promuovono la coesione nella comunità e promuovono la partecipazione dal basso rafforzando la democrazia, creando un legame tra diritti e doveri civili. Incoraggiando i cittadini a partecipare attivamente alla vita pubblica, non solo rispettando le leggi, ma anche contribuendo al miglioramento della comunità. Questo coinvolgimento attivo è fondamentale per la democrazia e per la realizzazione di politiche pubbliche più efficaci e inclusive. Il cittadino esprime la sua “cittadinanza” che è il profilo attivo e dinamico del cittadino.
Le sfide attengono a nuove forme di civiltà e di senso “civico”: i cittadini devono imparare a vivere in disaccordo gli uni con gli altri, a scendere a compromessi attraverso il dialogo e ad affrontare i conflitti in modo “civile”.
È nello spazio “civile” delle democrazie che si rendono possibili la comunicazione e le pratiche che richiedono sia la cittadinanza attiva protagonista dell’economia civile.
È d’obbligo il riferimento ad Antonio Genovesi (1713-1769): importante filosofo ed economista italiano, noto per le sue idee innovative che hanno anticipato molte teorie economiche moderne. La sua opera principale, “Lezioni di commercio o sia di economia “civile””, pubblicata nel 1765, è considerata una delle prime opere scientifiche nel campo dell’economia.
“Civico” è la “messa a terra del civismo” e riguarda il cittadino nei suoi aspetti di “attrezzi” per cogliere le opportunità che gli offre il “civismo” stesso per il tramite delle imprese sociali civiche.
“Civico” può essere riferito a un’istituzione civica o governativa e può anche essere legato a istituzioni civili, come nel caso di ““civico” municipio”, che indica l’edificio dove si svolgono le attività amministrative di una città.
“Civile” è ciò che riguarda l’organizzazione e il modo di vivere di una città. C’è assonanza concettuale con il termine civitas intesa come cittadinanza per “appartenenza alla città”( di Roma)”.
La civitas era per gli antichi romani la “città delle anime” mentre Urbs, da cui la parola italiana “urbe”, è la “città delle pietre”.
In verità la cittadinanza declinata sulla civitas era una disuguaglianza tale per cui essa si acquistava in base alla discendenza o ad altre specificità non di uguaglianza
In età repubblicana, il titolo di civis spettava per diritto ai cittadini originari dell’Urbe, figli di genitori romani, e ai fondatori delle “colonie romane” che si fossero trasferiti all’interno della città di Roma.Ciò avveniva anche con l’acquisto della libertà, ovvero per concessione dello Stato.
La nota locuzione latina “Civis romanus sum” ci ricorda,fra altri, San Paolo quando cercò difesa da questo status(Caesarem appello) nonché Cicerone e le Verrine(“in Verrem”) ove Verre non riconobbe lo stato di civis a Gavio come espressione di diritti e doveri che avrebbero evitato all’accusato la crocifissione. “Civis” significava essere cittadino dell’Impero romano con alcuni vantaggi nell’ambito della giustizia:per esempio essere giudicato solo da un tribunale romano.
In sintesi “CIVISMO” “CIVICO” “CIVILE” sono termini che si associano al concetto di cittadinanza di Marshall (1950) (diritti personali, politici e sociali) ed a quello di cittadinanza attiva: dare voce a rivendicazioni e bisogni, difendere la libertà e rispettare i doveri.