Il cittadino è al centro del civismo e del senso civico.
Il civismo ha in se’ molto valore di efficacia e molte valorialità che integrano il senso e l’ operatività.
Esso sviluppa impatto ambientale,sociale e di partecipazione sul sistema territorio di riferimento cioè la comunità,in logica sussidiaria e strutturale per il bene collettivo e per il bene comune .Senza retorica e azzardo il civismo ha in re ipsa l’orientamento al benessere dei cittadini.(il tema del civismo nasce anche da molto lontano quando nelle corti medioevali la cifra della cortesia era considerata civismo).
Il civismo si avvale dei corpi intermedi della società per esigenze economico-finanziarie che lo Stato non può sostenere.Inoltre il civismo è una “idealità agìta”,una parola ombrello e chewing gum perchè la tiri da molte parti:tutto questo non è riduttivo e banale,ma è valore aggiunto perchè ha un minimo comun denominatore che struttura una relazione virtuosa fra la domanda di servizi e di infrastrutture dei cittadini e l’assetto istituzionale non solo in senso giuridico,ma come portfolio di offerta utile per soddisfare le loro aspettative.
Altro aspetto è il senso civico dei cittadini che si riferisce a quell’insieme di comportamenti e atteggiamenti che attengono al rispetto degli altri e delle regole di vita in una comunità.
Per me il civismo contiene il senso civico:infatti il civismo è la struttura portante che genera i comportamenti dei cittadini.
Ovviamente il richiamo lessicale ed etimologico con la parola civis è significativo e richiama il brocardo “civis romanus sum” che , nel diritto privato romano, assumeva lo status di civis .
Esso era la condizione richiesta per la piena capacità del singolo ed aveva una serie di privilegi in sede giudiziaria( essere giudicato secondo le norme dello jus civile e non essere indenne cioè condannato senza processo; non subire punizioni corporali o infamanti).
In termini politologici e sociologici c’è stata una trasformazione.
Il civismo è un concetto ampio che però garantisce pari opportunità,equità e par condicio istituzionale. Dal punto di vista economico aziendale il civismo ha una doppia garanzia: la prima nei confronti dei cittadini fruitori e clienti dei servizi offerti sia per motivazione valoriale di fondo e per meccanismi di partecipazione e democraticità che la contraddistinguono nonché per un approccio gestionale ove il profitto è mezzo e non fine della propria attività ;
la seconda nei confronti dello Stato(sussidiarietà orizzontale e circolare) che si affida al ruolo dell’impresa sociale la cui formula imprenditoriale offre stabilità continuativa,efficienza, efficacia ed economicità.
Qual è la base economico funzionale per il civismo? E’l’economia sociale intesa come un insieme ,in continua crescita ,di imprese sociali pubbliche e private profit e non profit, formalmente organizzate che si basano su molteplici tipi di risorse e cooperazione, con ancoraggi locali e processi decisionali democratici e partecipativi.Senza indulgere ad una concezione buonista ,ma cercando di mettere a terra l’inflazione delle esortazioni alla sostenibilità cambia il paradigma dell’impresa che diventa “impresa sociale” e dell’economia che assume il valore operativo di “economia sociale” ed “economia sociale di mercato”.
L’Economia sociale di mercato è nata in Germania prima della Seconda guerra mondiale, con la scuola di Friburgo, poi è diventata la base del miracolo economico della Germania dopo la guerra espandendosi in Europa.Vedendo i risultati ottenuti in Germania ,gli altri paesi europei,si sono convinti che convenisse farla propria.
I Trattati di Roma, di Maastricht, eccetera, hanno sancito l’utilità dell’economia sociale intesa come mercato, concorrenza, ldisciplina del bilancio pubblico.Ed anche l’ attenzione alla distribuzione del reddito, la lotta all’inflazione e via dicendo. Nel trattato di Lisbona si dice formalmente per la prima volta che l’Unione europea ambisce ad essere un’economia sociale di mercato.
Essa genera dal 6 all’8% del prodotto interno lordo (PIL) dell’Unione europea. E’ un motore non solo dell’attività economica ma anche di valori normativi, come la solidarietà e l’inclusione.Concepita nel XIX secolo, si è strutturata come “economia a relazione sociale costante”.
L’Economia Sociale risponde istituzionalmente ,organizzativamente alla manifestazione dei diritti e dei doveri dei cittadini ed è necessario combinare le risorse economico finanziarie, sociali e strutturali per il tramite di “veicoli aziendali” che sono le imprese sociali pubbliche, private profit e private non profit.Cioè “tutte le imprese devono essere sociali”.
L’Italia su questo versante ha un patrimonio ed un vantaggio comparato da giocare. Noi abbiamo un patrimonio sociale che, dal punto di vista dell’economia sociale , non dobbiamo sprecare.
Realisticamente le risorse pubbliche sono inadeguate all’espansione dei diritti sociali e si allarga lo iato fra risorse a disposizione da subito ( “per cassa”) oppure per fruizione differita(per competenza) e i bisogni- domanda dei cittadini.
Al di là di dichiarazioni per convenienza politica e nominalistica dell’esistenza ancora dello spirito del welfare state puro con offerta di servizi come esclusiva dello Stato, ormai fruiamo di “ un welfare universale a protezione variabile” ove il prelievo fiscale non può essere l’unica risorsa, ma sono necessarie delle integrazioni da parte dei cittadini partecipando anche al sostegno dei costi .
In molti casi il cittadino acquista servizi di utilità pubblica (forniti dal pubblico o dal privato) pagandoli interamente.
I comuni, per esempio, devono decidere quali servizi sono coperti in toto da risorse pubbliche e quali servizi devono essere integrati con coperture di costi da parte dei cittadini o da attori istituzionali privati. E’ un “problem solving” da economia sociale.
In Europa l’economia sociale non può essere una coltivazione del sociale a briglia sciolta senza riguardo ai costi; si costruirebbe un bel giardino destinato a breve a diventare asfittico ed arido perché non irrorato dall’acqua della sostenibilità economica del mercato,d’altro canto se lasciamo il mercato a se stesso(si vedano le crisi) è destinato a fallire.L’economia sociale si deve basare su un mercato controllato da pubblici poteri(si veda la concorrenza) con una capacità redistributiva e di equità fiscale.
Civismo ed economia sociale sono un mix di pesi e contrappesi che darebbero al cittadino una buona qualità di vita vissuta, riducendo la retorica dei soli principi ideali.
Il cittadino come “ombelico del mondo”.
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