Commissione europea: sì alla farina di grilli, ma con trasparenza

DAL SITO DELLA ACCADEMIA DELLE 5T

Insetti sì, insetti no? Che noia!

Tanto per cambiare il web e i media alimentano polemiche e allarmismo stupidi che non hanno ragion d’essere.

Tuttavia in questi giorni è stata inculcata nel pubblico l’errata e assurda convinzione che sia possibile comprare un panino che, senza saperlo, contiene farina di grilli.

Poche parole di questo regolamento sono l’occasione buona per ribadire che il consumatore è responsabile di quello che mangia più di chi glielo propina o tenta di propinarglielo: chi non legge l’etichetta, o, se la legge e trova una dicitura che non capisce, alza le spallucce e non si informa, o, peggio ancora, chi si fa obnubilare dalla pubblicità “ufficiale” e occulta e rinuncia al “Gusto della scelta” delegandola ad altri interessati a condizionarlo, ebbene, costui si merita di ingozzarsi di porcherie.

Il Regolamento inizia, nell’articolo 1, con: “La polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) è autorizzata a essere immessa sul mercato dell’Unione”.

L’allegato, che è parte integrante del Regolamento, precisa anche per quali alimenti la farina di grillo può essere utilizzata: appartengono a diverse categorie mercelogiche ma spiccano in particolare i prodotti da forno e le paste.

E lo stesso allegato scrive con chiarezza che la denominazione del nuovo alimento figurante sull’etichetta dei prodotti alimentari che lo contengono è “polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico)”.

Non solo, aggiunge che va chiaramente indicata come allergene, quindi, di fatto, evidenziata.

Quindi dove sta il problema?

Infatti, negli assurdi ping pong sul web e sui media che blaterano di insetti sì o insetti no, l’unica questione che va posta con estrema attenzione è l’assoluta trasparenza su ciò che contiene qualsivolglia prodotto proposto in commercio, ed è evidente che con questo regolamento a nessuno può essere propinata farina di grillo senza che ne sia informato… se vuole informarsi: non riguarda né la UE né le nostre istituzioni la scelta, o meglio “non scelta” di chi si crogliola nella sua ignoranza (nel significato letterale della parola, ovvero “non sapere”).

Garantito il diritto alla conoscenza, poi  che ciascuno mangi quello che gli pare con il sacrosanto diritto di farlo sia con razionalità sia in base a reazioni istintive.

Quelle sull’introduzione degli insetti sui nostri mercati sono tutte polemiche inutili e sciocche: l’uomo ha imparato nei millenni ad alimentarsi e tutto ciò che rientra nella tradizione alimentare o persino gastronomica di qualsivoglia popolazione ha la sua ragion d’essere da ogni punto di vista.

Non ci pare che i popoli che si nutrono costantemente di insetti si siano estinti, quindi strane elucubrazioni sulla loro effettiva commestibilità, se non addirittuta su una supposta tossicità, sono contraddette dalla storia. A parte, naturalmente, la corretteza di chi li produce dal punto di vista igienico-sanitario, ma questo vale per tutto ciò che arriva sul mercato, anche un pollo, un merluzzo o una banana.

Tanto casino su questo tema non è altro che perdita di tempo da parte di chi evidentemente non ha cose più importanti a cui pensare se non addirittura uno dei tanti modi per deviare l’attenzione su temi ben più scottanti.

Detto questo, il tema “insetti” non riguarda l’Accademia delle 5t, le cui prime T sono Tradizione e Tipicità: di certo i grilli non sono una nostra Tipicità pur se i concetti in questione sono dinamici e non statici per cui forse, fra qualche decennio, saremmo costretti a discorsi diversi.

Tornando al Regolamento 5/23, casomai si può discutera sulla eticità dei brevetti su ciò che fa parte della normale alimentazione di un popolo: l’artcolo due infatti consente la commercializzazione in Europa della farina di grilli per 5 anni esclusivamente a un’azienda vietnamita o a chi è autorizzato dalla medesima azienda.

Mi si consenta una nota personale: lo confesso, non ho nessuna voglia di assaggiare gli insetti così come non mangio il casu marcio e non acchiappo uno per uno con le dita le larve che scappano. Sono di professione (almeno di fatto) un gastronomo e quindi dovrei, in teoria, assaggiare di tutto, eppure sono colpevole di questo limite professionale ma nella vita e in qualsiasi mestiere non c’è solo la razionalità, ci sono pure le emozioni, per fortuna, se no saremmo tutti uguali. Quindi non me ne vergogno.

Ma non mi vergognerei neppure se la mia repulsione fosse soffocata dal richiamo goloso di un fritto croccante e mi abbuffassi di cavallette.

Buon appetito a chi ha davanti a sè un piatto di grilli come a chi, invece, si sta gustando polenta e lumache (che io adoro, sono pieno di contraddizioni e me ne vanto).


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