Al Vertice della Nato Biden supera primo test, ma il difficile deve venire[1]
Quattordici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Giampiero Gramaglia
Giornalista,
co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles
Giampiero Gramaglia, analizzando sia il comportamento dell’attuale inquilino al vertice della Nato di Washington in occasione del quale “Biden supera il primo test, ma il difficile deve venire “sia il coro di inviti ad abbandonare la corsa alla Casa Bianca per un secondo mandato rivolti da notabili, eletti, donatori ed esponenti del cinema hollywoodiano, a cominciare da Georges Clooney, ripercorre il clima che sta vivendo il Partito Democratico negli Stati Uniti: Con il fiato sospeso, non essendo ancora ben chiaro quale sarà il comportamento di Biden di fronte alla crescente richiesta di compiere un passo indietro.
12 luglio 2024
Il Vertice della Nato, a Washington da martedì 9 a giovedì 11 luglio, il presidente statunitense Joe Biden, investito dalle polemiche sulle sue condizioni psico-fisiche e molto atteso alla prova, supera il primo test, quello del discorso di benvenuto ai leader dei Paesi dell’Alleanza riuniti nel 75° anniversario del Trattato dell’Atlantico del Nord.
Biden parla per una decina di minuti, leggendo da un ‘gobbo’: accompagna le parole con gesti adeguati e tempestivi, non perde il filo del discorso, appare energico, dà forza ai concetti su cui ruota l’intervento: la Nato non è mai stata così forte – la Svezia è all’esordio in un Vertice dell’Alleanza -, il sostegno all’Ucraina non verrà meno, la Russia non vincerà la guerra.
I leader presenti – per l’Italia, ci sono la premier Giorgia Meloni e i ministri di Esteri e Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto – escono dalla cerimonia di apertura relativamente confortati, specie il premier britannico Keir Starmer, all’esordio nel ruolo sulla scena internazionale. Ma l’ansia per la forma di Biden e, soprattutto, per la futura leadership negli Stati Uniti dopo le elezioni presidenziali di USA 2024 è palpabile, soprattutto fra gli ospiti ucraini – il presidente Zelens’kyj e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba -.
Sull’agenda del Vertice, che non è solo un appuntamento celebrativo, c’è la conferma e il rinnovo degli impegni militari per rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina e la definizione del percorso di adesione dell’Ucraina all’Alleanza come “irreversibile”.
Nella mente di molti, specie degli ucraini, bisogna blindare il processo prima dell’eventuale ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, percepito come ostile alla Nato e all’allargamento dell’Alleanza. Mentre i lavori del Vertice iniziano, il candidato repubblicano in pectore a Usa 2024 sfida gli europei a stanziare 100 miliardi di aiuti all’Ucraina per pareggiare i conti cogli Stati Uniti. Una cifra ‘buttata lì’, ma una frase che testimonia l’acrimonia del magnate verso i partner europei.
Nel suo discorso, invece, Biden elogia la coesione dell’Alleanza e nota che già 23 Paesi spendono per la difesa almeno il 2 per cento del Pil, come convenuto – l’Italia lo farà entro il 2025 -. Positivo anche il quadro tracciato dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: l’ex premier norvegese è al passo dell’addio, perché il 2 ottobre 2024 passerà l’incarico, che avrà tenuto dieci anni esatti, all’ex premier olandese Mark Rutte.
Il segretario generale in uscita Jens Stoltenberg
Fra le iniziative per l’Ucraina annunciate al Vertice, o a margine del Vertice, la fornitura, da parte degli Stati Uniti d’America, nell’ambito dei fondi già stanziati dal Congresso, di armi per due miliardi di dollari, fra cui sistemi per la difesa aerea – ne arriveranno anche dall’Italia e da vari altri Paesi – e carri armati Abrams. La Polonia è pronta ad addestrare sul suo territorio una Legione ucraina e avverte che abbatterà missili o droni russi che sorvolino il suo territorio. […]
Biden al Vertice della Nato e un’Alleanza ‘a prova di Trump’, per Cnn e Ap
Commenta la CNN
Il presidente Joe Biden ospita i leader globali a Washington, DC, in occasione del vertice annuale della NATO, un incontro progettato per mostrare un fronte unito su questioni chiave. Martedì 9 luglio Biden ha annunciato l’intenzione di fornire nuove difese aeree all’Ucraina nel suo discorso di apertura, fornendo il sostegno tanto necessario al paese in un momento critico nella sua difesa contro l’invasione della Russia. A margine del vertice, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha esortato i leader internazionali ad aiutare tempestivamente il suo Paese devastato dalla guerra. “Tutti aspettano novembre”, compreso il presidente russo Vladimir Putin, ha detto Zelens’kyjj poiché una potenziale seconda presidenza di Donald Trump rimane la priorità per gli alleati e gli avversari degli Stati Uniti.
Per parte sua l’Associated Press, in un commento intitolato “È possibile rendere la NATO “a prova di Trump”? Gli europei cercano di salvaguardare l’alleanza”, rileva
Il crescente scetticismo sulle possibilità di rielezione del presidente Joe Biden ha spinto i leader europei al vertice della NATO a Washington a confrontarsi con la prospettiva che il critico più importante dell’alleanza militare, Donald Trump, possa tornare al potere con il suo esercito più potente. Per saperne di più.
Perché questo è importante: I governi europei sono impegnati in approfondite consultazioni su cosa potrebbero fare per garantire che la NATO, il sostegno occidentale all’Ucraina e la sicurezza dei paesi membri continuino a durare nel caso in cui Trump riconquisti la presidenza e moderi i contributi degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti svolgono anche un ruolo determinante nelle armi nucleari di stanza in Europa.
Secondo il Center for Eastern Studies, un think tank sulla sicurezza con sede in Polonia, la possibilità di un partner americano meno affidabile sotto Trump sta generando discussioni sul fatto che gli europei possano svolgere un ruolo più importante nella deterrenza nucleare della NATO. Ma i paesi europei e il Canada, con i loro budget militari ed economie più ridotti, sono ancora lontani anni dalla capacità di colmare un buco delle dimensioni degli Stati Uniti nella NATO.
Biden, lascia!: coro di inviti da notabili, eletti, donatori, Hollywood[2]
Il presidente Joe Biden stringe la mano all’attore, regista e produttore George Clooney durante il ricevimento degli onorifici del Kennedy Center alla Casa Bianca a Washington, il 4 dicembre 2022. La star del cinema e democratico permanente George Clooney aggiunge la sua voce alle richieste di Joe Biden abbandonare la corsa presidenziale. Mercoledì 10 luglio 2024 Clooney ha detto in un articolo d’opinione del New York Times che ama Biden, ma il partito perderebbe la corsa presidenziale così come qualsiasi controllo al Congresso con lui come candidato.
Il vertice della Nato ha tenuto dunque al riparo un solo giorno il presidente Joe Biden dal coro di pressioni di autorevoli esponenti del partito e del sindacato, sostenitori e donatori democratici perché si ritiri dalla corsa alle elezioni presidenziali di Usa 2024, aprendo la strada a un candidato più energico – e soprattutto più giovane -.
Sui media liberal, il tamtam è continuo: fanno rumore le uscite allo scoperto di George Clooney, popolarissimo volto dello spettacolo statunitense e della Hollywood democratica, e di Nancy Pelosi, una ‘grande vecchia’ del gotha democratico. A imbarazzare, il presidente, c’è pure un video rubato al giornalista George Stephanopoulos, che ha condotto un’intervista alla Abc ai primi di luglio.
Martedì 9 luglio c’è stato un consulto fra senatori e deputati, durante il quale molti non si sono espressi e dopo il quale quasi nessuno ha fatto dichiarazioni pubbliche. Alla Cnn, il senatore Michael Bennet ha però detto di non credere che Biden possa vincere le elezioni presidenziali e, anzi, di temere che Donald Trump possa “imporsi a valanga”.
Per il Washington Post, che parla di un incontro a porte chiuse di Biden con leader democratici, questi ultimi chiedono al presidente e alla sua campagna prove convincenti di una strada praticabile per la vittoria alle elezioni. Richiesta quasi impossibile da esaudire, almeno fino al 5 novembre.
I leader – scrive il Washington Post, – hanno espresso seri dubbi sulle capacità di Biden di vincere. Sembra che perplessità e incertezze serpeggino nella stessa campagna del presidente candidato, dove c’è consapevolezza che le defezioni potrebbero continuare nel corso dell’estate, fino a divenire valanga.
Peter Welch è il primo senatore democratico uscito allo scoperto chiedendo al presidente di ritirarsi, con un commento sul Washington Post:
“Rispetto profondamente Biden” – scrive Welch -, che “ci salvò da Donald Trump”; ma, ora, “per il bene del Paese deve ritirarsi”.
E il leader dei democratici al Senato Chuck Schumer sarebbe pronto a scaricare il presidente, cui in pubblico ostenta appoggio. Raccogliendo in privato idee e suggerimenti di donatori democratici su quella che, a loro avviso, sarebbe la soluzione migliore per il partito, Schumer avrebbe segnalato di essere aperto a un ticket non guidato da Biden. La campagna presidenziale democratica ha già subito un rallentamento delle donazioni forte e si prepara a un’ulteriore frenata. “E’ un disastro”, dice una fonte alla Nbc. Le preoccupazioni vanno oltre la partita presidenziale: una sconfitta di Biden potrebbe, infatti, incidere sui risultati elettorali per Camera e Senato e anche su quelli per il controllo delle assemblee statali, cruciali sul fronte dell’aborto. L’unica cosa positiva per i democratici in questa fase confusa è che l’incertezza su Biden cancella, di fatto, dai media la campagna di Trump, che sta per annunciare il suo vice – dovrebbe farlo prima della convention repubblicana a Milwaukee a metà luglio – e che, intanto, intensifica critiche e attacchi a Kamala Harris, la vice di Biden, che potrebbe – è un’ipotesi – prenderne il posto. Trump critica Harris per la gestione dell’immigrazione e dice:
“Se Joe avesse scelto come suo vice qualcuno anche solo minimamente competente lo avrebbero cacciato anni fa, ma non possono, perché lei è la seconda opzione”.
L’invito di Clooney, la saggezza di Pelosi, la sbadataggine di George Stephanopoulos
George Clooney dalle colonne del New York Times chiede a Biden di ritirarsi dalla corsa.
Non può vincere la sua battaglia contro il tempo. Nessuno di noi può. E’ terribile da dire, ma il Joe Biden con cui sono stato insieme tre settimana fa per un raccolta fondi non era il Joe Biden del 2010. Non era il Joe Biden del 2020. Era la stessa persona che abbiamo visto al dibattito”
L’attore è stato uno degli animatori della raccolta di fondi cui Biden ha partecipato a Los Angeles dopo il G7.
“Amo Joe Biden, ma abbiamo bisogno di un nuovo candidato” – prosegue Clooney -. Al dibattito “era stanco? Sì. Un raffreddore? Forse. Ma i leader del nostro partito devono smetterla di dirci di non avere visto quello che 51 milioni di persone hanno visto. Siamo talmente terrificati dalla prospettiva di un secondo mandato di Donald Trump che abbiamo scelto di ignorare ogni segnale […]. L’intervista con George Stephanopoulos ha solo rafforzato quello che avevamo visto la settimana precedente […]. Non vinciamo con questo candidato. Non vinceremo alla Camera e perderemo il Senato. Questa non è solo la mia opinione: questa è l’opinione di ogni senatore, deputato e governatore con cui ho parlato in privato”.
Proprio Stephanopoulos, il conduttore dell’intervista di Biden alla Abc, è caduto in una trappola: fermato in strada a New York da un passante che gli ha chiesto della salute di Biden, Stephanopoulos ha espresso i suoi dubbi:
“Non può servire per altri quattro anni”.
Il video, ripreso di nascosto del passante, è stato ottenuto da TMZ ed è diventato virale.
“Ho risposto alla domanda di un passante. Non avrei dovuto”,
ha commentato Stephanopoulos in una nota.
Più misurata, ma chiara, Nancy Pelosi, 84 anni, speaker della Camera fino ai suoi 83 anni: dice
“Sta al presidente decidere se correre. Lo stiamo tutti incoraggiando a prendere una decisione. Il tempo stringe … Voglio che faccia ciò che decide. Dico a tutti di aspettare a mettere sul tavolo quello che pensano finché non vediamo come va questa settimana … Io sono molto orgogliosa del presidente”.
Pelosi è l’esponente democratico di più alto rango a essersi finora espressa, sia pure in modo cauto.
Il commento dell’Associated Press: il clima dei democratici a Capitol Hill è di cupa incertezza
Mentre i democratici lottano per il leader del loro partito che ha categoricamente rifiutato di farsi da parte, devono anche affrontare la minaccia incombente rappresentata dal repubblicano Donald Trump. Per saperne di più.
Perché questo è importante: Quello che potrebbe diventare il momento giusto per i democratici per sostenere il loro presidente, che rimane il favorito per alcuni nonostante le recenti apparizioni, è invece caduto in una crisi più profonda a causa dei timori reali di poter assistere all’ascesa di un secondo mandato per Trump. Molti democratici temono che sia in pericolo non solo la presidenza, ma anche la loro stessa corsa al ballottaggio per il controllo della Camera e del Senato. Sono preoccupati per la capacità del partito di fermare Trump e l’agenda conservatrice del Progetto 2025 con i suoi piani per indebolire il governo federale. I senatori hanno condiviso le loro preoccupazioni riguardo alle elezioni in privato per quasi due settimane dopo il dibattito, ma le implicazioni di parlare apertamente hanno creato riluttanza. Pertanto, non è chiaro se i democratici a Capitol Hill saranno in grado di mettersi d’accordo sulla questione se Biden debba rimanere il loro candidato.
[1] 11luglio 2024 Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/07/11/usa-2024-116-lascia-biden/.
[2] 10 luglio 2024. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/07/10/usa-2024-117-nato-biden/.
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