NICOLE GOZZI DEL COLLETTIVO MELAINSANA
Abstract:
Quante volte vi è capitato di sentire che un amico, un conoscente, o un familiare, dopo una laurea sanitaria, sia stato assunto in un ospedale, ma da una cooperativa? Questa nuova realtà di lavoro sta entrando sempre più prepotentemente nel Sistema sanitario nazionale (SSN). Che cos’è una cooperativa? In quante tipologie si può dividere? A che cosa serve? E soprattutto, in ambito ospedaliero, conviene?
“Cooperare”: lavorare insieme per uno scopo e dei benefici comuni.
Le cooperative nascono dall’associazione di un gruppo di persone (minimo 9) che, tramite un atto notarile e la stesura di uno statuto, sanciscono per legge il loro rapporto di soci in vista di un uno scopo comune: creare una realtà che offra servizi, beni e lavori che siano vantaggiosi per tutti.
L’associazione di rappresentanza delle cooperative è la Lega Coop che, organizzata in Leghe Regionali e Associazioni di Settore, vigila i vari enti cooperativi, i quali sono classificati in base all’attività svolta (consumo, trasporto, turismo, settore ospedaliero etc).
Il primo problema che le cooperative hanno dovuto affrontare fu quello legato alla retribuzione. Inizialmente, infatti, in assenza di una regolamentazione a tutela di ciascun socio, il compenso dipendeva dall’utile ricavato. Questo portò alla nascita di false cooperative che, ben lontane da creare un rapporto mutualistico (di reciproco benessere), mascheravano condizioni di lavoro non appropriate per i soci lavoratori. Nel 1980, però, una legge cambiò la situazione: i soci ottennero gli stessi diritti di un lavoratore sotto contratto CCNL (contratto collettivo nazionale lavoratori), godendo così di diritti insindacabili come quello di una fissa retribuzione mensile, il trattamento NASPI, e orari lavorativi definiti.
Il lavoratore socio di una cooperativa (all’interno della quale avrà voce in capitolo nell’assemblea generale) sottoscrive un atto di lavoro subordinato ed autonomo.
DIFFERENZE TRA SOCIO LAVORATORE E LAVORATORE SUBORDINATO IN COOPERATIVA
“La società deve costituirsi per atto pubblico. L’atto costitutivo stabilisce le regole per lo svolgimento dell’attività mutualistica e può prevedere che la società svolga la propria attività anche con terzi”
Art. 2521c.c.
L’articolo 2521 del Codice civile evidenzia un altro elemento della cooperativa: il lavoratore subordinato. La cooperativa può infatti usufruire, per legge, di dipendenti che non siano suoi soci, ma che vengono assunti mediante un contratto con la stessa. Il loro status, quindi, sarà di semplice lavoratore, senza alcun rapporto con l’organizzazione cooperativistica.
Per quale ragione la cooperativa dovrebbe assumere lavoratori esterni ad essa?
Spesso le imprese, soprattutto negli ultimi tempi, danno in appalto ad una cooperativa o ad una società privata lo svolgimento di lavori o addirittura l’assunzione del personale.
Se l’agenzia interinale funziona come un’agenzia di collocamento, attraverso cui l’impresa chiede personale, nel caso della cooperativa si deve appaltare un intero servizio e i dipendenti verranno assunti direttamente da quest’ultima.
COOPERATIVE E OSPEDALI
Tra i maggiori appaltatori di cooperative per l’assunzione troviamo le ASL e gli ospedali. Al contrario di quanto si possa pensare, le assunzioni di cui si occupano non riguardano solo il personale ausiliare o gli addetti alla mensa e alle pulizie, ma anche il personale infermieristico, tecnico e amministrativo. Inaspettatamente, in diversi casi, le assunzioni riguardano anche medici (fenomeno dei medici a gettone). A causa della carenza di personale, infatti, il Sistema sanitario nazionale (SSN) e gli ospedali sempre più spesso si rivolgono a terzi.
Le cooperative sono quindi diventate un modo alternativo al concorso e alla chiamata diretta per essere assunti in ospedale; difatti la carenza del personale sanitario non riguarda una bassa domanda, ma proprio la difficoltà di entrare nel settore. Infatti, essendo diminuito drasticamente il numero dei concorsi pubblici, accettare un contratto tramite cooperativa diventa l’unico modo per poter lavorare e svolgere la propria professione in questo ambito. Per capire quali siano i lati negativi delle assunzioni in ospedale tramite cooperativa occorre spiegare da un lato cosa sia il fenomeno dei “medici a gettone” e dall’altro a cosa va incontro, a livello retributivo, il personale tecnico, amministrativo, ausiliario e infermieristico.
MEDICI A GETTONE: QUANDO LA COOPERATIVA PAGA, E PURE BENE!
Un medico può accedere al lavoro in ospedale, inizialmente, tramite la specializzazione all’ultimo o penultimo anno di corso e, successivamente, con il superamento di concorso pubblico. Tuttavia, tra paghe spesso non adeguate e concorsi sempre meno frequenti, aumentano i medici disposti a lasciare il SSN per rivolgersi a società private o cooperative, come liberi professionisti (a partita Iva) a chiamata. Questo fenomeno è stato definito dei “medici a gettone”.
Un medico a chiamata arriva a prendere anche 1000 euro per un turno notturno. Se da un lato la situazione si mostra molto conveniente per le persone che ne usufruiscono, dall’altro i problemi che ricadono sul SSN non sono irrilevanti. Infatti, oltre agli alti costi che vanno a gravare sulla sanità pubblica si aggiunge l’incognita della preparazione; essere un giovane medico a gettone vuol dire, in molti casi, non aver fatto la dovuta gavetta formativa in ospedale, non aver superato un concorso, ed essere quindi inesperti e impreparati davanti alle emergenze, soprattutto nei reparti d’urgenza. La cooperativa diventa quindi una scappatoia facile e allettante, che riflette però il disagio profondo del settore medico: il sistema sanitario nazionale non riesce a garantire condizioni ottimali ai suoi dipendenti, spingendo così molti lavoratori nel privato e portando automaticamente il sistema verso un’obbligata semi-privatizzazione. Ricordiamo che l’esternalizzazione del personale medico era stata dichiarata illegale nel 2018 per poi essere ripristinata durante l’emergenza Covid 19.
PERSONALE SANITARIO: RETRIBUZIONE E SCARSA TUTELA
Prendiamo come esempio la categoria degli infermieri; nel momento in cui accettano un contratto con una cooperativa, essi diventano liberi professionisti e il loro stipendio, prima di arrivare a loro, passerà nelle mani della cooperativa. Gli infermieri in cooperativa possono arrivare a lavorare per un totale di 250 ore al mese (di più quindi di un infermiere assunto nel pubblico) per un guadagno di circa 1200 euro lordi al mese (a fronte del monte ore indicato). Ad oggi gli infermieri delle cooperative a Roma costituiscono tra il 40% e il 60% del personale di una struttura sanitaria, quindi proprio come nel caso dei medici, il fenomeno rischia di rendere la sanità pubblica tale solo di nome. Inoltre, orari di lavoro così lunghi e sfiancanti non possono che influire sul rendimento del personale, andando a sollevare un altro problema, che con i numeri e l’economico non ha nulla a che fare: la qualità del lavoro e dell’assistenza.
- Ogni infermiere appaltato costa all’azienda costa in media 34 euro l’ora, a fronte dei 29 euro previsti se l’infermiere è direttamente assunto.1
- Ad ogni infermiere in appalto dei 34 euro l’ora vanno in media dai 14 ai 17 euro l’ora, a fronte dei 21 che vanno agli infermieri assunti direttamente.
Perché una struttura Sanitaria Nazionale ha bisogno di affidarsi ad una cooperativa per ottenere personale? Perché non incrementare il numero di concorsi così da garantire contratti ottimali e di maggior qualità per i lavoratori? È davvero più economico per un ospedale pagare la cooperativa per il suo servizio e, al contempo, sottopagare inevitabilmente il personale?
BIBLIOGRAFIA
Maria Luisa Asta 01/10/2020 per Infermieristica Mente Sindacato
Giulia Alfieri 12/01/2023 per Start Magazine- salute e ricerca
Federazione Federcontribuenti (sezione News)
Marco di Stefano 21/10/14 per Nurse 24.it
Per informazioni generiche sulle cooperative e la loro amministrazione, consultare il sito www.legacoop.coop (l’ordinamento di ogni singola cooperativa dipende dal luogo in cui si trova e dall’area di interesse)
1 Questi ultimi due dati sono stati presi dall’articolo di Maria Luisa Asta, pubblicato il: 01/10/2020 su Infermieristica Mente Sindacato.
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