Tredici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Giampiero Gramaglia
Giornalista,
co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles
In due corrispondenze scritte, la prima all’immediata vigilia “L’ombra di Putin su agenda internazionale in salsa italiana” che prende spunto dal virulento “botta e risposta a distanza, ma raggelante, tra Macron e Putin [che] ripropone tutti i rischi innescati dall’invasione dell’Ucraina, quando già sembrava che, dopo il sussulto d’attenzione in coincidenza con l’anniversario del conflitto, la guerra tornasse a essere “l’altra guerra” nelle priorità mediatiche rispetto a quanto accade in Medio Oriente”, la seconda poco dopo l’incontro nello Studio Ovale della Casa Bianca “Convenevoli, Ray Charles, Chico Forti e una sintonia orchestrata”, Giampiero Gramaglia commenta “La visita di Giorgia Meloni da Joe Biden come presidente del G7”. “La tappa a Washington della missione americana della premier italiana Giorgia Meloni, nella veste di presidente di turno del G7, scivola via veloce, senza l’abituale corredo di punto stampa (rinviato alla tappa a Ottawa dove sabato 2 marzo Meloni ha visto il premier canadese Justin Trudeau). Nello Studio Ovale – scrive Gramaglia – Meloni, tutta in bianco, e Biden, completo blu, si limitano a leggere note concordate. Meloni propone a Biden un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani, che – messa così – non può non ricevere un generico assenso. E, prima dell’incontro, incassa l’annuncio dell’accordo per il trasferimento in Italia di Chico Forti, condannato nel 2000 a Miami per omicidio premeditato d’un imprenditore australiano, di cui si è sempre proclamato innocente […]. L’attenzione dei media statunitensi è blanda, ma non è una sorpresa: se non c’è contenzioso, non c’è notizia osserva l’ex direttore dell’Ansa – Una nota della Casa Bianca riferisce che Biden ha elogiato la “leadership di Meloni nel G7 e nell’Unione europea nel sostegno all’Ucraina”.
19 marzo 2024
Un momento dell’incontro nello Studio Ovale tra il presidente Usa Joe Biden e la premier italiana Giorgia Meloni
L’ombra di Putin su agenda internazionale in salsa italiana
Il botta e risposta Macron/Putin
Il botta e risposta a distanza, ma raggelante, tra Macron e Putin ripropone tutti i rischi innescati dall’invasione dell’Ucraina, quando già sembrava che, dopo il sussulto d’attenzione in coincidenza con l’anniversario del conflitto, la guerra tornasse a essere “l’altra guerra” nelle priorità mediatiche rispetto a quanto accade in Medio Oriente. La riunione – in un certo senso ‘alternativa’ al G7 – indetta a Parigi lunedì 26 febbraio da Macron, presenti una ventina di Paesi, ma non l’Italia, aveva l’obiettivo di esplorare come migliorare il sostegno all’Ucraina di fronte all’aggressione russa, con il conflitto entrato nel terzo anno e le unità ucraine in inferiorità numerica ed a corto d’armi, di munizioni e di equipaggiamenti. Macron spinge per un rilancio collettivo dell’impegno pro-Kiev:
“Vogliamo ribadire che non siamo stanchi e che al contrario siamo determinati a sconfiggere l’aggressione russa. Vogliamo mandare a Putin un messaggio chiaro, in Ucraina non vincerà”.
Al termine dei lavori di Parigi, Macron ha però destato reazioni controverse – in genere fredde, se non negative -, quando non ha escluso che l’Occidente possa inviare truppe in Ucraina, mentre un’intesa sembra per ora esserci fra europei solo per accelerare l’invio di munizioni, da acquistare da fornitori terzi, perché le capacità di produzione nell’Unione europea sono inadeguate – finora, le munizioni consegnate sono meno di un terzo di quelle promesse -. Se Macron contava di fare di più e meglio del G7 e di ricompattare il sostegno all’Ucraina, un po’ vacillante, non c’è riuscito. Unione europea e Nato, Berlino e Roma e persino Varsavia hanno accolto con molta prudenza la sua sortita. C’è pure chi gli tiene bordone: la premier estone Kaja Kallas, candidata a un posto di rilievo nei nuovi assetti europei 2024-’29 – potrebbe diventare capo della diplomazia europea, al posto di Josep Borrell – dice a Politico che non bisogna escludere l’invio di truppe della Nato in Ucraina: “Per battere Putin, tutto va messo in tavola”. Parigi aveva così fatto un mezzo passo indietro, parlando di ruoli non combattenti per i militari occidentali: il che già avviene, istruttori, intelligence, logistica.
Ma la risposta più drastica arriva proprio da Putin nell’ultimo giorno di febbraio, dopo che il Cremlino aveva avvertito che l’invio di truppe dell’Alleanza in Ucraina renderebbe “inevitabile” un conflitto aperto. Il presidente russo, in un discorso fortemente elettorale – il 17 marzo, ci sono le presidenziali in Russia – chiarisce che la replica all’invio di truppe della Nato in Ucraina potrebbe essere nucleare e potrebbe preludere “alla distruzione della civiltà” […].
Gli obiettivi dell’incontro alla Casa Bianca di Giorgia Meloni con il presidente Biden
Parole di cui il presidente statunitense Joe Biden e la premier italiana Giorgia Meloni, arrivata il 1º marzo a Washington da presidente di turno del G7, nel loro incontro alla Casa Bianca, hanno dovuto tenere conto. Le minacce profferite alla vigilia da Vladimir Putin, dopo che Macron aveva evocato l’ipotesi di militari della Nato in Ucraina, sono state dunque certamente uno degli elementi del colloquio.
Peraltro, due temi principali, il sostegno all’Ucraina invasa dalla Russia e la drammatica situazione nella Striscia di Gaza, acuita dalla strage del pane del 29 febbraio, sono stati al centro del consulto che – citando la portavoce di Biden Karine Jean-Pierre – serve a
“riaffermare gli stretti rapporti fra Stati Uniti e Italia”.
Per Meloni, è stata la seconda volta nello Studio Ovale: la prima fu a fine luglio del 2023.
Sempre secondo le fonti della Casa Bianca, Biden e Meloni intendono ribadire
“dell’impegno a continuare il sostegno all’Ucraina e a prevenire una escalation regionale in Medio Oriente, degli aiuti umanitari a Gaza, degli sviluppi in Nord Africa e di uno stretto coordinamento transatlantico sulla Cina”.
Naturalmente, Meloni presenta a Biden i suoi progetti per il G7 in Puglia dal 13 al 15 giugno 2024. Inoltre, i due leader si coordinano in vista del vertice della Nato a Washington, che in luglio celebrerà i 75 anni dell’Alleanza atlantica: ci sarà da scegliere il nuovo segretario generale al posto del norvegese Jens Stoltenberg – tutto indica che sarà Mark Rutte, premier olandese uscente -.
Parlando al Tg2Post, Meloni, a proposito di un asserito “protagonismo italiano” in politica estera – più un auspicio che un dato di fatto -, dice:
“Penso che a volte si dimentichi quanta parte del nostro interesse nazionale e delle risposte concrete ai nostri problemi dipende anche dalla politica estera… Se una nazione riesce ad avere buone relazioni con le altre può risolvere molti dei suoi problemi: per l’approvvigionamento energetico, l’export, gli investimenti delle nostre aziende, tutto dipende anche da quello che si riesce a dimostrare, in termini di presenza, di affidabilità e di credibilità, sullo scacchiere internazionale”.
Il 2 marzo Meloni è volata a Ottawa, proseguendo il giro delle capitali dei Sette Grandi cominciato, all’inizio di febbraio, da Tokio con un passaggio di consegne alla presidenza del Gruppo. Nell’incontro con il premier canadese Justin Trudeau, che era a Kiev il 24 febbraio al G7 virtuale nell’anniversario dell’invasione, i temi sono stati analoghi a quelli affrontati con Biden.
Fonti di Palazzo Chigi elencano così le priorità del G7 in salsa italiana: le priorità del G7: la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto e il continuo sostegno all’Ucraina; il conflitto in Medio Oriente, con le conseguenze sull’agenda globale; la prioritaria attenzione nei confronti dell’Africa, con l’obiettivo di costruire un modello di partenariato utile a tutti (cioè, il Piano Mattei), l’attenzione alla regione dell’Indo-Pacifico, le questioni migratorie e l’intelligenza artificiale
Convenevoli, Ray Charles, Chico Forti e una sintonia orchestrata
La premier italiana Giorgia Meloni e il presidente Usa Joe Biden nello Studio Ovale della Casa Bianca. In mano, hanno i fogli che leggeranno alla stampa (Fonte: Euronews)
Gli elogi di Joe Biden, che abbraccia Giorgia Meloni e le accenna le note della ‘Georgia’ di Ray Charles, dopo avere fatto slittare l’incontro di 45’ per altri impegni; una sintonia scontata sul sostegno all’Ucraina e sull’esecrazione di quanto accade in Medio Oriente; una certa vaghezza, che sconfina con la freddezza, sul ‘piano Mattei’.
La tappa a Washington della missione americana della premier italiana Giorgia Meloni, nella veste di presidente di turno del G7, scivola via veloce, senza l’abituale corredo di punto stampa (rinviato alla tappa a Ottawa dove sabato 2 marzo Meloni ha visto il premier canadese Justin Trudeau). Nello Studio Ovale Meloni, tutta in bianco, e Biden, completo blu, si limitano a leggere note concordate.
Meloni propone a Biden un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani, che – messa così – non può non ricevere un generico assenso. E, prima dell’incontro, incassa l’annuncio dell’accordo per il trasferimento in Italia di Chico Forti, condannato nel 2000 a Miami per omicidio premeditato d’un imprenditore australiano, di cui si è sempre proclamato innocente. L’impegno è che l’ex surfista e produttore televisivo trentino sconti la pena in Italia: impegno in passato già disatteso dall’Italia, il che rende gli Stati Uniti d’America più diffidenti su queste intese.
L’attenzione dei media statunitensi è blanda, ma non è una sorpresa: se non c’è contenzioso, non c’è notizia. Una nota della Casa Bianca riferisce che Biden ha elogiato la “leadership di Meloni nel G7 e nell’Unione europea nel sostegno all’Ucraina”. Presidente e premier
“hanno scambiato opinioni sugli obiettivi del G7 sotto presidenza italiana, compreso il sostegno costante all’Ucraina, lo sviluppo sostenibile, la sicurezza alimentare ed energetica, i migranti, nonché la cooperazione sull’intelligenza artificiale e i continui sforzi congiunti a sostegno del Partenariato su infrastrutture e investimenti globali”.
Biden e Meloni – prosegue la nota – hanno riaffermato “il loro fermo sostegno all’Ucraina nella lotta contro l’aggressione russa” e hanno discusso degli sviluppi in Medio Oriente, compresa l’importanza di prevenire un’escalation a livello regionale”. Presidente e premier hanno ribadito il
“loro impegno a favore del diritto di Israele all’autodifesa in linea con le leggi internazionali e hanno sottolineato l’urgente necessità di aumentare le consegne di assistenza umanitaria a Gaza”.
I due hanno, infine, discusso del vertice del G7 in Puglia che si terrà a giugno e del vertice della Nato a Washington a luglio, sottolineando
“la vitalità delle relazioni transatlantiche e la loro centralità nelle sfide globali”.
Meloni da Biden: la lettura di Palazzo Chigi
Ancora più ingessato e formale il comunicato diramato da Palazzo Chigi. L’incontro tra Biden e Meloni – vi si legge –
“ha permesso di fare un punto sull’eccezionale stato delle relazioni bilaterali tra le due Nazioni, nel solco della dichiarazione congiunta dello scorso luglio”,
quando la premier fece la sua prima visita alla Casa Bianca.
“La discussione – prosegue il testo – ha messo in luce gli approcci condivisi alle più pressanti sfide globali. Sull’aggressione russa all’Ucraina, s’è ribadita la comune difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole. Analoga unità di vedute s’è registrata sulla crisi in Medio Oriente, in chiave di prevenzione d’una escalation regionale e di sostegno umanitario a Gaza, sulla sicurezza e la stabilità nel Mar Rosso e sul coordinamento transatlantico nell’area Indo-Pacifica”.
Il colloquio ha anche permesso – informa il comunicato –
uno scambio di vedute sulla cooperazione col Continente africano, nel quadro del Piano Mattei per l’Africa, e su opportunità di collaborazione in aree di comune interesse, anche al fine di affrontare insieme la sfida migratoria. In questo ambito, da parte italiana è stata presentata l’iniziativa per una Coalizione internazionale contro i trafficanti di esseri umani”.
Sul piano bilaterale, rileva infine Palazzo Chigi,
“i due leader hanno constatato con soddisfazione che lo scorso anno l’interscambio commerciale tra Italia e Stati Uniti ha raggiunto il suo massimo storico, con un volume di 102 miliardi di dollari, convenendo di potere raggiungere risultati ancora più ambiziosi”.
Rispondendo alle domande di giornalisti italiani dopo l’incontro Biden – Meloni, John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, ha detto:
“Non ho visto il piano Mattei, ma, parlando in generale, noi pensiamo sia importante spingere sul miglioramento delle infrastrutture e sulle opportunità di investimento nel sud globale”.
L’attenzione degli inviati italiani al seguito della premier Meloni, che anche in questo viaggio porta con sé la figlia Ginevra, è molto rivolta alle vicende di politica interna. Il mancato punto stampa viene letto come un tentativo di non alimentare le polemiche con il presidente Sergio Mattarella, dopo le contrastanti sortite dei giorni scorsi sui fatti di Pisa e Firenze. Interpretazione però smentita dal capo ufficio stampa di Palazzo Chigi, Fabrizio Alfano.
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