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Una misura necessaria dato che, come dichiarato dall’INSEE (Istituto Nazionale di Statistica Francese),

i bimbi nati in Francia nel 2023 sono appena 700.000, il numero più basso dal Dopoguerra ad oggi.

La situazione in Italia non è migliore, anzi è ancora peggiore, eppure simili misure di welfare volte a dare un supporto concreto alle famiglie desiderose di far figli sono ancora molto carenti. Ma che la Francia fosse più avanti sull’argomento non è una novità, infatti già da più di un decennio sono attivi forti sgravi fiscali in favore delle famiglie con tre o più figli.

Ma la demografia non è un problema che riguarda solo Italia e Francia. Riguarda tutta l’Europa e il mondo occidentale. E rischia di avere serie ripercussioni sulla struttura stessa della nostra società.

Infatti il modello capitalistico attualmente dominante, fortemente incentrato sulla crescita e sul consumo, necessita per funzionare al meglio di una popolazione in costante crescita che assorba una crescente offerta di prodotti sul mercato. Ed è naturale che sia così, essendo stato forgiato in un contesto che vedeva la popolazione crescere costantemente a ritmo sostenuto, eccetto che durante i più sanguinosi periodi di guerra.

Se i presupposti sono questi e vogliamo evitare di proseguire verso un declino felice fatto di decrescita, è evidente che sarà necessario ripensare il sistema nel suo complesso, ottimizzando al massimo ogni risorsa disponibile, o cercare di invertire la rotta del trend demografico, aiutando i giovani ad avere le risorse per permettersi una famiglia senza essere condannati alla miseria.

Ma una distribuzione generazionalmente più equa della ricchezza, in un momento di sbilanciamento mai raggiunto prima, potrebbe non bastare.

Fare figli infatti notoriamente non richiede solo denaro, ma anche molto tempo.

E le nuove generazioni, a partire dai Millenials, danno un valore al loro tempo libero generalmente maggiore delle precedenti, essendo molto preoccupate dal raggiungimento del “work-life balance”, un concetto decisamente distante dalla frenesia calvinista che contraddistingue il capitalismo nudo e crudo.

Ma la MATERNITÀ È COOL?

Di recente la deputata di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni è finita nell’occhio del ciclone per aver dichiarato pubblicamente ai microfoni di La7 che “dobbiamo far sì che le ragazze di 18-20 anni, vogliano sposarsi e vogliano mettere su una famiglia” e “la maternità torni a diventare di nuovo cool”.

Andrò controcorrente e dirò che in fin dei conti ha ragione, ma si è dimenticata un pezzo fondamentale: non sono solo le ragazze che devono desiderare diventare madri, anche i ragazzi devono voler diventare padri (e magari entrambi un pelo dopo i 20 anni!), se no la validità del messaggio viene eclissata da un bieco sessismo.

Pensare di tornare ad un modello antiquato come quello dei primi anni del Dopoguerra, in cui il marito lavora e la moglie accudisce a casa la prole, è anacronistico, ma anche il trend attuale che vede una popolazione sempre più vecchia e impoverita dal punto di vista del welfare è scarsamente accettabile.

Urge dunque …

iniziare ad interrogarsi su come permettere alle nuove generazioni di trovare un equilibrio che renda accettabile, quantomeno dal loro punto di vista, fare di nuovo figli, uno dei desideri naturali più basilari. Se nelle generazioni precedenti le donne hanno nella maggior parte dei casi deciso di fare un passo indietro per conciliare la carriera con il lavoro implicito di cura della prole, le nuove generazioni lo ritengono inaccettabile, e chiedono che il carico venga distribuito più equamente, magari anche attraverso ad un ridotto numero di ore di impegno lavorativo.

Una soluzione questa che già viene adottata come sperimentazione da alcune delle più grandi e ricche aziende nel tentativo di fidelizzare la forza lavoro, e che riproporrebbe in un certo qual modo la geniale intuizione con cui Ford istituì l’attuale giornata lavorativa da 8 ore per arginare fenomeni di turnover nella sua fabbrica ed aumentare la produttività.

Inutile ricordare che l’idea fu un successo senza precedenti e questo modello è stato per oltre un secolo alla base della nostra concezione stessa del lavoro, anche se sconvolgeva equilibri che si ritenevano intoccabili.


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