RIMINI.
ECOMONDO è una grande fiera del “Green”, con espositori e visitatori da tutta Europa e dal mondo. È uno spazio in cui si incontrano innovazione tecnologica delle imprese, mondo della ricerca e professionisti del settore, una sorta di grande hub che contamina e traccia scenari nuovi per il mondo dell’industria e della produzione.
La quattro giorni di Rimini ospita eventi e workshop su quello che da anni promette di essere la nuova impronta dell’economia nel mondo, e non solo. La rivoluzione verde passa dagli stili di vita e dal modo di consumare delle persone, e dal modo di attribuire valore alle cose che si hanno e che si fanno. Esattamente come il digitale il green è trasversale, per cui è difficile stimare quanto “valga” se si ragiona solo in termini di fatturato o di PIL. L’economia circolare del rifiuto ad esempio riguarda tutto il mondo della produzione, cosi come quello dell’acqua riguarda la vita di tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta, persone comprese. E la capacità delle aziende di sviluppare modelli di sviluppo e di crescita sostenibile e di comunicare l’innovazione e l’impatto sull’ecosistema oggi fa la differenza sul mercato, in particolare per i consumatori più giovani.
Sullo sfondo dello scenario tratteggiato al Palafiera restano le contraddizioni tipiche di una fase di passaggio. Sul fatto che la transizione all’economia circolare sia il futuro ormai sembrano tutti d’accordo, il tema vero semmai riguarda la gestione di quella che si annuncia un transizione complessa, complicata e dai costi sociali molto elevati. Le contraddizioni del green vanno risolte e gli effetti collaterali della transizione che si scaricano sulle comunità, in particolare quelle più fragili, vanno sostenute con interventi adeguati e una policy che va oltre le giurisdizioni dei singoli stati. Inoltre se il mondo ECO è un grande e straordinario cantiere, il progetto non è così definito come sembra. La prossima settimana, ad esempio, capiremo l’orientamento delle grandi potenza mondiali sul tema dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico, al termine di un anno in cui si è votato ovunque, da Taiwan agli Stati Uniti.
I NUMERI DI ECOMONDO
A pochi giorni dalla catastrofe avvenuta in Spagna, e a qualche mese dalle alluvioni che si sono abbattute in Romagna, l’edizione del 2024 appena conclusa è quella con il maggior numero di visitatori di sempre. Qualche numero: +5% di presenze totali rispetto all’edizione precedente e +4% le partecipazioni estere, 1.620 espositori rispetto ai 1.520 del 2023, 166.000 mq di fiera e due nuovi padiglioni per consentire l’allestimento dei nuovi stand, più di 200 convegni e workshop in programma, accessibili anche online, 650 giornalisti accreditati da tutto il mondo.
Tra gli operatori sono aumentati quelli provenienti dall’estero, in particolare dai paesi dell’area euromediterranea. In totale gli operatori internazionali provengono da 121 Paesi, per 72 associazioni di settore e istituzioni a livello globale, I buyer sono stati 650, provenienti da 65 Paesi, in particolare Nord Africa, Europa, Nord America, America Latina e Asia.
I RIFIUTI E LE RISORSE IDRICHE
La fiera è stata organizzata come di consueto in più sezioni, tra queste quelle dei rifiuti e dell’acqua, due settori centrali per le sorti del pianeta, entrambi alla base di un potenziale cambio di modello capace di guidare il passaggio da una economia basata sul consumo e sullo scarto ad una centrata sul modello circolare e del riuso. Paradigmatici i casi della montagna di rifiuti tessili nel deserto di Acatama del Cile o dell’isola di plastica grandi quanto la Groenlandia che galleggiano nel Pacifico.
La risorsa idrica è essenziale per la sopravvivenza delle speci viventi sul pianeta. È fondamentale per l’agricoltura, l’industria, il turismo, i trasporti e la produzione di energia. È un bene primario indispensabile che genera da sempre pressioni geopolitiche e fenomeni sempre più impattanti sulle comunità di un pianeta la cui popolazione è cresciuta in maniera esponenziale nell’ultimo secolo. Tra le politiche per lo sviluppo sostenibile quelle relative alla gestione delle risorse idriche e la valutazione dei rischi legati ai cambiamenti climatici sono diventate oggi urgenti ed indispensabili.
L’ACQUA E I DESALINIZZATORI
Il tema dell’acqua ci riguarda da vicino. Alla luce degli eventi climatici estremi e degli effetti del climate change, l’acqua è sempre di più una risorsa limitata e preziosa anche nel nostro continente. Questa necessità vale anche per l’Europa ed in particolare per l’area mediterranea, area in cui l’acqua non è più un bene scontato e nella quale si sentono gli effetti dei cambiamenti climatici e della pressione antropica.
La corretta gestione delle reti di approvvigionamento, in questo contesto, diventa uno dei temi prioritari per le politiche europee e nazionali anche nei contesti di sviluppo sostenibile.
L’Italia ogni anno preleva dalle falde oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua potabile, circa 400 litri al giorno a persona, ma sconta una gravissima dispersione della risorsa idrica, causata dall’inefficienza della rete, con perdite medie del 40-50% e una manutenzione insufficiente.
Gli effetti del cambiamento climatico, l’aumento del temperatura e la diminuzione delle piogge, sta determinando una riduzione della disponibilità di risorse idriche destinata ad aggravarsi sul lungo termine secondo alcune stime(*) fino al 40% a livello nazionale e fino al 90% per il Sud Italia.
Il tema dell’utilizzo sostenibile della risorsa idrica, all’interno del ciclo urbano e industriale, in tutte le fasi della filiera del servizio idrico integrato e del ciclo delle acque: dal risparmio, al monitoraggio, dalla depurazione al riutilizzo in ottica circolare nei settori agricolo, industriale e civile.
Nella precedente edizione fui presentato il progetto dell’Acquedotto Pugliese del dissalatore del fiume Tara di Taranto, capace di produrre 60mila metri cubi al giorno di acqua potabile utile a soddisfare il fabbisogno di circa 400mila persone, una delle più importanti opere in cantiere a livello nazionale ed europeo, un’opera da 82 mln, di cui 27 finanziati dal PNRR.
In prospettiva per fronteggiare le crisi idriche sempre più frequenti che vive il Paese la dissalazione dell’acqua marina potrebbe essere una soluzione decisiva per recuperare acqua potabile, liberando risorse idriche da destinare all’industria e all’agricoltura, una strategia già collaudata in altri paesi, Australia, California, Israele, Spagna, con risultati positivi.
L’utilizzo dei desalinizzatori assieme agli investimenti sulla rete per ridurre gli sprechi, alla luce del cambiamento climatico è necessaria per passare ad una gestione della risorsa acqua in grado di dare risposte strutturali ai problemi del Paese anche nel medio-lungo periodo e superare emergenze come quelle che abbiamo visto negli ultimi anni.
L’ECONOMIA BLU
Molto interessante infine la sezione dedicata alla Economia Blu che comprende tutte le industrie e i settori economici connessi agli oceani, ai mari e alle coste. La Blu Economy vale a livello europeo circa 665 miliardi di euro di fatturato e quasi 4.5 milioni di posti di lavoro, pari in Italia a circa 50 Miliardi di euro annui e 800.000 posti di lavoro.
L’economia dei mari è quella dei porti, delle attivita costiere, del turismo, della pesca, della sicurezza delle coste e della difesa e della produzione di acqua portabile attraverso la desalinizzazione.
(*) Per approfondire rinviamo alla lettura di “Blu Book. Servizio idrico integrato e filiera estesa dell’acqua” di Fondazione Utilitatis e Utilitalia: