Le due notizie che hanno polarizzato l’attenzione in questa calda estate sulla stampa e sui media in Italia e non solo , come anche nelle discussioni nei Caffè e nei salotti ,sono stati la morte di Eugeny Prigozhin ed il libro del generale Roberto Vannacci.
La morte di Prigozhin è stata un evento storico per la maniera in cui è avvenuta. Prigozhin era il capo del Gruppo Wagner, compagnia militare privata al servizio della Federazione russa , finanziata ed impiegata nella guerra russo-ucraina. Non era un militare di carriera, ma un ricco imprenditore di successo che da magnate della ristorazione si era trasformato in manager di milizie volontarie,qualcosa a metà tra la Legione straniera ed i combattenti dell’Isis, impegnata prima che nel Donbass, in Siria,in Libia,nella Repubblica centroafricana, nel Mali,ecc, dove senza impegnare formalmente la Russia, faceva il lavoro sporco secondo gli interessi e le direttive del Cremlino.
Prigozhin era amico di Putin ed era soprannominato “il Cuoco” perché con le sue aziende di ristorazione forniva il catering ai ricevimenti del nuovo Zar. Partito da zero , aveva accumulato una colossale fortuna con centri di benessere, farmacie ed altre iniziative, quando ebbe l’idea della milizia volontaria privata.
La guerra nel Donbass gli è stata fatale : si dice chei suoi miliziani volevano una guerra lampo anche a prezzo di battaglie sanguinose, chiedevano armi e tanti soldi, nonché mano libera sul modo di condurre le azioni anche con immoralità e ferocia. Lo Stato Maggiore russo era invece per una guerra di posizione, una avanzata lenta, la distruzione da lontano degli obbiettivi militari e civili. Il conflitto tra queste due anime è risultato inevitabile e Prigozhin cominciò a chiedere a Putin la sostituzione degli alti comandi militari e civili compreso il Ministro della Difesa. Le richieste non furono accolte dal Cremlino ed il 23 giugno di questo 2023 i notiziari di tutto il mondo annunziarono che dalla notte il Gruppo Wagner era in cammino per Mosca ed aveva già occupato Rostov. Incredibile iniziativa per un colpo di Stato.
Cosa è successo in quelle ore del mattino non è dato sapere, ma l’intervento del dittatore bielorusso Lukashenko storico sodale di Putin fece deviare la marcia trasferendo l’intero contingente militare ed il suo capo in Bielorussia evitando la possibile guerra civile. Nei due mesi successivi si riallacciarono i rapporti diretti tra Prigozhin e Putin non senza furori , minacce , rancori. Poi il 23 agosto esattamente due mesi dopo la ribellione, Prigozhin reduce da una visita al Cremlino salì sul suo aereo privato diretto a San Pietroburgo, ma a metà strada l’aereo esplose e precipitò. Ci volle una settimana prima che il DNA dei corpi carbonizzati desse certezza della morte di Prigozhin mentre infuriava il dibattito sulle cause e sulle responsabilità.
Ogni volta che cade un aereo si apre lo stesso dibattito a più voci : è stato un guasto ? un errore umano ? una esplosione dall’interno ? è stato abbattuto? Insomma è stato un caso? , un attentato ? , un atto di guerra ? Per l’aereo di Prigozhin con il proprietario a bordo, prima ancora di entrare in possesso della scatola nera depositaria di qualche risposta ai quesiti, l’Occidente ha puntato il dito contro il Cremlino ed il Cremlino ha rifiutato ogni responsabilità. Poi il dibattito ha affrontato un altro tema : a chi giovava la morte di Prigozhin?
In questo caso la risposta è ancora più complessa oscillando tra i suoi molti nemici: certamente i suoi avversari bellici ossia gli Ucraini, poi i suoi avversari politici ossia lo Stato Maggiore dell’esercito russo o addirittura il vertice del Cremlino o anche fuoco amico ossia i suoi stessi compagni della Wagner insofferenti del suo autoritarismo. Col passare dei giorni il dibattito ha finito con indicare a prevalenza i vertici del Cremlino nella fattispecie di un attentato con esplosione di una bomba collocata a bordo o con un missile sparato da terra o dall’aria. Si ripete la storia di Ustica ?
La ferocia contro gli oppositori di regime non è nuova in Russia, dal tempo degli Zar a quelli del comunismo, talora con processi di comodo,talaltra con assassini programmati. Lenin mise a morte l’intera famiglia Romanov senza processo e Stalin fece assassinare Trotskii fuggito in Messico. Le vittime di quei regimi furono davvero innumerevoli. Oggi Putin è il feroce continuatore di quella orrenda tradizione: basta ricordare la fine orribile della giornalista dissidente Anna Politkovskaya,dell’ex agente dei Servizi segreti Alexander Litvinenko, dell’Oligarca Boris Berezovsky e di altri uccisi all’estero per lo più con l’avvelenamento da Polonio.
Il caso forse più drammatico è quello di Alexy Navalny anche lui avvelenato ma salvato in un Ospedale tedesco a Berlino.Tornato in patria è stato condannato in più processi ad un numero incredibile di anni di reclusione ai quali nelle attuali condizioni politiche , difficilmente sopravvivrà.
Certo è che l’esplosione in volo dell’aereo di Prigozhin non può essere avvenuto per caso e chiunque abbia messo la bomba o sparato un missile o un drone non può averlo fatto senza il consenso di Putin che prima di assumere la guida del Governo era stato il capo dei Servizi segreti della Repubblica Russa. Prigozhin in una recente intervista televisiva aveva previsto il suo assassinio, avendo preso forte posizione politica di condanna della invasione russa della Ucraina e della iniziale menzogna della operazione speciale anti nazista, per di più preconizzando la fine a breve dell’attuale regime di Mosca.
Prigozhin e la sua Brigata Wagner non erano ben visti in nessun angolo del mondo e neanche in Russia, tuttavia il suo assassinio e quello dei suoi sette compagni dell’aereo esploso in volo ha provocato un generale sentimento di orrore per chi lo ha eseguito e per chi lo ha ordinato e che ora cerca di coprirlo. I generali di Putin hanno ora mano libera per un guerra senza fine.
Un altro generale ha riempito in questa fine estate i giornali italiani ed i media nazionali con un libro uscito nello stesso giorno dell’esplosione dell’aereo di Prigozhin. L’autore del libro “Il mondo al contrario” è Roberto Vannacci cinquantenne brillante ufficiale paracadutista con un curriculum di tutto rispetto per molti impieghi e comandi in zone di guerra per anni ed alla fine nominato addetto militare all’Ambasciata italiana a Mosca. Fu rimpatriato all’inizio della invasione russa della Ucraina, si dice per le sue presunte simpatie per Putin ed assegnato alla direzione dell’Istituto geografico militare di Firenze.
Qui, forse per la noia, ha scritto ed edito in proprio il suo volumioso libro omofobo, sessista e razzista, best seller della estate italiana. Che dice il libro? Cose tutt’altro che coerenti con la sua alta posizione di servitore dello stato e delle sue leggi,, forse indignato per esser e stato assegnato ad una funzione non operativa. Di certo il libro è una raccolta di luoghi comuni di tipo antagonista con la società in cui viviamo le sue consuetudini , la sua civiltà. La reazione del Governo è stata rigida ed il Ministro della Difesa lo ha sospeso da ogni funzione.
Il Generale era già stato in conflitto con i vertici delle Forze Armate sulla questione dell’uranio impoverito quando due militari sotto il suo comando ammalarono di cancro.
Subito però sono sorti comitati in sua difesa: a condividere le opinioni del Generale Vannacci si è schierata una parte della stampa di destra ed alcune frange del moderatismo centrista, ad ipotizzare la nascita di un nuovo Leader politico.
Erano decenni che le Forze armate rappresentavano disciplinatamente gli orientamenti sociali e politici dei Governi. Dalla Chiesa docet . Sono lontani i tempi del Generale De Lorenzo comandante dei Carabinieri e del Principe Valerio Borghese comandante della X Mas , mancati golpisti. De Lorenzo finì in Parlamento, il Principe ando’ a morire poco dopo in Spagna esule volontario. Ora per molti analisti politici con Roberto Vannacci, anche per l’insopportabile caldo di ferragosto che annebbia le idee, sembra emergere un altro Generale con non poche velleità: quelle di rappresentare una minoranza silenziosa ma agguerrita, e quella di assumere un profilo autorevole ed autoritario a difesa per cosi dire del benpensantismo e del bene comune.
La sua prestigiosa carriera militare sembra così giunta al termine ossia ad un punto di non ritorno, ma lui troverà certamente posto nelle prossime liste elettorali di partiti alla ricerca di consenso. Personalmente però, dopo la raccolta di voti avrà vita dura perché rischia di destabilizzare le gerarchie consolidate della destra di governo. I suoi Comitati spontanei se prolifereranno possono rappresentare un vero nucleo di opinione, novità assoluta ed inattesa,emergente in un quadro politico debole e conflittuale, alla ricerca pirandelliana di un autore.
Lo squillo di tromba del Generale ha trovato echi molteplici, non ultimo quello del Capo della comunicazione della Giunta Regionale del Lazio che per motivi personali e familiari ha messo in discussione pubblicamente ben cinque sentenze della Magistratura relative ai colpevoli della efferata strage della stazione di Bologna. Era un uomo di fiducia del Presidente della Regione Lazio che lo aveva portato con sé in Regione dalla Croce Rossa dove avevano collaborato per anni. Le sue tardive dimissioni probabilmente salveranno il Presidente Rocca ,ma non cancelleranno la diffusa esistenza di un modo di intendere lo Stato e la politica nella distorta maniera che sembrava dimenticata, come quella del generale Vannacci: insomma il nuovo che avanza o il vecchio che ritorna?
SEGNALIAMO
Commenti
2 risposte a “FOLLIE AGOSTANE : OLIGARCHI E GENERALI”
“FOLLIE AGOSTANE”come non essere d’accordo con quanto scritto da Eugenio Santoro
ottimi commenti alle “FOLLIE AGOSTANE”