EMANUELA CASA DEL COLLETTIVO MELAINSANA
Uno dei temi piu dibattuti nella società contemporanea di oggi è il tema dell’ambientalismo; molti, a più riprese, stanno cercando di far leva sui principali punti della crisi climatica, cercando in tutti i modi una strategia per porvi rimedio o anche solo per accettarla.
Le domande che guidano questo articolo sono, dunque: la cultura può essere ambientalista? Che si intende per ambientalismo oggi? Come è possibile economizzare in un mondo in cui di economico c’è poco?
Non troppo tempo fa si è tenuto al Tank – Serbatoio Culturale di Bologna, con la partecipazione dell’associazione K.I.N, un progetto network che coinvolge piu realtà che si occupano di arte contemporanea e cultura bolognese, concretizzatosi nella tavola rotonda Cultura e Sostenibilità: per un’impronta ambientale.
Questo dialogo si gioca tra il pubblico e chi nel suo piccolo sta riducendo o tentando di ridurre l’impatto ambientale dell’uomo. In questo contesto, è il caso di segnalare tre interventi di spicco che hanno luogo nelle maggiori città italiane, che cercherò qui di riassumere per far emergere i punti essenziali:
Sara Cozzone, dell’Associazione A Sud di Roma, condivide con i partecipanti i progetti della sua associazione, che si occupa di ambiente, conflitti ambientali e giustizia climatica. In questa sede, in particolare, ha portato il format Arte, cultura e sostenibilità ambientale, nel quale sottolinea la necessità di una cultura sostenibile e di come essa possa essere messa in pratica, il bisogno di un’educazione civica prima che ambientale e l’esigenza di sviluppare lo spirito critico dei cittadini su un vivere sociale più pulito, economico e dunque sostenibile.
Attraverso i dati, Cozzone ha portato all’attenzione il cambiamento negativo del nostro modo di vivere l’ambiente, soprattutto nell’ambito culturale, a causa dell’organizzazione paradossale di eventi presentati come a favore della cultura, ma composti da elementi di spreco e di sovrapproduzione di prodotti difficili da smaltire. Dal buffet all’energia necessaria affinché uno spazio sia ben illuminato e abbia a portata di mano tutti i comfort necessari, numerosi sono gli sprechi prodotti in nome del benessere del pubblico e degli interlocutori.
Successivamente è intervenuta Rossella Locatelli, noto architetto di Milano che con la sua azienda AOUMM ricerca su un modo di fare architettura pratico – architectual pratice – e di design. Ma che cosa si intende con architettura pratica? In questa sede, la relatrice ha portato avanti la sua idea sotto il titolo di Sustainable practices e allestimento. Scenari attuali e futuri, attraverso cui ha evocato come l’architettura al giorno d’oggi sia alla base e possa essere alla base di un cambiamento radicale in termini di sostenibilità. Per rendere più chiaro il suo concetto di praticità sostenibile, Locatelli ha portato numerosi progetti da lei realizzati in collaborazione con altre aziende di spicco nazionali ed internazionali.
Ad esempio, in occasione dell’Expo di Milano nel 2015 in nome di Save the Children Italia Onlus, Locatelli insieme ad Luca Astorri, Riccardo Maria Balzarotti e Matteo Poli si sono posti l’obiettivo di realizzare una struttura mobile in cui ogni pezzo è scomponibile e ricomponibile. Questo progetto, chiamato Argot o La Maison Mobile, è concepito partendo da una ricerca di materiali semplici come il legno, il bambù e la lamiera, e presenta delle pavimentazioni in cemento e terra con l’obiettivo di ricreare un ambiente domestico e accogliente. Difatti, al termine dell’evento, la struttura Argot è stata spedita in Angola e viene utilizzata attualmente come scuola dell’infanzia e primaria.
Oltre a questo, Rossella Locatelli ha portato avanti molti altri progetti, visibili sul sito divisare.com. Grazie a tutte queste iniziative, l’architetto sta cercando di portare nel mondo dell’architettura moderna un nuovo modo di costruire il mondo, attraverso il riciclo delle strutture stesse, in modo da abbattere gli sprechi e rendere la quotidianità piu vivibile.
L’ultimo intervento è stato quello di Carlotta Ferrozzi, membro dell’associazione Remida di Bologna, che da anni tramite il riuso creativo dei materiali di scarto aziendale cerca di fare la differenza nella lotta alla crisi climatica. La sua partecipazione è stata molto illuminante; sulla scia di Rossella Locatelli, ha raccontato di come sia possibile dare vita e nuovo valore agli errori di produzione.
Tramite Remida, il suo obiettivo è quello di mettere in pratica delle strategie per cercare di ridurre l’impatto ambientale. In quest’ottica, ha parlato anche di RIBELLAZIONE, un termine coniato da un bambino di 7 anni durante un’azione sociale di volontariato svoltasi nelle zone limitrofe a Bologna, nel corso della quale vengono pulite le strade e gli ambienti boschivi dai materiali inquinanti dell’uomo. Carlotta Ferrozzi spiega come la parola riveste a pieno il significato di sostenibilità e ambientalismo, come tentativo di ribellarsi al mondo capitalistico e consumistico contemporaneo tramite l’AZIONE.
Questi tre interventi sono molto importanti in termini di cambiamento della nostra società contemporanea, e allo stesso tempo sono degli spunti considerevoli per imparare ad accettare che esso avvenga. Soprattutto, diventa evidente come essi risultino necessari per sviluppare nuove strategie pratiche e reali affinché la società di oggi possa cambiare in meglio, proponendo un futuro economico culturale e sostenibile, più vicino all’uomo stesso, al fine di invitare l’individuo a ripartire da sé stesso e dal rapporto con il suo prossimo per migliorare l’ambiente.
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