Viviamo in un mondo sempre più veloce. Un tempo le competenze acquisite durante il percorso di studi e l’apprendistato lavorativo erano sufficienti per tutta la durata della nostra vita, o quasi, oggi invece la progressione tecnologica è talmente rapida da rendere obsolete pressoché tutte le conoscenze acquisite in meno di 20 anni. La formazione continua in quest’ottica diventa fondamentale per le aziende che vogliano mantenere un alto tasso di produttività e quindi di efficienza. Ma formare qualcuno non è semplice, soprattutto se l’argomento su cui la formazione verte non è particolarmente gradito, come spesso capita per lavoratori non entusiasti della propria posizione, in Italia la stragrande maggioranza.
Ecco che entra in gioco la gamification, non certo una novità, ma un settore in vertiginosa crescita negli ultimi anni, complice la perfetta integrazione tra digitale e gaming, e che può rendere qualsiasi percorso di apprendimento (e non solo) decisamente più appetibile.
In realtà in un futuro non troppo lontano tutta l’esperienza lavorativa potrebbe essere gamificata, con immenso vantaggio della produttività. Si pensi a quanto impegno e passione le persone, soprattutto tra i più giovani, dedicano ad attività videoludiche per puro hobby. Se potessimo trasferire questo entusiasmo verso il lavoro, modificando dunque tutto il sistema di produzione del valore e trasformando i diversi compiti in “missioni”, è evidente che la produttività ne trarrebbe vantaggi difficilmente quantificabili. E, si sa, quando cresce la produttività il benessere tende a crescere per tutti gli strati della popolazione, ricchi o poveri che siano.
Allo stesso modo la gamification può essere portata in azienda, come già fa la startup torinese Escape4Change, anche per accrescere lo spirito di squadra o parlare di sostenibilità ed altre questioni sociali di grande importanza, rendendo i percorsi di formazione aziendale sui temi tipici della CSR decisamente più efficaci e coinvolgenti e permettendo dunque agli impiegati di interiorizzare il messaggio al meglio. Ma non è solo il divertimento ad essere la chiave per un migliore apprendimento. L’esperienza ludica, in particolare quando ci troviamo all’interno di giochi immersivi, è di per sé astrattiva, tende quindi a rimuovere tutti quei condizionamenti inconsci che non ci permettono di seguire la nostra reale natura e quindi essere effettivamente noi stessi. Ovviamente un percorso del genere richiede un facilitatore umano (per ora) che aiuti il gruppo in questione ad orientarsi e trarne il massimo frutto.
In fin dei conti la passione per il gioco ha caratterizzato tutta la storia dell’umanità, dai sumeri ai romani, dai contemporanei di Dante a oggi, e non c’è ragione di credere che questa passione terminerà a breve. Perché allora non provare ad investire in qualcosa che può davvero cambiare in meglio le vite di tutti? Forse sarà proprio il divertimento a venirci in soccorso in un tempo di crisi…
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