Per me, per i miei figli e per Fabrizia. per noi che abbiamo avuto il privilegio di averlo amico nell’ultimo mezzo secolo Mario era una persona amata e una guida.
Quando il nostro giovane Gabriele frequentava il ginnasio Mario assolveva al compito di tutor, che si era dato, traducendo la sua cultura nel linguaggio che usava mio figlio. E con quel linguaggio gli trasferiva un sapere frutto dei suoi studi e della sua lunga esperienza. A volte a questi incontri partecipavano i due amici più cari, compagni di studio di Gabriele: rimanevano incantati e per ore ascoltavano la sua narrazione. Ancora oggi ricordano quei straordinari incontri e Mario come un grande maestro.
Per l’editore, il direttore, l’editor e tutti i collaboratori di “ilmondonuovo.club, per tutti noi è stato un esempio e una guida. Un uomo leale e generoso, ci ha trasferito la sua passione per il libro, il gusto della scoperta, la virtù dell’ascolto, l’intelligenza dell’umiltà. Per noi Mario era un uomo straordinario, averlo avuto come amico è stato un privilegio e lavorarci insieme è stata un’avventura meravigliosa. Ironico, tagliente, generoso, Mario Pacelli ci ha lasciato in eredità il suo inesauribile patrimonio di cultura e creatività.
Insieme a Fabrizia, agli amici del Club Rosselli di Roma, demmo vita, nel 1986 a due convegni, “Costruiamo la Capitale” e “Idea di Capitale”, che portarono alla proposta di legge per Roma firmata da 40 deputati socialisti e allo stanziamento in Finanziaria di 450 miliardi per la costruzione di opere per la funzione di Capitale dello Stato. Il testo di quella legge (e di molte altre che portavano la mia firma) era opera di Mario. Dieci anni dopo abbiamo dato alle stampe un libro scritto a quattro mani, “Nascita di Venere, la televisione e le cattedrali elettroniche”, ma è stato soltanto il primo di una lunga serie di iniziative come la legge come la legge 24 marzo 2014 n.9 “norme sull’impresa olearia” con cui viene istituito nel nostro Paese l’albo professionale dei Mastri Oleari e riconosciuto il frantoio produttore dell’olio dalle olive e gli scritti firmati insieme come i due volumi “Il valore dell’olio” o il pamphlet “La bussola di krisis” fino all’impegno nell’editoria digitale con nascita di “ilmondonuovo.club”, il magazine per la transizione culturale, a cui nell’ultimo anno abbiamo lavorato ogni giorno gomito a gomito.
Prima di lasciarci ha voluto donare all’editore del giornale decine e decine dei suoi ritratti storici, un libretto sulla cucina romana al tempo di Meo Patacca e il testo di due ebook, “Breve storia della Repubblica Sociale Italiana” e “Colpevoli: assenti” e questo ci consentirà di continuare ad averlo seduto alla scrivania vicino a noi ogni giorno. E sarà la gioia dei suoi lettori.
Mario Pacelli era nato a Roma il 1novembre 1933. Dopo una infanzia vissuta a Roma, nel quartiere di Borgo Pio, grazie all’interessamento dei principi Pacelli di cui era, forse, lontano parente studiò presso il liceo PIO IX, senza dover pagare alcuna retta grazie ai brillanti risultati conseguiti. Lavorando come dipendente della Totip, informatore librario, tutor, come si direbbe oggi, dei figli dei commercianti abbienti, si pagò gli studi universitari conseguendo brillantemente la laurea in Legge. Spinto dal bisogno di trovare rapidamente un impiego, lavorò come cassiere in una banca, odiando questa occupazione con tutte le sue forze. Intanto studiava in vista del concorso per funzionari della Camera Dei Deputati, ed entrò come resocontista di Commissione, assegnato alla Commissione Lavori pubblici. Da lì iniziò la sua carriera all’interno e fuori della Camera di Deputati, caratterizzata da alcuni incarichi di grandissimo livello come quello di capo dell’Ufficio legislativo di vari ministeri con Giovanni Spadolini, che ne fece il suo “tecnico di fiducia”. Negli anni successivi si dedicò allo studio della storia delle istituzioni, prese la libera docenza in Istituzioni di Diritto Pubblico, divenne il massimo esperto italiano della storia di Montecitorio. Scrisse di tutto, dal codice delle Forze Armate a libri sul cinema passando per documentatissimi saggi di storia italiana contemporanea sempre incentrati sulle vicende parlamentari e istituzionali. Negli ultimi anni della sua vita, la conoscenza profonda del contenuto degli archivi parlamentari aveva fatto di Mario Pacelli una vera e propria memoria storica di oltre mezzo secolo di storia del nostro Paese. Ha lavorato fino agli ultimi giorni della sua vita all’aggiornamento della storia del Quirinale.
Il libro si apre con una dedica a Massimo, figlio di Gabriele: Con la speranza che leggendo queste note giunga alla conclusione che, quelli passati, non furono certamente tempi felici. (Mario Pacelli – Roma 16 settembre 2023)
Repubblica Sociale Italiana fu la denominazione scelta da Benito Mussolini, l’ex Duce, per la struttura statale costituita nel 1943, dopo la liberazione dalla detenzione in un albergo del monte Gran Sasso, nell’Appennino abruzzese ad opera di una squadra di S.S. tedesche inviate da Adolfo Hitler.
Il nuovo Stato nacque per volere dello stesso Hitler ed il suo territorio fu quello occupato dalle truppe tedesche dopo l’8 settembre 1943. E’ difficile indicare con certezza quale fu la ragione per la quale Mussolini acconsentì alla richiesta dell’antico alleato, al di là dell’enfasi dei documenti ufficiali: la volontà di riscattare l’onore dell’Italia , accusata di tradimento per avere il sottoscritto l’armistizio all’insaputa dell’alleato, si trattò di fare fronte alla carenza di una struttura statale in un paese lasciato per metà allo sbando dopo la fuga del re e del suo governo a Brindisi, nell’Italia occupata dalle truppe anglo-americane o non fu piuttosto la impossibilità di resistere alla volontà di Hitler, dominatore assoluto delle Forze Armate naziste che occupavano l’Italia centrale e settentrionale?
Tutte le ipotesi possono essere valide: non mancò forse anche un desiderio di rivincita, di riaffermazione della validità del suo credo politico, insieme con la volontà di dimostrare che gli errori commessi durante 21 anni precedenti erano dovuti alla presenza al vertice dello Stato di un re preoccupato più di salvare ad ogni costo la corona garantendo nella maggiore misura possibile la continuazione dell’ordine costituito esistente prima del 1922.
Unica certezza è che uno Stato fu, almeno nelle intenzioni costituito, anche se con seri dubbi sulla sua effettiva sovranità, di fatto esercitata dalle forze armate della Germania, Stato occupante. La sua vita fu peraltro assai breve, meno di due anni: il 25 aprile 1945 con la resa delle Forze Armate tedesche a quelle alleate, terminò anche la vicenda della “Repubblica di Mussolini”.
Talora esaltata dai suoi sostenitori come esempio di uno Stato nuovo, caratterizzato da una forte tensione morale e dalle soluzioni adottate per una sintesi tra capitale e lavoro all’insegna dell’ interesse nazionale, talaltra accusata di essere solo una cattiva marionetta di cui i nazisti tiravano i fili, loro collaboratori nella lotta fratricida contro gli italiani che fascisti non erano e non volevano essere: certo è che la R.S.I. ha costituito una realtà, da lodare secondo alcuni, da condannare secondo altri, della storia italiana degli anni 40.
Unica cosa che sembra potersi affermare con assoluta sicurezza è che la Repubblica Sociale Italiana nata ufficialmente nel 1946, costituì un taglio drastico con l’allora recente passato: la violenza istituzionalizzata che l’aveva caratterizzata in quanto frutto della guerra nazista e oggi divenuta solo un ricordo di una guerra civile di cui si continua da parte dei perdenti ad auspicare un oblio in nome di una pacificazione nazionale: se ciò viene fatto a più di 80 anni di distanza da quegli avvenimenti è segno evidente che nella memoria collettiva c’è qualcosa che agisce ancora da ostacolo al dimenticare tutto ciò che è avvenuto in quegli anni ormai lontani.
E’ sembrato utile ricordarlo nelle pagine che seguono attenendosi scrupolosamente a quanto accadde senza esprimere valutazioni o formulare giudizi (almeno fino al punto che è stato possibile) lasciando a chi per ragioni anagrafiche non è stato presente a quei fatti di giungere alle conclusioni che riterrà più opportune, cosa che può essere più utile quando si considerino problemi come quello della socializzazione di parte dei profitti d’impresa, di viva attualità oggi come in quegli anni.
La narrazione è strettamente limitata alle vicende di carattere generale, con l’esclusione di quelle ad essa più strettamente collegate come la morte di Mussolini e la sorte del cosiddetto “oro di Dongo”, le ricchezze cioè trasportate dall’autocolonna in cui viaggiavano l’ex Duce al momento della cattura: si tratta di avvenimenti molto complessi da trattare a parte proprio per la loro complessità, insieme con la loro poco o nulla incidenza in ciò che accadde in quegli anni ormai lontani.
SEGNALIAMO
Commenti
2 risposte a “GRAZIE MARIO”
l’ho conosciuto come editorialista. Apprezzai subito la sua scrittura fluida e ricca di concetti. Soprattutto la sua sterminata cultura. Fui felice e mi sentii onorato,
quando mi chiese una prefazione al suo libro sulla storia di Cinecittà. Mario aveva molti anni ma il cervello di un ragazzo e la memoria come un magazzino sterminato
RIP PROFESSORE 🙏