HO LE TRAVEGGOLE!

to seguendo, per motivi professionali, il grande dibattito che si sta svolgendo all’interno del Partito Democratico per la sua sopravvivenza ma anche alla ricerca di una sua identità perduta, a anche di un nome. Ho visto sezioni piene con gente appassionata che urla discute, si accapiglia.
Confesso di avere avuto difficoltà ad entrare e poi, una volta dentro, a prendere appunti in piedi con il taccuino appoggiato sulle spalle di un gentile giovanotto. Ho visto gente urlare fino a farsi prendere da stranguglioni, ho visto coniugi e fidanzati litigare, amicizie fin dall’infanzia rompersi. Ho visto persone anziane piangere.
Ho visto chi strappava la tessera del partito con gesti di rabbia. Ho visto dirigenti contestati, costretti a lasciare la presidenza a furor di popolo.
Ho visto un importante dirigente del partito sentirsi male e portato fuori dove lo aspettava l’ambulanza del 118, con gran fatica. La lite maggiore è sul nome che dovrebbe prendere il partito: chi vuole mantenere lo stesso nome, chi invece lo vuole chiamare partito di lavoratori o del lavoro.

Esco dalla riunione a fatica. Nella calca perdo il mio taccuino con gli appunti e mi dico che mai più oserò entrare in una sezione del partito democratico, anche per tutelare la mia saluta fisica e mentale.

Scusate, la mia tarda età mi ha fatto un brutto scherzo: ho confuso la visione del film di Nanni Moretti di trenta anni fa che si intitola “La Cosa” e dove si documentava il dibattito all’interno del partito comunista sul cambio del nome, dopo la caduta del sistema sovietico. E ho pensato di assistere all’accanito dibattito che avviene nei circoli del partito democratico.
Forse avevo le traveggole (antica parola ripresa dal Pinocchio, che Collodi fa dire a Geppetto quando vede che il suo burattino si muove e cammina).


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